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La Digitalizzazione della PA: Il caso dell'Unione di Comuni delle Colline Metallifere

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DI PISA

Dipartimento di Economia e Management

Laurea Magistrale in

Strategia, Management e Controllo

Tesi di laurea

Candidata:

Enxhi Dauti

Relatore:

Dott. Vincenzo Zarone

La digitalizzazione della PA:

Il caso dell’Unione di Comuni delle Colline Metallifere

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2

Per ogni volta in cui pensavi di aver raggiunto il limite

Per ogni notte insonne

Per ogni esame andato male

Per ogni giorno di disperazione

Per ogni pagina cancellata e poi riscritta

Per ogni volta in cui ti sentivi inadeguata.

Per ognuno di questi momenti

Ci sono una mamma ed un papà

C’è un amore

Un’amica

Un collega

Un cane

Le onde del mare

A volte un bicchiere di vino.

E poi ci sei tu, che hai superato anche questo scoglio

E sei pronta a tuffarti. Di nuovo e ancora

Per sempre.

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3

Indice

Premessa

I. Inquadramento sintetico ………6

II. La quarta rivoluzione industriale………..7

III. Le tecnologie abilitanti………..10

Internet of Things ………11

Big Data Analytics………...12

Manufactoring Solutions………..14

Introduzione……….17

Capitolo I- Agenda Digitale……….…21

1.1 Inquadramento sintetico………..………...………...…...21

1.2 L’Agenda Digitale Europea……….………...22

1.2.1 Strategy for a smart growth……….…...………...24

Innovation Union………...………...25

Youth on the move………27

Digital Agenda……….…...………...29

1.3 L’Agenda Digitale Italiana……….…………..…………...31

1.3.1 Strategia per la crescita digitale 2014-2020……….…...………...33

1.3.2 Strategia per la banda ultralarga……….…...………..……...35

1.3.3 Piano Triennale per l’informatica nelle PA………..…...………...37

1.3 4 CAD……….…...………...43

Capitolo II- Domanda e offerta di servizi in rete………45

2.1 Contesto di riferimento e domanda di servizi in rete………...………...…...45

2.2 Offerta di servizi in rete…..……….………...48

2.2.1 Infrastrutture trasversali……….…...………...49

Sistema pubblico di connettività…...……...………...51

Digital security per la PA…..………53

Cloud Computing……….…...……...53

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4

2.2.2 Piattaforme abilitanti……….…...………...56

Anagrafe popolazione residente…...……...………...58

Pagamenti elettronici…..………..59

Fatturazione elettronica.……….…...……...60

Open Data.………....61

Scuola Digitale.………....63

Sanità Digitale.………...65

Capitolo III- La digitalizzazione a livello locale……….…….…73

3.1 L’Unione dei Comuni………...………...……...…....73

3.2 L’Unione dei comuni montana delle Colline Metallifere………...77

3.2.1 Piano di accessibilità….……….…...………...79

3.2.2 Manuale di gestione del protocollo informatico, dei documenti e degli archivi. Adozione……….…...………...82

3.2.3 Piano di informatizzazione 2016-2018: Villaggio Digitale...……...86

3.2.4 Punti di forza e criticità nel processo di digitalizzazione dell’Unione. Analisi SWOT ………....………...…….…...………...90

Conclusioni……….….94

Bibliografia……….…103

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6

Premessa

I. Inquadramento sintetico

Industria 4.0, smart manufactoring, fabbrica intelligente, internet of things, sono tutti termini con cui si cerca di definire, da qualche anno a questa parte, un processo di cambiamenti che stanno modificando il modo di concepire la produzione industriale, e non solo.

Sebbene l’incertezza e la confusione nella terminologia utilizzata, resta indubbia la natura rivoluzionaria e disruptive di questo fenomeno che va a modificare non solo la produzione, ma interi modelli di business e organizzativi, decretando cambiamenti radicali e rapidissimi nelle regole del gioco e nel funzionamento dei mercati1.

L’espressione "Industrie 4.0" viene coniata per la prima volta alla Fiera di Hannover nel 2011 in Germania, paese che ancora una volta si fa portavoce di innovazione e lungimiranza, e viene ripresa successivamente da un gruppo di lavoro, ancora una volta tedesco, presieduto da Siegfried Dais della multinazionale di ingegneria ed elettronica Robert Bosch GmbH e da Henning Kagermann della Acatech (Accademia tedesca delle Scienze e dell'Ingegneria), che produrrà nel 2013 un report dettagliato sull’argomento. All’interno del report si legge come l’industria 4.0 rappresenti un momento di svolta nei meccanismi produttivi, decretando la cosiddetta quarta rivoluzione industriale.

Per meglio comprenderne l’evoluzione è utile soffermarsi brevemente sulla successione delle rivoluzioni industriali nel corso della storia passata e contemporanea, che hanno portato oggi a questo nuovo e ancora non ben chiaro scenario.

1 A. Magone, T. Mazali, Industria 4.0: Uomini e macchine nella fabbrica digitale, Guerrini e Associati

(7)

7 II. La quarta rivoluzione industriale

Durante il corso della storia, escludendo per un momento l’epoca attuale, sono tre i grandi momenti di turning point che hanno sancito una profonda ed irreversibile trasformazione del sistema produttivo, i cui effetti hanno radicalmente modificato il sistema economico nel suo insieme e di conseguenza l'intero sistema sociale.

La prima rivoluzione industriale si ha nella seconda metà del ‘700, la quale ha permesso di meccanizzare la produzione nel settore tessile e metallurgico grazie alla nascita dei telai meccanici e della macchina a vapore, e quindi la nascita di macchine alimentate da fonti energetiche inanimate che si sostituiscono all’uomo e agli animali.

La seconda rivoluzione industriale viene invece fatta convenzionalmente partire dal 1870 con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici, con l'avvento del motore a scoppio e il conseguente aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica, che rappresentano il momento di nascita della produzione di massa.

La terza rivoluzione industriale prende piede nel 1970 con la nascita dell’informatica, dalla quale scaturisce l'era digitale destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell’IT (Information Technology). In modo più ampio, ci si riferisce anche a tutta quella serie di processi di trasformazione della struttura produttiva, e più in generale del tessuto socio-economico, avvenuti a partire dalla metà del Novecento nei Paesi sviluppati e caratterizzati da una forte spinta all'innovazione tecnologica, strettamente legata alla nascita dei computer, dei robot, della prima navicella spaziale e dei satelliti.

Ciò che accomuna queste tre grandi rivoluzioni è sostanzialmente la presenza congiunta di quattro elementi2: una fonte energetica, una tecnologia guida, un’infrastruttura di rete; un modello di organizzazione aziendale; oltre a questo si aggiunge il fatto che tali elementi differiscono in modo netto tra i diversi periodi, e questo permette di definire in modo specifico e chiaro la linea di separazione tra un’epoca e l’altra.

Queste considerazioni sono la premessa per introdurre la quarta rivoluzione industriale, quella in atto che stiamo tuttora vivendo e alla quale cerchiamo di dare una definizione. La parola chiave per questo nuovo scenario è connessione, o integrazione, per cui non esiste più un cambiamento drammatico nella tecnologia, ma a partire dalle tecnologie

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8 utilizzate nella terza rivoluzione, si cerca di realizzare un nuovo modello produttivo basato sull’unione e connessione di queste.

Riprendendo le argomentazioni contenute nell’Industria 4.0 senza slogan, lavoro di ricerca svolto dal team di Gualtiero Fantoni, professore associato all’Università di Pisa, la diversità di scenario di questa quarta rivoluzione sarebbe riconducibili a 4 motivi:

- La sopra citata assenza di nuove tecnologie abilitanti, quanto piuttosto la connessione e nuovo utilizzo di quelle già esistenti, in quello che viene definito un “mosaico di tecnologie”3;

- La velocità con la quale queste tecnologie si evolvono e producono nuove e continue innovazioni4;

- La dimensione pervasiva che va a coinvolgere, in ambito manifatturiero, intere filiere produttive;

- Lo smisurato campo di applicazione: le imprese industriali sono il punto di partenza, ma tale fenomeno va a coinvolgere turismo, agricoltura, pubblica amministrazione, e ancora ambiti quali l’organizzazione aziendale, la gestione del capitale umano, il rapporto con i fornitori, la creazione di nuovi servizi per i clienti, e via dicendo.

A partire dalla terza rivoluzione industriale, quindi, e con l’avvento di Internet, si assiste al passaggio dalla società industriale alla società digitale, che rafforza i suoi connotati nel mondo dell’industria 4.0, e li arricchisce di nuove potenzialità.

Questa nuova società non produce più esclusivamente beni fisici, ma distanziandosi dalla natura materiale, si orienta sempre più verso il mondo dell’immateriale, della conoscenza, del know how; è basata su servizi web-based e sulla connessione tra elementi.

Se le precedenti rivoluzioni industriali avevano cambiato il modo in cui venivano prodotti e consumati, con questa si assiste a un nuovo modo con cui l’informazione viene prodotta, distribuita mediante connessione e consumata: si tratta di identificare sostanzialmente una nuova materia prima, la conoscenza.

Domenico Ileo individua, nel suo libro Agenda Digitale: dalle parole ai fatti, quattro componenti essenziali della conoscenza:

- I dati

3 S. Ciuoffo, Industria 4.0 senza slogan, Towel Publishing s.r.l, pag. 5

4 L’innovazione tecnologica può essere definita come l’attività deliberata delle imprese e delle istituzioni

tesa a introdurre nuovi prodotti e nuovi servizi, nonché nuovi metodi per produrli, distribuirli e usarli. (Treccani)

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9 - Le informazioni, ovvero dati formattati e strutturati

- Il sapere, inteso come capacità di produrre apprendimento

- La conoscenza sistemica, o know that, ovvero la comprensione a livello totale, sistemico, in grado di produrre nuova conoscenza

I dati, secondo questa impostazione, sono i mattoni della conoscenza, e sono alla base dell’Industria 4.0, insieme ad Internet e alle nuove soluzioni manifatturiere, come si vedrà in seguito.

Il valore aggiunto di un oggetto in questa nuova economia non è l’oggetto inteso come bene fisico in se’, ma la sua capacità di connettersi agli altri beni; allo stesso modo il valore aggiunto di un soggetto che opera nel mondo 4.0 sta nella sua capacità non tanto di raccogliere dati, quanto più di generare le giuste architetture e modelli in grado di interpretarli, dando luogo al nuovo lavoro del futuro: il “Data Scientist”, definito dall’Harvard Business Review il mestiere più sexy del XXI secolo.

Interessante notare come i beni materiali, rispetto a quelli immateriali, punto cardine della conoscenza, siano rivali ed escludibili e necessitino di sistemi logistici per essere distribuiti, i quali generano ovviamente costi.

I beni immateriali invece, sono prodotti a costi marginali bassi, non necessitano di impianti, carta, plastica o altri materiali, non generano costi di magazzino, poiché è sufficiente un cloud per archiviarli, e assumono le caratteristiche di bene comune, il che può portare a scambio di conoscenza e arricchimento di valore per tutte le parti prese in causa, senza ulteriori costi.

Tutti questi elementi sono una svolta senza eguali per i modelli di business tradizionali, i quali devono tuttavia adottare una serie di tecnologie specifiche che consentano di sfruttarne a pieno il potenziale, e che verranno brevemente inquadrate nei paragrafi successivi, oltre che agire in un’ottica di Business process re-engineering (BPR), ovvero non semplicemente apportare modifiche agli strumenti utilizzati, ma rivedere in ottica strategica interi processi.

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III. Le tecnologie abilitanti

Gli elementi fondanti l’Industria 4.0 sono da ricercare nel nuovo rapporto che si sta instaurando tra il mondo fisico degli esseri umani, intesi come attori del sistema economico quali imprenditori, lavoratori e consumatori, e il mondo del digitale5.

La sfida principale è allora quella di studiare le interazioni tra questi due mondi, al fine di ottenere le migliori sinergie e vantaggi possibili.

Dalla fusione di mondo fisico e digitale si ottiene un sistema chiamato cyber-fisico, o usando il termine inglese cyber-physic system, che si presenta come un mondo composto da una complessa rete di beni fisici, oggetti virtuali, device di comunicazione, che ricevono input e producono output sulla base di stimoli e interazioni con gli operatori economici.

L’obiettivo resta il medesimo che caratterizza tutte le innovazioni industriali ed economiche: creare valore interno, in termini di miglioramento dei processi ed abbattimento dei costi, ed esterno, ovvero valore creato per il consumatore o stakeholder6 in senso lato.

L’interazione di cui si è parlato sarà realizzabile, allo stato d’arte attuale, mediante una serie di tecnologie, dette abilitanti, di cui si ha una panoramica esaustiva a partire da quelle individuate dal Ministero dello sviluppo Economico, con il Piano Nazionale Industria 4.0 (Figura 1): l’Internet delle Cose, il Cloud, i Big Data e gli Analytics, la Simulazione, la Cybersecurity, la Realtà Aumentata, la Manifattura Additiva, la Robotica e l’Automazione Avanzata, l’Integrazione Orizzontale e Verticale.

5Quando si parla di digitale, o digitalizzazione, che ne esprime l’azione, ci si riferisce ad una traduzione di

dati da analogici, ovvero descritti da valori continui, infinitamente modificabili, a valori discreti, che nella traduzione dei computer, i quali usano sistemi binari, possono assumere esclusivamente due valori (0,1).

6 Any group or individual who can affect or is affected by the achievement of the organization’s objectives”

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11 Volendo sintetizzare la classificazione del MISE, possiamo raggruppare queste tecnologie in tre macroinisiemi, che rappresentano le basi su cui si fonda l’Industria 4.0: Internet of Things, Big Data and Analytics, Manufactoring Solutions.

Internet of Things (IoT)

Questa definizione di successo include l’insieme di componenti e dispositivi tecnologici (sensori, GPS), che possono essere incorporati in oggetti fisici e macchinari consentendo un’interfaccia tra mondo fisico e digitale, e che permettono la comunicazione del device con altri oggetti mediante connessione internet.

Tale connessione non permette soltanto il semplice scambio di informazioni, ma consente a tali oggetti di modificare il proprio comportamento sulla base di input ricevuti, anche a distanza, così come di memorizzare istruzioni e di apprendere dall’interazione.

Lo sviluppo dell’IoT ha conseguenze industriali dirompenti, ed è per questo motivo una delle componenti più affascinanti dell’intero fenomeno: consente livelli di flessibilità inimmaginabili, personalizzazione di massa dei prodotti anche a valle dei processi produttivi, dialogo in tempo reale tra mercato, progettazione, fornitori e produzione7. Gli esiti più rilevanti si avranno con la diffusione su larga scala di prodotti e oggetti intelligenti, smart che consentiranno una «servitizzazione8» della manifattura, ovvero

77 M. Zanardini, “La rivoluzione industriale nella manifattura”, Impresa e città (2014)

8 Un prodotto non viene più proposto o venduto da solo, ma è erogato in combinazione con un servizio.

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12 integrazione profonda tra prodotti e servizi, per cui un prodotto non viene più proposto o venduto da solo, ma è erogato in combinazione con un servizio, creando così un nuovo modello di business.

La rivoluzione in questo ambito sta nella smisurata possibilità di portare nel mondo digitale anche gli oggetti, e non solo i computer, che consentiranno di dialogare con la casa, gli elettrodomestici, o al di fuori con la città, nelle cosiddette smart city.

Ovviamente questa tecnologia porta con se’ complicazioni da un punto di vista di architetture necessarie a renderlo un servizio diffuso; allo stesso tempo uno dei punti critici principali è la capacità di gestire le enormi quantità di dati che produce, in termini di raccolta, archiviazione e interpretazione, che ci porta alla seconda tecnologia abilitante di questo mondo: i Big Data.

Big Data Analitycs

Questo termine è utilizzato per sintetizzare l’insieme di azioni volte alla raccolta, elaborazione e interpretazioni di grandi quantità di dati, detti appunto Big Data, che transitano attraverso Internet dalle più svariate fonti (sensori, Web, social media, wearable device).

Possiamo definirli, a tutti gli effetti, come la materia prima di questa nuova rivoluzione industriale appena iniziata, in cui siamo immersi e di cui facciamo ancora fatica a comprendere la natura e l’impatto.9La tecnologia abilitante collegata a questa dimensione è quella del Cloud Computing10 (o elaborazione dati sulla nuvola, Figura 2), ovvero

9 D. Pedreschi, Industria 4.0 senza slogan, pag.63

10 Il Cloud Computing è un modello che permette da qualsiasi luogo e in maniera comoda l’accesso su

richiesta tramite rete, ad un insieme di risorse di elaborazione condivise e configurabili (es. reti, server,

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13 l’insieme di Tecnologie Informatiche che permettono l’utilizzo di risorse hardware (storage, CPU) o software, distribuite in remoto11, al fine di immagazzinare e utilizzare dati di vario genere su sistemi aperti.

La sfida principale è quella di riuscire a collezionare questa mole di dati ed analizzarla in tempo reale, affinché sia possibile ottenere risultati utili ed applicare strategie di azione ai processi decisionali immediate ed efficaci.

In ambito manifatturiero, per esempio, la digitalizzazione degli impianti consente di monitorare da vicino i cicli produttivi, lo stato dei macchinari, ed ottenere dati grezzi a grandi velocità, la maggior parte dei quali al momento è scartata in quanto di difficile interpretazione.

Attualmente questi dati sono esaminati con tecniche di analisi molto elementari che hanno semplicemente lo scopo, per esempio, di valutare se il macchinario sta funzionando secondo procedimenti corretti o sia necessario interromperlo e lanciare segnali di allarme. Utilizzando tecniche più sofisticate di data mining, che significa letteralmente “estrazione di dati”, si potrebbe prevedere quando i macchinari sono prossimi a guasti, o quando debba essere effettuata la manutenzione dello stesso per evitare possibili guasti futuri (manutenzione predittiva).

La vera sfida è quindi quella di riuscire a definire un algoritmo che permetta di estrarre informazioni trasferendo l’intelligenza, la conoscenza ed esperienza, dall’uomo alla macchina, materia che apre il campo al settore dell’Intelligenza Artificiale detto di machine learning, il cui ambizioso scopo è raggiungere un soddisfacente grado di bontà del trasferimento di know-how agli algoritmi.

L’utilizzo non si ferma ovviamente al settore industriale, ma è esteso al web, o più in generale, all’ambito consumer, e permette di ottenere informazioni relative ai trend di mercato, l’andamento della domanda di beni e servizi, le abitudini e i feedback dei consumatori, la reputazione dei marchi, grazie, per citare due esempi, al monitoraggio dei click nei siti web, o dei “mi piace” sui social network.

Da non sottovalutare, infine, l’utilità dei Big Data nel realizzare innovazioni di servizio, nello specifico mediante integrazione di vaste banche dati, anche eterogenee tra di loro,

storage, applicazioni e servizi) che vengono rapidamente fornite e rilasciate con il minimo sforzo di gestione o di interazione da parte del fornitore del servizio. Questo modello è composto da: tre modelli di architettura e tre tipologie di servizio. (National Institute of Standards and Technology, 2011)

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14 al fine di estrarre informazioni aggiuntive che possano migliorare i servizi offerti, senza trascurare il fatto che possono essi stessi tramutarsi nel servizio.

Come definito da Doug Laney, il fenomeno in questione è indubbiamente in evoluzione e crescita, quest’ultima fondata essenzialmente su tre dimensioni principali: il volume dei dati (solo nel biennio 2014-2015 è stato creato il 92% dei dati globali)12; la velocità di produzione; la varietà delle fonti.

A queste si aggiunge inequivocabilmente la quarta componente, la veridicità: con l’aumentare delle precedenti componenti, aumenta il rischio di incorrere in informazioni false, non veritiere, o non esatte, che potrebbero inficiare interi modelli di valutazione, si rende quindi necessaria una adeguata attività di filtraggio e controllo.

Manufactoring Solutions

Con questo termine si indica tutto l’insieme delle restanti tecnologie utilizzate ed introdotte con l’Industria 4.0, che hanno lo scopo di velocizzare l’intero processo di produzione dall’ideazione alla creazione del prodotto.

Stampanti 3D e additive manufactoring, realtà aumentata e simulazioni, processi di integrazione orizzontale e verticale, cyber security, robot collaborativi sono quelli sottolineati dal MISE in Figura 1, i quali integrati tra di loro danno vita alla fabbrica del futuro, completamente digitalizzata.

Questa integrazione permette di simulare l’intero ciclo produttivo, ancor prima del suo avviamento reale, al fine di verificarne strenghts and weaknesses, efficienza, potenzialità nascoste.

Volendo prendere ad esempio le stampanti 3D, queste consentono la realizzazione di prodotti, parti o componenti tridimensionali, a partire dalla realizzazione di un modello virtuale, elaborato per mezzo di software di simulazione, che vengono trasferiti grazie alla loro natura digitale, alla stampante.

La stampante a sua volta, tramite la tecnica di additive manufactoring, ovvero per aggiunta di materiale, inizierà a stendere strati sottili di polveri, infine fusi ed aggregati nella forma finale richiesta.

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15 E’ inutile sottolineare il grande risparmio di tempo, di costi, di spreco di materiale, che questa tecnica consente, con grandi risvolti nella prototipazione così come nella personalizzazione di massa.

Definiti e chiariti gli elementi fondanti di questo nuovo cambiamento tecnologico nel mondo industriale, è necessario ribadire che la loro applicazione non si ferma al solo mondo della manifattura, ma riguarda anche la sfera dei servizi, ed è proprio in questo ambito che si colloca lo studio di questo elaborato.

A partire da normative e progetti strategici in ambito pubblico, verranno ripercorsi gli steps che vedono l’introduzione del digitale all’interno della res publica, a volte più faticosi e ridondanti rispetto al mondo del business, ma comunque di grande impatto sul modo di operare e di concepire i servizi.

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17

Introduzione

La premessa al presente lavoro è molto chiara: siamo in un periodo di grande cambiamento, costante e progressivo, non solo per quanto riguarda il mondo dell’industria e della manifattura, che ci affascina specialmente se pensiamo ai processi produttivi o all’Internet delle cose, ma soprattutto per il modo in cui giorno dopo giorno viviamo il quotidiano delle nostre città, in termini di servizi e rapporti con la Pubblica Amministrazione.

L’idea di trattare questo argomento nasce a seguito della partecipazione ad un Workshop in cui uno degli speaker è proprio Diego Piacentini, attuale commissario straordinario per la trasformazione Digitale, che con il suo bagaglio di competenze ed esperienze si è preso una pausa da Amazon, ed ha raccontato a 100 giovani studenti quanto si sentisse in dovere di portare il suo paese ad un livello superiore in termini di digitale.

Specialmente in ambito pubblico, che rappresenta il focus di tutto il lavoro, aumentare le skills e il livello di digitalizzazione non si riassume esclusivamente nella formazione o nell’introduzione di nuove piattaforme di servizi on-line, ma va a toccare più nel profondo il modo di fare “business” della pubblica amministrazione, un modo parcellizzato che passa per norme, regole e decreti, e che non combacia con la necessità di semplificazione richiesta dal digitale; non è possibile pensare di includere regole tecniche all’interno di leggi, soprattutto in un mondo in cui le tecnologie si muovono alla velocità della luce, le norme diventano ben presto obsolete.

Se l’obiettivo della PA è da sempre quello di ottemperare alle regole, sono necessari profondi interventi per far sì che il fulcro su cui gira il sistema pubblico torni ad essere il cittadino-utente, in quanto principale destinatario del servizio.

Per fare questo servirà comprendere come all’interno di un caso empirico avviene il recepimento della trasformazione digitale, quali i servizi tradotti in termini telematici soprattutto le modalità e i processi con cui questo avviene.

Il caso pratico preso a riferimento nel testo si riferisce, tuttavia, non ad un singolo comune, bensì ad una Unione di Comuni, nello specifico l’Unione dei Comuni delle Colline Metallifere, che date le piccole dimensioni e relativi bacini di utenza ha unito le forze per far fronte alle sfide legate al digitale.

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18 Prima di arrivare al caso pratico, che si conclude con una analisi SWOT a evidenza delle considerazioni svolte, lo studio verterà ad approfondire la tematica del digitale a livello europeo, e successivamente nazionale, affinché il caso empirico sia inserito in una più ampia cornice utile a inquadrare l’approccio al tema e gli input ricevuto dai livelli superiori.

Nello specifico il fil rouge di tutto lo studio verterà sulla Agenda Digitale, riassumibile nell’insieme delle politiche pubbliche con cui in primis gli organi di governo sovranazionali e a seguire i sotto livelli nazionali e locali interpretano la trasformazione digitale e la trasformano in strategia, piani e programmi finalizzati alla crescita economica e sociale.

A livello europeo l’Agenda Digitale è inserita all’interno di sette iniziative chiave con lo scopo di raggiungere gli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva fissati per il 2020. Tali obiettivi, che rappresentano la sintesi strategica che si pone l’Unione, sono poi declinati all’interno di ogni paese che ne recepisce le linee di fondo e li interiorizza, modulandoli sulla base delle proprie specifiche.

In Italia questo avviene mediante tre documenti principali, che sono la “Strategia per la crescita digitale”, la “Strategia per la banda ultralarga” ed il “Piano triennale per l’informatizzazione della PA”, in quali verranno ad uno ad uno approfonditi.

Un aspetto fondamentale che sarà trattato è il modello di governance del processo, per cui, come avviene nelle aziende, sarà fondamentale identificare attori, responsabilità, strategie e programmi operativi, nonché processi di monitoraggio e controllo.

Grazie all’analisi congiunta dei documenti di cui sopra sarà possibile avere un inquadramento complessivo della domanda ed offerta di digitale in Italia, dello stato delle infrastrutture e connettività necessarie a garantire la copertura e il collegamento del territorio, del livello di diffusione ed utilizzo di piattaforme che molti conoscono ma non hanno mai utilizzato ancora, quali SpID, PagoPa, Fascicolo Sanitario Elettronico, Carta Nazionale dei Servizi e via dicendo.

Tutto ciò sarà infine il metro di paragone su cui confrontare il livello di utilizzo e digitalizzazione dell’Unione di Comuni presa a riferimento: capire lo stato attuale, i soggetti coinvolti, i punti di forza e ciò che ancora manca per una completa trasformazione e omogeneizzazione a livelli nazionali ed europei, quale fine ultimo. Il tentativo di tutto il lavoro sarà quello soprattutto di dare una forma a questo nuovo fenomeno, di semplificare e allo stesso tempo fornire il giusto approfondimento, affinché

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19 i lettori possano avere davanti un quadro più ampio di quello che sta cambiando, e possano trarne i giusti spunti di riflessione, magari contribuendo allo sviluppo delle piattaforme sopra citate o apportando le proprie idee ai giusti referenti.

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Capitolo I – Agenda Digitale

1.1 Inquadramento sintetico

Nel discorso di insediamento del nuovo Presidente della Repubblica, Mattarella, risalente al Febbraio 2015, egli afferma: “Garantire la Costituzione significa […] promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale […] Penso alle piccole, medie e grandi imprese che tra rilevanti difficoltà trovano il coraggio di continuare a innovare e competere sui mercati internazionali. Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie”.

Non vi può essere sintesi migliore per descrivere l’Agenda digitale, con cui si definisce una politica pubblica istituita nel marzo 2012 con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, mediante la quale viene sancito l’impegno strategico a incentivare l’innovazione tecnologica al fine di favorire la crescita economica del paese.

Si tratta della declinazione italiana dell’Agenda Digitale Europea, figlia della Commissione Europea che nel maggio 2010 la presenta come una delle iniziative alla base della strategia Europa 2020, pronta a rilanciare l’economia europea attraverso i vantaggi economici e sociali sostenibili offerti da un mercato digitale unico.1

A partire da qui l’Italia, ed ogni stato dell’Unione, si impegnano a recepire la sopra citata politica nel proprio ordinamento, introducendo diversi principi in allineamento con tale strategia.

In quanto politica pubblica, si prefigura come un insieme di azioni2:

- Aventi obiettivi comuni e trasversali, dove per comuni e trasversali si intende non solo in riferimento ad altre politiche pubbliche ma anche ad altre amministrazioni, funzioni e soggetti;

- Che richiedono un sistema complesso di relazioni nonché una strategia preordinata, come quella contenuta nel documento Strategia per la crescita digitale di cui si parlerà in seguito;

1 Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea; Le politiche dell’Unione Europea, Agenda Digitale

Europea, (2014)

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22 - Che nascono dalla cooperazione di organismi pubblici e privati, in quanto l’Agenda Digitale individua nella digitalizzazione e nell’ICT un fattore di innovazione congiunto nei processi economici (Industria 4.0, smart manufactoring), nei processi sociali (cittadinanza digitale) e nei processi istituzionali e amministrativi (e-government).

Nei prossimi paragrafi verranno approfondite in modo accurato sia l’Agenda digitale Europea, punto cardine dell’evoluzione digitale in atto, che pone e definisce i pilastri strategici con cui affrontare questo cambiamento, per passare successivamente al recepimento della politica europea nell’ordinamento italiano, e meglio capire come è stata interpretata nel nostro paese in termini di pianificazione strategica, operativa nonché di soggetti coinvolti.

1.2 L’Agenda Digitale Europea

La Commissione Europea, nel 2010, ha adottato la strategia “Europa 2020”, definita come: “The EU's agenda for growth and jobs for the current decade. It emphasises smart, sustainable and inclusive growth as a way to overcome the structural weaknesses in Europe's economy, improve its competitiveness and productivity and underpin a sustainable social market economy”3.

Lo scopo di tale strategia è quello di predisporre un modello di uscita dalla crisi e di indirizzare l’economia dell’UE verso una crescita intelligente, ovvero sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione, inclusiva, che garantisca un alto tasso di occupazione e sostenibile, ovvero maggiormente efficiente e “verde” sotto il profilo dell’utilizzo delle risorse, che garantisca l’economicità senza dimenticare l’impatto sociale.

La crescita di cui si parla nel documento è la risultante di cinque elementi, per ognuno dei quali è fissato un target minimo da raggiungere entro il periodo, nello specifico:

1. Portare il livello di occupazione al 75% nelle persone di età compresa tra 20 e 64 anni;

2. Investire il 3% del PIL dell'UE in R&S;

3

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23 3. Raggiungere il traguardo 20/20/204 in materia di clima/energia (compreso un incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono);

4. Portare al di sotto del 10% il tasso di abbandono scolastico e portare ad almeno il 40% la percentuale dei giovani laureati;

5. Ridurre di almeno 20 milioni le persone a rischio di povertà.

Al fine di ottenere questi risultati, la Commissione ha presentato sette iniziative faro, o Flagship Initiatives5:

- L'Unione dell'innovazione per migliorare le condizioni generali e l'accesso ai finanziamenti per la ricerca e l'innovazione, facendo in modo che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da stimolare la crescita e l'occupazione.

- Youth on the move per migliorare l'efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

- Un'agenda europea del digitale per accelerare la diffusione dell'internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese.

- Un' Europa efficiente sotto il profilo delle risorse per contribuire a scindere la crescita economica dall'uso delle risorse, favorire il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio, incrementare l'uso delle fonti di energia rinnovabile, modernizzare il settore dei trasporti e promuovere l'efficienza energetica.

- Una politica industriale per l'era della globalizzazione finalizzata a migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI, e favorire lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile in grado di competere su scala mondiale. - Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro onde modernizzare i

mercati occupazionali e consentire alle persone di migliorare le proprie competenze in tutto l'arco della vita al fine di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e di conciliare meglio l'offerta e la domanda di manodopera, anche tramite la mobilità dei lavoratori.

4 Ridurre le emissioni di gas serra del 20 %, alzare al 20 % la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili

e portare al 20 % il risparmio energetico: il tutto entro il 2020.

5Traduzione tratta da COMMUNICATION FROM THE COMMISSION EUROPE 2020: A strategy for

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24 - Piattaforma europea contro la povertà per garantire coesione sociale e territoriale in modo tale che i benefici della crescita e i posti di lavoro siano equamente distribuiti e che le persone vittime di povertà e esclusione sociale possano vivere in condizioni dignitose e partecipare attivamente alla società. Il focus di questo elaborato è soprattutto rivolto verso l’analisi e la comprensione delle modalità con cui l’Europa ed ognuno dei paesi membri intendono realizzare l’obiettivo di crescita intelligente, ovvero come ottenere una crescita economica mediante il progresso e l’innovazione.

Tra le sette iniziative faro di cui sopra tre sono quelle che si collocano sotto questo obiettivo, e in particolare l’Innovation Union, l’iniziativa Youth on the move e da ultimo ma non meno importante la Digital Agenda.

I prossimi paragrafi saranno destinati all’approfondimento di questi temi, specialmente per ciò che attiene l’Agenda Digitale.

1.2.1 Strategy for a smart growth

Uno degli obiettivi della strategia Europa 2020 è quello di garantire una crescita economica smart, intelligente, oltre che sostenibile ed inclusiva, connotato ampiamente legato al tema che questo elaborato si propone di trattare.

Andando più nello specifico del documento6, si legge come una crescita intelligente sia possibile rafforzando la conoscenza diffusa e promuovendo l’innovazione, le quali possono trasformarsi in nuovi prodotti e servizi che generano nuovi posti di lavoro, e aiutano a fronteggiare le sfide sociali prima europee e poi globali.

Questo obiettivo è realizzabile esclusivamente lavorando contemporaneamente su tre drivers: l’innovazione, l’educazione e la digitalizzazione.

L’innovazione è generata dalla costante ricerca, motivo per cui è necessario rivolgere l’attenzione alle attività di R&D. La spesa europea in queste attività risulta infatti essere inferiore al 2%, se comparata con il 3% americano e il 3.4% giapponese.

Il secondo punto, collegato al primo, è quello inerente all’educazione e alla formazione lifelong, continua nell’arco della vita: ancora una volta l’Europa si pone al di sotto dei

6 COMMUNICATION FROM THE COMMISSION EUROPE 2020: A strategy for smart, sustainable and

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25 livelli giapponesi in quanto a percentuale di giovani laureati tra i 25 e 34 anni, fermandosi ad un 30% rispetto al 50% dei coetanei asiatici.

Ultimo, ma non per importanza, si fa strada il processo di digitalizzazione: il mercato globale della domanda di Information and Communication Technologies è un mercato che vale 2mld, e l’Europa contribuisce solo per un quarto di questo ammontare. Inoltre rimane indietro (questo era vero nel 2012), nella diffusione capillare di internet ad alta velocità, impedendo una piena partecipazione delle aree più isolate, quali quelle rurali, alla scena economica, alla diffusione di conoscenza ed all’innovazione.

Al fine di fare fronte a queste priorità sono indentificate, come anticipato nel paragrafo precedente, una serie di azioni da mettere in pratica, riconducibili a tre delle sette Flag Initiatives sopra citate, nello specifico: Innovation Union, Youth on the move e Digital Agenda.

Posta la visione complessiva di insieme della strategia, le varie iniziative e programmi sono recepiti in primis a livello macro, dalla Commissione Europea, per poi ramificarsi in sotto livelli regionali, e poi nazionali, al fine di renderne l’attuazione più coerente possibile e contestualizzata all’interno dei vari paesi.

Innovation Union

Lo scopo di questa iniziativa è quello di riportare il focus delle attività di ricerca e sviluppo e delle innovazioni su temi a impatto globale quali cambiamento climatico, energia, consumo efficiente e sostenibile delle risorse, sanità e cambiamenti demografici. A tal fine viene a realizzarsi una innovation chain che collega soggetti ed attività in un circolo di ricerca, il quale segue tutte le operazioni poste in essere, dalla blue sky research7, alla commercializzazione.

A livello UE, la Commissione si propone di lavorare su tre direttrici:

i) Completare l’Area di Ricerca Europea, sviluppando una agenda strategica focalizzata sui temi sopra citati, stimolando anche gli altri stati membri all’ingresso;

7 Scientific research in domains where "real-world" applications are not immediately apparent. It has been

(26)

26 ii) Favorire l’innovazione delle aziende migliorando le condizioni in cui operano (per esempio creando la Patente singola europea, o migliorando il framework relativo al copyright sui marchi, o ancora dando accesso alle PMI alla protezione della proprietà intellettuale);

iii) Lanciare il programma “European Innovation Partnerships” tra EU e stati membri per accelerare lo sviluppo e lancio di nuove tecnologie utili a fronteggiare le sfide sopra identificate;

iv) Rafforzare e sviluppare ulteriormente il ruolo degli strumenti europei a supporto dell’innovazione, quali la facilitazione dell’accesso ai fondi destinati alle aree rurali, o alle PMI;

v) Promuovere le partnership fondate sullo scambio di conoscenza e rafforzare il legame tra educazione, business, ricerca ed innovazione, con focus sulla promozione dello spirito imprenditoriale mediante supporto delle Young Innovative Companies.

A livello nazionale invece, le linee di azione per gli stati membri sono orientate soprattutto sulla formazione scolastica e sul capitale umano:

i) Riformare le attività di ricerca e sviluppo e di innovazione a livello nazionale e regionale, per promuovere l’eccellenza e la specializzazione, anche grazie al rafforzamento della cooperazione tra Università, ricerca e mondo del lavoro, interno e al di fuori dei confini nazionali;

ii) Assicurare una componente sufficiente di laureati in scienze, matematica, ingegneria improntando i percorsi scolastici sullo sviluppo della creatività, dell’innovazione e dello spirito imprenditoriale;

iii) Privilegiare la spesa pubblica in ricerca, anche mediante incentivi fiscali, o altri strumenti finanziari.

Come sottolineato nella premessa al testo, il mondo dell’Industria 4.0 vede come materia prima fondante dell’economia digitale la conoscenza, le idee e la condivisione di esse; ogni paese ha quindi il compito di porre le basi affinché questo circoli di know-how e conoscenze avvenga in modo tempestivo ed efficiente, che rappresenta anche la modalità più efficace per generare innovazione.

A questo si affianca poi sicuramente l’analisi e la ricerca delle best practice, che da sempre sono il migliore spunto da cui partire per innovare o replicare adattando alle varie realtà.

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27

Youth on the move

Come si può intuire dal nome, lo scopo principe di questa iniziativa è migliorare il futuro dei giovani garantendo loro maggiori possibilità lavorative, e il mezzo per fare sì che ciò accada è favorendo la mobilità tra i vari paesi mediante innalzamento dei livelli di educazione e incoraggiando gli scambi per trainership.

Anche in questo caso i livelli di applicazione vanno dalla macro area EU, per poi restringersi a livello nazionale dei vari stati membri:

A livello Europeo le principali direttive riguardano:

i) Innalzamento del livello di mobilità e scambio, mediante programmi quali Erasmus, collegandoli strettamente ai programmi e alle risorse nazionali;

ii) Dare una spinta alla modernizzazione dell’alta educazione, con focus sui curricula, la governance e il finanziamento, usando come benchmark le migliori performance riscontrate nel contesto globale;

iii) Esplorare nuove soluzioni per realizzare partnership tra programmi di mobilità e giovani professionisti;

iv) Promuovere e riconoscere il valore dell’insegnamento “informale” e “non-formale”;

v) Ridurre la percentuale di giovani disoccupati, mediante un progetto implementato di concerto con stati membri a livello locale, per favori diffusione di stage, apprendistati, proponendo offerte non solo in loco, ma anche in altri paesi dell’EU.

Posti questi obiettivi a livello macro, il compito degli stati membri è quello di preparare i giovani al mondo del lavoro, con focus in primo luogo sull’educazione, innalzando il livello e spingendo verso specializzazioni maggiormente richieste dal mercato, e in parallelo mediante attività di counselling e mentorship, per guidarli e indirizzarli nella scelta, e seguirli successivamente.

Nel caso specifico della digitalizzazione vale la pena soffermarsi poi sulla formazione necessaria ed urgente in questo ambito, che parte a in primis a livello scolastico mediante corsi, laboratori, esperienze dirette sul campo; in questo nuovo mondo che si sta formando la specializzazione è un elemento fondamentale per rimanere competitivi sul mercato del lavoro e dare ai giovani delle nuove generazioni prospettive solide e concrete di futuro.

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28

Digital Agenda

Dopo aver ripercorso brevemente i punti salienti relativi alle prime due Flagship Initiatives, siamo giunti al nodo delle attività orientate all’obiettivo strategico di smart growth e di questo elaborata: l’Agenda Digitale Europea.

Essa contiene 101 azioni circoscritte intorno a sette aree prioritarie8, che si pongono l’obiettivo di risolvere altrettante problematiche, riferibili a:

- Frammentazione dei mercati digitali, per la quale l’obiettivo è quello di creare un nuovo e stabile quadro normativo per ciò che attiene alla banda larga;

- Mancanza di interoperabilità, con conseguente necessità di creare nuove infrastrutture per i servizi pubblici digitali, ai fini di collegare l’Europa;

- Mancanza di investimenti nelle reti

- Mancanza di alfabetizzazione digitale e informatica, che richiede l’avvio di una grande coalizione per le competenze digitali e per l’occupazione;

- Incapacità di rispondere alle grandi problematiche che affliggono la nostra epoca, quali cambiamenti climatici, invecchiamento demografico, integrazione dei soggetti più svantaggiati, per le quali il digitali rappresenta una grande opportunità di svolta.

A ciò si aggiungono tutta una serie di azioni complementari ma necessarie da porre in essere quali proporre una strategia per la sicurezza digitale dell’UE, aggiornare il framework normativo sul copyright, accelerare il cloud computing attraverso il potere d’acquisto del settore pubblico, lanciare una nuova strategia industriale sull’elettronica. L’intento principale e prioritario che si pone è quello di eliminare il digital divide, termine con cui si indica il divario esistente tra chi possiede già accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione, ovvero è dotato di internet, e chi invece ne è escluso, in modo parziale o totale, oltre alle differenze nelle capacità di utilizzo e conoscenza in merito.

Il modo per ridurre ed eliminare questo gap è in primis quello di garantire una presenza capillare di infrastrutture comunicanti e collegate in tutto il territorio, e di porre rimedio all’analfabetismo informatico, non solo dotando ogni cittadino di accesso al mondo on line, ma anche aiutandolo ad orientarsi in questo mondo.

8 Communication from the commission to the european parliament, the council, the european economic and

social committee and the committee of the regions, The Digital Agenda for Europe - Driving European

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29 L’obiettivo concreto di questa iniziativa è quello di fornire crescita economica sostenibile e benefici sociali derivanti dal Mercato Digitale Unico, bastato su Internet veloce ed ultraveloce (con una sottoscrizione di abbonamenti ad almeno 100Mpbs di velocità per il 50% delle abitazioni), così come su applicazioni interoperabili.

Anche per l’Agenda Digitale, così come per le altre iniziative, possiamo individuare due livelli di applicazione, europeo e nazionale.

A livello europeo la Commissione svolge le attività di:

- Definizione di un framework, un quadro giuridico stabile tale da incentivare gli investimenti in un'infrastruttura aperta e competitiva per l'internet ad alta velocità e nei servizi collegati;

- Definizione di una politica efficiente in materia di spettro radio9;

- Agevolazione nell'uso dei fondi strutturali dell'UE per la realizzazione dell'agenda;

- Creazione di un vero e proprio mercato unico per i contenuti e i servizi online (mercati europei sicuri e senza frontiere per i servizi web e i contenuti digitali, caratterizzati da alti livelli di fiducia, un quadro normativo equilibrato con regimi chiari in materia di diritti, promozione delle licenze multiterritoriali, tutela e remunerazione adeguate per i titolari di diritti e attivo sostegno per la digitalizzazione del ricco patrimonio culturale dell'Europa) e regolamentazione della governance globale di internet;

- Riforma dei fondi per la ricerca e l'innovazione e aumento del sostegno nel settore delle ICT10, al fine di accentuare la forza tecnologica dell'Europa nei settori strategici principali e creare condizioni che permettano alle PMI ad alto potenziale di crescita di assumere un ruolo guida sui mercati emergenti e di stimolare l'innovazione in materia di ICT in tutti i settori aziendali;

- Promozione dell'accesso a Internet e del suo uso da parte di tutti i cittadini europei, in particolare mediante azioni a sostegno dell'alfabetizzazione digitale e dell'accessibilità, riducendo il digital divide.

A livello nazionale, gli Stati membri avranno il compito di:

9 Lo spettro radio è una parte dello spettro elettromagnetico utilizzata per le comunicazioni wireless (senza

fili), come, per esempio, la trasmissione di dati attraverso reti Wi-Fi o in banda larga mobile tramite reti cellulari, e per servizi di difesa, di emergenza e di protezione ambientale.

(30)

30 - Elaborare strategie operative per l'internet ad alta velocità e orientare i finanziamenti pubblici, compresi i fondi strutturali, verso settori non totalmente coperti da investimenti privati;

- Creare un quadro legislativo che permetta di coordinare i lavori pubblici in modo da ridurre i costi di ampliamento della rete, sulla scia del framework europeo; - Promuovere la diffusione e l'uso dei moderni servizi online (e-government, servizi

sanitari online, domotica11, competenze digitali, sicurezza, ecc.).

Come si intuisce dai punti sopra trattati lo scopo principale dell’iniziativa è quello da un lato di rendere unico il mercato digitale europeo, intervenendo da un punto di vista legislativo sugli ostacoli legati alla diffusione di banche dati o informazioni e allo stesso tempo garantendo l’interoperabilità di dispositivi, applicazioni, servizi e reti, condizione necessaria per poter parlare di unicità ed interezza del mercato; a ciò si aggiunge come naturale conseguenza, l’esigenza di assicurare e trasmettere una maggior sicurezza all’utente che si immette in tali piattaforme, contrastando la criminalità informatica o il non rispetto della riservatezza dei dati.

Un altro aspetto critico da tenere in considerazione è l’incapacità degli utenti di comprendere questa tecnologia e le sue logiche di funzionamento: questo fa sì che l’alfabetizzazione digitale sia una condizione imprescindibile a monte di qualsiasi altra azione da porre in essere: da un lato è necessaria per l’utilizzo personale e quotidiano di internet e dei servizi che esso propone, dall’altro garantirà una crescente inclusione ed accesso ad un maggior numero di persone a occupazioni strettamente legate all’ICT, con lo scopo di creare nel settore un quadro di professionisti a livello europeo.

Chiarita la posizione europea sul tema, lo scopo dei prossimi paragrafi sarà quello di calare nel conteso italiano l’idea alla base dell’Agenda Digitale e del suo ruolo chiave nella crescita economica e sociale del paese, valutando quale sia la situazione italiana di partenza in tema digitalizzazione, nonché le azioni da intraprendere per realizzare gli scenari previsti e auspicati.

In proposito verranno analizzate la strategia italiana per la crescita digitale, insieme alla strategia per la banda ultralarga, corredate dal relativo piano operativo di attuazione, che si sostanzia nel Piano per l’informatizzazione della PA; verranno identificati i soggetti

11 Con domotica, o smart home, si intende lo studio e l’applicazione di un complesso di tecnologie basate

sull’ingegneria informatica ed elettronica, aventi per obiettivo la realizzazione di una serie di dispositivi integrati che permettano di automatizzare e facilitare l’adempimento delle varie operazioni solitamente svolte in un edificio (Treccani).

(31)

31 incaricati della realizzazione, i livelli di intervento per passare poi all’analisi di un caso empirico a dimostrazione della attività finora messe in atto.

1.3 Agenda Digitale Italiana

L’Agenda Digitale è stata istituita il 1° marzo 2012 in seguito alla sottoscrizione da parte di tutti gli Stati Membri dell’Agenda Digitale Europea, presentata dalla Commissione Europea nel 2010.

In quest’ottica l’Italia ha elaborato un proprio piano nazionale, con individuazione delle priorità e corredate modalità di intervento, traducendo gli obiettivi strategici in azioni, misurate da specifici indicatori in linea con gli scoreboard12 dell’Agenda digitale europea.

Il compito di garantire la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale italiana in coerenza con l’Agenda digitale europea13 è stato affidato all’Agenzia per l’Italia Digitale, d’ora in avanti nel testo AgID14.

Per il perseguimento degli obiettivi di crescita economica trainata dal digitale sono stati elaborati due piani strategici nazionali, predisposti nell’ambito dell’Accordo di Partenariato 2014-2020 con la Presidenza del Consiglio insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, all’Agenzia per l’Italia Digitale e all’Agenzia per la Coesione: si tratta della “Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020” e della “Strategia italiana per la Banda Ultra Larga”.

Questi due documenti strategici di lungo periodo, sono stati successivamente declinati dalla stessa Agenzia in obiettivi operativi di medio-breve periodo in quello che è il “Piano Triennale per l’informatica nelle Pubbliche Amministrazioni”, alla guida di Diego Piacentini, nominato commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale italiana.

12 https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/policies/scoreboard

13 These targets are interrelated and critical to our overall success. To ensure that each Member State tailors

the Europe 2020 strategy to its particular situation, the Commission proposes that EU goals are translated into national targets and trajectories. This partnership approach should extend to EU committees, to national parliaments and national, local and regional authorities, to social partners and to stakeholders and civil society so that everyone is involved in delivering on the vision. COMMUNICATION FROM THE COMMISSION EUROPE 2020: A strategy for smart, sustainable and inclusive growth, 2010

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32 Esso viene definito come “Il documento di indirizzo strategico ed economico destinato a tutta la Pubblica Amministrazione che accompagna la trasformazione digitale del Paese”, e nello specifico definisce “le linee operative di sviluppo dell’informatica pubblica; il modello strategico di evoluzione del sistema informativo della PA; gli investimenti ICT del settore pubblico secondo le linee guida europee e del Governo”15.

Come si legge sulla pagina internet ufficiale, la strategia italiana è stata elaborata a più livelli, con il contributo della Conferenza delle regioni e delle province autonome16, “enfatizzando la complementarietà tra il livello nazionale e quello regionale, nonché l’integrazione tra le stesse iniziative regionali”.

Lo scopo, come riportato nel documento per la crescita digitale, è quello di “fornire un'occasione di trasformazione, essenziale per perseguire i grandi obiettivi della crescita, dell'occupazione, della qualità della vita - obiettivi chiave nel progetto europeo di crescita intelligente e sostenibile - e della rigenerazione democratica nel paese”; al centro il focus è sempre sui cittadini e sulle imprese, pertanto un processo di così profonda innovazione diventa una “riforma strutturante del Paese”.

Ultimo documento, ma non per importanza, a cui si farà riferimento è il “Codice dell’Amministrazione Digitale”, nel testo abbreviato come CAD, fonte essenziale e indispensabile di normative in questa nuova materia che si sta facendo strada.

I prossimi paragrafi saranno dedicati ad un approfondimento sui due documenti strategici sopra citati, al fine di inquadrare al meglio la situazione italiano allo status quo, e individuare le azioni da intraprendere per portare a termine gli obiettivi prefissati, anche mediante comparazione dello stato di avanzamento dei lavori degli altri paesi, per poi passare più nello specifico al Piano triennale e alle azioni che si prefigge di implementare; il tutto declinato all’interno del quadro legislativo definito dal CAD.

15 https://pianotriennale-ict.italia.it/

16Opera nell’ambito della comunità nazionale per favorire la cooperazione tra l’attività dello Stato e quella

delle Regioni e le Province Autonome, costituendo la "sede privilegiata" della negoziazione politica tra le Amministrazioni centrali e il sistema delle autonomie regionali. (http://www.statoregioni.it/ )

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33 1.3.1 Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020

Il documento per la strategia di crescita digitale è stato redatto in prima battuta nel 2015, per poi essere modificato e integrato dalla Commissione Europea nel 2016.

Esso è suddiviso in cinque sezioni principali: a partire dall’identificazione degli obiettivi strategici, l’analisi si sposta sullo studio del contesto di riferimento, all’analisi SWOT con focus su punti di forza e debolezza italiani in materia, in parallelo alle minacce e opportunità che questo processo può generare; passa in seguito per l’introduzione all’organizzazione del lavoro nonché alle azioni da intraprendere corredate di metodologia e piattaforme abilitanti, per concludere con una nota al finanziamento e al monitoraggio azione-risultato-obiettivo.

La premessa su cui si basa l’elaborato, e più in generale l’intero processo di trasformazione verso il digitale, può essere riassunto nell’espressione “Don’t automate, obliterate”17, con il quale si vuole sottolineare come le politiche per l’innovazione debbano utilizzare il digitale come leva di trasformazione, anche radicale, piuttosto che focalizzarsi sulla digitalizzazione di processi già esistenti.

Tale concetto è alla base della reingegnerizzazione dei processi, termine spesso utilizzato all’interno di questo elaborato, in quanto il digitale rappresenta una chiave di volta nell’identificazione di nuove soluzioni che realizzino un punto di rottura con il modo di operare attuale, e che portino a una maggior creazione di valore, verso gli stakeholder18 in primis, ma soprattutto verso il “cliente interno”, ovvero i dipendenti stessi che sono i veri attori del processo.

La strategia per la crescita digitale, e più in generale il processo stesso di digitalizzazione, sono per definizione trasversali ai vari ambiti applicativi e dinamici; il primo aspetto rende necessaria una integrazione con altre politiche già operative del settore pubblico, che riguardano tutti quei documenti, piani, leggi19 inerenti a scuola, salute, giustizia,

17 M. Hammer, Reengineering Work: Don’t Automate, Obliterate, Issue of Harvard Business review (1990) 18 „Lo stakeholder di una organizzazione è (per definizione) un gruppo o un individuo che può influire o

essere influenzato dal raggiungimento degli obiettivi dell’impresa“;“quel gruppo di soggetti senza il cui supporto l’organizzazione smetterebbe di esistere” E. Freeman, Strategic Management: A Stakeholder Approach, (1984)

19 I documenti menzionati nella Strategia per la crescita digitale sono:

- Legge n. 124 del 07/08/2015 recante “Deleghe al Governo in nmateria di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” (G.U. n. 187 del 13 agosto 2015);

- «Patto per la Salute» e le relative iniziative di e-Health del Ministero delle Salute; - Piano della Giustizia Digitale in ambito civile e penale;

- Programma di riforma "La Buona Scuola" del MIUR;

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34 riorganizzazione delle PA, affinché tutti i risultati possano essere messi a sistema in disegno unitario a livello nazionale; la dinamicità è da interpretare, invece, come la necessità delle azioni poste in essere di adattarsi al cambiamento repentino e continuo di scenari nel periodo di riferimento 2014-2020.

L’obiettivo strategico alla base dell’iniziativa è la crescita economica del paese20 e l’utilizzo di leve e politiche pubbliche per promuovere tale crescita è il fulcro della strategia, che si sostanzia in tre punti sostanziali i quali ricalcano l’onda dell’Agenda Digitale europea: il passaggio definitivo al digitale in ambito di servizi pubblici, con switch off dell’analogico; la diffusione di conoscenze e competenze in tema di ICT favorendo la creazione di un’offerta competitiva sui mercati globali e una domanda in grado di stimolare offerta innovativa; il coordinamento e l’integrazione delle varie politiche di gestione del digitale nel paese.

1.3.2 Strategia per la Banda Ultralarga

Per Banda Ultralarga, in inglese Ultra Broadband, si intende una infrastruttura di telecomunicazioni in cui la velocità di trasmissione e connessione effettiva in download è di almeno 30 Mb/s (se supera 1Gb/s si parla di reti ultraveloci o ultrafast network). Si tratta di uno dei pilastri dell’Agenda Digitale Europea, recepito e strutturato in programmi strategici in Italia nel 2015, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il documento “Strategia per la Banda Ultralarga”.

L’obiettivo primario di tale piano è quello di raggiungere entro il 2020 la copertura dell’85% della popolazione (aree di interesse economico, aree con elevata concentrazione demografica, aree industriali, sedi delle PA, siti di datacenter, snodi logistici, ospedali) con infrastrutture in grado di veicolare una connettività di almeno 100Mb/s, garantendo al contempo al restante 15% (aree più remote) una connettività di almeno 30 Mb/s.

- Azioni per il digitale nell’ambito del PON Cultura e Sviluppo 2014-2020; - Iniziative previste nel PON Governance-capacità istituzionale;

- Azioni relative al PON Metro per le Smart Cities and Communities;

- Strategia per la smart specialization per la ricerca, l'innovazione e la competitività del sistema produttivo nazionale e regionale.

20 L'Italia deve crescere: il PIL italiano soffre più degli altri e la sua ripresa è troppo lenta. Lo sviluppo del

nostro Paese è di gran lunga inferiore alla media europea e lo sono anche le nostre prospettive di crescita. (Strategia per la crescita digitale, pag. 9)

(35)

35 La Banda Ultralarga è e sarà di fatti la risorsa chiave su cui costruire la competitività del paese, e mediante la quale perseguire gli obiettivi di crescita economica e sociale, sebbene al momento possa sembrare un controsenso investire in questa tecnologia quando in concreto non esistono ancora applicazioni in grado di poterla sfruttare a pieno.

Infatti dotarsi di tale infrastruttura non implica esclusivamente raggiungere elevate velocità di trasmissione, quanto piuttosto avere a disposizione una fibra ottica, più resistente dell’attuale rame, più spessa e larga (da cui il nome), che consenta inferiori costi di manutenzione nel lungo periodo così come meno guasti, in cui le informazioni hanno più spazio per viaggiare e di fatto viaggiano più veloci.

Parallelamente alla creazione delle infrastrutture, sarà compito della Strategia per la Crescita Digitale stimolare la domanda di abbonamenti in ultra broadband mediante la creazione e l’offerta di servizi digitali, che ne rendano appetibile l’utilizzo21; si tratta di due strategie strettamente congiunte e complementari per cui si richiede il coinvolgimento e la sinergia di operatori pubblici, privati, delle società di ICT, così come degli utenti finali, alla luce del fatto che l’Italia si trova molto arretrata nelle classifiche europee rispetto al tema.

I soggetti22 coinvolti e la governance del piano vedono il coordinamento della Presidenza del Consiglio (PCM) tramite Il Comitato per la diffusione della banda ultralarga (COBUL), composto oltre che dalla Presidenza, anche dal Ministero dello Sviluppo Economico, da Infratel e AgID - Agenzia per l’Italia Digitale - che ha redatto di fatto il documento.

A questi si aggiunge il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), il quale attua le misure definite per la strategia nazionale, anche avvalendosi della sua società in-house, la Infratel Italia SpA, e coordina le attività di tutti gli attori pubblici e privati coinvolti. Il primo intervento in questo senso è stato il Piano Aree Bianche23, con il quale il Governo ha deciso di intervenire direttamente nelle aree di fallimento del mercato24, ovvero in quei

21“E’ opportuno concentrare gli sforzi d’infrastrutturazione sulle aree del Paese a più alto potenziale di

business, selezionando in modo oculato le tecnologie idonee, favorendone il dispiegamento accelerato e l’adozione, nonché lavorando in modo intenso sul versante dello stimolo della domanda. In particolare, l’obiettivo di adozione del 50% richiede di raggiungere un livello di copertura sensibilmente maggiore, ma anche di creare le condizioni affinché si inneschi un circolo virtuoso tra lo sviluppo di servizi innovativi e lo sviluppo di una domanda sempre più esigente e disponibile ad acquistare i servizi a banda ultralarga.” (Strategia per la Banda Ultralarga, pag.15)

22 http://bandaultralarga.italia.it/piano-bul/governance/ 23 http://bandaultralarga.italia.it/piano-aree-bianche/obiettivi/

24 In economia si ha fallimento del mercato quando le risorse non sono allocate in modo efficiente, ovvero

non raggiungono il punto di ottimo Paretiano.

(36)

36 casi in cui il sistema economico non è in grado di raggiungere la piena efficienza in quanto i fattori non sono utilizzati in modo ottimale.

Il piano in concreto prevede di realizzare, tramite accordi tra Stato e Regioni, una infrastruttura a rete di proprietà pubblica a disposizione di tutti gli operatori i quali vogliano attivare servizi a cittadini ed imprese.

Tale rete è di fatto realizzata per quelle aree (le quali includono circa il 24,6% della popolazione italiana e il 26% delle Unità Immobiliari) caratterizzate da disuguaglianze sociali e/o geografiche in cui vi è assenza di iniziativa privata da parte delle imprese, per le quali si è reso necessario il diretto intervento pubblico in favore di una maggiore coesione sociale e territoriale medianti nuovi mezzi di comunicazione.

L’intervento è pienamente in linea con l’obiettivo di riduzione del digital divide tra le aree a minor densità demografica e più disagiate d’Italia e le aree più evolute e dinamiche da un punto di vista concorrenziale, così come previsto dall’Agenda Digitale.

Al di là delle specifiche attività e programmi di attuazione per le reti, ciò che vuole evidenziare il documento è la necessità di garantire alle infrastrutture ed alle altre architetture informatiche il veicolo, o motore con cui muoversi in modo rapido ed al passo con gli standard richiesti dal conteso sovranazionale, nonché favorire una diffusione uniforme a tutto il territorio.

1) I beni pubblici (non rivali e non escludibili) 2) Le esternalità, positive e negative

3) I mercati non concorrenziali 4) Le asimmetrie imperfette

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