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PROGETTO DI UNO XENODOCHIO SUI RUDERI DELL’ABBAZIA DI LINAR

L’area in cui sorgeva l’antica abbazia di Linari è situata al di sotto del passo del Lagastrello, in territorio toscano ma al confine con quello emiliano, in una valle esposta a sud e circondata dalle catene montuose appenniniche. Questa valle è attraversata dalla Strada Provinciale 74 Massese; proprio di fianco a questa, sono visibili i suggestivi ruderi dell’antico insediamento di Linari, introdotti da un car- tello esplicativo e da una piccola cappella dedicata ai santi Salvatore e Bartolomeo. Come si è visto1, questi verosimilmente non appartengono al complesso monasti-

co, poiché non presentano paramenti murari di fattura medioevale, bensì tecni- che costruttive post medievali. Si tratta quindi, molto probabilmente, dei resti di edifici successivi, costruiti reimpiegando materiali prelevati dall’antica abbazia di San Bartolomeo di Linari. A conferma di ciò, è sufficiente analizzare la cartografia storica2 con l’attuale planimetria del sito: risulta evidente la corrispondenza tra gli

antichi dati cartografici e le tracce presenti oggi sul territorio.

Visitando il luogo, la prima considerazione che si può fare è che i ruderi di Linari rappresentano l’unica testimonianza di un insediamento umano nel raggio di molti chilometri: nel resto della valle, infatti, è la natura ad essere l’elemento preponderante, “disturbata” solo dalla Strada Provinciale e da alcuni sentieri trac- ciati dall’uomo per permettere passeggiate e percorsi lungo il crinale appenninico. Il fatto che, nonostante l’abbazia abbia cessato di esistere molti secoli or sono, questo luogo, differentemente dal circondario, abbia continuato a crescere e svi- lupparsi come insediamento umano, è un’ulteriore testimonianza della crucialità di quest’area.

Più sistemi di lettura del territorio, infatti, trovano in Linari un elemento di centralità. Il primo è quello della via del sale, di cui si è lungamente trattato, e che è oggi ancora leggibile nella vicinanza che ancora intercorre tra l’area di Linari e la

strada: un legame sorto nel medioevo e mai interrotto. Il secondo sistema è quello dei crinali appenninici: Linari si trova in una valle situata nella depressione del Lagastrello, a metà strada tra il crinale appenninico che separa l’Emilia Romagna dalla Toscana, e il crinale più a sud situato totalmente in territorio toscano. Questi sono attraversati da molteplici percorsi, che li collegano e che permettono alle persone di attraversare a piedi, così come facevano gli antichi pellegrini, questi territori. Il terzo e ultimo sistema è, invece, una lettura data dal programma MAB Unesco (Mab – Man and Biosphere): questo programma viene descritto dall’U- nesco come un “programma scientifico intergovernativo avviato dall’UNESCO nel 1971 per sostenere un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello Sviluppo Sostenibile. Tra le sue finalità rientrano, in particolare: la promozione della cooperazione scientifica, la ricerca interdisciplinare per la tutela delle risorse naturali, la gestione degli eco- sistemi naturali e urbani, l’istituzione di parchi, riserve ed aree naturali protette.” Il Programma MAB include al suo interno le Riserve della Biosfera, che com- prendono ecosistemi terrestri, marini/costieri o una combinazione degli stessi. Le Riserve promuovono attività di cooperazione scientifica, ricerca interdisciplinare e sostenibilità ambientale nel pieno coinvolgimento delle comunità locali, per- tanto rappresentano esempi di best practice nell’ottica dello sviluppo sostenibile e della interazione tra sistema sociale e sistema ecologico3. Questo programma ha

individuato nel crinale appenninico il confine climatico tra clima mediterraneo e clima europeo. L’area di Linari si trova all’interno di questo confine climatico, e come tale assume valore e centralità a una scala maggiore rispetto a quella relativa al semplice territorio circostante.

La memoria dell’abbazia di San Bartolomeo che qui sorgeva, e queste ultime considerazioni appena fatte, hanno permesso di definire in maniera abbastanza immediata il programma per il progetto di recupero e valorizzazione di quest’a- rea. Così come era avvenuto in un lontano passato, la scelta più corretta è sem- brata quella di ripensare per Linari un luogo di ospitalità, una struttura capace di accogliere le persone che attraversano questo territorio, sia che essi siano “vian- danti” in cammino lungo i sentieri appenninici, sia che siano turisti di passaggio

che necessitano solo di una breve sosta, piuttosto che studiosi desiderosi di fer- marsi, conoscere e studiare questi luoghi: il programma, quindi, si proponeva di ripensare per Linari un moderno xenodochio.

Cosa può essere uno xenodochio oggi? Per definire ciò, è utile richiamare i due concetti in cui si è riassunta la valenza di queste strutture in epoca medievale: ospitalità e cultura4.

Ospitalità è forse il concetto di più immediata identificazione: questo nuovo xenodochio dovrà offrire un luogo per riposarsi, ristorarsi e magari pernottare; dovrà essere un piccolo ostello, posto in questa grandissima e bellissima valle, in cui si incrociano percorsi, sentieri, persone, storie.

Il nuovo xenodochio di Linari, però, non può limitarsi solo a questo; qui entra in gioco, infatti, il concetto di cultura. Come in passato, infatti, gli ospitali erano delle vere e proprie fucine di cultura, così oggi sembra necessario che questa ar- chitettura assuma un ruolo nel territorio, sia un avamposto dedito alla conoscenza del luogo, alla cultura, all’approfondimento , in modo tale da diventare un luogo da cui ci si allontana accresciuti di una nuova esperienza. Per questo il nuovo xe- nodochio comprenderà anche un centro studi, una zona cioè destinata allo studio e all’approfondimento di temi legati a questo territorio.

Chiarito il programma, è stato importante affrontare il tema del rapporto con le rovine: come comportarsi con queste ultime testimonianze della storia che ha interessato quest’area? La scelta che è stata fatta, è stata quella di conservare le rovine in quanto tali, prevedendo solo la loro sistemazione e messa in sicurezza. Queste, infatti, rappresentano un’importante testimonianza del processo cultu- rale che ha interessato Linari: testimoniano un’antica abbazia, ma soprattutto un insediamento che nel tempo si è sviluppato ed è cresciuto. Il progetto della nuova costruzione, quindi, si pone vicino a queste rovine, ma staccato da esse, e diventa parte di questo insediamento, rappresentandone la parte nuova, l’odierna evolu- zione.

Si è scelto di pensare al nuovo xenodochio di Linari come ad un unico volume, in ricordo della semplicità delle forme che ha quasi sempre caratterizzato gli an- tichi ospitali. Il nuovo edificio è stato collocato a margine delle rovine, cercando

gna, invece, una maggiore chiusura. Da quest’ultimo lato, quindi, sono stati posti tutti i locali di servizio o, comunque, i locali che non necessitavano di aperture: questo ha permesso di definire un prospetto totalmente cieco, eccezion fatta per una grande finestra, posta nella zona reception, rivolta verso le rovine. Verso la valle, invece, il prospetto si apre completamente: al livello inferiore sono presenti le finestre dell’ostello, mentre al livello superiore una grande vetrata permette di guardare tutta la valle. Questa differenza di comportamento dettata dalle due di- verse situazioni è stata applicata anche in sezione: verso la montagna l’edificio è più basso, verso la valle, invece, si alza e si apre verso questa mediante l’utilizzo di una falda unica.

L’edificio è interamente rivestito di pietra arenaria, materiale tipico del luogo. La copertura, invece, è in lastre di lamiera.

Si è detto che le rovine sono state conservate in quanto tali, prevedendo solo la loro messa in sicurezza. Queste, inoltre, sono state messe a sistema per ottenere un parco archeologico che le valorizzasse e permettesse a chiunque di visitarle e comprenderle. Per fare ciò, si sono utilizzate le due carte storiche dell’area, il cata- sto leopoldino del 1825 e il catasto del 1959. Il sedime dell’insediamento riportato nella carta del 1825 è stato ridisegnato con una pavimentazione in pietra arenaria, andando a definire con delle lastre di altezza maggiore la posizione degli antichi muri. Con un tipo di pavimentazione diversa sono stati definiti, invece, i confini dell’insediamento successivo al 1825, rilevabile dalla carta del 1959: questo secon- do sedime definisce, così, un’area trattata a prato. Questo trattamento degli spazi esterni è stato pensato per permettere una lettura completa e chiara delle rovine, comprendendo così anche le due soglie storiche di cui si hanno fonti certe e do- cumentate.

A completamento del progetto, è presente ad est della strada un’area spianata destinata a parcheggio. Da questa parte un percorso che porta in un primo luogo, una “stanza a cielo aperto” scavata nella montagna, che, in sostituzione del cartello e della cappella oggi presenti, funge da luogo introduttivo a Linari. Da qui il per- corso riparte, per giungere al parco delle rovine e allo xenodochio

.

Nel capitolo seguente si riportano le tavole di progetto. però sempre e comunque un legame con queste. Un muretto che si sviluppa lungo

la valle, quindi, è diventato il punto di riferimento per il posizionamento dello xenodochio, di cui è stata poi definita una dimensione che fosse coerente con la scala dell’antico insediamento; per fare ciò, è stato utile recuperare alcuni allinea- menti dalle rovine stesse.

Le rovine presenti nell’area, sopravvissute allo scorrere del tempo, possono es- sere lette come degli imponenti muri che, con il loro andamento molto regolare, definiscono degli spazi. Si è cercato di riprendere questo concetto e riportarlo nel nuovo edificio. Questo, quindi, è stato disegnato a partire da un grosso muro che, con il suo andamento, definisce due spazi diversi per dimensione e relazio- ne con il territorio: lo spazio più piccolo è aperto verso le rovine e chiuso verso la valle, quello più grande si comporta in maniera inversa. Questo grosso muro, dello spessore di un metro, diventa esso stesso, proprio come le rovine, un segno riconoscibile nel territorio. All’interno dell’edificio questo spesso muro diventa una parete attrezzata, composto da numerose nicchie usate come ripostigli e bi- blioteche.

Nella definizione del nuovo edificio è stato molto importante considerare an- che il rapporto con il territorio: si è in presenza, innanzitutto, di un dislivello mol- to importante. L’edificio si compone, così, di un piano terra parzialmente interra- to: una parte è destinata a magazzino, l’altra è destinata all’ostello vero e proprio, composto da una zona comune, servizi e sette stanze doppie. Il piano superiore, completamente fuori terra, è destinato al centro studi: è composto da un primo ambiente di accoglienza, reception e bar, e poi dall’ambiente destinato allo studio. Questo presenta sia degli studioli più riservati, ciascuno dotato della propria pic- cola libreria ricavata nella parete attrezzata, sia una grande sala totalmente aperta. Questo ambiente, inoltre, presenta una doppia altezza. Grazie al naturale dislivello dell’area è stato possibile ricavare due ingressi separati per l’ostello e il centro studi.

Un altro aspetto molto importante del territorio è il fatto che da un lato è presente la montagna, dall’altro, invece, si apre la valle in tutto il suo splendore. Questo, come si è già parzialmente visto prima, ha suggerito due diversi modi di comportarsi: verso la valle si è cercata una maggiore apertura, verso la monta-

1 cfr. capitolo “Storia dell’abbazia di San Bartolomeo a Linari”, pag. 63

2 cfr. figg. 22 - 23 -24 -25, relative alla cartografia storica di Linari, pagg. 70 - 72 3 Definizioni tratte da www.unesco.it

4 cfr. capitolo “Xenodochi: storia e caratteristiche di una tipologia costruttiva”, pag.77

TAVOLE

Politecnico di Milano - Polo territoriale di Mantova Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni Corso di Laurea Magistrale in Architettura Tesi di laurea Relatore:Prof. Vittorio Uccelli Laureanda: Francesca Poggiani, mat. 840926 A.A. 2016/2017, sessione di dicembre

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