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Un pubblico nuovo: i salotti e le donne Destinatario privilegiato di una produzione

così ampia, variegata e specialistica non poteva più essere l’ampio uditorio nazional-popolare del teatro plautino o del- l’epica nazionalistica: si produceva oramai una letteratura eli- taria, che richiedeva strumenti culturali e linguistici più raffinati per essere compresa, quindi si rivolgeva a un pubblico più ristretto e colto, composto da “iniziati” che sapevano leggere e ascoltare le nuove opere. Spesso l’occasione per la fruizione di opere letterarie si creava nei circoli e nei “salotti” ospitati nelle domus più ricche e culturalmente aperte, dove si discuteva con competenza di filosofia, letteratura e arte, e dove si assisteva al fenomeno – nuovo per la mentalità latina – di donne colte e raffinate che prendevano pienamente parte a questa vita culturale, destando lo scandalo dei tradizionalisti: pensiamo a quanto si discostasse dalla matrona tradizio- nale la figura della Lesbia-Clodia catulliana, o l’affascinante Sempronia, di cui Sallustio ci ha lasciato un indimenticabile ritratto (vedi a p. 655).

La lingua

Nuove acquisizioni

La lingua letteraria in età cesariana si arricchì in due direzioni particolari, grazie al contributo di alcuni tra i migliori scrittori del- l’epoca. La prima di esse fu tracciata dalla ricerca filosofica. Lo straordinario lavoro compiuto da Lucrezio nel De rerum natura sulla filosofia epicurea portò a “inven- tare” un vero e proprio lessico filosofico latino, attraverso la creazione di neologi- smi oppure impiegando lo strumento del calco lessicale, che permetteva di confe- rire accezioni nuove a termini già esistenti nel lessico latino. Accanto a Lucrezio si pose l’opera di Cicerone, che dovette affrontare lo stesso problema per la stesura dei suoi trattati e dialoghi filosofici: egli preferì evitare la via dell’impiego di greci- smi e neologismi (introdotti solo in casi eccezionali) e adottò piuttosto il metodo dell’ampliamento del valore semantico di molti termini latini preesistenti.

Una seconda via di arricchimento della lingua scritta fu percorsa ancora una volta da Cicerone che, grazie al suo epistolario non fittizio, ma composto da lettere au- tentiche, inviate a familiari, amici e altri uomini politici, ampliò il lessico letterario latino nella direzione del sermo cotidianus. Le sue lettere fanno ricorso a uno stile

Gli eventi, la società, la cultura

Donna che tiene tra le mani un volume aperto, Isecolo a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

Gli eventi, la società, la cultura

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Elementi comuni per gli intellettuali dell’età di Cesare furono: la coscienza del valore assunto dal- l’attività intellettuale e letteraria; l’assorbimento ampio e profondo della cultura greca, filosofica e poetica, che portò con sé una nuova passione per la cura e l’eleganza formale; l’esaltazione dell’indi- vidualismo in campo culturale, così come avveniva nell’arengo politico.

Vi furono innovazioni e sperimentazioni nei ge- neri letterari: la poesia spezzò il suo legame con la politica e accentuò le sue caratteristiche aristo- cratiche ed elitarie, ponendosi come fatto privato, o rivolto a una piccola cerchia di intenditori: da que- ste premesse fiorì la poesia soggettiva e raffinata dei poetae novi e di Catullo, ma anche il grande in- segnamento filosofico di Lucrezio.

La prosa mantenne un maggior legame con l’at- tività politica e ampliò il proprio spettro: l’oratoria toccò il suo vertice con Cicerone; la storiografia as- sunse caratteristiche sempre più militanti con i com- mentariidi Cesare e le monografie storiche di Sallu- stio. I trattati si allargarono a toccare argomenti politici e filosofici, soprattutto grazie a Cicerone.

Destinatario di una produzione così variegata e specialistica fu un pubblico più ristretto e colto, composto da “iniziati” che sapevano leggere e ascoltare le nuove opere.

Spesso la fruizione di opere letterarie avveniva nei circoli e nei “salotti” delle famiglie più ricche e culturalmente aperte, dove si assisteva anche al fe- nomeno (nuovo per la mentalità latina) di donne colte e raffinate che prendevano parte a questa vita culturale.

La lingua letteraria in età cesariana si arricchì in due direzioni particolari: Lucrezio e Cicerone inven- tarono un vero e proprio lessico filosofico latino, mentre Cicerone stesso (con il suo epistolario) e Catullo (con il suo liber) ampliarono il lessico lette- rario latino nella direzione del sermo cotidianus. Le nuove acquisizioni linguistiche resero gli scrit- tori latini sempre più forti e consapevoli di avere tra le mani uno strumento espressivo che oramai po- teva spaziare su ogni argomento, e li spinse ad af- frontare le questioni legate alla lingua in modo ampio e organico (De lingua latina dell’erudito Gaio Terenzio Varrone).

IN SINTESI

medio, semplice e piano, per lo più colloquiale, ricco però di grecismi, tipici dei testi non ufficiali, e del gergo impiegato tra amici colti. Compaiono qui anche nu- merosi neologismi e molti diminutivi con valore affettivo-sentimentale. Egli stesso si rendeva conto di ciò, e scriveva a un amico: «Come ti sembro nelle mie lettere? Non mi rivolgo forse a te con la lingua della gente comune (plebeio sermone)? Nelle lettere facciamo uso delle parole di ogni giorno» (Ad fam., IX, 21, 1). Uno spaccato di vita, dunque, che riversa la sua freschezza nel lessico degli scrittori.

Su questa linea è importante anche il contributo dello stesso Catullo: l’originalità della sua lingua, infatti, risiede in primo luogo nell’uso che egli fece, da persona colta, del sermo familiaris (o vulgaris), cioè del lessico popolare di base, in cui però inserì spesso, in un gioco raffinato, grecismi e vocaboli ricercati, oltre ad arcaismi e neolo- gismi. Dunque, un lessico ambivalente, vario e vivace, caratterizzato ancora una volta dalla presenza di numerosi diminutivi, impiegati con valore psicologico-affettivo.

Gli studi sulla lingua

Le nuove acquisizioni linguistiche, che corri- spondevano a un ampliamento dei generi letterari, resero gli scrittori latini sempre più forti e consapevoli di avere tra le mani uno strumento espressivo che oramai poteva spaziare su ogni argomento e consentiva loro di competere con la grande tradizione greca. Forse fu proprio questa consapevolezza a spingere per la prima volta alcuni studiosi ad affrontare le questioni legate alla lingua (la sua origine, le sue regole e le eccezioni, la morfologia e la sintassi, il lessico e l’etimologia) in modo ampio e organico, attraverso alcuni contributi che culmineranno nel monu- mentale De lingua latina dell’erudito Gaio Terenzio Varrone.