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Punti di forza e criticità nel processo di digitalizzazione dell’Unione.

Capitolo III- La digitalizzazione a livello locale

3.2 L’Unione dei comuni montana delle Colline Metallifere

3.2.4 Punti di forza e criticità nel processo di digitalizzazione dell’Unione.

Volendo riassumere quanto finora analizzato, sulla scia dell’impostazione utilizzata anche dall’Agenzia per il Digitale nei suoi documenti strategici, è possibile sintetizzare le considerazione fatte in una matrice SWOT, che aiuta a classificare da un punto di vista interno quali siano i punti di forza e le debolezze del processo di digitalizzazione intrapreso fino ad adesso, e allo stesso tempo guardi all’esterno intercettando le minacce da fronteggiare e le opportunità perseguibili.

Punti di forza – Strenghts

- Vision strategica ed operativa forte, a livello politico, in merito alla necessità di convertire la propria struttura verso il digitale

- Buone basi tecnologiche ed infrastrutturali; investimenti solidi nella rete materiale - Azioni ed attività in linea con le disposizioni normative, specie per ciò che attiene

alla trasparenza, accessibilità, conversione della documentazione in formato digitale

- Coordinamento e collaborazione con i livelli superiori, in questo caso quello regionale

- Gestione unitaria dell’ufficio per i servizi informatici, al fine di razionalizzare la spesa, di consentire maggiore facilità di accesso alle innovazioni tecnologiche e la partecipazione alle opportunità di finanziamento statali e regionali

- Consapevolezza crescente dell’importanza e del ruolo del digitale nella strategia per la crescita economica e sociale

- Buona risposta delle imprese che interagiscono con l’Unione nella gestione telematica dei rapporti che intercorrono tra le une e l’altra

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Debolezze – Weaknesses

- Scarsa formazione ai dipendenti, o più in generale ai soggetti coinvolti

- Mancanza di propensione all’innovazione e alla diffusione ed utilizzo di nuove tecnologie; mancanza di engagement scendendo la scala gerarchica che si traduce in disallineamento tra la vision strategica e le azioni svolte ai vari livelli sottostanti - Complessità organizzativa tra i comuni coinvolti, che comporta difficoltà di omogeneizzazione dei processi (utilizzo di software di gestione riferibili a differenti software House, per le quali è difficile interfacciarsi)

- Problemi tecnici della saletta server, con conseguente perdita di elettricità che comporta danni in termini sia di perdita dati ed operatività, che quantificabile in costi di manutenzione straordinaria

- Complessità ed estensione della rete Ultranet dell’Unione, che a seguito del passaggio di funzioni dalla Regione ai Comuni, è necessaria non solo per collegare gli enti associati, ma molte altre sedi pubbliche più decentrate

- Stallo del processo associazionistico e conseguente insufficienza di strutture organizzative in grado di svolgere i compiti previsti, per mancanza di dipendenti. Di conseguenza si registra scarsa specializzazione, complessità organizzativa e relazionale e quadruplicazione di procedure

- Livelli non omogenei di connettività, specialmente per le zone più isolate, i piccoli comuni; tali difficoltà sono soprattutto legate alla conformazione morfologica del territorio

- Mancanza di servizi on-line e bassi livelli di interattività tra PA e utenti

- Insufficiente comunicazione con gli utenti: è indispensabile svolgere opportuna informazione, formazione, animazione e supporto

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Minacce – Threats

- Rischi di violazione della sicurezza e dei database con espropriazione o utilizzo improprio delle informazioni

- Esclusione della parte di popolazione non “alfabetizzata” dal villaggio digitale in essere, soprattutto nel momento in cui si presume che la totalità dei servizi sarà via web

- Generazione di una sensazione di divario sociale come conseguenza dell’incapacità di gestire il gap di cui sopra

- Possibilità che si diffonda l’opinione, già ampiamente radicata, che il digitale possa sottrarre opportunità lavorative, da un lato in quanto sostituite da soluzioni automatizzate, dall’altro in quanto gli attuali lavoratori potrebbero non essere dotati delle competenze necessarie

- Incapacità di tradurre tutte le procedure ed i processi in termini telematici e digitali, che potrebbe creare dei casi in cui processi che tendono ad incrociarsi si troverebbero in situazioni in cui non è più possibile l’interoperabilità

- Duplicazione di dati, informazioni, compiti, attività, che si traducono in sprechi e inefficienze, con perdita di valore

Opportunità – Opportunities

- Incrementare il numero e la tipologia di servizi disponibili on-line e mobile (le app); questo permetterebbe inoltre di semplificare la comunicazione con gli utenti, che avverrebbe mediante un semplice “click” e consentirebbe feedback maggiori e immediati sulla qualità percepita

- Rendere più diretta, facile, tempestiva ed interattiva la relazione con l’utente - Diffusione ed utilizzo di strumenti più all’avanguardia, anche mobile, più

semplici, immediati, efficienti

- Riduzione della complessità organizzativa, nelle procedure ed attività, con chiara assegnazione di ruoli e responsabilità

- Creazione di maggiore cultura digitale, di professionalità più competenti e competitive sul mercato

93 - Migliore rapporto con gli utenti; maggiori livelli di soddisfazione; creazione di

partecipazione ed empowerment della comunità

- Miglior rapporto con le aziende ed i fornitori in termini di maggiore efficienza e più regolamentazione della relazione, per rispondere ai livelli di trasparenza richiesti dal legislatore

- Crescita della domanda di servizi, data dalla maggiore sensibilità della popolazione al digitale, con conseguente incremento e potenziamento dell’offerta, in termini anche di innovazione, e riduzione dei costi-prezzi grazie alle economie di scala

- Possibilità di reinvestire i risparmi ottenuti dalle economie di scala - Perseguire l’ideale di realizzare Comunità intelligenti o Smart Cities

- Crescita della cooperazione e collaborazione con realtà più grandi, con condivisione delle best practice e propensione ad una maggiore innovazione

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Conclusioni

Lo scopo del presente lavoro vuole essere in primis quello di indagare più a fondo il tema dell’attuale rivoluzione digitale in atto, affinché questi mutamenti che stiamo vivendo non siano subiti passivamente, ma siano compresi, interiorizzati nella cultura diffusa e soprattutto dominati ed indirizzati verso obiettivi prestabiliti.

La conoscenza e la curiosità sono il principale strumento che possediamo per poter capire e in seguito agire, e questo elaborato è stato uno strumento fondamentale per poter inquadrare in una fotografia unica tutti, o almeno buona parte, gli aspetti legati alla digitalizzazione, a partire dal significato stesso dei termini ad essa legati, ancor prima di passare a questioni più complesse come le politiche pubbliche.

Il primo aspetto con cui è necessario fare i conti è quello che ci vede partecipi di una rivoluzione epocale al pari delle rivoluzioni industriali che siamo soliti studiare tra i libri di storia ed economia, caratterizzate da irreversibilità e continuità, e come tutte le rivoluzioni anche questa trova il suo incipit nel mondo della manifattura, ma è destinata ad avere ripercussioni, peraltro già visibili, nella totalità dei modelli di business, dei beni e servizi offerti, del mondo privato al pari del pubblico, e più in generale della società nella sua interezza.

E’ definita come quarta rivoluzione industriale, e arriva dopo la macchina a vapore, l’elettricità e il mondo dell’informatica; questa volta però non porta con se’ nuove scoperte o innovazioni, ma definisce un nuovo modello con cui le tecnologie dell’informatica interagiscono tra di loro, creando nuovi prodotti e servizi mediante connessioni e integrazioni che si muovono attraverso il mondo del digitale.

Il termine più utilizzato per definire questa svolta è Industria 4.0, sebbene lo stesso concetto sia associato a espressioni quali smart manufactoring, fabbrica intelligente, big data o Interntet of Things, termini peraltro usati quali sinonimi tra di loro, ma che in realtà rappresentano i tanti tasselli di questo nuovo mosaico tecnologico che si fa strada. L’aspetto più rilevante di questa nuova società che stiamo imparando a conoscere è il distaccamento dal mondo fisico, si pensi banalmente alla dematerializzazione dei documenti cartacei, per spostarsi verso una nuova dimensione dominata dall’immateriale, dal know-how tecnologico, dalle conoscenze informatiche, in cui beni, servizi, attività e

95 processi sono stanziati su piattaforme web-based, in cui cambiano le regole del gioco e la sfida è vinta da chi è in grado di integrarsi e connettersi.

E tale sfida, come più volte ribadito, non interessa esclusivamente il mondo dell’industria e della produzione di beni, ma è un cambiamento radicale nella società che va ad incidere sulla vita di tutti i giorni e su come concepiamo il mondo che ci circonda, soprattutto nella sfera di ciò che è pubblico.

Quanto appena detto è la premessa fondamentale su cui si basa il presente lavoro, che va a soffermarsi sulle modalità con cui gli organismi pubblici, in primis a livello sovranazionale europeo, per scendere poi nelle componenti nazionali e locali, interpretano e si organizzano per “dominare l’Imperativo digitale”25 a cui sono sottoposti. Tre sono quindi i livelli di analisi, sebbene strettamente collegati e interdipendenti tra di loro che sono stati trattati, le cui azioni e programmi sono riconducibili al vasto campo dell’Agenda Digitale.

L’Agenda Digitale è la vera protagonista di questo elaborato, sia essa europea, italiana o locale, e tale espressione si riferisce, come suggerito dal significato letterale del nome, a tutte le azioni che devono essere intraprese per abbracciare l’attuale rivoluzione digitale; si sostanzia quindi in un insieme di politiche pubbliche finalizzate a introdurre le nuove tecnologie al servizio dell’interesse collettivo, che si traducono ai massimi livelli in crescita economica e sociale.

La prima a parlare di Agenda Digitale è stata l’Unione Europea, che individua in questo termine una delle sette iniziative faro a cui gli stati membri si devono impegnare in funzione dell’obiettivo strategico di crescita intelligente, inclusiva e sostenibile da raggiungere entro il 2020, e nello specifico si colloca all’interno dei programmi di crescita intelligente, che vedono nell’innovazione, nell’istruzione e nella società digitale le leve con cui lavorare per raggiungere tali finalità.

Le criticità principali che affliggono la diffusione del digitale nel contesto europeo, e che di fatto rappresentano un limite per la competitività dell’Unione nel resto del mondo, seppure con le necessarie eccezioni, sono riferibili all’assenza di un mercato unico con relativa regolamentazione e normativa, all’assenza di livelli omogenei di tecnologie disponibili e quindi di connettività ed alla mancanza di cultura digitale.

25 The Boston Consulting Group

96 Posto lo scenario europeo, e sulla scia della strategia messa in atto dall’Unione, ogni stato membro ha l’onere di individuare la strada più consona alla propria situazione e struttura al fine di fronteggiare tali problematiche.

In Italia la sollecitazione alle richieste europee è arrivata in ritardo; una delle maggiori debolezze del paese è stata l’incapacità di definire fin da subito una strategia unitaria in risposta ai cambiamenti tecnologici, affinché si realizzasse unione di intenti, una precisa programmazione e distinzione di responsabilità e quindi di monitoraggio, specie per colmare le discrepanze tra il livello nazionale e quello locale.

Prima del 2012, anno in cui viene di fatto redatta l’Agenda Digitale italiana, si erano succeduti provvedimenti legislativi in materia, che tuttavia risultavano scollegati e isolati gli uni dagli altri, con la conseguenza di rimanere fini a se stessi ed inefficaci; con l’Agenda Digitale invece è stato fatto un grosso passo avanti in termini di definizione di una vision unitaria e di una pianificazione ben definita, cercando di raccogliere e raccordare in un unico luogo tutte le iniziative in materia, coinvolgendo il maggior numero di soggetti esperti, soprattutto a più livelli della sfera pubblica e privata.

L’apertura in questo senso è un elemento chiave nel mondo della ICT, dove nono sono solamente le architetture software, o le varie tecnologie ad essere connesse ed aperte tra loro, ma lo devono necessariamente essere anche i soggetti e la conoscenza: la condivisione, la cooperazione, la riproduzione sono elementi di vantaggio competitivo nell’epoca dell’industria 4.0, e questo è uno dei motivi per cui il sito dell’Agenda Digitale, comprende varie sezioni aperte (Developers, Designers, Forum) in cui tutti, esperti di informatica, ingegneri, appassionati, utenti possono dare il proprio contributo.

Parte del merito è da attribuire all’attuale commissario straordinario per l’informatizzazione, Diego Piacentini, che dopo la sua lunga esperienza in Amazon è tornato nel Bel Paese portando una spinta fresca e innovativa a questa situazione di stallo, e sta dando all’Italia ed alle pubbliche amministrazioni leve efficienti per rispondere alla rivoluzione digitale, la quale vale la pena ricordare è una delle causa, all’interno del grande calderone di cause per le quali l’Italia necessitava da tempo nuove soluzioni. Le transizioni demografiche, i cambiamenti sociali, l’inurbamento uniti al protrarsi della crisi, della perdita di competitività rispetto a economie emergenti; il mutamento delle necessità e dei bisogni, il cambiamento nelle competenze, e così via sono tutti fattori che hanno profondamente cambiato la faccia del paese.

97 Specialmente per ciò che attiene ai servizi, tema che più da vicino riguarda questo lavoro, l’obsolescenza, l’arretratezza ed il ritardo rispetto ad altre realtà, hanno contribuito in modo significativo a rendere l’Italia molto meno attrattiva, non solo per chi la osserva dall’esterno, ma per i suoi stessi cittadini.

Il rilancio del paese passa allora attraverso l’Agenda Digitale, che incarna un vero e proprio piano industriale ed è tradotto in strategia nei due documenti fondamentali che sono la Strategia per la crescita digitale e la Strategia per la banda ultralarga, redatte dal Governo di concerto con le Regioni e le Province, ai quali si aggiunge il documento programmatico e più operativo dell’Agenzia per il Digitale, che si concretizza nel Piano triennale per l’informatizzazione delle PA, uniti dalla più generale regolamentazione legislativa in materia fornita dal CAD (Codice Amministrazione Digitale).

Tali documenti soddisfano a pieno la richiesta urgente domandata dall’Unione Europea in materia di digitalizzazione e crescita intelligente; ognuno di essi va di fatto ad identificare le azioni da porre in essere per risolvere le tre grandi problematiche che affliggono gli stati europei, identificate nella mancanza di connettività, nell’assenza di un mercato unico e nella scarsa cultura digitale.

La risposta italiana ai primi due problemi arriva mediante la predisposizione di una strategia che vede alla base la realizzazione di una solida infrastruttura materiale, all’avanguardia e soprattutto capillare, così da coprire a tappeto il territorio; a questa deve poi essere necessariamente garantita connettività, argomento principe della strategia per la banda ultralarga che ha lo scopo di assicurare a PA, cittadini, imprese connessione ad alta velocità, specialmente per le zone più disagiate e remote.

Una volta individuata l’infrastruttura fisica, definiti i fornitori, gli investimenti e la spesa necessaria, sono predisposte in modo puntuale le cosiddette infrastrutture immateriali, ovvero tutti quelle piattaforme abilitanti, quali identità digitale, fascicolo sanitario elettronico, fatturazione elettronica per citarne alcuni, in grado di trasformare software e architetture digitali in servizi agli utenti.

La combinazione delle due permette di completare il Sistema Pubblico di Connettività, ovvero l’insieme dei software, applicativi, piattaforme, dati che hanno la fondamentale caratteristica di essere interoperabili, qualità chiave e condizione necessaria per realizzare il vero passaggio al mondo digitale.

Ancora i livelli di collegamento non sono ai massimi livelli; le situazioni migliori e più avanzate come si può ben immaginare si riscontrano in realtà urbane più grandi, per i

98 capoluoghi o i maggiori poli industriali; lo scopo entro il 2020 quindi è quello di innalzare il livello di connettività a tutto il territorio, e fare un passo in avanti ancora maggiore, ovvero individuare le modalità affinché l’interoperabilità sia valida anche oltre i confini nazionali, tra i diversi paesi dell’unione.

Le strutture e gli strumenti tuttavia non sono sufficienti a garantire lo switch completo al digitale, ma è necessario che le persone, i cittadini, gli utenti, le imprese, le PA ne comprendano a pieno le caratteristiche, i vantaggi ed anche le modalità di utilizzo e funzionamento; serve diffondere a tutti gli strati della popolazione una nuova e più specifica cultura digitale.

Quello che più manca al momento è la comunicazione; il messaggio su come i servizi pubblici stanno cercando di cambiare, per meglio rispondere alle nuove esigenze non è un messaggio chiaro, non arriva a tutti gli utenti, ma solo a quelli già sensibilizzati sul tema, e questo impedisce a una grandissima fetta dei cittadini di poter conoscere e fruire di certi servizi. Esiste poi anche il caso in cui non basta la conoscenza, ma è necessario sviluppare le giuste competenze che al momento mancano, e a riguardo l’AgID ha diffuso il “Piano Nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali” affinché venga meno il digital divide, soprattutto tra fasce di età e occupazione, tenendo conto anche dei soggetti affetti da disabilità e garantendo loro accessibilità, e si possa così diffondere a pieno cittadinanza digitale ed inclusione.

Se quanto detto è vero per la realtà nazionale nella sua interezza, guardano con una lente di ingrandimento alle situazioni locali ci si può accorgere di come la situazione sia perfettamente allineata, o a volte addirittura più problematica, a seconda dell’estensione territoriale, delle caratteristiche sociali, dell’impostazione politica.

Il caso riportato nel teso si riferisce a una comunità montana, composta da tre piccoli comuni uniti insieme per svolgere congiuntamente le loro funzioni, situati nella zona delle Colline Metallifere, che nonostante le dimensioni o le problematiche relative alla marginalità del territorio, si stanno muovendo verso un’evoluzione digitale.

Tale evoluzione arriva in primis come recepimento di normative, molte delle quali obbligatorie, quali la diffusione degli obiettivi di accessibilità o la traduzione dei documenti in elettronici; altre iniziative, invece, come ad esempio la partecipazione la bando regionale per la realizzazione del Piano Villaggio Digitale, derivano dalla consapevolezza dei soggetti dell’enorme potenziale che questa strada può garantire.

99 Mediante uno studio della documentazione, testimone delle misure adottate dall’Unione, approfondita anche da interviste e dalla ricerca direttamente sul sito web e le piattaforme online, che rappresentano l’evidenza più tangibile dei progressi raggiunti, il risultato è stato quello di dare una fotografia dello stato attuale del livello di digitalizzazione in una piccola realtà come quella trattata.

Nello specifico l’analisi SWOT realizzata ha consentito di evidenziare, guardando all’interno dell’organizzazione, i punti di forza e progressi raggiunti, con le annesse criticità, e di individuare con uno sguardo verso l’esterno e il futuro le opportunità perseguibile e le minacce da fronteggiare.

Ciò che risulta è un allineamento di tipo politico e strategico con la vision nazionale, per cui si riconosce l’importanza e l’urgenza di porre le basi per una crescita digitale nell’ambito dei servizi, i quali richiedono una declinazione nuova ed originale; allineamento che passa anche dalla base normativa obbligatoria, la quale contribuisce in larga misura a dare la spinta necessaria a questa trasformazione.

Si riscontra una buona pianificazione degli obiettivi e relative azioni da intraprendere per raggiungerli, così come di definizione della spesa e delle risorse da cui attingere.

Sussistono tuttavia alcune criticità a livello organizzativo che rappresentano un ostacolo al perseguimento di tali obiettivi, in particolare si può evidenziare uno stallo del processo associazionistico, con difficoltà ad individuare strutture unitarie ed organizzative tra le quali suddividere i compiti, per mancanza di dipendenti e limitata expertise e specializzazione.

Dal lato tecnico le difficoltà maggiori riguardano invece l’assenza di omogeneità nel modo in cui si svolgono attività e processi, i quali comunicano mediante gestionali differenti, provenienti da diverse Software House, incompatibili nella maggior parte dei casi.

Affinché sia perseguita l’unione di scopi sarà quindi necessario perseguire in primis una unione funzionale, la quale non si traduce in una semplice approvazione congiunta di delibere o suddivisione di compiti, quanto piuttosto una messa in comune di attività, processi e risorse gestiti in modo congiunto e supportati da tecnologie adeguate e compatibili.

Proseguendo nell’analisi possiamo affermare che l’Unione ha raggiunto ottimi livelli per ciò che attiene ad una delle grandi problematiche rilevate anche dalla UE, ovvero la connettività; infatti mediante numerosi investimenti si è dotata di buone infrastrutture,

100 della banda ultralarga, e mediante accesso alla rete regionale ha consentito la diffusione di tale connettività anche a zone più marginali, sebbene ci sia ancora da lavorare soprattutto su aspetti legai alla morfologia del territorio, rendendosi interoperabile non solo all’interno dei suoi confini, ma anche con gli altri Enti circostanti, a livello provinciale e nazionale.

Rispetto alle infrastrutture materiali, la situazione risulta più arretrata per ciò che riguarda le piattaforme abilitanti e soprattutto gli applicativi, specialmente mobile.

Le uniche piattaforme utilizzate sono quelle relative alla fatturazione, mediante circuito PagoPa, unite alla ormai consolidata posta elettronica certificata.

Ciò che ancora manca purtroppo è l’interattività con gli utenti; i nuovi servizi affinché possano andare incontro ai bisogni emergenti dell’epoca 4.0 richiedono facilità di

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