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Rhegion tra terra e mare: un progetto di riqualificazione per la costa sud del "Lungomare Falcomatà" di Reggio Calabria, con inserimento di un Acquario/Museo del Mediterraneo

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UNIVERSITà DI PISA SCUOLA DI INGEGNERIA - DESTeC

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA A.A. 2016-2017

TESI DI LAUREA

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un progetto di riqualificazione per la costa sud del “Lungomare Falcomatà”

di Reggio Calabria, con inserimento di un Acquario/Museo del Mediterraneo

RELATRICI: Prof. Arch. Luisa SANTINI CANDIDATO: Giuseppe ROMEO PhD. Arch. Caterina CALVANI

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INTRODUZIONE

PARTE I: L’ANALISI...

Capitolo 1. Inquadramento Territoriale...

Capitolo 2. Inquadramento Storico...

2.1 Dalla fondazione alla città greca, tra storia e mitologia...

2.2 La città romana...

2.3 Il periodo bizantino-normanno...

2.4 Il periodo angioino-aragonese...

2.5 L’età moderna...

2.5 L’età contemporanea...

Capitolo 3. Il Quadro Conoscitivo...

3.1 Definizione dell’area di studio e analisi dello stato di fatto...

3.1 Analisi dei tessuti insediativi...

3.1 Cronologia della crescita urbana...

Capitolo 4. Il Quadro Normativo...

4.1 La Legge Urbanistica Regionale e gli strumenti della pianificazione...

4.1.1 La pianificazione a livello regionale...

4.1.2 La pianificazione a livello provinciale...

4.1.3 La pianificazione a livello comunale...

4.2 L’analisi del Quadro Normativo...

4.2.1 Il Piano Regolatore Generale...

4.2.2 Il Piano Comunale di Spiaggia...

4.2.3 I vincoli...

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4.2.4 Il Piano per l’Assetto Idrogeologico...

Capitolo 5. I Beni Storico-Culturali...

5.1 Edilizia pubblica e privata...

5.2 Luoghi di culto ed istituti religiosi...

5.3 Musei, fortificazioni e siti archeologici...

5.4 Giardini storici e monumenti...

PARTE II: LA SINTESI...

Capitolo 1. Il Quadro di Sintesi...

1.1 La matrice S.W.O.T...

1.1.1 Le variabili interne...

1.1.2 Le variabili esterne...

1.2 Gli obiettivi...

PARTE III: IL PROGETTO...

Capitolo 1. Il Progetto Urbanistico...

1.1 Il masterplan dell’area di studio...

1.2 Il masterplan dell’area di progetto...

Capitolo 2. Il Progetto Architettonico...

CONCLUSIONI

BIBLIOGRAFIA

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Parte I

L’ANALISI

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CAPITOLO 1

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Reggio Calabria è un comune italiano di 182323 abitanti facente parte della regione Calabria, primo per popolazione secondo per estensione territoriale (242.54 km2).

La città fa parte di un’agglomerazione di oltre 360000 abitanti ed è anche il maggiore centro funzionale di una più vasta area metropolitana che conta oltre 550000 abitanti e che rientra nella più estesa e popolosa conurbazione siculo-calabra detta “Arco etneo”.

La provincia, diventata “Città metropolitana di Reggio Calabria”1, è la più meridionale della penisola italiana:

incuneata tra il Mar Tirreno, il Mare Ionio e lo Stretto di Messina, confina a nord-ovest con la provincia di Vibo Valentia e a nord-est con quella di Catanzaro.

La sua posizione di frontiera conferisce al territorio reggino la peculiare caratteristica dell’interregionalità. Il territorio della città metropolitana comprende 97comuni e si estende per 3184 km2 con una densità

di 174.18 ab./km², occupando il 21.1% del territorio regionale .

Il comune di Reggio Calabria si sviluppa lungo la costa orientale dello stretto di Messina per circa 32 km e da mare a monti planimetricamente per altri 30 km circa, con zone di mezza costa, collinari e montuose. Occupa una superficie di 236,02 km² e si sviluppa da un livello altimetrico minimo di 0 metri ad un massimo di 1803 m s.l.m.

Dal punto di vista morfologico, il territorio è in prevalenza collinare e montuoso, e comprende l’Aspromonte (1.956

1 L’istituzione della città metropolitana di Reggio Calabria è avvenuta il 31 gennaio 2017, allo scadere del mandato del presidente della provincia, Giuseppe Raffa.

m), con il suo Parco nazionale.

Non esistono veri e propri fiumi ma torrenti, le cosiddette “fiumare”: corsi d’acqua a carattere torrentizio, che solcano l’entroterra incidendo profondamente il suolo. Il loro corso è molto breve ed è caratterizzato dall’ampiezza degli alvei fluviali, con piene talvolta pericolose durante la stagione delle piogge e piccoli torrenti spesso asciutti nei mesi estivi.

La città è attraversata da 7 corsi d’acqua di questo tipo che sono, da nord verso sud, il Catona, il Gallico e il Torbido (nella periferia nord della città), l’Annunziata e il Calopinace (nel centro storico), il Sant’Agata ed il Valanidi (nella periferia meridionale). Negli ultimi decenni sono stati deviati, intubati e cementificati artificialmente, per configurare l’assetto dello sviluppo cittadino.

Dal punto di vista della classificazione sismica, il comune rientra nella zona 1 (sismicità alta)2, mentre per quanto

riguarda quella climatica è incluso nella zona B.

Analizzando i dati raccolti durante i censimenti ufficiali della popolazione residente a Reggio, si è sempre registrato un aumento costante del numero dei suoi abitanti. Tuttavia nel 1911 si è evidenziata drastica diminuzione dovuta alle conseguenze del catastrofico evento sismico che nel 1908 provocò migliaia di vittime nell’area dello Stretto.

Le analisi dimostrano che la popolazione ha confermato la tendenza di preferire, quale area insediativa, le zone collinari e costiere della periferia sud, in contrasto con

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le previsioni del Piano Regolatore che indicavano, quale direzione di espansione, l’asse costiero e collinare della periferia nord. Alla disordinata crescita del patrimonio edilizio, (caratterizzata da un degrado urbanistico e da una disomogeneità, dei quali è causa l’abusivismo) non ha corrisposto la necessaria dotazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria.

La città storica di Reggio Calabria, individuabile in quella struttura urbana racchiusa tra le fiumare dell’Annunziata e del Calopinace è caratterizzata dalla quasi totale cancellazione della maggior parte dell’edificato antico, dovuta sia allo stato di precarietà degli insediamenti che alle calamità naturali che hanno interessato l’area nel corso dei secoli.

Analizzando l’economia della città, notiamo che questa, favorita da un clima mite e tipicamente mediterraneo, si fonda principalmente sul settore dell’agricoltura, che vanta l’esclusività di alcune coltivazioni, come il bergamotto e certe varietà di gelsomino. Reggio attualmente non dispone di un tessuto industriale adeguato, nonostante prima del terremoto del 1908 e dell’Unità d’Italia abbia conosciuto un florido sviluppo dovuto principalmente all’industria ed al commercio della seta e delle essenze del bergamotto. Innumerevoli e sfavorevoli episodi storici, fra i quali il catastrofico sisma e tsunami di inizio Novecento, hanno costretto la città a ripartire quasi da zero nel XX secolo.

Negli ultimi decenni trascorsi sono state progettate ed in parte realizzate alcune iniziative industriali, molte delle quali però non sono decollate, come ad esempio il polo chimico di Saline Joniche mai entrato in funzione, o quello tessile di San Gregorio attualmente in crisi. Alcune infrastrutture dell’area, come nel caso del Porto di Gioia Tauro, maggiore porto commerciale del Mediterraneo, sono state invece riconvertite ad altri usi.

Ultimamente le scelte politiche della città hanno cercato di operare una riconversione della sua economia locale al turismo, essendo naturalmente favorito dalla presenza di importantissime vestigia del passato, dalla sua ricca storia e dalle bellezze naturali. A tal proposito alcuni investimenti pubblici e privati, atti a recuperare il patrimonio storico, hanno favorito la nascita di diverse strutture alberghiere ma il settore, è ancora in una prima fase di crescita e non rappresenta per adesso un grande volano occupazionale per la città.

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Le principali località turistiche dell’area metropolitana di Reggio Calabria sono:

• Scilla, sulla costa del Mar Tirreno, mitica e pittoresca località balneare, dove si pratica ancora oggi la pesca tradizionale del pesce spada. In particolare la zona di Chianalea di Scilla è ritenuta uno dei borghi più belli d’Italia.

• Bova, situata sul versante del Mar Jonio, nella vallata dell’Amendolea, è la “capitale” della cultura grecanica. È ritenuto uno dei borghi più belli d’Italia. • Gerace, nell’entroterra della Locride, è una cittadina

medievale, con alcune antiche abitazioni scavate nella roccia, il castello normanno e la cattedrale anch’essa normanna. È anch’essa annoverata tra i borghi più belli d’Italia.

• Siderno, sulla costa del Mar Jonio, epicentro turistico della Costa dei Gelsomini.

• Stilo, dove visse il filosofo Tommaso Campanella, con il castello Normanno e un’importante chiesa bizantina, la Cattolica. È anch’essa inclusa tra i borghi più belli d’Italia.

• Gambarie, nel cuore dell’Aspromonte, a 1.450m s.l.m., tra le più importanti località turistiche invernali dell’Italia meridionale, famosa per le piste, per gli impianti di risalita e le strutture alberghiere, l’ambiente naturale e i suggestivi paesaggi.

L’analisi del tessuto urbano cittadino compreso nell’area di studio ha portato alla definizione di 18 aree di interesse che avranno un ruolo importante ai fini della progettazione urbanistica e architettonica sulle quali verte questo lavoro di tesi. Le aree sono3:

• Piazza Garibaldi e Stazione Centrale; • Villa Comunle;

• Piazza Duomo;

• Area archeologica: terme romane e mura greche; • Piazza Castello, Chiesa degli Ottimati e Palazzo di

Giustizia;

• Chiesa di S. Paolo, Museo e Parco; • Centro direzionale;

• Basilica di S. Antonio;

• Piazza Italia e palazzi della politica; • Arena dello Stretto;

• Villa Zerbi;

• Lido Comunale e Stazione Lido; • Piazza De Nava e Museo archeologico; • Parco Caserta;

• Ospedali Riuniti; • Piazza del Popolo; • Giunta Regionale; • Facoltà di Architettura.

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Secondo gli storici antichi, la città di Reggio Calabria viene fondata su un insediamento precedente di origini molto più antiche, che leggende tramandate oralmente ma supportate da alcuni riscontri letterari, vogliono attribuire all’opera di Aschenez, pronipote di Noé. Questi sarebbe arrivato sulla costa intorno al 2000 a.C. e per questo motivo la regione avrebbe allora preso il nome di “Aschenazia”1. Altri miti attribuiscono la nascita della

città alla figura di Giocasto, figlio del dio Eolo, e vogliono il territorio circostante come uno dei luoghi della fatica di Ercole contro il mostro Gerione.

Prima dello sbarco dei greci si sarebbe dunque formato un agglomerato urbano noto con il nome di Rhegion (ancor prima noto come Erythrà), abitato da popoli appartenenti alle stirpi degli Ausoni, degli Enotri e infine degli Itali-Morgeti. Il piccolo nucleo cittadino era stato governato saggiamente e generosamente da un Re-Patriarca che era entrato nella leggenda popolare e nel mito come Re Italo, tanto che alla sua morte i suoi sudditi avevano assunto il nome di Itali e il territorio della circostante il nome di “Italia”.

La città greca nasce dunque su insediamenti preesistenti nel 730 a.C. da coloni di stirpe ionica provenienti dalla città di Calcide nell’isola di Eubea, madrepatria di diverse altre colonie nella Magna Grecia.

1 «Aschenez in verità diede origine agli Aschenazi, che ora dai greci sono chiamati Reggini» così lo storico Giuseppe Flavio parla del mito della fondazione di Reggio.

«Dove l’Apsia, il più sacro tra i fiumi, si getta in mare,

troverai una femmina congiunta a un maschio: lì fonda

una città, poiché il dio ti concede la terra Ausonia

2

».

I Calcidesi, avventurandosi nel mare Jonio e avvistando sulla costa calabra dello Stretto di Messina una vite intrecciata ad un fico selvatico, decidono di stabilirsi arrestando il loro peregrinare verso l’Ovest. Secondo questo mito è così che nasce la città di Rhegion, la prima città che sorge sulla riva continentale dello Stretto in un’area dove erano già presenti luoghi di stanziamento protostorici e che con l’arrivo dei Calcidesi viene urbanizzata definitivamente, nonostante le continue evoluzioni determinate da causalità come le molteplici catastrofe naturali. Aldilà del mito la scelta di questo luogo per dare origine ad una nuova colonia non è per nulla casuale: lo Stretto che separa la Calabria dalla Sicilia è, in effetti, un passaggio obbligato, porta d’accesso per Italia meridionale già nota in età micenea con le prime esplorazioni Occidentali. L’importanza di questa rotta marittima diventa sempre più chiara col tempo, tanto da portare alla nascita di un’altra narrazione fantastica tramandata grazie anche all’opera di Omero, ossia il mito di Scilla e Cariddi.

La presenza di vortici causati dall’incontro delle correnti marine nello Stretto rendeva difficile l’attraversamento

2 «Secondo Diodoro, furono queste le parole con cui l’oracolo di Apollo a Delfi rispose ai Calcidesi consacrati al dio che lo interrogavano». Cfr. CURRò, RESTIFO, 1991, p.1

CAPITOLO 2

INQUADRAMENTO STORICO

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del canale per le imbarcazioni del tempo e questo aveva dato origine ai due mostri mitologici che vivevano rispettivamente in un antro della costa calabrese e sulla punta messinese della Sicilia.

Scilla e Cariddi in un dipinto di Johann Heinrich Füssli

La scelta della localizzazione del sito non è arbitraria: i Calcidesi, spostandosi sulla costa calabra verso Sud, cercano un punto di approdo riparato dai venti e dalle correnti e un promontorio o la foce di un corso d’acqua in modo da far attraccare le navi di passaggio.

La conformazione geografica della costa reggina potrebbe

soddisfare entrambi gli elementi, ma oggi le variazioni morfologiche e idrologiche rendono difficile una verifica concreta . Altri due riferimenti ad un promontorio oggi

non più esistente provengono da Tucidide, che parla di Reggio come «akrotèrion Italìas» e lo Pseudo Scilace, che la menziona come «akrotèrion kai pòlis». Sappiamo tuttavia da una notizia storica che una trasformazione traumatica della linea di costa causò lo sprofondamento di Punta Calamizzi il 6 dicembre 15623.

La geografia dell’ambiente reggino è congeniale ai fondatori sia per lo spazio marino, sia per la natura del terreno, soprattutto quello collinare, che offre un ottimo punto di avvistamento dell’imboccatura meridionale dello Stretto e, allo stesso tempo, dell’interno. La città di fondazione segue quindi il modello mediterraneo della

polis, caratterizzata da un insediamento su terreni fertili

con la possibilità di evacuazione rapida in caso di attacco nemico. Una volta fondata, Rhegion si presenta come una comunità strutturata tra esponenti dell’oligarchia e demos urbano e rustico che, oltre all’agricoltura, si dedica all’artigianato della ceramica e della lavorazione del bronzo. La città infatti presenta ingenti risorse di argilla e questo consente la fabbricazione di ceramiche inizialmente per il consumo locale, ma in seguito anche per l’esportazione.

Con l’avvento al potere di Anassila nel 494 a.C., Rhegion raggiunge l’apice della potenza e ricchezza, diventando un regno unico, con una propria moneta, utilizzata negli scambi con la sponda siciliana.

È difficile definire l’assetto urbano e architettonico della città dal periodo della fondazione al VI secolo a.C., nonostante svariate fonti storiche abbiano tramandato notizie attestanti la scoperta di resti ed ipotesi di localizzazione. I lavori di ricostruzione della città dopo i due disastrosi terremoti del 1783 e del 1908, hanno

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inoltre fatto emergere numerosi reperti archeologici che hanno permesso agli studiosi di ricostruire sommariamente alcuni elementi urbani.

Dalla scoperta di un’antica necropoli risalente alla fine dell’VIII secolo si è ipotizzato che la città avesse un’ampiezza modesta, pari a circa due terzi dello spazio recintato dalle mura della città classica, che viene collocata in uno stretto spazio prospiciente il mare, con una disposizione simile a quella attuale. Si ipotizza anche la presenza di una primitiva fortificazione, escludendo che la città abbia fatto a meno di sistemi di difesa per due secoli.

Della città arcaica sono arrivati fino ai giorni nostri degli elementi architettonici fittili e materiale votivo che inquadrano la zona nel settore nord-ovest di Reggio (area archeologica “Griso-Laboccetta”) come area sacra dedicata al culto di una divinità femminile.

La città del IV secolo ha una collocazione coincidente con quella del centro storico attuale, con una cinta muraria parallela alla costa, ricostruita sommariamente rileggendo i vari ritrovamenti. Il tratto di mura ancora visibile suol lungomare è datato dagli studiosi al IV secolo ed è costituito da grossi blocchi di pietra arenaria, reperibile nei dintorni della città. La cinta è composta da una doppia cortina di blocchi isodomi collegata con segmenti trasversali; la superficie compresa tra le due cortine è riempita da un terrapieno. In un tratto del circuito i rinvenimenti sottostanti fanno supporre (per tecnica costruttiva e materiali differenti), che il muro del IV secolo sia impostato su elementi più antichi.

Oltre alla cinta muraria sono state rinvenute negli anni altre tracce edilizie nel centro urbano, come quelle di un antico Odeon o Teatro, tre capitelli ionici che potrebbero appartenere alla decorazione dell’ekklesiasterion4 , lo

stilobate di un tempio nell’area dell’attuale Prefettura

4 Nell’antica Grecia delle polis, era il luogo in cui si svolgevano le assemblee democratiche.

e un altro tempio situato a sud-ovest del Museo archeologico.

Andando all’esterno delle mura troviamo invece le tracce delle necropoli di S. Caterina e S. Lucia-Terrazza, la prima delle quali, risalente al periodo immediatamente successivo alla fondazione, viene a trovarsi pressoché nel cuore della città del VI secolo. Entrambe sono state solo parzialmente esplorate e sono state manomesse nel secolo scorso per consentire la realizzazione del tratto ferroviario Reggio-Eboli e della rete stradale.

Ulteriori testimonianze delle antiche origini della città sono tutti quei reperti legati all’approvvigionamento idrico: questo era assicurato a monte da vasche di riserve di acqua piovana , mentre nella zona mediana e nella parte bassa da cisterne e pozzi. Nella zona intermedia è stata trovata una grande cisterna collegata a un condotto di massicci tubi di terracotta e sono state datate al III secolo a. C. le numerose cisterne sparse per la città e utilizzate per l’approvvigionamento idrico di Rhegion. Tornando alla storia, la caduta militare nelle mani di Dioniso di Siracusa nel 386 a.C. sancisce l’atto finale della decadenza di Rhegion, venendo meno il grande commercio ateniese in direzione dell’Etruria. Secondo la tradizione letteraria infatti, Dionisio distrugge Reggio e lo stesso nome di Febea, imposto alla città da Dioniso II, potrebbe indicare una rifondazione politica, perché non restasse traccia della vecchia entità culturale.

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La posizione strategica di Reggio attira in seguito le attenzioni dei Romani, attirati dalla promessa di lealtà reggina e dalla resistenza opposta ai Bruzi e ad Annibale. Il riconoscimento fu la possibilità di mantenere la sua costituzione intatta, e dunque l’autonomia, cosa attestata dal fatto che la città può continuare a servirsi della moneta propria.

Grazie a Strabone sappiamo che la città si salva dal processo di imbarbarimento della stessa Magna Grecia, cosa attestata anche grazie ai ritrovamenti di iscrizioni greche e bilingui fino alla prima età imperiale.

Nella storia della città iniziano poi a registrarsi una serie di sismi destinati a raschiare continuamente la geografia urbana e a determinare nuove occasioni di riassetto sociale. Tuttavia, nonostante le catastrofi e le guerre civili, Reggio «ritornò poco alla volta a novella vita

tanto da essere sufficientemente popolata al principio dell’età imperiale»

.

Nonostante la già citata autonomia della città, Reggio è implicata in un ambito più generale di organizzazione politica, militare ed economica: a testimonianza di ciò è il collegamento viario diretto tra Roma e Reggio, la via Annia-Popilia. La funzione di questo nuovo tracciato stradale è prevalentemente militare in età repubblicana , ma assume un valore commerciale nel periodo imperiale. L’età romana segna anche una riorganizzazione del territorio reggino: in una prima fase (fra il IV e il III secolo a.C.) i centri sono localizzati in modo tale da assolvere alle esigenze difensive, creando una rete di controllo. La seconda fase è rappresentata invece dalla diffusione della villa residenziale, con la tendenza della

città a penetrare nella campagna, costituendo fenomeni di urbanizzazione.

Reggio in epoca imperiale è un punto nodale della regione ed è riconosciuta come una delle più importanti città del Mezzogiorno. È per questo possibile avanzare l’ipotesi che la città romana fosse più estesa di quella ellenistica, raggiungendo quasi i limiti della città contemporanea. Questo nuovo assetto è consentito e provocato dalla crescita della popolazione seguita al consolidamento del nuovo dominio. All’esterno della perimetrazione greca nasce e si sviluppa nel secoli II e I a.C. un quartiere della città romana, abitato fino alla tarda età imperiale. Le prime testimonianze di questa situazione si hanno nel secolo scorso, con la costruzione della nuova strada dalla Marina al porto, che permette di portare alla luce mura e mattoni laterizi, vasche e pavimenti di un edificio termale. Più avanti nel tempo, con i lavori ferroviari fra la stazione Lido e il porto, si scoprono resti di un ninfeo e di strutture architettoniche tardo-imperiali.

La città edificata, che già si disponeva lungo l’asse Nord-Sud, in epoca romana si estende anche lungo il versante Est-Ovest e le innovazioni edilizie si diffondono in tutta l’area occupata dalla conquista romana e appunto questi elementi attestano l’esistenza stessa della città, che deve soddisfare le esigenze politiche e sociali che lo status di Roma ha ottenuto in un ambito più ampio. Di tutta la molteplicità dei temi edilizi romani ci resta solo la presenza di attrezzature termali: sono certi i ritrovamenti di otto terme, delle quali sono una si conserva in situ, sul lungomare, mentre le altre sono state coperte per esigenze edilizie.

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Con l’avvento della fede cristiana, Reggio è una delle prime basi di penetrazione del nuovo culto: San Paolo, infatti, vi si ferma nel 60, transitando da Siracusa a Roma come detenuto. I resti archeologici relativi a questa fase storica sono tuttavia molto scarsi.

Regium Julium fu depredata e rasa al suolo da Alarico nel 410 e, data la sua posizione, diventa uno dei principali obiettivi degli eserciti che invasero l’Italia dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente.

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Durante il periodo delle invasioni barbariche, Reggio fu infatti minacciata più volte e sotto l’imperatore bizantino Giustiniano fu conquistata nel 563 dall’esercito guidato da Belisario. La città fu quindi rafforzata con nuove mura e fortificazioni e per più di cinque secoli occupò un ruolo di primo piano nell’impero di Bisanzio, periodo in cui rifiorì culturalmente e politicamente, tanto da diventare capoluogo del Bruzio.

È grazie all’imperatore d’oriente Basilio I che la sua sede vescovile assume il rango di metropoli dei possessi bizantini dell’Italia meridionale, diventando il nucleo principale della Chiesa grecanica meridionale e meta di un continuo afflusso di monaci, che favorirono un’importante edificazione di conveni e luoghi di culto nel territorio reggino. A conferma di ciò, le numerose testimonianze sopravvissute ai giorni nostri, come la Chiesa degli Ottimati, la struttura portante della Cattolica dei Greci, la Cattolica di Stilo e molte altre. Nel 901 Reggio fu espugnata dagli Arabi di Abû el’-Abbâs, che massacrarono gli abitanti e uccisero il vescovo, ma importarono la coltivazione del gelso e l’allevamento dei bachi da sta, che diventerà in futuro fondamentale per l’economia locale.

I bizantini riprendono subito dopo la città nel 909 e ne fanno il centro amministrativo dell’Italia meridionale con il titolo di capitale del Ducato di Calabria, aumentandone la difese con l’ampliamento del castello cittadino, la costruzione di varie fortificazioni nell’entroterra ed alcune motte, tra le quali ricordiamo le quattro principali di Sant’Aniceto, Sant’Agata, Calanna e Cenisio.

Dal 1001 al 1027 il potere passa nelle mani degli emiri palermitani, per poi ritornare ai bizantini. Nel 1039 il principe di Salerno invia i cavalieri normanni guidati da Guglielmo d’Altavilla a Reggio: questi si uniscono all’esercito del capitano Giorgio Maniace che, insieme a truppe italiane e longobarde, salpa dalla città alla conquista della Sicilia, riprendendo anche Siracusa. I normanni in seguito iniziano una campagna di espansione in Calabria e con un piano sistematico di attacchi arrivano alla conquista di Reggio nel 1060. Con la presa della città, Roberto il Guiscardo nomina se stesso Duca di Calabria, conferma il ruolo di Reggio come capitale, la restaura e la fortifica espandendo la cinta muraria. La sede vescovile viene portata nell’orbita della Chiesa di Roma e viene istituito il primo arcivescovato latino, che fa sopravvivere la liturgia bizantina ma impone la gerarchia cattolica. Con la morte di Roberto, avvenuta durante un tentativo di attacco a Costantinopoli, il potere passa al figlio Ruggero, che difende la città dal saraceno Bonaver di Siracusa e lo uccide in battaglia conquistando i suoi territori. Dopo qualche anno si unisce al papa Urbano II e convince San Bruno ad accettare la cattedra vescovile di Reggio, che viene eletto arcivescovo nel 1090 ma abbandona presto il suo mandato per il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa.

Gli anni successivi vedono l’ascesa al potere di Ruggero II, che viene riconosciuto prima duca di Calabria e di Puglia e in seguito re di Sicilia, trasferendo la sua sede da Reggio a Palermo, anche se la città rimane comunque capitale del Giustizierato di Calabria.

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Con il tramonto del dominio normanno, la città segue le vicende di Angioini e Aragonesi, pur restando capoluogo e centro principale dei territori calabresi.

La conquista angioina porta però nel 1267 ad un peggioramento delle condizioni economiche e sociali, causato dalle guerre e dalla pressione fiscale. Durante i Vespri Siciliani del 1282 infatti Reggio si allea con gli Aragonesi ma il ritorno del dominio spagnolo la situazione non migliora: nel 1442 Alfonso il Magnanimo affida infatti la città come feudo al nobile Alfonso Cardona, facendole perdere la sua tradizione di libertà ed autogoverno. La situazione degenera e con una rivolta popolare Antonio, l’erede di Cardona, è costretto a scappare rifugiandosi a Messina, e i sindaci reggini chiedono la reintegrazione della città nel demanio regio. Nel 1465 re Ferrante concede così la perpetua demanialità, la conferma dei privilegi municipali, l’indulto generale e particolari incentivi. Tuttavia, nonostante nella seconda metà del XV secolo la società reggina attraversi una forte fase di sviluppo, tale situazione non dura a lungo a causa della forte instabilità del regno aragonese.

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2.5 L’età moderna

Durante la guerra tra spagnoli e francesi, nel 1502 Reggio viene conquistata dal generale Consalvo di Cordova e assoggettata al dominio spagnolo di Ferdinando il Cattolico. Inizialmente questa nuova dominazione non produce effetti negativi e anzi, il titolo di provincia della Calabria Ultra garantisce, nella prima metà del XVI secolo, un buon andamento demografico e una notevole ripresa economica.

A sconvolgere la situazione ci pensano i pirati turchi: nel 1512 e nel 1526 Reggio viene attaccata dal famoso condottiero Khayr al-Dīn, meglio noto con il soprannome di Barbarossa, e nel 1594 la città è nuovamente saccheggiata da Scipione Sinan Cicala. Come se non bastasse nel 1562 il centro urbano viene danneggiato da un evento sismico che verosimilmente fa sprofondare il promontorio Punta Calamizzi, privando la città del porto, con conseguente crisi nei settori della produzione e del commercio. A causa dell’indebolimento politico, per ragioni di sicurezza viene anche temporaneamente revocato lo status di capoluogo della Calabria Ultra. Nel XVII, viene avviata nella zona della coltivazione del bergamotto, che diventa la principale attività economica, insieme all’allevamento del baco da seta.

Il governo dei Borbone porta un nuovo periodo di prosperità e crescita demografica che porta l’inserimento della città nel circuito dei commerci internazionali. Il benessere è destinato a durare poco: nel 1743 Reggio è colpita da un’epidemia di peste che decima la popolazione e nel 1783 viene in parte distrutta da un nuovo terremoto. La ricostruzione è lenta e avviene su progetto dell’ingegner Giambattista Mori, autore di un

piano di riedificazione edilizia più razionale, con strade a schema ortogonale.

In seguito al breve governo di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat seguito alla conquista francese, Reggio viene rapidamente modernizzata, grazie ai lavori sui ponti dei torrenti Calopinace e Annunziata, la nuova illuminazione a petrolio del centro storico, la costruzione del Real Teatro Borbonio e del primo liceo.

La città viene bombardata dalla flotta inglese nel 1810 e tornata ai Borbone, che la fregiano del ruolo di capoluogo della nuova provincia della Calabria Ulteriore Prima, è sconvolta dai moti risorgimentali del 1847 1 1860. Dopo la battaglia di Piazza Duomo, i garibaldini fanno sì che Reggio entri a far parte finalmente del Regno d’Italia.

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Il 28 dicembre 1908 Reggio subisce l’ennesimo evento sismico distruttivo: un grave terremoto, ricordato come una degli eventi più catastrofici del Novecento, seguito da un devastante tsunami, rade al suole la città insieme alla gemella Messina, causando centinaia di migliaia di morti.

La conseguente ricostruzione della città segue le direttive del progetto dell’ingegnere De Nava, che realizza molti edifici in stile liberty dagli innovativi criteri antisismici. Nel periodo fascista Reggio espande i suoi confini comunali, con il progetto della “Grande Reggio”, voluto fortemente dal primo podestà reggino, Giuseppe Genoese Zerbi. Il piano porta alla realizzazione di un’unica area urbana, fondendo ben quattordici comuni limitrofi, con una popolazione urbana che supera così la soglia dei 100000 abitanti. Vengono realizzati nuovi quartieri di edilizia popolare e diversi palazzi pubblici, come la Stazione Ferroviaria centrale, il Museo nazionale della Magna Grecia e il Teatro Comunale Francesco Cilea. Nel maggio del 1943 la città viene ripetutamente bombardata dagli alleati angloamericani durante il secondo conflitto mondiale ed il 3 settembre viene occupata dal generale Montgomery , che insedia una nuova amministrazione comunale.

Gli anni successivi alla guerra vedono il controllo della città da parte della Democrazia Cristiana, che delineano un nuovo assetto politico per una città prevalentemente cattolica e moderata.

Il fenomeno dell’inurbamento porta in questo periodo ad un nuovo aumento della popolazione che, al censimento del 1971, supera la soglia dei 160000 abitanti.

Nel 1970 viene istituita ufficialmente la regione Calabria e Catanzaro viene indicata come capoluogo, provocando una rivolta dei reggini che porta ai “Moti di Reggio”. Dal luglio del 1970 all’aprile del 1971, i cittadini protestano duramente e si oppongono con forza alla repressione militare esercitata dallo stato. Per placare gli animi vengono fatte alcune scelte di compromesso politico da parte del Governo italiano, come la dislocazione in città del Consiglio Regionale della Calabria e la promessa, mai mantenuta, di costruire nuovi impianti industriali per il rilancio economico della città.

La conseguenza dei moti è un lungo periodo di malessere che porta Reggio in uno stato di torpore e appiattimento sociale e culturale, testimoniato da fenomeni di degrado urbano, abusivismo edilizio e guerre di mafia.

La rinascita inizia verso la fine degli anni ‘80 ed avviene grazie al sindaco Italo Falcomatà, che si fa promotore della cosiddetta “Primavera di Reggio”, dando vita ad un periodo di forte rinascita.

L’Università degli studi diventa statale e vengono effettuati una serie di interventi sul territorio come il completamento dei lavori (fermi da più di vent’anni) sul lungomare, che dopo la morte del sindaco prenderà il suo nome.

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CAPITOLO 3

QUADRO CONOSCITIVO

3.1. Definizione dell’area di studio e analisi dello stato di fatto

L’analisi dello stato di fatto parte dalla definizione dell’area di studio, che è stata individuata a partire da elementi naturali e artificiali che circoscrivono nettamente l’area urbana del centro storico della città di Reggio Calabria:

• il Torrente Annunziata (confine nord);

• il Torrente Calopinace (confine sud dell’area di studio)

• lo Stretto di Messina (confine ovest); • il raccordo autostradale RA4 (confine est).

L’area così delineata ha un’estensione di circa 3.83km2.

Si è cercato di descrivere lo stato attuale delle cose mediante la definizione di quattro sistemi :

• il SISTEMA INSEDIATIVO, all’interno del quale viene classificato il patrimonio edilizio relativamente alle funzioni: residenziale, commerciale, industriale, di tipo terziario, ricettiva o mista (residenziale, commerciale o di tipo terziario);

• il SISTEMA DEI SERVIZI, che distingue tra edifici a destinazione scolastica (classificati poi gradualmente dalle università alle scuole per l’infanzia), sociale o sanitaria (dagli ospedali alle case di riposo), amministrativi e giuridici (dopo troviamo servizi a carattere regionale, provinciale, comunale, di ordine pubblico o enti pubblici), a destinazione mista (culturali, religiosi, commerciali, sportivi e turistici), le piazze e i luoghi di aggregazione e il verde pubblico

(libero, attrezzato o sportivo).

• il SISTEMA NATURALE, che comprende le aree a vegetazione spontanea o boschiva, le aree coltivate, le spiagge e gli arenili e i torrent;

• il SISTEMA DEI TRASPORTI., dove troviamo la viabilità principale, la viabilità secondaria e quella locale, ma anche le stazioni e i tracciati ferroviari, i percorsi principali degli autobus, pedonali e ciclabili, e il sistema ettometrico meccanizzato.

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L’analisi dei tessuti insediativi si basa sulle caratterizzazioni degli insediamenti urbani, riconoscibili attraverso lo studio dei caratteri tipologici prevalenti, dei loro rapporti con la viabilità e gli spazi pubblici, della disposizione degli edifici all’interno degli isolati e delle configurazioni formali conseguenti. La ricostruzione è stata sottoposta ad un processo di verifica formale (indagini sul campo) e sostanziale, ottenuta attraverso una lettura aggiornata dello stato di attuazione del PRG vigente.

In particolare nell’area di studio sono state individuate le seguenti tipologie di tessuti:

• Città di fondazione con impianto urbanistico unitario a maglia ortogonale;

• Città compatta con impianto urbanistico unitario prevalentemente a maglia ortogonale di prima espansione della città storica, nella quale si rilevano le situazioni di continuità tipologica e morfologica o discontinuità tipologica e morfologica;

• Città compatta omogenea formatasi con un disegno di impianto unitario;

• Città compatta formatasi in parte su percorsi rurali preesistenti, profondamente condizionata dalla morfologia del terreno;

• Città compatta formatasi lungo le strade principali con successivo completamento.

Dall’analisi si evidenzia una frammentazione dei tessuti che si accentua man mano che ci si allontana dalla zona centrale della città. La zona nord orientale è interessata da insediamenti disomogenei con rimarcate

irregolarità dell’impianto urbanistico, con conseguente discontinuità dello schema compositivo degli isolati. In questa zona della città si registra infatti una prevalente presenza tipologica della città disomogenea e non strutturata. Allo stesso modo, la zona sud orientale della città evidenzia caratteristiche di impianto disomogeneo e irregolare. La struttura insediativa nel suo complesso è quindi caratterizzata da un’area centrale in cui lo schema compositivo segue un impianto regolare e strutturato, e aree laterali ad essa confinante, che presentano irregolarità nell’impianto e nello schema compositivo. Ne consegue un’alterazione dello sviluppo urbano con evidenti ricadute sulla mobilità urbana oltre alla produzione di una forte frammentazione nell’offerta dei servizi.

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3.3 Cronologia della crescita urbana

Lo scopo di questo studio è quello di classificare i singoli edifici per epoca di costruzione mediante gli intervalli riportati in legenda:

• edificazione esistente al 1957; • edificazione tra il 1958 e 1969; • edificazione tra il 1970 e il 1985; • edificazione tra il 1986 e il 2001; • edificazione non databile.

Dall’analisi emerge che l’edificazione storica e quella risalente all’immediato dopoguerra (1957) comprende l’area centrale e alcune ramificazioni lungo direttrici che si diramano dal centro stesso; la prima fase espansiva (1958 – 1969) si compatta attorno all’edificato storico con continuità e alta densità; le successive espansioni (1970 – 1985 e 1986 – 2001), la seconda più massiccia della prima, si presentano assai più sfilacciate; mentre, però, la prima (1970 – 1985) si limita ad aree di ridotta estensione ma concentrate in punti compatti, la seconda (1986 – 2001) si compone di aree più estese e tentacolari, che penetrano più o meno profondamente in tutte le direzioni. Si tratta di espansioni edilizie sia pubbliche che private per larga parte contrastanti con le previsioni e le norme del PRG vigente, derivanti da varianti allo stesso, da interventi spontanei e dall’attuazione di interventi eterogenei finanziati col Decreto Reggio.

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CAPITOLO 4

QUADRO NORMATIVO

4.1 La Legge Urbanistica Regionale e gli strumenti della pianificazione

La Legge Urbanistica Regionale della Calabria, legge 16 aprile 2002 n.19 “Norme per la tutela, governo e uso del territorio”1 è stata pubblicata con Supplemento Ordinario n. 3 al BU della Regione Calabria - Parti I e II - n. 7 del 16 aprile 2002. Più che legge urbanistica, si autodefinisce una legge per il go-verno del territorio, il che sta a significare che alle tradizionale missioni dell’urbanistica, come il controllo dell’uso del suolo urbano e infrastrutturazione del territorio, considera nuove e diverse finalità: l’analisi e la mitigazione dei rischi ambienta-li, la tutela e la valorizzazione del paesaggio, lo sviluppo delle aree agricole, ma soprattutto il governo del territorio richiede la capacità di dotarsi di strumenti in grado di superare la lo-gica della separatezza fra la “norma” urbanistica e la concreta capacità di operare e programmare, di orientare ed attivare concrete politiche urbane e territoriali.

La legge si presenta con una struttura complessa, articolata in 11 titoli, per un totale di 74 articoli. I titoli I e II dettano alcuni importanti principi generali, mentre il titolo IV definisce ed illustra gli strumenti di pianificazione ai diversi livelli: regio-nale, provinciale e comunale.

I principi ispiratori della legge sono:

• Autonomia: stabilisce che ogni ente o comunità locale deve essere responsabile, in generale delle scelte e delle decisioni che riguardano il proprio territorio, nel rispetto delle regole e dei principi fissati da enti sovrimposti;

• Sussidiarietà: stabilisce che laddove un determinato

1 Viene poi modificata successivamente con la LR 31 dicembre 2015 n. 40 “Modifiche ed Integrazioni alla LR 16 aprile 2002 n. 19”.

livello di governo non può efficacemente raggiungere gli obiettivi proposti e questi son raggiungibili in modo più soddisfacente dal livello di governo sovraordinato, è a quest’ultimo che spetta la responsabilità e la competenza dell’azione;

• Sostenibilità: la legge urbanistica regionale della Calabria contribuisce a perseguire gli obiettivi della salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente, della protezione della salute umana e dell’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile;

• Partecipazione e Concertazione: i procedimenti di formazione ed approvazione degli strumenti di governo del territorio prevedono quale loro componente essenziale la concertazione tra le amministrazioni procedenti e le forze sociali ed economiche sugli obiettivi della pianificazione.

Gli strumenti per realizzare quest’ultimo principio sono de-scritti negli articoli successivi della legge urbanistica, e sono:

• Conferenza di pianificazione (art. 13): è convocata da Regione, Province e Comuni in occasione della formazione, dell’aggiornamento e della variazione dei piani di propria competenza;

• Conferenza di servizi (art. 14): viene convocata affinché gli enti esprimano, in sede di conferenza, il proprio parere in occasione dell’approvazione di

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progetti, di opere e di interventi che, nel rispetto della pianificazione regionale e provinciale, necessitano di pareri, nulla-osta, intese o assensi; • Accordo di programma (art. 15): è uno strumento

sottoscritto per l’attuazione di tutte le forme di concertazione economico-finanziaria.

Per quanto riguarda la valutazione di sostenibilità, di impatto ambientale e strategica, l’art. 10 della LUR definisce due tipo-logie di verifica:

• Verifica di coerenza: accerta che i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e relazionali siano coerenti con quelli della pianificazione vigente, ai diversi livelli, e si applica agli obiettivi della pianificazione strutturale ed operativa;

• Verifica di compatibilità: accerta che gli usi e le trasformazioni del territorio siano compatibili con i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e relazionali.

Al titolo IV vengono definiti, negli artt. 17-32, gli strumenti e i contenuti della pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio.

4.1.1 La pianificazione a livello regionale

Il Quadro Territoriale Regionale (QTR)2, definito all’art. 17 della LUR, è lo strumento di indirizzo per la pianificazione del territorio con il quale la Regione, in coerenza con le scelte ed i contenuti della programmazione economico-sociale, stabilisce gli obiettivi generali della propria politica territoriale, defini-sce gli orientamenti per l’identificazione dei sistemi territoria-li, indirizza ai fini del coordinamento la programmazione e la

2 Previsto come “Piano Territoriale Regionale” dalla Legge urbanistica nazionale del 1942, ha avuto scarsa applicazione pratica per l’assenza di un livello istituzionalmente competente e di conseguenza per la mancanza di un reale valore prescrittivo normativo all’azione di piano.

pianificazione degli enti locali.

Il QTR ha valore di piano urbanistico-territoriale ed ha valen-za paesaggistica, riassumendo le finalità di salvaguardia dei valori paesaggistici ed ambientali3.

La valenza paesaggistica del QTR si esercita anche tramite i Piani Paesaggistici d’Ambito, che sono strumenti di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e am-bientale del territorio4 operanti su area vasta sub-provinciale o sovra-comunale.

4.1.2 La pianificazione a livello provinciale

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)5 è previsto dall’art. 18 della LUR, che lo definisce come stru-mento intermedio che articola sul territorio di competenza le indicazioni della programmazione regionale, adeguandole alle specificità locali ed alla consistenza, vulnerabilità e potenzia-lità delle risorse naturali ed antropiche presenti.

4.1.3 La pianificazione a livello comunale

Il livello comunale rappresenta la scala alla quale di fatto si realizzano in concreto le previsioni della pianificazione urba-nistica . La LUR della Calabria, disegna il seguente sistema:

• Piano Strutturale Comunale (PSC)6: sostituisce il vecchio PRG e interessa l’intero territorio comunale; ha valore a tempo indeterminato e oltre che strumento urbanistico a carattere normativo-regolativo è anche uno strumento di promozione

3 Vedi Art. 143 e seguenti del Dlgs 22 gennaio 2004 n. 4221 4 Ai sensi dell’art.43 del Dlgs 42/04

5 È stato introdotto nella legislazione urbanistica italiana con la legge 142/90, che ridisegnava in parte il sistema delle autonomie locali, creando le province regionali.

6 Definito nella LUR della Calabria all’art. 20 del titolo IV, è stato introdotto per la prima volta nella legislazione urbanistica regionale con la LR della Toscana del 1995

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dello sviluppo locale (a carattere strategico) e di indirizzo ed orientamento per quanto riguarda l’assetto del territorio (carattere strutturale);

• Regolamento Edilizio ed Urbanistico (REU)7: è lo strumento annesso e quindi integrato e complementare al PSC, con carattere normativo-regolativo;

• Piano Operativo Temporale (POT)8: rappresenta un’innovazione sostanziale della nuova legge urbanistica; è un piano a carattere operativo-programmatico ed ha validità limitata ad un arco di 5 anni;

• Piani Attuativi Unitari (PAU): sono degli strumenti di dettaglio e riassorbono tutte le prerogative assegnate dalla legge del 1942 ai piani particolareggiati; diversamente da questi ultimi, non sono strumenti meramente “esecutivi”, in quanto non si limitano a “dettagliare” le rigide previsioni del piano strutturale, ma possono “interpretare” le norme dettate dal PSC. • Comparti edificatori: sono strumenti di attuazione e

controllo urbanistico del PSC e del POT e dai PAU, la cui predisposizione ed attuazione è demandata ai proprietari singoli ed associati.

A questi si aggiungono altri strumenti di pianificazione ne-goziata:

• Programmi Integrati di Intervento (PINT); • Programmi di Recupero Urbano (PRU):

• Programmi di Recupero degli insediamenti Abusivi (PRA);

• Programmi speciali d’area.

Emerge un sistema di pianificazione decisamente più com-plesso ed articolato del vecchio sistema Piano Regolatore Ge-nerale - Piani Particolareggiati e questo rappresenta un signi-ficativo passo avanti per una regione nota per essere stata la

7 Art. 21, titolo IV della LUR Calabria. 8 Art. 23, titolo IV della LUR Calabria.

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4.2 L’analisi del Quadro Normativo

L’analisi del quadro normativo vuole rappresentare tutti quegli strumenti della pianificazione urbanistica (a qualunque livello) che possono risultare rilevanti per le scelte progettuali che verranno discusse in seguito. Nello specifico sono stati esaminati e localizzati sulla cartografia di riferimento dell’area di studio, il Piano Regolatore Generale (PRG), che delinea la zonizzazione del territorio comunale, il Piano Comunale di Spiaggia (PCS), che assume il ruolo di piano particolareggiato per la gestione delle aree del demanio marittimo e il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), dal quale sono stati desunti i vincoli (congiuntamente al Piano per l’Assetto Idrogeologico).

4.2.1 Il Piano Regolatore Generale

Non essendo ancora concluso l’iter legislativo per l’adozione del nuovo Piano Strutturale Comunale1,

attualmente si fa ancora riferimento allo strumento urbanistico precedente e cioè il Piano Regolatore Generale2.

In riferimento al PRG, nell’area di studio sono state individuate le seguenti zone omogene:

• Zona omogenea A - centro storico;

• Zona omogenea B - aree di completamento, aree in cui sono permesse operazioni di trasformazioni conservative, aree in cui sono consentite operazioni di ristrutturazione;

1 Alla data di compilazione di questa tesi, l’iter di approvazione del Piano Strutturale Comunale è arrivato alla Conferenza di Pianificazione per l’esame del Documento Preliminare al PSC e del Rapporto Preliminare Ambientale (conferenza convocata il 7 marzo 2017).

2 Il Piano Regolatore Generale fu redatto dall’architetto Ludovico Quaroni nel 1970.

• Zona omogenea D - aree per attività industriali, artigianali, terziarie e direzionali, a destinazione mista;

• Zona omogenea F - aree destinate ad attrezzature ed impianti di interesse generale.

• Verde Pubblico

• Aree ferroviarie, portuali ed aeroportuali, aree per le

attrezzature cimiteriali, aree per sedi ed attrezzature militari.

In merito allo stato di attuazione del PRG sono state inoltre evidenziate3:

• Varianti urbanistiche autorizzate;

• Interventi edilizi abusivi accertati dall’Amministrazione comunale;

• Interventi edilizi in difformità al PRG dei quali non è ancora accertata la situazione giuridica.

4.2.2 Il Piano Comunale di Spiaggia

Il Piano Comunale di Spiaggia (PCS) è disciplinato dalla LUR Calabria tra i Piani Attuativi Unitari4 ed equivale

ad un piano particolareggiato di utilizzazione delle aree del demanio marittimo. Individua le zone omogenee di intervento (con riferimento alle previsioni del PRG) e stabilisce per ciascuna di esse le tipologie di insediamenti ammissibili e il relativo standard in servizi, con particolare riferimento alle aree destinate

3 Si fa riferimento ai dati pubblicati sul Documento Preliminare del PSC.

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alla balneazione, ai servizi ed attrezzature connesse all’attività degli stabilimenti balneari.

Il piano individua le Aree Concedibili:

• Aree per attività turistico-ricreative annuali; • Aree per attività turistico-ricreative stagionali; • Aree per associazioni sportive;

• Aree da sottoporre ad interventi di bonifica e rinaturalizzazione;

E le Aree Non Concedibili:

• Aree destinate alla libera balneazione; • Aree pubbliche attrezzate;

• Punti di ormeggio attrezzato per il servizio pubblico di “Metropolitana del mare”.

4.2.3 I Vincoli

Il territorio comunale, sia per la parte antropizzata – urbana e agricola – che per la parte naturale è gravato da vincoli estesi ed eterogenei, il cui numero e la cui molteplice natura testimonia il rilevante interesse ambientale e la notevole delicatezza e vulnerabilità del contesto.

In particolare sono state individuate le aree con Vincolo Paesaggistico e le Aree SIC (Siti di Interesse Comunitario). Per quanto riguarda i vincoli archeologici-architettonici, sono state segnalate le zona sottoposta all’obbligo di nulla-osta della Soprintendenza Archeologica della Calabria e quelle sottoposte alla semplice comunicazione, le aree a vincolo diretto5 e indiretto6 e gli edifici sui quali

è posto il vincolo architettonico-monumentale7.:

• Portale di Palazzo Rognetta;

5 Ex artt. 1 e 3 L. 1089/1939. 6 Ex art. 49 D.Lgs. 490/1999. 7 Ex art. 10 D.Lgs. 42/2004.

• Portale di Palazzo Musitano; • Palazzo Nesci;

• Ex Albergo Centralino; • Giardini sul lungomare; • Palazzo delle Finanze; • Palazzo della Prefettura; • Palazzo del Genio Civile;

• Ex Caserma militare Duca d’Aosta; 4.2.4 Il Piano per l’Assetto Idrogeologico

Ha valore di piano territoriale di settore e rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e di pianificazione mediante il quale l’Autorità di Bacino Regionale della Calabria, pianifica e programma le azioni e le norme d’uso finalizzate alla salvaguardia delle popolazioni, degli insediamenti, delle infrastrutture e del suolo. Il PAI persegue l’obiettivo di garantire al territorio adeguati livelli di sicurezza rispetto all’assetto geomorfologico, relativo alla dinamica dei versanti e al pericolo di frana, l’assetto idraulico, relativo alla dinamica dei corsi d’acqua e al pericolo d’inondazione, e l’assetto della costa, relativo alla dinamica della linea di riva e al pericolo di erosione costiera.

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CAPITOLO 5

I BENI STORICO-CULTURALI

Dall’analisi dell’inquadramento storico ma soprattutto dal quadro conoscitivo e normativo, è emersa la presenza, all’interno dei confini dell’area di studio, di innumerevoli edifici, monumenti, reperti, dalla notevole valenza storico-culturale. Proprio per il loro ingente numero si è scelto di dedicare a questo argomento un capitolo a parte, per fornire un quadro più approfondito rispetto a quanto detto nelle analisi precedenti.

Come si evince dall’elaborato dei Beni Storico-Culturali1,

i manufatti architettonici e scultorei sono stati ordinati in 8 categorie:

• Edilizia privata; • Edilizia pubblica;

• Edifici per il culto e istituti religiosi; • Musei;

• Siti archeologici; • Fortificazioni; • Giardini Storici; • Monumenti.

1 Vedi allegati: Tavola 4_I Beni storico-culturali.

5.1 Edilizia pubblica e privata

Il centro storico della città presenta un serie di edifici storici: alcuni di questi nascono come architetture private e hanno conservato nel tempo la loro destinazione originale, altri sono stati successivamente convertiti in edifici civili e altri infine hanno sempre avuto una valenza pubblica.

Dopo la distruzione del terremoto del 1908 i canoni costruttivi dell’epoca impongono l’uso di sistemi antisismici mediante la tecnologia del cemento armato, fissando i limiti di altezza a due o tre piani e identificandosi con la cultura di rinnovamento tra eclettismo e liberty. Tra gli architetti e ingegneri giunti dal nord Italia e dalla Francia sulla scia del nuovo impulso edilizio vale la pena ricodare lo Studio Zerbi, Pertini e Marzatz, autori di piccoli capolavori di eclettismo come “Villa Genoese Zerbi”, e l’architetto toscano Gaetano Aliberti.

I principali palazzi pubblici e civili sopravvissuti ai giorni nostri si affacciano sulla via Marina e sul corso Garibaldi e il loro stile dominante è appunto il liberty.

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Rhegion tr a T er ra e Mar e EDILIZIA PUBBLICA:

• Scuola elementare “Principe di Piemonte” • Istituto tecnico “Raffaele Piria”

• Edificio ex Casa del fascio • Palazzo di Giustizia • Palazzo San Giorgio

• Edificio sede Hotel Miramare • Teatro comunale “Francesco Cilea” • Palazzo del Governo (Prefettura) • Palazzo dell’Amministrazione Povinciale • Banco di Napoli

• Palazzo Zani (ex Palazzo del Genio Civile) • Intendenza di Finanza

• Banca d’Italia

• Cipresseto (ex Biblioteca “Zanotti Bianco”) • Convitto nazionale “Tommaso Campanella” • Tribunale dei minori (ex Convento di S. Francesco) • Edificio ex Albergo Centralino

• Camera di Commercio • Torre Nervi • Stazione Centrale • Dipartimento Ferroviario • Villino De Nava • Istituto Righi • Istituto De Amicis

• Palazzo dell’ex Cassa nazionale per le ass. sociali • Caserma Mezzacapo

• Palazzo delle Poste

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Rhegion tr a T er ra e Mar e EDILIZIA PRIVATA: • Palazzo Guarna • Palazzo Spanò - Bolani • Villa Genoese - Zerbi • Palazzo Rognetta • Palazo Vilardi • Palazzo Nesci • Palazzo Catanoso • Palazzo Mazzitelli • Palazzo Corigliano • Palazzo Fiaccadori • Palazzo Melissari • Palazzo Palmisano • Palazzo Spinelli • Palazzo Giuffrè • Palazzo Romeo - Retez • Palazzo Barbera • Palazzo D’Angelo • Palazzo Margiotta • Palazzo Comi • Palazzo Gullì • Casa Sandicchi P. • Casa Sandicchi F. • Palazzo Montesano • Palazzo Manganaro • Palazzo Musitano • Villino Nesci • Palazzo Zoccali • Palazzo Farisani

• Palazzo Federico - Mantica • Palazzo Zani - Spadaro • Palazzo Castellani • Palazzo La Face • Palazzo Travia • Palazzo Cama • Palazzo De Salvo

• Palazzo Trapani - Lombardo • Palazzo Vitale

• Palazzo Melissari (via Palamolla) • Palazzo Miccoli - Bosurgi • Palazzo Pellicano

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EDIFICI PER IL CULTO E ISTITUTI RELIGIOSI: • Cappella di S. Gaetano

• Chiesa Cattolica dei Greci

• Chiesa della Madonna dei Poveri (Chiesa di Pepe) • Basilica Cattedrale SS. Assunta

• Cappella SS. Sacramento • Chiesa del SS. Rosario

• Chiesa S. Filippo e Giacomo in S. Agostino • Chiesa di S. Domenico

• Chiesa di S. Paolo alla Rotonda • Santiario di S. Antonio

• Chiesa del S. Cristo

• Chiesa di S. Giuseppe al Corso • Chiesa di S. Sebastiano Martire • Chiesa Evangelica Battista

• Palazzo della Congrega di Gesù e Maria • Ex Monastero della Visitazione di S. Maria • Chiesa di S. Lucia V.M.

• Tempio della Vittoria (S. Giorgio al Corso) • Chiesa degli Ottimati

• Istituto S. Gaetano Opera Pia La Provvidenza • Educando San Vincenzo de Paoli

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Rhegion tr a T er ra e Mar e MUSEI:

• Museo nazionale archeologico della Magna Grecia • Museo San Paolo

• Museo dell’arte tessile, costumi e moda calabrese • Museo del presepe

• Museo dello strumento musicale • Museo diocesano

FORTIFICAZIONI E SITI ARCHEOLOGICI: • Castello Aragonese

• Caserma Duca d’Aosta • Terme romane • Mura greche • Piazza Italia • Odeon ellenistico

• Mura greche “Trabocchetto” • Tomba ellenistica

• Area “Griso-Laboccetta”

• Mura della “Collina degli angeli” GIARDINI STORICI: • Villa comunale • Lungomare • Piazza Castello MONUMENTI: • Stele a G. Pascoli • Monumento a G. Garibaldi • Monumento della Vittoria • Monumento a G. De Nava • Monumento a B. Camagna • Monumento all’Italia • Stele di F. Sofia Alessio • Stele d’Ibico

• Monumento a Vittorio Emanuele III • Colonna a G. Valentino

• Statua “Angelo Tutelare” • Monumento a C. Alvaro • Monumento a F. Genoese • “Tre Fontane”

• Monumento a Umberto I • Busto di Papa Giovanni XXIII • Monumento a D. Vitrioli • Fontana monumentale

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Parte II

LA SINTESI

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CAPITOLO 1

IL QUADRO DI SINTESI

Una volta terminata l’analisi urbanistica dell’area di studio, ha inizio la fase di sintesi: prendendo in considerazione tutti gli aspetti dell’analisi urbanistica, si è cercato di mettere in evidenza solo quelli che potevano avere una connotazione di valore o criticità nei confronti dell’area di progetto e, in una scala maggiore, del contesto urbano racchiuso nell’area di studio.

Nella tavola di sintesi vengono così riportati elementi notevoli estrapolati da tutti gli altri elaborati già realizzati in precedenza, accompagnati dalle rispettive legende.

1.1 La matrice S.W.O.T.

La matrice o analisi S.W.O.T. è uno strumento di pianificazione strategica che serve ad evidenziare le caratteristiche di un progetto1 e le sue relazioni con il

contesto. Si distinguono due variabili positive e due negative, due interne e due esterne rispetto al progetto stesso.

Le variabili interne sono riconosciute come costitutive del progetto da analizzare:

• Strenghts: i punti di forza del progetto, sono qualità utili al conseguimento degli obiettivi;

• Weaknesses: i punti di debolezza, sono qualità dannose al conseguimento degli obiettivi.

1 L’invenzione dell’analisi SWOT è attribuita ad Albert Humphrey, alla guida di un progetto di ricerca per l’Università di Standford negli anni ‘60-’70. Nonostante questo metodo sia fortemente utilizzato come strumento di politica aziendale, la sua efficacia è dimostrata in ogni altra situazione in cui un’organizzazione o un individuo debba svolgere una decisione per il raggiungimento di un obiettivo.

Le variabili esterne sono invece riconosciute nel contesto del progetto da analizzare:

• Opportunities: le opportunità, sono qualità utili al conseguimento degli obiettivi;

• Threats: le minacce, sono qualità dannose al conseguimento degli obiettivi.

Attraverso il metodo SWOT è possibile ragionare rispetto all’obiettivo che si vuole raggiungere tenendo simultaneamente conto delle variabili interne ed esterne.

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Rhegion tr a T er ra e Mar e 1.1.1 Le variabili interne

Il lavoro di sintesi ha permesso di mettere in evidenza le variabili interne, positive e negative.

STRENGHTS:

• L’area di progetto presenta una forte valenza paesaggistica e ambientale, oltre ad offrire ai turisti degli ottimi punti panoramici per ammirare lo Stretto di Messina.

• La posizione ravvicinata della Stazione Centrale permette una rapida fruizione dell’acquario e del museo da parte dei turisti che utilizzano il trasporto ferroviario.

• L’approvvigionamento della risorsa idrica per l’acquario è facilitato, grazie alla sua posizione strategica a ridosso dello Stretto di Messina.

• Il centro cittadino presenta una vasta gamma di risorse culturali e di altri musei, primo fra tutti il Museo archeologico nazionale.

• La presenza di stabilimenti balneari e di aree a libera balneazione nelle immediate vicinanze dell’area di progetto possono rappresentare un motivo di svago per i visitatori.

• La pista ciclabile esistente si sviluppa sul lungomare e consente una fruizione immediata delle nuove strutture da parte dei visitatori muniti di bicicletta. • Il progetto si colloca all’estremo del lungomare sud

e consente il completamento ideale del Lungomare Falcomatà con nuovi servizi e risorse culturali, turistiche e ambientali.

WEAKNESSES:

• Lo sviluppo del tracciato ferroviario in prossimità dell’area di progetto potrebbe rappresentare una fonte di disturbo visivo e di rumori molesti.

• La pista ciclabile non risulta connessa con il tessuto

urbano esistente e non consente una comunicazione efficace soprattutto tra la parte alta e bassa del centro storico.

• La mancanza di collegamento pubblico tra il porto e le stazioni ferroviarie può rappresentare un ostacolo per i turisti, specialmente se diversamente abili. • L’area di progetto è caratterizzata da evidenti

fenomeni di degrado urbano e ambientale e non è percepita dalla popolazione come luogo sicuro e piacevole, soprattutto nelle ore serali.

• La realizzazione di una struttura del genere potrebbe incidere negativamente su un tratto costiero già minacciato e avere un discreto impatto ambientale. • La presenza del tracciato ferroviario crea una

barriera e una fonte di chiusura tra l’area di progetto e il centro storico con i suoi servizi.

• Il parcheggio presente nell’area di progetto non è collegato con alcuna forma di trasporto pubblico o servizio di bike-sharing.

1.1.2 Le variabili esterne

Analizzando il contesto urbano, economico e sociale sono invece emerse le variabili esterne, positive e negative.

OPPORTUNITIES:

• Il tema dell’acquario ha da sempre un forte impatto sul turismo e il progetto sarebbe anche l’unico esempio del suo genere all’interno dei confini regionali.

• L’acquario/museo ha una forte valenza educativa e culturale e si integrerebbe perfettamente nella rete museale esistente.

• La realizzazione del progetto arricchirebbe fortemente il contesto, sia in termini di

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Par

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A SINTESI

urbanizzazione che di bonifica e rinaturalizzazione delle aree adiacenti .

• La recente installazione del sistema ettometrico meccanizzato rende più agevole la comunicazione tra la parte alta e bassa della città e facilita la fruizione dell’area di progetto per i pedoni.

• La città ha da tempi ancestrali un forte legame con il mare e la realizzazione del progetto aiuterebbe a consolidare questo rapporto nell’immaginario collettivo.

• La necessità di nuove dotazioni e servizi turistici permetterebbe lo sfruttamento di edifici e spazi urbani attualmente abbandonati ma potenzialmente recuperabili.

• La realizzazione del progetto potrebbe dare nuova luce alla città, da tempo in penombra sul piano della crescita nonostante il suo rango di Città Metropolitana.

THREATS:

• I recenti problemi gestionali dell’Aeroporto dello Stretto ed una sua eventuale chiusura potrebbero influire negativamente sulla presenza turistica. • Le immediate vicinanze dell’area di progetto non

sono fornite di strutture ricettive adeguate e di qualità.

• La presenza dei torrenti Calopinace ed Annunziata genera rischio idraulico e di inondazione.

• L’area costiera è caratterizzata dal rischio di erosione. • Le aree per attività turistico ricreative sono per la

maggior parte a carattere stagionale e non generano attrattiva turistica al di fuori del periodo estivo. • L’arretratezza degli strumenti urbanistici e l’eccessiva

lentezza della macchina amministrativa ostacolano fortemente lo sviluppo del territorio.

• La presenza di edifici e spazi urbani non utilizzati

o fortemente degradati in zone sensibili del centro storico danneggia la percezione positiva dello spazio urbano.

• La mancanza di infopoint efficienti non consente ai visitatori di conoscere adeguatamente l’offerta turistica e le modalità di fruizione degli spazi urbani.

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Rhegion tr a T er ra e Mar e

Una volta che abbiamo messo in evidenza le caratteristiche positive e negative del progetto, in rapporto a se stesso e al contesto, possiamo definire gli obiettivi, dai quali poi seguiranno le azioni di progetto. Sono stati definiti quattro macrocategorie, all’interno delle quali troviamo l’ambito degli obiettivi e le strategie della progettazione:

• Architettura: Riqualificazione del patrimonio edilizio esistente;

• Urbanistica: Connessione e sinergia tra i tessuti urbani;

• Turismo: Creazione di un itinerario turistico-culturale;

• Natura: Conservazione delle risorse naturali.

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Parte III

IL PROGETTO

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