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propugnanti immensae alliludinti mirifico opere consumarli

dopodiaver dotto,che inquellaed altre fabbriche, non vi furono archi-telli indigeni,

ma

stranieri, chiamati fuoridi Sicilia, citapernota quelpasso diMalatcrra,edunaltropiù evidente dello stessostorico,che prora appunto

il contrario, cioè, chesivalse dei nostriartisti,raccogliendolida tulle le nostrecitta.Eccol'altropasso del sud-dettos lorii-o:IdemCornai,sumplibus più-ribusapparali*

undecumque

ierrarum cocmenlariti conduciti,fondamenta castella, turraque

apud

thirrenum

urbem jadem,

aedificare coepit:cui operetludiososmagtilralui,qui ope-ranti

non

deessenl, de pula na,

inter-dum

ipse insita

renimi

,ipsos per femefiruum cohortandofalinantiorei reddeni,ore»» tempore lurriòus et

propugnanti immensae

alliludinti mirifico opere consumarli...

Accie-siam

eliam in honoreS. Nicolai in

cadem

urbe

cum swnma

honorificen-tiaconstruens, eldiventi possessio-nibui

augendo

dolans,deridi

ad

ierviendum deputato,pontificalisede aptavit

iedeam cum

braedetue cathe-draunivil(1).

Questiduepassiinteressanti,giàda

diMalaterradovesse altrimenti interpre-tarsi.Converrebbe bensi reiterare glia*

sperimenti,facendo daun boonchimico depurareilnostro petrolio per adoprarlo all'usoindicato.Seriuscisse,comespero, sidarebbeallaSiciliaquest'altrovanto di aver adoperato unasostante oleosa nel di-pingere,prima che in Italia; acui la dàil Genuini, ilqualecoll'operasua ne togliel'onore a Giovanni diBruges

Fia-mc

raccoltidal Malaterra, moltissimi an-niaddietro,danno piena luce,amio avviso, sugli artistiche adoprùilConte, esul suo esempio il successore per le grandi fabbriche sacre c profane,

che nell'epoca Normanna sorsero in Sicilia.

Ha

ilnostrocritico scrittorepar chenonabbia saputo interpetrarele pa-role:Corneiunde quoque Ierrarum arti-ficioiticoemenlariiiconduciti; peroc-chéli cercafuori di Sicilia,e parche abbiafoltoimprendere unviaggio pel

mondo

alConte Ruggieri ;essendoilMeli illusodalleparole ttndeotioqfue terra

rum

Però ipaesi di Sicilia,

come

sisa datulli, stabilitisulbel principio della nostramonarchia eran detti edistinti in terrò baronali quelle che furono distribuite a'commilitoni delConte, e demaniali le altredi assoluta pro-prietà delgoverno.Quindi undequo-que ierrarum importapertulliìpaesi di Sicilia, ilelio escludela supposi-zione dello scrittoreanzidetto. Ciònon pertantononeseludel'idea,che po-tendositrovarea Palermo o anche in altridellecillànostre,artistiesteri, e principalmentebizantini,cheallora ab-bondavanoinSicilia,nonsicno stati

mingoe ad AntonellodiMessina chegli rapiquelsegretoperdivulgarloin Italia.

Ilovolutomanifestareciò,prevenendo che altri,acuiaveagiàcomunicato quell'in-forme sperimento, nonse l'approprii,come spessomicavvenutoin altrecose, giac-chélapirateria letteraria eartisticanon mancainSicilia,comealtrove.

(1)Goufr.Malaterralib.3.cap.32.

da'dueRuggieri impiegati inquei

mo-numenti.

E

da crederepure, che ne abbianchiamati alcunide* monaci di monteCasino del vicinoregno di Na-poli fra*molti di essi,ove erano le bellearti coltivate,e particolarmenteil

mosaico. Hi die*poiargomento da

ri-dere anche la supposizione dell' in-fluenza de'solitarii «lei monislero del monteAtos nulla Romelia,conlinanto collaTracia,collaMacedoniaela Tes-saglia.Potevaegli chiamarlianchedal regnodella lunaI

Meli noncontento (interpretando fal-samente)ilpassodiMalaterra,diavere aggirato pel

mondo

ilConteRuggieriper condurvi dallaNormandiao dalla Gallia architetti e manovali, ondeadoprarli nelle grandiose fabbrichein Sicilia, gli dàun'altra briga,con unasuanon

meno

bizzarracongetturaperipittorie mo-saicisti,cheavea d'uopo,affinchè deco-rar potesse que'sacri eprofaniedilìzi, che innalzava. Aveva egliletto nelle monografie di Mr. Dideauedi Mr.Du-rand(I)che eraviun' analogia tra i

mosaicidiGrecia equellidiVenezia, dimonteCasino ediPalermo inSanta Maria dell'Ammiraglio, nella Cappella Palatina enella cattedralediCcralù

,

che faceano sospettareuna derivazione inquelleartidelleopere esistentinel cenobio del monteAtos.

Ed

ecco che

il Melicollasua vergn magicafa im-porre da Ruggierichequegli cremiti

(1)Manuel d'JconograpbieAct.Grccb.ct Ut.

Guide delapcint. par Durami.

Paris,18*5.

faccianolunghissimiviaggidalla Roma-niainun tempo in cuile vieerano disastroseepienedi pericoli ei tra-gittidifficiliperterra cper mare, af-finchè qui pervenuti facesseropitture, dirigesseroedeseguissero mosaici nello sue chiese.

Ma

qualbisogno avevailConte Rug-gieri

, il suo figlio e Guglielmo

»

.

detto il buono,d'invitareartisti dasi lontana regione ? Il mosaico,

come

bensa il Meli, richiedeche primail

pittore pinga sul

muro

osul cartone lofigureche devonopoi dalmeccanico eseguirsicon lapilliovetricoloratio dorati.

Quanto a* pittori di sacre imagini non mancavano in Sicilia,dopola per-secuzionedegl'ImperatoriIconoclasti

,

choliobbligò arifugiarsi in quest'isola', sin da quando la religione cristiana era quiuncullo privato,coli' adora-zione delle sacre imagini, poi divenuto pubblico e protettoaltempodella con-quista Normanna.In queltempo molti artisti forsevenneroqui dall'Oriente

,

adescati dalla generosità de'nostri Prin-cipi. Pittori adunque non potevano mancare in Sicilia aqueir epoca,e mollo

meno

mosaicisti per ladoppia ragione,chequell'arte erada due se-coli benissimo qui esercitalada' Sara-ceni,se non nelle figure pel divieto del Corano,

ma

negli ornali.

Orquellichepraticavanola mecca-nica dell'arte negliornati,essendodai pittoridisegnate e coloratelefiguresu' muriosu'cartoni potevanobenissimo piegarsi dagli ornatialle medesime.

Ma

già unascuoladimosaicisti

c-m

rasiformala inmonteCasino nel pros-simocontinenteNapolitanodall'Abate Desiderio,che neavevachiamato da Bi-sanzioimacslri,

come

sisa,elostesso Meli all'erma, sull'autorità diLeone 0-silente.OrdamonteGasino,collo scam-biode'monaciBenedettini di Sicilia,è probabilissimocheiprincipiNormanni

V

abbiano invitati artisti per dirigere

«il eseguire te opere amosaico in-sieme cogli altriqui soggiornanti.

E

cosipuòspiegarsiconioinpochi anni .sinnostalidecoraliinostritempii gran-diosi conmosaicifigurativie

ornamen-tili,moltopiùcheinalcunidiessisi

annunzial'influenzabizantina pc' Santi diritogreco e promiscuamentedegli artisti dirito Ialino pe' Santiad esso appartenenti.

Dovevano quindii dueRuggieri e Guglielmo IIlasciareinpacoimonaci

ili monlcAthos, de' quali non avevano affatto bisogno,essendone piùvicina lafontearlislicain monteCasino,che peraltroerane* limilidel loro regno, dopo chelaSiciliaela Pugliain

bre-*eTurono dominalodaglistessi sovrani .Normanni.

Questipochigiudiziibalzanicheho recato, baslar potrebbero per avere ideadcjjlialtri mollisparsineH'opcra.

Ma

queir opera manca poi assoluta-meriledipregi?ceriocheno, meno-chèdiquello essenziale delretto giu-dizio.Losiile,sebbeneverbosoe de-clamatorio, pureè regolare e vivace,

ma

nongiàsecondol'andamentoistori co;Inlingua scorre senzanfTeltazione,la erudizione»

come

abbinaidello, è abbon-dantissima,ospessomaleaproposito.

Ma

induegrossi volumi quasi in fo-glio, divisiinseilibri,nonsigiunge cheall'epocasveva,quantoa dire oc-cupala narrazione dellearti siciliane quasi diduesecoli.Con lastessa pro-porzionesirichiederebberoalmenoaltri quattrogrossi volumi,non volendosi neanchesupporre,chel'autoreintenda sfogare ulteriormentelasualoquacità e mordacità,

come

giàha mostrato nella introduzionesugliartistisuoi contem-poranei,perinnalzarea sè stesso un

monumento

diassoluta superiorità so-praessi,qual riformatore delle belle artiinSicilia,riconducendoleai veri principidellalìlosofiae dellaestetica italiana,enontedesca,

come

avea delto disènel lungo passo giàtrascritto.

E

siccome conosciamoperprovaper unaltro diverbiosul quadro di Raf-faellodellachiesadell'Oiivelladi Pa-lermo, cheeglisiainstancabile colla pennapiùchecolpennello, noi pro-testiamo preventivamentecheeglipotrà scriverequantoS.

Tommaso

d'Aquino, BenedetloXIVePietro Bayle, noinon risponderemoaffatto a'suoi cicaleggi, non avendo tempo da perdere oziosa-mente, peressere occupatiin altri lavo-ri,nèvolendo sciuparloinunavana pole-mica.Quantopoi al presunto autore a-balc GioacchinoDiMarzo che ha menato boriadi averescovorli documenti in-teressanti suglianni della nascita e dellamortodel celebre scultore Anto-nio Gagini, epubblicatilinel n.13del Giornale dellaSicilia de*13luglio1866, dirò,chelesuemirabili scoverte pres-soicriticinon hannoottenuto alcuna fede.Perocché avendoegliannunzialo

avóce nel leggere quelloscritto all'Ac-cademiadi Storia patriadiessere alcuni ricavalidall'anticoarchiviodella catte-dralediPalermo, chefubrucialo nella rivoluzione del1860, nèessendo cor-redatitali documentidiautenticità e raffronto collafirmadell'archivario,nò polendosi adesso più riscontrare con glioriginali,nonpiò esistentiper l'in-cendio,devonoriguardarsi

come

quelle diAnnio diViterbo, sebbene costui siastaloun

uomo

«Ionissimo, eN Di

Mano

non hadalo altrapro?a ehedi razzolare e cucire meschinamente le cosealtrui.

Seegli avesse rinvenuti tai docu-mentiprimadel1860,quando

quel-l'archivio era esistente, li avrebbo pubblicatoin qualchegiornale,e an-chenell'introduzionedell'operasulle beileartiinSicilia, doveapagina46

si parla delGagini,oliavrebbe ac-cennato nellalunga notaiviapposta.

Quell'archivioquandoera nella sua Integritifua disposizioneririlcelebre canonicoDiGregorio, oprima dilui deldiligente Vincenzo Auria:

ma

questi nonrecò alcunodique'documentinclsuo Gaginoredivivo, riccoperaltro di altri.

Lostessoarchivio erastalofrugalo dallo storicoGiovanni Evangelista Di Diasi,, avendotutti ragionato di quello scul-tore.Iolovisitaigiàsonomollianni, giovandomidell'amiciziadell'antico ar-chivarioD. Pietro Fncciforle,

ma

i docu-menti,chediconsiscovcrtidall'abateDi Marzocranoforse

come

glispirili folletti, cheamoltinonsimostrano,

ma

fanno gratiadipresentarsiataluni privilegiali loro fautori.Altrondesonostato

inf or-inatoda uncanonico delia nostra catte-drale,degnodifede,chechiesealsuo collegadetenloredcHechiavi dell' ar-chiviodi nonricordarsi diaverne ac-cordato r ingressoal DiMarzo.

Ma

sepureque' suoidocumenti,non

sisà dovetravatidnlui,sienoillusorii perlaforma, fanperòdubitareche al-cuni fosseroalmenoalteralinelledate, e nonvolendosupporremalizi»,possiam credere,che nonfurontettiesattamente daluipeicaratteridifficilieintralciali altrondedaabbreviature,c dalettere contorte di quel secolo.

Iohoriscontratomolteantiche scrit-ture nell'archivio delSenato priadi esserestatodevastato daltremuotodel 1823,enell'altroarchivio della Magio-nee fuorinella bibliotecaVaticana,e nellaLaurenziana(1) diFirenze, e so benequale stento costanoa interpe-trarli,o quali equivocisiprendono an-chedaipiù peritiinpaleografìa.

Mifu annunziatounavolta,che nel-l'anticoarchiviogeneraledi Palermo, allora esistente al basso del palazzo de' tribunali,vi era alcun documento sulGagini,

ma

non potei ottenerlo,e supposi ragionevolmente,che riguar-dassequalche operadi scultura, com-messagli dalgoverno del suo tempo.

Del resto quando 1'abate Di Marzo pubblicherà,

come

hapromesso,inuna memoria più estesa le sue scovcrte

(1) Ito ricavatoda questeduebiblioteche molti Inediticomponimentide*primipoeti volgari.Di quelli inoltre pubblicatida mon-signorLeoneAllacci horettificato le le-zioni.

88

contestale,

come

dovrebbero essere,

dal riscontro e dalla firma degli ar-diivarii, allora rcttiOchcrò le date dellavitadel Gagini nellaseconda e-diiione.clnbopreparatoperlestampe conmolte aggiunte e correzioni,

ma

ora non riguardopernullaquellesupposte o purverescovcrte,non avendo prova di autenticità. Altronde gli errori di date nella vita de'valenfuomini non costituisconoilloromerito.

E

sequelli Ingran numero ebe sisonoincontrali nelle sennate biografie del Vasari,

o che sonostati appuntati erettiGcati posteriormente dai suoi copiosi anno-tatorinell'edizione di Siena,darebbero argomentodell'inettezza dell'autore,

queir operainsigne sarebbestata

ab-bandonala alletignnole delle bibliote-che,nèriprodottamoltissimeTnltecolle stampe.

Sappia l'abatediMarzo,chequeste minuzie giovano,

ma

non sonoessenziali nellevitede'grandi uomini, poco im-portando invero se sianonatio morti qualcheanno prima o dopo. Però l'e-samecritico delle loroopereè indi-spensabileall'istoriadellaletteratura, delle scienze e dellearti,eil buon giudizio ela criticaimparzialeno forma laparte migliore, anzi necessaria,e di ciòmancaassolutamente quella delle belleurli inSiciliasinolafinedel se-colo

XIV

pubblicata a

nome

dell'abate DiMarzo.

Satissuperque.

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