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propone una prospettiva antitetica a quella consueta, raccontando la biografia alla rovescia di un uomo che

Nel documento ISLL Papers Vol. 2 / 2009 (pagine 104-136)

nasce vecchio e muore neonato nella culla. Di quest’ultimo romanzo è stato prodotto un film nel 2008 (proiettato in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane), la cui locandina, curiosamente, è scritta al contrario e, dunque, per poterla leggere e comprenderne il senso andrebbe rovesciata.

3 Quest’aspetto, peraltro, non è nuovo, avendo tra i suoi precedenti anche l’illustre contributo di Vincenzo

Ferrari (1993) che, nell’esplorare le funzioni del diritto in un contesto sociale conflittuale, riflette sull’agire strategico del soggetto diretto ad ottenere il riconoscimento dei propri diritti e delle proprie aspettative. Nell’analizzare i rapporti tra soggetto e diritto e nel tentativo di comprendere le funzioni del diritto in un contesto di crisi del sistema del welfare state, l’autore ragiona anche sul carattere riflessivo del diritto, ravvisato nella capacità della legge di limitarsi a fornire una cornice statica nei suoi bordi, ma flessibile al suo interno, onde favorire la negoziazione di procedure, divisione di competenze e l’organizzazione che porterà alla decisione finale.

2. La regola dell’inversione dell’opera di Lewis Carroll

Questa duplice attitudine del mondo dello specchio ad esprimere l’inversione e la capacità di Alice a riflettere (ovvero ad individuare la mossa giusta riflettendo, id est: ragionando) emerge in molti punti del romanzo. Vorrei poter esaminare gli episodi più rilevanti in cui Carroll collega il tema della specularità con l’inversione e con la possibilità di agire razionalmente.

Un primo esempio lo troviamo nel capitolo I, quando Alice ha appena oltrepassato lo specchio e intrattenendosi a parlare con i fiori in giardino scorge la Regina Rossa. Risoluta a conoscerla e a parlare con lei, Alice non esita ad andarle incontro. Con suo sommo stupore, il tentativo fallisce miseramente: nel mondo dello specchio, per andare incontro ad una cosa, bisogna allontanarsi e camminare nella direzione opposta alla cosa stessa. Dopo diversi tentativi, tutti falliti, Alice capisce che non può improvvisare per raggiungere il suo obiettivo, che deve agire con razionalità, conformando il suo comportamento a una regola logica: deve, insomma, riflettere. E dunque: riflessività come realtà invertita dallo specchio, ma anche come ricerca ragionata della regola d’agire.

Alice si volse tutta eccitata e scoprì che era la Regina Rossa.

[…] «Le vado incontro» disse Alice, perché i fiori erano molto interessanti, ma sarebbe stato ancora più eccitante parlare con una Regina vera.

«Quella è una cosa che non puoi fare, in alcun modo» disse la Rosa. «Faresti meglio a prendere la direzione opposta».

E questo ad Alice parve un’assurdità, perciò non disse niente e si mosse subito incontro alla Regina. Con sua grande sorpresa, la perse di vista in un attimo, e si ritrovò di fronte alla casa un’altra volta.

Piuttosto irritata, tornò indietro, e dopo aver guardato dappertutto in cerca della Regina (la scorse infine, lontana lontana), decise di provare questa volta se il progetto di camminare nella direzione opposta funzionava.

Funzionava magnificamente. Dopo nemmeno un minuto che camminava si ritrovò faccia a faccia con la Regina Rossa, e proprio davanti alla collina che aveva tanto desiderato di raggiungere. (Carroll 2007: 169-70)

La corsa verso la Regina non è l’unico esempio della struttura dello specchio e dell’esigenza di “riflettere” la regola comportamentale. Nel capitolo II, quando Alice si rende conto di trovarsi nel bel mezzo di una scacchiera ed esprime il desiderio di giocare, la Regina Rossa le spiega che per diventare Regina deve partire dalla seconda casella e raggiungere l’ottava. Alice, tenuta per mano dalla sua compagna di viaggio, comincia quindi a correre dietro la Regina, ma nonostante la povera resti senza fiato tutto attorno a lei resta immobile.

L’aspetto più curioso della faccenda era che gli alberi e tutte le altre cose attorno restavano sempre fermi allo stesso posto: per quanto corressero, era come se non superassero mai nulla. «Può essere che tutte le cose si muovano assieme a noi?» pensava la povera Alice, assai perplessa. E la Regina, come se indovinasse i suoi pensieri, le gridò: «Più svelta! Non cercare di parlare!» […] «Ci siamo! Ci siamo!» gridò la Regina. «Più svelta! Più svelta!». E andavano così forte che alla fine sembrava che fendessero l’aria quasi senza toccare il suolo con i piedi, finché d’improvviso, […] si fermarono e lei si ritrovò seduta per terra […].

[…] Alice si guardò attorno assai sbalordita. «Ehi, ma siamo rimaste per tutto il tempo sotto quest’albero! È tutto esattamente com’era prima!»

«Certo» rispose la Regina. «Cosa ti aspettavi?»

«Bè, nel nostro paese» disse Alice, ancora un po’ trafelata, «di solito si arriva da qualche altra parte – quando si corre per tutto il tempo che abbiamo corso noi».

«Ma che paese lento!» esclamò la Regina. «Qui, invece, ti tocca correre più forte che puoi per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte, devi correre almeno due volte più forte.» (Carroll 2007: 172 ss.)

Poco dopo, mentre Alice sta ancora pensando all’esperienza vissuta, cominciò a ricordarsi di

essere una Pedina e che presto sarebbe toccato a lei muoversi.

L’esperienza dell’inversione non può non accompagnarsi, dunque, alla riflessione sull’agire. E ancora, nel capitolo V, quando Alice incontra la Regina Bianca4 e scopre gli “effetti” del

vivere alla rovescia.

[…] «è l’effetto del vivere alla rovescia» le spiegò la Regina gentilmente; «all’inizio dà sempre un leggero senso di vertigine».

«Vivere alla rovescia!» ripeté Alice con grande meraviglia. «Non ho mai sentito parlare di una cosa simile!»

«ma bisogna dire che c’è un gran vantaggio: quello della memoria che funziona in entrambe le direzioni».

«La mia di sicuro funziona in un’unica direzione» osservò Alice. «Io non riesco a ricordarmi le cose prima che siano successe».

«Che memoria misera se funziona solo all’indietro!» osservò la Regina. «Quali sono le cose che lei ricorda meglio?» si arrischiò a chiedere Alice.

«Oh, le cose che successero le due prossime settimane» rispose la Regina con un tono noncurante5. (Carroll 2007: 203)

4 La figura della Regina non è certo una novità in questo romanzo. Già in Alice nel Paese delle Meraviglie,

infatti, Carroll aveva introdotto il personaggio dell’inflessibile ed odiata Regina di Cuori che trascorreva il suo tempo dando ordini alle guardie, giocando a croquet con fenicotteri e porcospini e condannando a morte i suoi sudditi. La Regina di Cuori era temuta più dello stesso sovrano che passa sempre inosservato dai suoi sudditi e dal lettore stesso. Il Coniglio Bianco, ad esempio, all’ingresso della Regina di Cuori, esclama: Sua maestà, la Regina di Cuori!, ignorando completamente il Re che pure accompagnava la Regina. Ciò che tuttavia incuriosisce in Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, è addirittura la presenza di due Regine. Il contrasto tra i due personaggi è netto: la Regina Rossa è dura, rigida, quasi il prosieguo della Regina di Cuori del precedente romanzo. La Regina Bianca è dolce, gentile ed aiuta Alice a comprendere meglio l’inversione del mondo dello specchio che, almeno all’inizio, sembra condurre la povera Alice alla disperazione. A proposito della Regina Rossa, Carroll stesso scrisse (Carroll, 2007: 295): «l’ho raffigurata come una Furia, ma di un altro tipo [rispetto alla Regina di Cuori]; la sua collera dev’essere fredda e calma; lei deve essere formale e rigida, ma non scortese; pedante alla decima potenza!». Secondo Kincaid (1973) la Regina Rossa costituisce il simbolo di ciò che Alice diventerà da adulta. Rifiuta di accettare il senso comune delle parole e la spiegazione finale e definitiva derivante dal senso comune delle cose, ed ecco perché è l’unico personaggio che Alice teme e rispetta. Della Regina Bianca Carroll (2007: 301), invece, scrisse: «sembrò al sogno della mia fantasia gentile, stupida, grassa e pallida; indifesa come un bambino; e con un’aria di lentezza, vaghezza, stupore». Le due Regine simboleggiano ancor di più l’ambivalenza di Alice: da un lato, il suo essere ancora una bambina, curiosa, gentile e legata al senso comune delle cose derivante dalle nozioni studiate ed apprese dagli adulti, da un altro lato, la sua propensione a crescere, sviluppando la sua intelligenza fino a raggiungere una completa autonomia ed indipendenza.

5 La difficoltà di usare la memoria per ricordare il passato è una caratteristica del mondo dello specchio. La

Regina Bianca non è l’unico esempio. Il Re Bianco annota le proprie impressioni su un’agenda per non dimenticarle. Insomma, nel mondo dello specchio, regolato dall’inversione, la memoria assomiglia più ad un ponte verso il futuro che non ad un legame con il passato.

Il dialogo con la Regina Bianca consente ad Alice di verificare la fondatezza delle regole del suo mondo. La Regina, infatti, spiega ad Alice che il Messaggero del Re si trova in prigione per scontare una pena ma, aggiunge: «il processo comincerà soltanto mercoledì prossimo, e naturalmente il delitto viene per ultimo»; e quando Alice obietta che il delitto potrebbe anche non essere stato commesso e che quindi: «sarebbe stato meglio se [il Messaggero] non fosse mai stato punito» – la Regina Bianca le risponde con un secco: «È qui che ti sbagli» e le chiede se lei fosse mai stata punita (Carroll 2007: 203). Il seguito di questo dialogo è un indubbio capolavoro letterario incentrato sull’inversione.

«Sei mai stata punita? » [chiese la Regina ad Alice], «Solo per delle malefatte» rispose Alice.

«E dopo ti sei sentita meglio, lo so!» esclamò la Regina in tono trionfante.

«Sì, ma io avevo fatto le cose per le quali venivo punita» disse Alice, «c’è una bella differenza». (Carroll 2007: 203-204)

Nel mondo dello specchio la pena viene inflitta prima che inizi il processo e il reato potrà solo eventualmente essere commesso. Ed è tuttavia proprio questa specularità ad offrire ad Alice lo spunto per riflettere sul rapporto tra crimine (malefatta) e sanzione (punizione). È in questo interagire con la Regina che le spiega come funziona una memoria proiettata nel futuro e come un presunto reo venga punito nel mondo dello specchio ad innescare in Alice la riflessione sul giusto rapporto tra illecito e sanzione. Ed è in quell’esatto momento che Alice riesce a spostarsi sulla casella successiva: il riflettere le consente di compiere la mossa giusta e di avanzare nella partita verso l’ottava casella, quella che le consentirà di divenire Regina6.

E completiamo quest’analisi degli episodi chiave del romanzo, che mettono in evidenza la regola dell’inversione e la specularità del mondo dello specchio, con l’incontro con il Cavaliere Bianco che scorterà Alice all’ottava casella. Mentre i due attraversano il bosco il Cavaliere chiede ad Alice se può cantarle una canzone:

«Tutte le volte che la canto e qualcuno mi sta a sentire – o gli vengono le lacrime agli occhi, oppure…»

«Oppure cosa?» chiese Alice, perché il Cavaliere aveva fatto una pausa improvvisa. «Oppure non gli vengono. Il nome della canzone è Occhi di merluzzo». (Carroll 2007: 248)

Il Cavaliere non lascia margini di dubbi, perché, sebbene Alice interpreti il silenzio che segue l’espressione “oppure” come una pausa innaturale e improvvisa, il significato del discorso emerge dalla frase pronunciata e non ha bisogno di ulteriori precisazioni: ascoltando la sua canzone, o

6 Il cammino che Alice compie per dirigersi verso l’ottava casella è tutto incentrato su questo avanzare in

compagnia delle due Regine. Carroll intreccia la variabile dell’età con quella del genere. Non è un caso che Alice si accompagni a due personaggi che simboleggiano contemporaneamente il suo lato infantile (Regina Bianca) e quello adulto (Regina Rossa). Alice riuscirà a diventare Regina nel momento in cui saprà conciliare la sua curiosità infantile e la sua gentilezza d’animo con la sua intelligenza ed autonomia. Ciò suggerisce che Carroll abbia voluto affidare la sovranità ad un essere superiore (una bambina) che per la sua intelligenza immaginativa riesce ad adattarsi alle diversità, sino a giungere alla comprensione ed interiorizzazione delle regole del mondo “alla rovescia”.

vengono le lacrime, oppure, in una situazione diametralmente opposta, le lacrime non vengono. Ed è nella canzone che si canta di una mano destra infilata in un guanto sinistro, come ulteriore evidente segno del mondo dello specchio. Eppure è grazie all’interazione con il Cavaliere che Alice riesce ad arrivare all’ottava casella e a realizzare il suo sogno di diventare Regina.

3. La ricerca della regola d’agire: la riflessività del diritto

Alice sperimenta gli effetti della specularità: nel gioco dello specchio le poesie si leggono al contrario, per avanzare verso una cosa si deve andare nella direzione opposta a quella in cui si trova la cosa, i processi hanno inizio prima che sia commesso il reato e la memoria va verso il futuro e non verso il passato. In questo mondo inverso, Alice deve giocare la propria partita a scacchi, superare le caselle affrontando ostacoli per arrivare all’ottava casella.

La scelta che Alice compie di volta in volta non è un’adesione tout court a quanto viene indicato o riferito dai suoi compagni di viaggio: Alice, ad esempio, non ascolta da subito il suggerimento della Rosa di non andare incontro alla Regina, ma di scegliere la direzione opposta. Semmai la sua è una razionalità mediata, nel senso che non è immediata (nell’accezione di istantaneità) perché la prima scelta di Alice è istintiva e non ragionata, e, soprattutto, non è immediata, perché la regola viene trovata con la mediazione di un altro soggetto che, in questo caso (come d’altronde in tutti gli altri episodi simili a questo), è l’interlocutore di Alice.

L’indicazione della regola logico-razionale da parte della Rosa non sarebbe sufficiente a spingere Alice ad adottarla, perché il linguaggio non è mai decisivo, in quanto può essere sempre riformulato, essendo, invece, solo un processo decisionale, che sarà poi confortato dall’esperienza, che spinge Alice ad adottare la regola. Che le modalità con cui Alice trova la regola di condotta non si risolvano in una mera adesione lo si comprende anche dal testo stesso: Alice è irritata per il fallimento dei suoi piani di incontrare la Regina, torna indietro, riprova ad andarle incontro, si guarda nuovamente intorno alla ricerca della Regina e, solo alla fine di questo lungo e faticoso processo sensoriale, emotivo, di elaborazione razionale della realtà e del dialogo avuto con la Rosa, “decide” di allontanarsi dalla Regina, piuttosto che di andarle incontro, per verificare la fondatezza della regola trovata.

Alice non può permettersi di agire senza riflettere, perché quando lo fa ottiene risultati sconfortanti, e quindi non può far altro che rinunciare alla sua curiosità istintiva – che pure l’aveva guidata nelle avventure nel Paese delle meraviglie – per rivestirsi di un’auto-consapevolezza che le consente di costruire la regola. La regola di condotta viene trovata attraverso l’interazione con i personaggi che incontra e con l’ambiente che la circonda, dotato di una propria animazione. Non è tanto lo scopo a muovere Alice sulla scacchiera, quanto la possibilità di poter fare la mossa giusta, ove

per mossa giusta intendo la possibilità di armonizzarsi con l’intera realtà in cui è calata, sino a diventarne elemento caratterizzante.

Alice non subisce il mondo dello specchio o meglio, con la sua intelligenza, riesce a vedere anche l’altro lato delle cose e ad interiorizzare le nuove regole sino ad adattarsi pienamente ad esse. Ella si rende conto che punire una persona (il Messaggero del Re) senza che questi abbia commesso un delitto è sbagliato, e il gioco dello specchio che inverte il rapporto tra crimine e sanzione la induce a riflettere su questa relazione e a individuarne la corretta sequenza logico-temporale. Alice diviene parte del nuovo mondo rovesciato, si erge a creatura in funzione di un nuovo mondo e la sua identità viene ricreata nel mondo ove si trova non casualmente ma razionalmente e con la partecipazione di tutti coloro che generano e (ri)generano il mondo dello specchio. Alla fine il rapporto che Alice costruisce con la regola comportamentale scaturisce dal gioco dello specchio e dalla riflessività: Alice riflette la regola, ma la regola non può che riflettere Alice.

A partire dal modello di Alice vorrei sperimentare la possibilità di adottare la riflessività come chiave di lettura della società moderna e la riflessività del diritto come una possibile chiave di interpretazione della stessa società contemporanea, la cui dimensione fondamentale è la “complessità”; tanto da esserne diventata il paradigma. Complessità intesa come “inafferrabilità degli elementi e dei dati”, “difficoltà di definire il processo di una decisione efficace, capace di esprimere una scelta”, “pluralità di centri di informazione, di decisione e di azione”, “complessità del pensiero che corrisponde a una multimensionalità dei processi, dei fatti e della stessa individualità empirico- sociale”7. Complessità, in ultima analisi, come difficoltà nell’individuare “il luogo e la forma della decisione” nella società moderna e, dunque, come substrato per la teoria della riflessività.

Il mondo dello specchio ove Alice viene catapultata è un mondo complesso. La complessità deriva dall’iniziale difficoltà di Alice a misurarsi con il mondo dello specchio e con il suo inverso. È questo vedere doppio che rischia di portare la povera Alice alla disperazione ma, soprattutto, è il voler a tutti costi applicare al nuovo mondo le regole e le categorie del mondo “al di qua dello specchio” che mette in crisi Alice. Ella deve accettare il dissolvimento (inoperatività) delle sue categorie (andare incontro ad una cosa significa allontanarsene; parlare con fiori e cose inanimate; per capire bisogna

7 Di complessità come componente caratterizzante la società moderna parla Pietro Barcellona, il quale sostiene

che (2003: 130): «Lo specchio prismatico della riflessività multiversa assume la “complessità” come nuovo paradigma dell’epoca moderna: la complessità viene del resto indicata come la grande sfida del tempo presente». Tuttavia, pur concordando con Barcellona e con la sua “lucida” e realistica analisi della società moderna caratterizzata dalla frantumazione dell’Io che ha perso le sue basi per la propria identificazione (tempo, corpo, esperienza e spazio), non se ne condivide la conclusione. Il filosofo, infatti, definendo la mediazione prismatica come «la connessione formalizzata dell’isolamento estremo del singolo; la forma dello stare insieme in una società frantumata, la connessione di una società senza socialità» (Ib.), sulla scia della teoria cibernetica, giunge ad individuare nel computer il medium tra individuo e società, come «mediatore generale ed esclusivo fra io e mondo» (Ivi: 129), mentre qui si ritiene invece che il computer, favorendo la dimensione virtuale in luogo di quella reale, possa aumentare il divario tra individuo e società. Si ritiene invece – concordemente con Jürgen Habermas (1998) – che siano le forme di associazionismo, le cd. arene politiche, ad incentivare e a rendere più costruttivo il rapporto tra individuo e società.

leggere al contrario) e predisporre nuove strategie cognitive e normative per poter ridurre la complessità del mondo dello specchio. Deve, insomma, adottare modalità di riflessione e di (inter)azione rapportandosi ai personaggi del mondo dello specchio e scegliendo strategie di azione, non più fondate sull’istinto, ma su una capacità logico-razionale mediata dal dialogo con i personaggi che incontra e dall’interiorizzazione della regola fondamentale dell’inversione.

Alice diventa il paradigma dell’uomo moderno che si presenta come sistema immerso in un mondo complesso, ove ciascuno ha proprie categorie e ove ci sono infinite possibilità sociali. La possibilità di sopravvivere alla complessità sociale si realizza soltanto mediante scambi tra sistemi che si presentano come eventi comunicativi non caratterizzati da una passiva ricezione di informazioni esterne, ma volti all’individuazione della regola d’agire razionale.

La domanda è: Alice è un sistema che sopravvive alla complessità dell’ambiente esterno (del mondo dello specchio) aumentando la propria complessità o, diversamente, utilizza questa complessità stabilendo relazioni con gli altri sistemi e partecipando a quei processi di formazione della regola comportamentale? Superata l’impasse iniziale, derivante dall’applicazione nel mondo “al di là dello specchio” di chiavi di lettura diverse da quelle conosciute ed applicate da Alice nel mondo “al di qua dello specchio”, ella partecipa al gioco, confrontandosi con i personaggi che incontra e sviluppando la sua intelligenza osservativa per trovare la mossa giusta. In bilico tra due mondi (e la conclusione del romanzo ne è la prova), Alice si apre alla cooperazione perché è capace di osservare le cose anche

Nel documento ISLL Papers Vol. 2 / 2009 (pagine 104-136)