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4. Caso studio 2: progetto per l‘implementazione del modello dei WSP in due siti pilota nel territorio toscano

4.3. Proposte operative per un modello per l‘analisi della vulnerabilità

La seconda fase di implementazione del modello (fase 2), analogamente al caso studio 1, consisterà in una serie di attività volte alla predisposizione di un modello per la descrizione del sistema idrico e l‘analisi delle sue vulnerabilità e allo sviluppo degli strumenti per la sua implementazione (es. check list, indicatori, mappatura fonti, eccetera). Si tratta di attività centrali rispetto a tutto il progetto di implementazione del WSP, che possono essere sintetizzate nelle seguenti sottofasi:

 Fase 2 A: analisi della letteratura e predisposizione del modello

 Fase 2 B: predisposizione della checklist e raccolta dei dati in modalità desk  Fase 2 C: predisposizione della lista di indicatori per l‘applicazione del modello Nella fase 2 A, la ricerca di un modello per la descrizione del sistema idrico e delle sue vulnerabilità partirà da un‘analisi della letteratura (scientifica e grigia) finalizzata a ricostruire

52 un framework metodologico di riferimento e un set di strumenti o modelli in grado di integrare efficacamente le due dimensioni di approfondimento (effetti del cambiamento climatico e aspetti epidemiologici) e di cogliere le specificità dei due contesti pilota che sono state riportate sinteticamente nel capitolo 4.1.

In questo senso, dall‘analisi della letteratura sull‘argomento (capitolo 2) e dall‘esperienza applicativa del caso studio 1, sono già emersi alcuni possibili modelli come il tradizionale modello DPSIR o le sue versioni modificate, e alcuni approcci complementari (DRR e IWRM), che dovrebbero essere considerati nel WSP per la corretta integrazione degli aspetti connessi al cambiamento climatico.

Per quanto riguarda il modello DPSIR, il suo utilizzo in forma semplificata per l‘analisi della vulnerabilità nel caso studio 1 si è rilevato efficace per l‘individuazione di una vasta gamma di potenziali eventi pericolosi, anche in un contesto fortemente antropizzato. Esistono già inoltre alcune esperienze di utilizzo di questo modello (Boelee et. al, 2019 Shields, 2014) per l‘analisi delle relazioni esistenti tra pressioni ambientali, risorsa idrica e salute, che lo renderebbero adatto anche rispetto alla razionalizzazione e all‘integrazione degli aspetti epidemiologici. Inoltre, come visto nel capitolo 2, il modello DPSIR è già incorporato nei principi dell‘Integrated Water Resource Management (IWRM) che, attraverso una gestione integrata e partecipata di tutti gli utilizzi della risorsa, mira a proteggere l'ambiente e gli ecosistemi, a favorire la crescita economica e lo sviluppo agricolo sostenibile, a promuovere la partecipazione democratica alla governance e a migliorare la salute umana. Con questa visione, l‘IWRM fornisce un quadro per l'adattamento ai cambiamenti a lungo termine associati ai cambiamenti climatici col risultato che fattori quali lo sviluppo della popolazione e la domanda idrica degli altri settori, insieme alla ricostruzione degli scenari climatici, diventano temi rilevanti che vanno considerati. In quest‘ottica il modello DPSIR può rappresentare uno strumento per lo studio della vulnerabilità attuale e futura.

Gli strumenti IWRM offrono una gamma di opzioni di adattamento (o risposte, se viste dal punto di vista di un modello DPSIR) che possono aiutare direttamente o indirettamente a ridurre i livelli di rischio (sia per quanto riguarda gli aspetti quantitativi che qualitativi) per i sistemi di approvvigionamento idrico. Come già accennato nel capitolo 2, molti di essi si riferiscono maggiormente a disposizioni di governance o istituzionali per la gestione delle risorse idriche piuttosto che a misure di controllo diretto (ad esempio, lo sviluppo e il rispetto delle normative sulla qualità delle acque e sull'inquinamento può aiutare a ridurre i rischi di

53 contaminazione della risorsa naturale). I principi dell‘IWRM supportano anche nel valutare i rischi ed esplorare le opportunità nel loro complesso. Ad esempio, la pressione su una risorsa idrica scarsa può essere ridotta usando in sicurezza le acque reflue per l'irrigazione.

L‘altro approccio menzionato per l‘integrazione degli effetti del cambiamento climatico è il Disaster Risk Reduction. Per comprendere le possibili sinergie tra uno strumento come il WSP e questo approccio, può essere utile chiarire che esiste un rischio di disastro quando sono combinati due elementi (Global WASH Cluster, 2011):

 Uno o più pericoli, intesi come specifiche minacce potenziali, che possono essere di origine sia naturale (terremoto, alluvioni, siccità, incendi etc), sia antropica (inquinamento severo, incidente industriale, conflitto etc.);

 Una comunità che è vulnerabile a questi pericoli. La vulnerabilità di una comunità a un pericolo è il grado con cui la popolazione è priva di protezioni o dotata di capacità di buffering nei confronti di possibili eventi o processi pericolosi

Come già accennato nel capitolo 2, il ruolo del WSP all‘interno dell‘approccio della DRR consiste, ad esempio, in una migliore preparazione e pianificazione per facilitare, in condizioni di emergenza, sia la sicurezza della fornitura idrica (dal punto di vista della quantità e della potabilità) sia un recupero più rapido delle normali funzioni dopo l‘evento eccezionale. Anche l‘individuazione di alcuni fattori di vulnerabilità della popolazione, tipo la presenza di utenze particolarmente sensibili, è un aspetto già integrato nel WSP.

A valle di queste prime riflessioni sugli approcci che si potrebbero adattare meglio alle caratteristiche dei due pilota, una delle prime possibilità individuate per lo sviluppo del modello è quindi quella di integrare il modello DPSIR, nella sua versione tradizionale o in quella semplificata già utilizzata nell‘esperienza del caso studio 1 (in cui è stata già inglobata la componente ―sistema idrico‖), con una serie di informazioni e, in una fase più avanzata, di indicatori, relativi agli aspetti epidemiologici e climatici. Per questi ultimi, l‘integrazione degli indicatori sarà agevolata da una rilettura del sistema idrico, ambientale e socio- economico secondo gli approcci dell‘IWRM e della DRR.

Dal lato del gestore, una scelta metodologica in questa direzione comporta la garanzia di una valutazione del rischio completa, che necessiterà per compiersi della collaborazione di diversi stakeholder ed esperti , per la fornitura di informazioni e competenze specifiche. Così come strutturato, il processo di stakeholder engagement proposto in questo caso applicativo risponde a questa necessità.

54 A valle della individuazione del modello, le fasi 2B e 2C saranno condotte in modo analogo a quanto fatto nel caso studio 1.

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Conclusioni

A partire dalla loro introduzione nel 2004 all‘interno della terza edizione delle Linee Guida per la qualità delle acque potabili, i WSP sono stati implementati a scale differenti in diverse regioni del mondo dimostrando sempre notevoli benefici nella gestione dei rischi e oggi sono considerati uno strumento fondamentale per il conseguimento dell'obiettivo universale SDG 6 Clean Water and Sanitation.

Gli eventi pericolosi che possono determinare un rischio connesso al consumo di acqua potabile presentano diversa origine e natura, da paese a paese e da sito a sito, in quanto strettamente collegati al contesto territoriale, economico e sociale in cui si realizza il servizio di fornitura della risorsa. È evidente tuttavia, dall‘analisi della letteratura, che gli effetti del cambiamento climatico e la presenza di nuovi contaminanti rappresentino delle minacce a livello globale, che il WSP è in grado di affrontare efficacemente.

L‘analisi della letteratura ha evidenziato che questo strumento può essere efficace non solo per la tutela della salute umana ma anche per la protezione ambientale e della risorsa. Ciò richiede però un engagament ampio, strutturato, consapevole e duraturo di tutti gli stakeholders in modo da tradurre il WSP in uno strumento sistematico e riconosciuto all‘interno delle politiche di gestione integrata della risorsa idrica.

L‘esperienza del WSP di Empoli (caso studio 1) dimostra proprio che i membri del team, se coinvolti in maniera efficace, continua e coordinata, svolgono un contributo importante in tutte le fasi di sviluppo del piano (fornitura dei dati, identificazione degli eventi pericolosi e delle misure di risposta). Attraverso l‘atteggiamento collaborativo e le misure e le azioni di miglioramento che sono state individuate per la tutela della risorsa, i diversi stakeholder hanno dimostrato di comprendere il peso del proprio ruolo nell‘implementazione del WSP, l‘importanza della collaborazione e di assumersi la responsabilità per tali miglioramenti. Dal punto di vista del gestore, l‘esperienza dimostra anche l‘importanza di adottare un modello per il risk assessment che sia replicabile, comparabile e integrato con le procedure aziendali già adottate. Lo stakeholder engagement, sia interno che esterno, rappresentano degli elementi imprescindibili, come il commitment del personale coinvolto, a tutti i livelli.

Attraverso il caso studio 2 sono state presentate alcune proposte metodologiche che integrano gli approcci del caso precedente per consentire la partecipazione dei consumatori e per allargare l‘analisi sia agli effetti del cambiamento climatico sullo stato quali-quantitativo della risorsa sia agli aspetti epidemiologici. Grazie ai continui sviluppi delle metodologie ottenuti

56 tramite l‘applicazione del modello del WSP in sistemi acquedottistici e territoriali sempre diversi, questo strumento può migliorare nel tempo la sua efficacia non solo nella protezione della salute umana ma anche di quella dell‘ambiente e della risorsa.

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