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II. Il vitivinicolo nel Nord-Ovest

6. Le prospettive e gli scenari

La maggior parte degli osservatori più informati concorda che la prospettiva più probabile al mo- mento è di un declino della produzione e delle superfici vitate. Le previsioni di medio termine fanno ritenere che la flessione della produzione sarà innanzitutto favorita dal nuovo regime dell’OCM vino: verrà attivato un regime di estirpazione con premio (con adesione obbligatoria per gli Stati membri, ma facoltativa per i singoli produttori) mirante ad abbandonare le produzioni non redditizie. A ciò si aggiungerà una progressiva scomparsa del sostegno comunitario finalizzato ad assorbire parte del vino da tavola prodotto, con conseguenti ripercussioni sulla produzione.

Questo non si tradurrà in un arretramento del settore in senso stretto, perché molte aziende private ne trarranno benefici, ma potrebbe segnare la fine di una prospettiva più ampia. È soprattutto diffi- cile immaginare che possa avviarsi una valorizzazione della filiera del turismo del vino, qualora le su- perfici vitate dovessero contrarsi in modo significativo. Il settore potrà certamente ancora espandere la produzione imbottigliata e collocarla meglio sui mercati internazionali, ma anche considerando che la maggior parte dei contributi alla promozione vengono acquisiti dalle realtà aziendali già più solide (o da quelle che sono riuscite a stabilire migliori contatti con la politica di settore e quindi sono in mi- gliore posizione per interpretare i requisiti dei bandi), le realtà oggi più arretrate finiranno con lo scomparire e con esse almeno una parte della tradizione di allevamento.

La prospettiva favorevole più realistica è quindi quella di un’ulteriore crescita del valore del prodotto, inferiore, che rimarrà. Anche questa prospettiva peraltro non è così scontata, perché se il mondo delle cantine è in una situazione veramente critica, anche il resto del settore non ha raggiunto una piena maturità sulla qualità della produzione imbottigliata e, soprattutto, sul lato della capacità com- merciale. Un sostegno a questo proposito potrebbe forse venire ancora una volta dall’IRVV, organi- smo in posizione più super partes e recentemente aggiudicatario di un programma di promozione per oltre 4 milioni e mezzo di euro73. L’Istituto ha ricoperto un ruolo particolarmente importate per la sto-

ria vitivinicola siciliana, dando il via ad un’intensa attività di ricerca avviata tra i vigneti sperimen- tali, la cantina di microvinificazione e divulgando a molti una viticoltura conosciuta solo da pochi marchi prestigiosi. Superati gli “anni di gloria” sembra esserci stato un periodo di stasi, nonostante la continua attività di promozione del settore, soprattutto in occasione del Vinitaly di Verona. Oggi l’IRVV vorrebbe riprendere vigore, proponendosi alle aziende con la veste di guida verso i mercati, con l’obiettivo di condurre un maggior numero di aziende (inclusa anche qualche cantina sociale più determinata) fuori dai confini regionali, al fine di conoscere altre realtà vitivinicole, formare perso- nale competente e sviluppare il comparto commerciale.

In passato il ruolo dell’Istituto era fondato principalmente sulla capacità di fare vini di qualità e sulla fase di sperimentazione […] adesso le sfide che deve affrontare sono: il mercato ed il capitale umano. Tutte le aziende presentano un buon vigneto, buone cantine e un buon enologo, ma mancano di una strategia di comunicazione e di un soggetto che sappia condurre bene. Occorre rivedere le formule per aggredire il mercato perché non bastano più le fiere come il Vinitaly per vendere il vino, oggi bi- sogna pensare a un sistema internazionale di marketing ad alto livello. [Intervista Nord-Ovest, n.9, luglio 2010, funzionario ente pubblico del settore vitivinicolo]

D’altro canto, parecchi interlocutori (a tutti i livelli: imprese private, rappresentanti di interessi del settore, presidenti di cantine più evolute, funzionari del settore regionale competente) hanno mo- strato idee abbastanza chiare sugli ingredienti necessari per una prospettiva alternativa all’inesora- bile calo massiccio della produzione e conseguente contrazione di superfici vitate nel Nord-Ovest. Se si guarda all’andamento generale del mercato, quello del vino non sembra oggi un mercato desti- nato al restringimento, al contrario mostra segni di crescita sul lungo periodo. Questo farebbe pen- sare che una strada percorribile è quella di dare valore al prodotto siciliano facendolo conoscere anche per quello che è già adesso e cercando di conquistare mercati ampi, perché sul territorio si producono grosse quantità che non possono che trovare sbocco se non sul mercato internazionale. La dimensione della produzione è però tale che non sembra davvero praticabile una strada che punti esclusivamente sull’imbottigliamento. In ogni caso un credibile scenario alternativo richiederebbe una strategia meno parziale e frammentata nelle iniziative e soprattutto, un utilizzo più lungimirante

dei sussidi per compare tempo per la riorganizzazione del settore anche nelle sue porzioni più fragili74.

Intanto si continua a discutere di vendemmia verde, se si o se no, se riproporla o meno, … - la Co- munità, lo Stato, le Regioni mettono a disposizione plafond di aiuti che servono ad aiutare gli agri- coltori ed a salvare il patrimonio viticolo, cosa ci si può inventare se non la vendemmia verde e/o la distillazione? - e con la vendemmia verde l’intera spesa va a favore degli agricoltori. … Se fossimo uo- mini di buona volontà e se avessimo una regia sapiente, nel “medio” approfitteremmo di questi aiuti per lavorare intensamente e ottenere nel “lungo” l’unico vero rimedio del male: l’aumento di “appeal” e quindi di richiesta e di consumi del vino siciliano nel mondo. A mio avviso le premesse ci sarebbero tutte e tante aziende lo hanno dimostrato, ma … siamo uomini di buona volontà? Disponiamo di sa- pienti regie? [Diego Planeta, lettera aperta a Cronache di gusto, settembre 2010]