Psicologia
Silvio A. Merciai e Beatrice Cannella L A P S I C O A N A L I S I N E L L E T E R R E D I C O N F I N E TRA PSICHE E CERVELLOpp. 294, €26, prefaz. di Alessandro Zennaro, Raffaello Cortina, Milano 2009
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i sente dire che il successo delle lotterie nazionali, come il Superenalotto per in-tenderci, dipenda dall'inca-pacità della maggior p a r t e delle persone di raffigurarsi adeguatamente la probabilità o, meglio, l'improbabilità del-la vincita. Avventurarsi nel mon-do della ricerca neurobiologica ha qualcosa in comune con il giocare al Superenalotto. Innu-merevoli articoli vengono spedi-ti ogni mese alle riviste del setto-re, nella speranza di comparire su quella vetrina, all'attenzione della comunitàscienti-fica internazionale. La maggior parte di que-sti lavori, però, viene respinta - dopo una anonima valutazione "tra pari" - e, al più, inviata a un'altra rivi-sta per un nuovo pro-cesso di valutazione. Si stima che attual-mente esistano poco meno di 15.000 testate
scientifiche "serie", dal che si deduce che essere aggiornati su un tema circoscritto richiede una fatica improba e continua, ma essere aggiornati in un ambi-to vasambi-to, mettiamo quello delle neuroscienze, equivale a una vincita plurimilionaria.
Questo libro esce in contem-poranea con quello di Paolo Le-grenzi e Carlo Umiltà (cfr. "L'Indice n. ?) ponendosi però agli antipodi della stessa temati-ca, sfidano la sorte, ponendosi agli antipodi della stessa temati-ca, quella del rapporto tra strut-tura e funzione del nostro orga-no più delicato, il cervello.
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Sono agli antipodi per tipolo-gia accademica degli autori (due docenti a contratto versus due professori ordinari), per aspirazioni (l'uno è un ampio trattato, l'altro un saporito pamphlet), per dimensioni, per costo. Hanno però parecchio in comune, oltre alla tematica di fondo che, se letta nei termini delmind-body problem, è uno degli
insolubili, appassionanti interro-gativi dell'esperienza umana.
Silvio A. Merciai e Beatrice Cannella hanno cercato di tra-scrivere su carta il frutto - fino-ra online - dei corsi tenuti pres-so l'Università della Valle d'Ao-sta. I due temerari si sono così allontanati dalla necessità del-l'aggiornamento cogente in tempo reale, concedendo spazi a riflessioni più ampie e a qual-che tentativo di sintesi. Il risul-tato è un volume ancora aggior-nato, sì, ma anche compatto e omogeneo, che mette a disposi-zione degli psicoterapeuti di ogni estrazione una gran mole di dati, piuttosto ben
organizza-l a psicoanaorganizza-lisi nelle terre di confine
ti, risparmiando il tempo e la fa-tica necessari per un aggiorna-mento di prima mano. Le nu-merose, estese citazioni lo fan-no rassomigliare più a un'anto-logia che a un comprehensive
textbook.
Le grandi aree di ricerca sono puntualmente citate e sintetizza-te; vi trovano spazio, ad esem-pio, la neuroeconomia come il fenomeno del mirroring, il tema della plasticità cerebrale e l'uti-lizzo del placebo. Così pure i grandi personaggi della ricerca neuroscientifica sono presenti, da Damasio a Kandel, da Le-Doux a Rizzolatti, solo per citar-ne alcuni. Insomma, sul versante delle neuroscienze, la rassegna delle conoscenze, della letteratu-ra, persino del contorno, è mol-to ricca: dalle biografie dei ricer-catori, alla storia delle contro-versie, tutto appare in ordine. Minore uniformità si apprezza sul versante psicoanalitico, dove gli autori riportano -
onesta-mente - posizioni e at-teggiamenti assai di-vergenti. L'impressio-ne che si ricava dalla disomogeneità delle teorie, degli stili, dei risultati è che, quando anche coniugassimo il decennio del cervello con il secolo della psi-coanalisi, quando an-che psicoanalisti e neuroscienziati rinun-ciassero, ciascuno per la sua par-te, a fraintendimenti, gelosie e spocchiosità, il divario tra le due discipline resterebbe marcato. Lorse per questo gli autori affer-mano di essersi limitati a indaga-re la psicoanalisi nelle terindaga-re di confine. Ma la psicoanalisi è una disciplina di confine, fin dalla sua fondazione, a opera di un neurologo "fallito", sul cui mar-telletto si era accumulata la pol-vere del non uso. E non è forse la medicina stessa una disciplina di confine, per lo meno finché l'individuo umano sarà un essere di frontiera, miscela di aspetti biologici, psicologici e sociali?
Dal canto loro, Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà partono proprio dalla considerazione della stupe-facente irrilevanza clinica delle neuroscienze che, al più, servono per ricordare al clinico quel che già dovrebbe sapere: che sta trat-tando con un individuo unico e irripetibile, aristotelicamente sì-nolo di materia e forma, genetica-mente determinato, ma plasmato dall'ambiente in cui è cresciuto. Se anche in ambito neuroscienti-fico sussiste questa indetermina-tezza, ben si comprende lo sfogo degli autori, feriti e persino esa-sperati, dal proliferare di molte-plici, nuove aree di ricerca, con-traddistinte dal prefisso "neuro", che nulla aggiungono, secondo loro, ai tradizionali settori disci-plinari, e in particolare alla psico-logia. Neuroeconomia, neuropolitica, neuroteologia, non hanno -secondo Umiltà e Legrenzi - di-ritto di cittadinanza al di fuori dei dipartimenti di psicologia. Se economisti, politologi o teologi pensano di poter rifondare la psi-cologia dei processi decisionali, del vivere insieme o del libero
ar-bitrio prescindendo dalle acquisi-zioni che la psicologia ha accu-mulato nell'ultimo secolo e mez-zo, sbagliano.
Eppure, lentamente e faticosa-mente, la conoscenza avanza. Oggi abbiamo la dimostrazione, ad esempio, di come la psicote-rapia sia anche una tepsicote-rapia biolo-gica, nel senso che modifica strutturalmente il cervello. E, in questo senso, gli odierni studi di visualizzazione cerebrale ap-paiono come la degna continua-zione delle osservazioni del fisio-logo torinese Angelo Mosso che, più di un secolo fa, misurando empiricamente la circolazione cerebrale in pazienti con una breccia nella teca cranica, aveva ipotizzato una correlazione tra funzioni cerebrali e flusso emati-co regionale. Sappiamo quanto la mente sia indissolubile dal cervello. Ma conosciamo ancora poco del resto. Ad esempio, sap-piamo che a un cervello danneg-giato può corrispondere una mente danneggiata: la localizza-zione post mortem di una lesione circoscritta in un paziente afasi-co afasi-condusse Paul Broca nel 1861 a formulare il cosiddetto "dog-ma della terza circonvoluzione frontale", mai più smentito.
Un secolo e mezzo è trascorso, però, senza che gli straordinari mezzi di cui disponiamo siano riusciti a mappare con precisio-ne fenomeni come le allucinazio-ni, malattie come il disturbo os-sessivo o modificazioni stabili della personalità. Come se ciò non bastasse, gli studi sui corre-lati neurali dei processi decisio-nali, dell'essere in relazione con qualcuno, delle emozioni hanno fornito alcuni dati sul "dove" e sul "come" hanno luogo certe funzioni superiori, non certo sul "perché" queste avvengano. A questo si aggiunga che gli esperi-menti riportati e le riflessioni condotte si basano quasi sempre su campioni ristretti: una decina di soggetti e altrettanti controlli sono sufficienti per pubblicare un lavoro di imaging; lo stesso ordine di grandezza (qualche decina di analisi condotte a com-pimento) caratterizza l'esperien-za che uno psicoanalista può maturare nel corso della propria vita professionale.
In conclusione, entrambi que-sti volumi ricordano al lettore, senza dover ricorrere ancora una volta alla metafora del Supere-nalotto per richiamare l'impor-tanza dei grandi numeri, quanto siamo ancora lontani dal poter affermare certezze universali a proposito di quell'incredibile microcosmo che chiamiamo
mente. •
P. Politi insegna psichiatria all'Università di Pavia