• Non ci sono risultati.

Prosecuzione del lavoro iniziato prima della laurea Come già anticipato, le esperienze lavorative durante gli studi Come già anticipato, le esperienze lavorative durante gli studi

universitari costituiscono una realtà praticamente residuale nel collettivo esaminato. Il quadro delineato si presenta molto simile a

Consorzio Interuniversitario ALMALAUREA

182

quello della rilevazione 2014: solo 19 occupati su cento proseguono, ad un anno dal conseguimento del titolo, l’attività intrapresa prima della laurea; un ulteriore 14% lavorava al momento del conseguimento del titolo, ma ha dichiarato di aver cambiato attività dopo la conclusione degli studi (Fig. 72). Di fatto, quindi, la stragrande maggioranza dei laureati magistrali a ciclo unico (68%

degli occupati) si è dedicata esclusivamente allo studio, iniziando a lavorare solo dopo l’ottenimento del titolo.

Fig. 72 Laureati magistrali a ciclo unico del 2014 occupati ad un anno: prosecuzione del lavoro iniziato prima della laurea per gruppo disciplinare (valori percentuali)

Nota: gruppo letterario non riportato.

Ciò risulta confermato in tutti i gruppi disciplinari, con la sola eccezione di quello giuridico, all’interno del quale ben il 44% degli occupati ha mantenuto lo stesso lavoro anche dopo la laurea. Bisogna però ricordare che la quota di laureati occupati è decisamente ridotta in questo percorso di studio: l’insieme di quanti hanno mantenuto il

18,6 7,8 8,1

16,7 43,6

13,7 10,3

16,0 13,9

15,2

15,0

67,6 85,5

76,2 77,9 68,0

41,1

0% 20% 40% 60% 80% 100%

TOTALE Medico Agraria e veterinaria Chimico-farmaceutico Architettura Giuridico

proseguono il lavoro iniziato prima della laurea

hanno iniziato a lavorare dopo la laurea

non proseguono il lavoro iniziato prima della laurea

non rispondono

Condizione occupazionale dei laureati magistrali a ciclo unico 183 medesimo impiego anche dopo la laurea è comunque costituita da persone di età più elevata, che hanno già portato a termine una precedente esperienza universitaria.

Concentrando l’attenzione sui (pochi) laureati che proseguono l’attività lavorativa iniziata prima della laurea (19 su cento, come già detto), si rileva che il 32% ha notato un miglioramento nel proprio lavoro legato al conseguimento del titolo, in particolare dal punto di vista delle competenze professionali.

A cinque anni dal conseguimento del titolo la quota di laureati che dichiara di proseguire il medesimo lavoro iniziato prima di terminare gli studi è pari al 5%, cui si aggiunge un ulteriore 15% che ha cambiato lavoro dopo la laurea. L’area di chi, ancora a cinque anni, prosegue il lavoro precedente alla laurea è più consistente tra gli architetti (7%), i giuristi (6%) e i farmacisti (4,5%), mentre è decisamente più contenuta tra i colleghi veterinari e medici (3 e 4%, rispettivamente). Tra coloro che proseguono il lavoro iniziato prima del conseguimento del titolo universitario il 62% dichiara che la laurea ha comportato un miglioramento nel proprio lavoro.

4.2. Tipologia dell’attività lavorativa

Ad un anno dalla laurea il lavoro stabile riguarda il 44% dei laureati magistrali a ciclo unico (valore in aumento di 6 punti percentuali rispetto all’indagine 2014), distribuiti tra lavoratori autonomi effettivi (26%, valore analogo alla rilevazione dello scorso anno) e dipendenti con contratto a tempo indeterminato (18%, in aumento, di ben 6 punti percentuali, rispetto alla rilevazione 2014;

Fig. 73).

Naturalmente, anche nel caso dei magistrali a ciclo unico la più alta stabilità lavorativa si rileva in corrispondenza di coloro che proseguono il lavoro precedente alla laurea (54%, contro 42 % di chi ha iniziato a lavorare dopo il conseguimento del titolo), anche se si ricorda che tale tipologia di laureato costituisce la netta minoranza della popolazione esaminata (19%, come visto poco sopra).

Esulano da queste considerazioni i pochissimi (attorno all’1%) contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti, previsti dal Jobs Act e attivati nel corso del 2015. Come sottolineato nei precedenti capitoli, l’avvio della loro applicazione è avvenuta in tempi troppo recenti per consentirne valutazioni accurate, anche perché gli interventi normativi hanno agito in modo differenziato a seconda del settore (pubblico/privato).

Il 26% degli occupati dichiara invece di essere stato assunto con un contratto non standard (valore in aumento di 1 solo punto percentuale rispetto alla precedente rilevazione), in particolare a

Consorzio Interuniversitario ALMALAUREA

184

tempo determinato (22 laureati su cento). I contratti parasubordinati coinvolgono il 4% degli occupati (in diminuzione di 2 punti rispetto alla rilevazione 2014). Come ci si poteva attendere, in particolare il lavoro non standard caratterizza la fascia di popolazione che si è inserita nel mercato del lavoro solo dopo aver conseguito la laurea (29%, contro 15% di chi prosegue il medesimo impiego iniziato prima del titolo).

Fig. 73 Laureati magistrali a ciclo unico occupati: tipologia dell’attività lavorativa a confronto (valori percentuali)

Tutt’altro che irrilevante, nonostante le peculiarità del collettivo in esame, la presenza di occupati assunti con contratti formativi (di inserimento o apprendistato): si tratta di 8 laureati magistrali a ciclo

43,3

Condizione occupazionale dei laureati magistrali a ciclo unico 185 unico su 100 (-1 punto percentuale rispetto alla scorsa indagine) che hanno in generale iniziato a lavorare solo al termine degli studi universitari.

Preoccupante seppur in lieve calo, infine, la quota di quanti lavorano senza alcuna regolamentazione contrattuale: ben 8 occupati su cento (in diminuzione di 2 punti percentuali rispetto alla rilevazione 2014).

Tra i laureati del 2012, a tre anni dalla laurea, risultano stabili 62,5 occupati su cento, 27 punti percentuali in più rispetto a quando furono intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo. Il miglioramento della stabilità contrattuale dipende sia dall’aumento della quota di chi svolge un’attività autonoma (+18 punti percentuali) sia dall’aumento di coloro che sono assunti con contratti a tempo indeterminato (+9 punti). Anche in questo caso, la quota di laureati con contratto a tutele crescenti è prossima all’1%.

In modo corrispondente nel triennio si rileva una diminuzione di tutti gli altri tipi di contratto: lavoro non standard (sceso dal 23 al 17%), parasubordinato (dal 5 al 3%), contratti di inserimento (dal 10 al 7%), collaborazioni occasionali (dal 13 al 5%) ed attività lavorative senza contratto (dal 13 al 5%). Rispetto alla precedente indagine, la quota di occupati stabili è aumentata di quasi 2 punti percentuali (passando dal 61 al già citato 62,5%).

A cinque anni dalla laurea, risultano stabili 80 occupati su cento, +44 punti percentuali rispetto alla rilevazione, sullo stesso collettivo, ad un anno dal conseguimento del titolo (Fig. 73). Il grande balzo in avanti della stabilità lavorativa è determinato in particolar modo dall’aumento della componente legata al lavoro autonomo (+31 punti percentuali); anche i contratti a tempo indeterminato, però, aumentano significativamente (+13 punti). Quasi nulla invece la quota di occupati con contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Come ci si poteva attendere, nell’intervallo considerato si sono ridotte tutte le altre modalità contrattuali prese in esame: i contratti di inserimento di fatto perdono tutto il loro peso (sono scesi dall’8 al 2%), il lavoro non standard e le collaborazioni occasionali si contraggono sensibilmente (rispettivamente, dal 22 all’11%, e dal 14 al 3%), ma si riducono anche il lavoro parasubordinato (dall’8 al 2%), nonché le attività lavorative senza contratto (dall’11 al 2%). Il confronto con l’analoga indagine a cinque anni del 2014 evidenzia un lieve aumento della quota di occupati stabili (dal 77,5 all’80%), che corrisponde ad un aumento del lavoro autonomo effettivo (dal 50%

al 52%), mentre resta costante la quota dei contratti a tempo indeterminato (28%).

Consorzio Interuniversitario ALMALAUREA

186

Indipendentemente dalla tipologia dell’attività lavorativa, a cinque anni dalla laurea il 56% degli occupati dichiara di avere un ruolo nella definizione degli obiettivi e delle strategie dell’azienda in cui lavora. La quota di quanti dichiarano di coordinare il lavoro svolto da altre persone è pari al 32%, indipendentemente dal ruolo formale ricoperto; quota che cresce al 38% tra gli architetti. Il coordinamento formale del lavoro svolto da altre persone riguarda invece il 24% degli occupati a cinque anni.

Gruppi disciplinari

Ad un anno dal titolo, la maggiore stabilità lavorativa è registrata fra gli occupati veterinari e medici (riguarda, rispettivamente, il 71 e il 52,5% degli intervistati; per entrambi in aumento rispetto alla precedente rilevazione), e ciò si associa soprattutto all’ampia diffusione di attività a carattere autonomo (67 e 49%, rispettivamente, contro il 26% registrato per il complesso della popolazione in esame). Superiore alla media anche la quota di lavoratori autonomi tra gli architetti (33%). Consistente la quota di occupati assunti con contratto a tempo indeterminato tra giuristi e farmacisti (26 e 30% contro 18% del totale). Tra questi ultimi risultano però particolarmente diffusi anche i contratti non standard (36%) e formativi (17%).

Analogamente allo scorso anno, infine, tra architetti, giuristi e veterinari è significativa la presenza di lavoratori senza contratto (15, 12,5 e 10%, rispettivamente); per tutti la quota è in diminuzione di circa 4 punti percentuali ad eccezione dei veterinari che registrano una contrazione di un solo punto. Si tratta di laureati che svolgono attività lavorative in ambiti coerenti con il proprio percorso formativo, ma pur sempre con retribuzioni inferiori rispetto ai colleghi occupati in altre forme contrattuali. L’ipotesi è che si tratti del primo passaggio verso l’avvio di un’attività libero professionale.

A cinque anni dal conseguimento del titolo, il livello di stabilità raggiunto dai laureati magistrali a ciclo unico è molto alto, e ciò si verifica in quasi tutti i gruppi disciplinari: supera l’80% tra architetti, farmacisti e giuristi e raggiunge l’87% tra i veterinari (Fig. 74).

Rispetto alla precedente rilevazione a cinque anni, la stabilità lavorativa registra un leggero aumento tra tutti i gruppi disciplinari, in particolare tra i medici e gli architetti (rispettivamente +6 e 3 punti percentuali) e tra i veterinari e giuristi (+2 per entrambi); risulta pressoché invariata per i farmacisti.

Condizione occupazionale dei laureati magistrali a ciclo unico 187 Fig. 74 Laureati magistrali a ciclo unico del 2010 occupati a cinque anni: tipologia dell’attività lavorativa per gruppo disciplinare (valori percentuali)

La stabilità dei farmacisti dipende dall’elevata quota di contratti a tempo indeterminato (68%), mentre per gli altri gruppi disciplinari è determinata dalla consistente diffusione del lavoro autonomo (con percentuali che oscillano tra il 62% per i giuristi e il 77% per i veterinari). Tra uno e cinque anni dal titolo, sulla medesima coorte, la stabilità risulta aumentata di quasi 49 punti percentuali per entrambi architetti e giuristi; di 45 punti tra i farmacisti, 42 tra i veterinari e 30 tra i medici. Tra questi ultimi infatti la quota di occupati stabili a cinque anni risulta inferiore alla media (69%);

occorre però tenere in considerazione la modesta quota di occupati, ancora a cinque anni dal titolo. All’interno di questo percorso disciplinare è ancora consistente la quota di occupati con contratti non standard (21%) e con collaborazioni occasionali (6%).

51,9 12,4

62,3 64,1 64,4

77,0

28,2 67,8

19,2 19,0

10,3

10,6 14,2 7,2

7,3 21,3

0% 20% 40% 60% 80% 100%

TOTALE