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CAPITOLO 1

IL PROGETTO URBANISTICO

Dopo aver chiarito gli obiettivi, possiamo passare alla progettazione vera e propria, andando a definire le nostre azioni di progetto.

Relativamente all’Obiettivo Architettura, è stata messo in luce la presenza di edifici e spazi urbani non utilizzati o fortemente degradati in zone sensibili del centro storico, cosa che secondo l’analisi danneggia la percezione positiva dello spazio urbano circostante.

In particolare sono stati individuati due siti:

• l’ex bar “Roof Garden”, situato alle spalle del Museo Archeologico nazionale, occupa una superficie coperta di circa 869 m2;

• l’ex “Cinema Orchidea”, situato all’incirca a metà del Corso Vittorio Emanuele III, copre un’area di circa 594 m2.

Entrambi gli edifici risultano pericolanti e vertono in stato di abbandono da oltre 20 anni. In particolare la seconda struttura, oltre ad essere fonte di degrado visivo, costituisce un serio pericolo per i passanti, a causa di vari distacchi di intonaco e materiale inerte. Dall’analisi SWOT è anche emersa la necessità di creare un nuovo centro turistico, un info-point attrezzato che permetta ai visitatori della città di conoscere adeguatamente l’offerta turistica e le modalità di fruizione degli spazi urbani. In più si notava la carenza di strutture ricettive di qualità nelle immediate vicinanze del centro storico e del lungomare.

Mettendo insieme tutti questi elementi è possibile

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pensare a una soluzione progettuale di ristrutturazione e riqualificazione con inserimento di due destinazioni d’uso che vadano a risanare un tessuto edilizio compromesso e allo stesso tempo a potenziare i servizi turistici:

• l’area ex Roof Garden sarà destinata al nuovo info- point turistico, data la sua posizione strategica a metà strada tra la Stazione Lido e il Museo Archeologico nazionale;

• nell’area ex Cinema Orchidea, verrà invece realizzata una nuova struttura ricettiva, vista la sua posizione privilegiata sul Corso Vittorio Emanuele, a due passi dall’ex Hotel Miramare, ormai dismesso.

Per rispondere all’Obiettivo Turismo, si è pensato di creare un itinerario turistico-culturale che si sviluppa attraverso il potenziamento dei trasporti pubblici, con l’introduzione di due nuove linee di autobus cittadini che raggiungono punti della città non serviti dai tragitti attuali e che rendono più efficienti le linee già esistenti. Un problema da risolvere era il collegamento tra il terminal degli aliscafi (porto) e le stazioni ferroviarie, delle quali la più vicina (la Stazione Lido) era raggiungibile eclusivamente a piedi, affrontando un percorso in salita che poteva rivelarsi difficoltoso, soprattutto per le persone a mobilità ridotta.

Il secondo ostacolo al turismo cittadino era il raggiungere siti archeologici e luoghi di interesse situati nella parte orientale della città, che per l’orografia del territorio si presenta a quote molto maggiori rispetto al livello del lungomare o del corso principale. Nascono così:

• il percorso 1_Linea del mare, che parte dal terminal aliscafi e, costeggiando la Stazione Lido e il nuovo info-point previsto nel masterplan, percorre il lungomare Falcomatà e raggiunge l’area di progetto a nord della Stazione Centrale, permettendo ai

visitatori di raggiungere facilmente l’acquario e il museo del Mediterraneo, per poi continuare la loro visita della città sulle linee autobus che già servono il centro storico;

• il percorso 2_ Circolare Reggio est: una navetta ecologica a motore elettrico, che con un percorso circolare che si separa da quello delle linee urbane in prossimità del museo archeologico, raggiunge la parte alta della città, passando per il Santuario di Sant’Antonio, il parco archeologico del Trabocchetto e la chiesa/museo/parco S. Paolo, riconnettendosi poi con il percorso classico delle linee cittadine.

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1.2 Il masterplan dell’area di progetto

Per quanto riguarda l’area di progetto, si è deciso di operare in linea con le previsioni del Piano Comunale di Spiaggia, mantenendo le destinazioni d’uso indicate e gli standard urbanistici.

L’area di progetto è stata così suddivisa:

• Acquario_Museo del Mare: 10849.35 m2 ;

• Parcheggio pubblico: 3505.85 m2 ;

• Spiaggia attrezzata per cani: 1577.15 m2 ;

• Verde pubblico attrezzato_Percorso vita: 3076 m2;

• Verde pubblico attrezzato_Area gioco: 5418.05 m2;

• Verde pubblico_Stazione bike sharing: 5213.25 m2;

• Viabilità: 5275.95 m2;

• Sistema naturale (spiagge e arenili): 14528.15 m2.

Al fine di limitare l’inquinamento acustico e visivo derivante dalla presenza del tracciato ferroviario nell’area immediatamente adiacente all’area di progetto, si è pensato di completare il già presente filtro visivo, costituito da un filare di alberi che costeggiano il perimetro esterno della linea ferroviaria e di potenziarlo con l’inserimento di barriere antirumore rinverdite, ideali per limitare l’inquinamento acustico in presenza di strade, tratti ferroviari e altri spazi caratterizzati da rumori continui. Il sistema presenta una struttura di elementi prefabbricati in calcestruzzo precompresso armato, a interasse variabile, installati a cavalletto su una fondazione continua in calcestruzzo. Pezzi speciali a croce mobile in acciaio zincato tengono uniti i vari elementi della barriera e sono collegati tra loro da barre passanti in acciaio di determinati diametri.

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CAPITOLO 2

IL PROGETTO ARCHITETTONICO

Il termine acquario fu coniato del naturalista inglese Philip Henry Gosse, combinando la parola latina aqua (acqua) con il suffisso -arium (indicante luogo). E’ dunque un contenitore, con almeno una faccia trasparente, che permette l’allevamento di pesci, molluschi, crostacei e anfibi e/o la coltivazione di piante acquatiche o palustri. Le sue forme e dimensioni possono variare notevolmente, da pochi decimetri di lato ad alcuni metri, a seconda delle specie ospitate. Il materiale più comunemente utilizzato è il vetro, anche se ultimamente sono sempre più comuni vasche in materie plastiche come il plexiglass. Le vasche sono inoltre normalmente fornite di accessori come filtri, produttori di calore con termostato e impianti di illuminazione. Gli acquari si dividono in due grandi categorie: gli acquari d’acqua dolce e quelli di acqua salata (o marini).

L’acquario pubblico è la controparte acquatica di uno zoo. Museo vivente, è quel luogo deputato alla conservazione e allo studio degli ambienti e delle forme di vita acquatiche, siano essi pesci, invertebrati, anfibi, rettili o piante. Oltre agli importanti studi e ricerche effettuate da studenti e biologi, l’acquario è una grande attrattiva per turisti, presentando ricostruzioni di ambienti naturali anche molto distanti dalla sua sede. La tecnologia e la maggior conoscenza degli organismi consentono oggi di discriminare le specie da ospitare in un acquario in relazione alle loro abitudini, caratteristiche e necessità. Alcuni acquari, eticamente orientati,

privilegiano infatti le specie territoriali, cercando di fornire loro spazi sufficienti al movimento, quelle che maggiormente si adattano alla cattività e che non hanno particolari necessità alimentari. È così possibile soddisfare il bisogno ancestrale di vedere animali vivi ma nel contempo di garantire agli animali condizioni di vita il più possibile vicine a quelle che ritroverebbero in natura.

Le prime testimonianze di acquari domestici sono attribuibili ai Romani, che iniziarono ad allevare i barbi (pesci d’acqua dolce molto comuni) in piccole vasche di marmo. Con la diffusione del vetro, dopo il 50 dC, una lastra trasparente permetteva agli allevatori di avere una visione migliore sui pesci.

Sempre in epoca romana troviamo un vero e proprio antenato degli acquari, il murenario: una specie di piscina al cui interno venivano allevate le murene. Un ottimo esempio di questo è il murenario di Ponza, una vasca in tufo che tramite dei cunicoli era direttamente collegata alla soprastante residenza dell’imperatore Ottaviano Augusto.

Nel 1369 in Cina si iniziano a realizzare le prime vasche in porcellana con all’interno dei pesci rossi, con una forma molto simile a quella moderna.

Il principio di funzionamento degli acquari fu interamente sviluppato solo nel 1850 grazie al chimico Robert Warington che spiegò che le piante immerse in

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acqua in un contenitore rilasciano abbastanza ossigeno da sostenere gli animali, purché il loro numero non diventi troppo grande.

L’Acquariomania scoppia nella prima Inghilterra Vittoriana ad opera di Gosse che nel 1853 creò il primo acquario pubblico all’interno dello zoo di Londra, conosciuto come “Fish House”.

La moda degli acquari sbarca così in America con gli esempi di New York (1856, poi andato distrutto) e Boston (1859) per poi divampare nuovamente nel vecchio continente a Parigi e Vienna (1860), Amburgo (1864), Berlino (1864), Brighton (1872) e Napoli (1874). Nel 1908 viene inventato il primo aeratore meccanico ma è grazie all’introduzione dell’elettricità nelle abitazioni dopo la Prima Guerra Mondiale che diventano finalmente possibili una comoda aerazione, il riscaldamento, la filtrazione e l’illuminazione.

Nel 20° secolo troviamo finalmente quelli che sono oggi gli acquari più famosi al mondo: il Monterey Bay Aquarium (1984), l’Acquario di Genova (1992), il Parco Oceanografico di Valencia (2003), l’Acquario della Georgia (2005).

Il progetto architettonico di un acquario pubblico può risultare un’operazione complessa poiché è necessario tenere conto di esigenze distributive e tecnologiche molto particolari e, se vogliamo, insolite per un edificio pubblico. Bisogna infatti concepire una struttura che abbia al contempo le caratteristiche di un museo e di uno zoo, con in aggiunta la difficoltà di gestione della risorsa idrica.

Se analizziamo ad esempio la pianta del Blå Planet, acquario contemporaneo realizzato da 3XN a Kastrup, in Danimarca, è possibile notare come la distribuzione interna includa spazi e funzioni molto diverse tra loro:

• il percorso di visita (di stampo museale);

• le vasche, che ospitano le specie animali marine più varie;

• le aree tecniche, che rappresentano il vero e proprio cuore tecnologico dell’acquario;

• le aree verdi, dove vengono ricreati particolari biomi terrestri come la foresta pluviale;

• i servizi per i visitatori (locali proiezioni, auditorium, ristoranti, gift shop, bagni e attrazioni di ogni genere per adulti e bambini).

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Il percorso di visita di un acquario può essere dotato di vasche dalle forme e dimensioni più varie, a seconda delle specie ospitate e del tipo di emozione che si vuole regalare al visitatore. Oltre alle classiche forme scatolari, con plexiglass più o meno convessi, sono sempre più comuni negli acquari contemporanei:

• la vasca cilindrica: un vero e proprio cilindro d’acqua attraverso il quale il visitatore può ammirare a tutto tondo banchi di pesci, meduse o altri animali;

• la vasca tattile: consente al pubblico di poter acarezzare alcune specie particolarmente docili e socievoli come le razze o i trigoni;

• la vasca auditorium: è un vero e proprio cinema vivente. I visitatori possono sostare sulle gradinate rilassandosi mentre ammirano gli animali o assistono alle lezioni di biologia marina tenute dallo staff;

• la vasca tunnel: dà la sensazione di essere sul fondo del mare, offrendo una prospettiva insolita e affascinante sugli animali.

Il dietro le quinte di un Acquario è composto da una serie di aree di servizio impiegate dal personale tecnico per gestire gli animali di tutta la struttura:

• la sala di controllo è il “cervello” dell’Acquario e tiene sotto stretta sorveglianza temperature, flussi, livelli e parametri di tutte le vasche grazie ad una serie di allarmi;

• la nursery è l’area dove vengono acclimatati i nuovi arrivi, dove si controllano i pesci già presenti nel’acquario e dove avvengono le nuove nascite; • in cucina vengono preparati i diversi alimenti per gli

animali, suddividendoli per tipologia e dimensione a seconda della specie da alimentare;

• nel laboratorio, vengono eseguite tutte le analisi chimiche per verificare la qualità dell’acqua delle vasche;

• i locali tecnici e le aree dietro le vasche ospitano poi tutte le attrazzature tecnologiche necessarie alla gestione della risorsa idrica e degli animali: pompe di circolazione, filtri meccanici e biologici, scambiatori di calore, sistemi di disinfezione ecc.

Il progetto architettonico consiste in un edificio con la doppia funzione di acquario/museo del Mediterraneo. Dal punto di vista formale è possibile descriverlo come due volumi scatolari sovrapposti e ruotati uno rispetto all’altro di 45°.

Tale rotazione determina un aggetto importante del livello superiore, che si trova sospeso sugli scogli offrendo un panorama unico sullo Stretto di Messina. Lo scheletro portante dell’edificio, per evidenti esigenze strutturali, è in acciaio, e a supporto di tale struttura sono stati pensati due piloni in cemento armato che collaborano per sostenere l’aggetto della parte di edificio superiore.

Il corpo scala centrale funge da elemento di comunicazione tra i due volumi, che sono rivestiti da pannelli di materiali differenti in modo da distinguerne la valenza anche a livello estetico.

Esternamente all’edificio si sviluppa una struttura in legno lamellare, costituita da una serie di listelli che abbracciano entrambi i volumi e definiscono 3 diverse funzioni:

• un portico che individua il percorso di ingresso all’acquario;

• una copertura per il terrazzo-ristorante del primo livello;

• una schermatura per le vetrate della sala museale. Il primo livello dell’edificio è occupato dall’acquario, che al suo interno ospita le vasche espositive, i locali tecnici e ambienti di servizio, che includono una sala conferenze, un laboratorio e un’area relax dalla quale è possibile ammirare il panorama dello Stretto di Messina. Il secondo livello ospita invece i locali del museo del Mediterraneo, uno spazio espositivo dedicato alla cultura del mare, dotato di una galleria cetacei, un bar/ ristorante con terrazza panoramica, una biblioteca e un

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