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3 PROPOSTE DI LEGGE E DIBATTITI SUL DIVORZIO

3.4 Progetto Berenini-Borciani

Il nuovo secolo si apre con una nuova proposta di legge sul divorzio, dopo aver attraversato una grave crisi politico-istituzionale a seguito al regicidio di Monza del 1900, pare placarsi nei primi anni del Novecento la crisi che aveva sconvolto gli ultimi anni della vita italiana.

L’avvento al trono di Vittorio Emanuele III segna una svolta in senso democratica dell’orientamento politico del paese. Il governo Zanardelli favorisce una legislazione più progressista rispetto a quelle precedenti, si cerca di adottare formule di governo più temperate e paternaliste. Sono di quegli anni infatti delle riforme riguardanti la tutela del

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lavoro e l’assistenza sociale, sembrava che l’aumento della presenza di deputati del blocco socialista aveva portato ad una maggiore apertura del parlamento ad accettare altre riforme in tal senso83.

Il nuovo progetto di legge fu presentato in parlamento il 30 marzo 1901 dai deputati dello schieramento Socialista Agostino Berenini ed Alberto Borciani, con Zanardelli, divorzista, come presidente del consiglio e l’On. Villa, anch’egli profondamente divorzista, a dirigere i lavori parlamentari. Sembrava che i tempi fossero ormai maturi per una presa in considerazione di una possibile riforma del diritto di famiglia84.

I due deputati decisero di riavviare la campagna in favore del divorzio collocandola all’interno del più ampio progetto di rinnovamento della società previsto dal partito socialista nel quale i due parlamentari sono inseriti. Fin dai primi mesi dell’anno la campagna propagandistica a sostegno della legge riprese vita. L’On. Bernini partecipò a numerosi comizi e a molte conferenze tenute per sostenere il progetto85. Sul fronte opposto ripresero vita anche i gruppi d’ispirazione cattolica e i Comitati contro il divorzio, a cui prende parte l’ormai noto Carlo Francesco Gabba il quale ribadisce le ormai note tesi del fronte antidivorzista86

Nel progetto di legge si proponevano come cause di scioglimento del matrimonio:

• La condanna alla pena dell’ergastolo o a quella della reclusione non inferiore ad anni dieci;

• L’interdizione per infermità di mente durata oltre tre anni e giudicata insanabile;

• L’impotenza manifesta e perpetua sopravvenuta durante il matrimonio;

• La separazione personale: dopo trascorsi cinque anni, se vi sono figli, e tre, se non ve ne sono, a datare dalla omologazione del verbale di separazione consensuale, o dal passaggio in giudicato della sentenza, che pronunciò la separazione. Anche prima dei termini, quando o un lungo periodo di separazione di fatto precedente alla separazione

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Ungari Paolo, Storia del diritto di famiglia in Italia,pp. 194-195 Cfr. Valsecchi Chiara, In

difesa della famiglia?, p. 491

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Galoppini Annamaria, Commentario sul divorzio, p.39 Cfr. Coletti Alessandro, Il divorzio in

Italia, pp. 59-60

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Valsecchi Chiara, In difesa della famiglia?, pp. 504-505

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legale, o gravi ed eccezionali circostanze tolgano, a giudizio del tribunale, ogni speranza di riconciliazione.

Venivano poi aumentate le cause di separazione personale previste dagli artt. 149-152 c.c. ammettendo anche i casi di infermità ributtanti ed incurabili e trasmissibili, diventando quindi indirettamente possibili cause di divorzio.

Le cause previste erano notevolmente più ampie rispetto ai progetti proposti precedentemente, aggiungendo ai precedenti progetti Villa che prevedevano la condanna penale come motivo di separazione, anche i motivi previsti dal Codice Civile come cause di nullità: l’impotenza sopraggiunta e l’infermità mentale, ma anche cause del tutto nuove come le malattie incurabili e trasmissibili87.

Il progetto fu svolto in aula il 6 dicembre 1901, Berenini sostenne che il divorzio non era un incentivo alla dissoluzione dei matrimoni, esso era anzi un rimedio e una conseguenza dei matrimoni infelici, il divorzio quindi non faceva altro che «riconoscere un fatto giuridico esistente88» l’oratore bolla come credenze ormai vecchie e superate quelle che imputano al divorzio la disgregazione della famiglia, poiché a suo avviso introdurre l’istituzione del divorzio voleva dire rinsaldare le basi della famiglia offrendo la possibilità di sciogliere quei matrimoni fittizi che sono ormai nulli, permettendo quindi nuove unioni legittime che permetteranno di risolvere la questione della filiazione illegittima, argomento questo sul quale l’On. Berenini pone molta enfasi, sottolineando come all’interno della proposta presentata alla Camera vi siano dei punti specifici riguardanti il riconoscimento e la legittimazione dei figli naturali89. Dopo la relazione dell’On. Berenini venne data la parola all’onorevole Emilio Bianchi, ex sostenitore del divorzio che si dichiarò contrario alla proposta sottoposta alla Camera, pur riconoscendo la necessità di avviare delle riforme del Codice Civile come quella della precedenza del matrimonio civile, o della comunione degli utili. Durante il suo discorso l’On. Bianchi venne interrotto ripetutamente, tanto da chiedere l’intervento del Presidente per poter proseguire nel suo discorso, da quanto si evince dal resoconto

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Galoppini Annamaria, Commentario sul divorzio, pp.40-41 Cfr Atti Parlamentari Legislatura XXI 1°Sessione Tornata di venerdì 6 dicembre 1901, p. 6478

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Atti Parlamentari Legislatura XXI 1°Sessione Tornata di venerdì 6 dicembre 1901, p.6477

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Atti Parlamentari Legislatura XXI 1°Sessione Tornata di venerdì 6 dicembre 1901, pp. 6477- 6478

stenografico il dibattito fu molto acceso e l’On. Bianchi riprese a parlare ricordando che lui aveva militato a favore all’introduzione del divorzio, e che a tal proposito nel 1878 aveva pubblicato un libro favorevole a quest’ultimo, tuttavia dopo aver analizzato attentamente la questione aveva cambiato idea a riguardo, come fece già prima di lui Gabba, poiché si era reso conto di quanto il divorzio rappresentasse un male ben peggiore rispetto alla situazione che si proponeva di correggere.

L’On. Bianchi dichiarò di essersi convinto in tal senso dopo aver appreso le notizie provenienti dalla Francia sugli esiti negativi della legge del 1884 e soprattutto dopo aver preso in considerazione le tesi equilibrate di Vittorio Polacco:

Lo cito perché Vittorio Polacco è israelita, e per conseguenza testimone non sospetto ed autorevole nella causa. Orbene, il Polacco, in un prezioso libretto che ha visto la luce qualche anno fa; circa la questione del divorzio e gli israeliti in Italia dice: che il matrimonio indissolubile non si. può dire che costituisca una offesa al principio religioso degli israeliti perchè una legge in tanto offende un principio religioso, in quanto vieta ciò che la religione comanda, non in quanto vieta ciò che la religione si limita a permettere. Lo scritto del Polacco ha appunto lo scopo di dimostrare che il celebre testo da cui alcuni hanno voluto desumere che la religione ebraica in certi casi comanda il divorzio, non è esattamente inteso, e che il testo stesso non fa che permetterlo90;

Bianchi proseguì poi sostenendo che la questione religiosa non poteva essere materia di discussione in parlamento in quanto questione individuale, ma in quanto fattore sociale il parlamento era tenuto a prenderla in considerazione, per tanto il parlamento italiano non poteva ignorare il fatto che la maggioranza degli italiani fosse cattolica, perciò l’introduzione del divorzio sarebbe stata un’innegabile offesa al sentimento della maggior parte della popolazione. Questo era, a suo avviso, un criterio da tenere in considerazione durante la discussione sull’introduzione del divorzio, poiché esso «non

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Atti Parlamentari Legislatura XXI 1°Sessione Tornata di venerdì 6 dicembre 1901, pp. 6477- 6481

è un criterio politico, ma un criterio sociale e profondamente giusto91». In seguito a questa affermazione viene annotato il rumoreggiare dei deputati dal quale si alza la protesta dell’On. Ferri, già più volte richiamato all’ordine dal presidente, il quale affermò che questo «è criterio di obbedienza al Vaticano»92 a questa provocazione Bianchi risponde che l’avversione al divorzio non è in segno di rispetto nei confronti del Vaticano, se così fosse anche la questione della precedenza del matrimonio civile su quello religioso non sarebbe da prendere in considerazione, al contrario di quanto da lui affermato precedentemente. A questo punto la discussione diventa sempre più animata, tanto che il Presidente minaccia di sgomberare le tribune93. Dopo il concitato discorso dell’On. Bianchi la parola venne data al Ministro di Grazie e giustizia l’On. Cocco- Ortu, il quale si dichiara favorevole alla proposta di legge sul divorzio in linea anche con il presidente del Governo Zanardelli, egli però invocava la prudenza riguardo le cause di divorzio, sostenendo che esse avrebbero dovute essere ridotte e riportate, come previste dai progetti Villa e Zanardelli, alle sole cause previste per la separazione previste dal Codice Civile. Il Ministro invitò alla prudenza su questo tema proprio perché era quello che poneva più difficoltà e sollevava maggiori dissensi.

Ancora una volta la Camera deliberò la presa in considerazione della proposta del deputato Berenini, viene istituita una Commissione d’esame formata in maggioranza da deputati favorevoli alla proposta, con la presenza dello stesso Berenini nel ruolo di relatore di maggioranza. La relazione presentata alla Presidenza il 24 gennaio 1902 era favorevole, con otto voti a favore e uno, quello dell’On. Scalini, contrario al progetto. La commissione però apportò alcune modifiche di struttura e di contenuto al progetto originario proposto dall’On. Berenini94. La proposta non arrivò comunque alla discussione a causa della chiusura della sessione parlamentare, ma nel discorso della corona all’apertura della seconda sessione parlamentare della ventunesima legislazione, il 20 gennaio 1902, il sovrano annunciò di volersi porre in armonia con le altre nazioni per ciò che concerne il principio d’indissolubilità del matrimonio, facendo così sperare

91 Ibidem, p. 6482 92 Ibidem 93 Ibidem, pp. 6482-6483 94

in una imminente soluzione positiva95. A questo discorso fece seguito nella tornata del 22 marzo 1902 la risposta della camera, in particolar modo l’On. Salandra che si dichiara disposto ad affrontare il tema delle riforme del diritto di famiglia, ribadendo la sua posizione contraria al divorzio e sottolineando come quest’ultimo non potesse essere considerato una giusta riforma a favore della compagine familiare. Salandra continuò poi il discorso sostenendo che non era quello il momento di riaccendere una diatriba sul divorzio, sostenendo che la Camera dovesse occuparsi soprattutto della questione Meridionale, per la quale vi era stata una discussione nel dicembre 1901 senza alcun seguito.

L’atmosfera in aula era piuttosto concitata e il presidente fu costretto pù volte ad ammonire gli Onorevoli Borciani e De Cesare per le loro affermazioni96 Tra le tante opinioni espresse nel dibattito vi è quella dell’On. Zanardelli che ribadì il suo impegno a presentare un apposito disegno di legge su iniziativa governativa:

il Governo non poteva, senza scapito della sua autorità, astenersi dal prendere esso in mano la questione, e così l'ha presa, ha deciso di presentare in proposito esso medesimo un disegno di legge. 97

Non passò molto tempo e la Camera riprese in considerazione il progetto Berenini allo stato di relazione, il 14 giugno 190298, ma al progetto Berenini si sarebbe di lì a poco sovrapposto quello proposto su iniziativa del primo ministro Zanardelli e del guardasigilli Coco Ortu.

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Ibidem, pp. 65-66

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Galoppini Annamaria, Commentario sul divorzio, p. 44 Cfr. Coletti Alessandro, Il divorzio in

Italia, p. 66

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Atti Parlamentari Legislatura XXI 2°Sessione Tornata di sabato 22 marzo 1902, p. 454

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Valsecchi Chiara, In difesa della famiglia?, p. 518 Cfr. Galoppini Annamaria, Commentario