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6. Conclusioni

6.1 Punti salienti del lavoro di tesi

Questo lavoro di ricerca aveva lo scopo di indagare come i centri diurni per persone con disabilità tengono in considerazione il processo di invecchiamento delle persone che accompagnano, e come si possono strutturare le attività per rispondere ai nuovi bisogni emersi in questa fase di vita. Come riferimento è stato preso l’istituto Miralago, in quanto si tratta di una struttura che si è evoluta a pari passo con il corso di vita della propria utenza e che ha dunque attuato diverse modifiche per rispondere costantemente alle nuove esigenze che subentrano nelle varie fasi di vita. Grazie alla letteratura utilizzata e alle informazioni emerse nelle varie interviste svolte agli educatori del centro diurno dell’istituto Miralago si può ora rispondere alla domanda di tesi:

“Come il modello degli atelier del centro diurno del Miralago considera il processo d’invecchiamento delle persone che accompagna?”

Tutto il personale dell’istituto Miralago sembra essere consapevole del nuovo fenomeno e ogni educatore intervistato ha notato delle caratteristiche di quest’ultima fase di vita. “Ma

diciamo che lo considera con molta attenzione, nel senso che è un discorso che facciamo da tanti anni, è un discorso che abbiamo incominciato ad affrontare già da un po’ di tempo, rendendoci conto dei primi cambiamenti” 43 Quindi l’istituto Miralago considera in maniera

puntuale il processo di invecchiamento della propria utenza, pone molta attenzione alle risposte del singolo, e cerca di garantire alla persona il soddisfacimento dei propri bisogni. Si tratta quindi di una tematica su cui tutto l’istituto sta riflettendo, ogni educatore sembra riflettere su ciò che tale fenomeno può comportare per la propria attività e sta cercando di adattarla alle nuove esigenze. Diversi atelier nel corso degli anni sono già stati rivisti e modificati, ed alcuni sono stati tolti dal programma per seguire il corso di vita degli utenti. La struttura in questione ha infatti dimostrato di sapersi modificare per adattarsi alle esigenze della propria utenza; da istituto che accoglieva bambini con disabilità è diventata una struttura per adulti con disabilità medio-grave. Tale cambiamento è avvenuto per seguire la crescita dell’utenza e per garantire loro di poter continuare il proprio percorso presso la

41 Vedi allegato 8: Trascrizione intervista 2 42 Vedi allegato 13: Trascrizione intervista 7 43 Vedi allegato 7: Trascrizione intervista 1

stessa istituzione senza dover in continuazione cambiare struttura. Anche per il futuro l’istituto Miralago vuole permettere alle persone accolte di poter terminare la loro vita in un ambiente già conosciuto, senza dover subire un importante cambiamento in quest’ultima fase di vita già molto delicata. È da alcuni anni che l’istituto ha iniziato a riflettere sull’invecchiamento dell’utenza e sono già state introdotte delle modifiche, come ad esempio la possibilità di avere dei brevi momenti di riposo in zone preparate appositamente. Per l’utente più anziano che ha ormai raggiunto i 76 anni e per alcuni altri utenti sono stati pensati dei momenti di rientro in gruppo, perché gli educatori avevano notato un grande affaticamento a partecipare alle attività durante tutta la giornata. Si percepisce quindi che il personale ha notato i sintomi legati al processo d’invecchiamento e che si sono attivati per rispondere alle esigenze dell’utenza. Dalle interviste è anche emersa però la necessità di affrontare la tematica tutti insieme, riflettere e discutere sugli adattamenti da attuare per rispondere ai nuovi bisogni. Per ora sono state fatte delle modifiche provvisorie per dare tempestivamente delle risposte all’emergente bisogno di riposo, ma in futuro si pensa a dei cambiamenti più strutturati e programmati che possano garantire alla persona che invecchia una vita di qualità. Una considerazione molto rilevante emersa nelle varie interviste è l’importanza di offrire delle attività anche alle persone che invecchiano e non semplicemente concedere del riposo. “Reputo che, come ad oggi stanno nascendo dei centri diurni per

anziani, il momento dell’attività sia consono a qualunque età, ovviamente bisogna calibrare ciò che si offre, e renderci conto che abbiamo di fronte una persona anziana, quindi anche quello che si propone deve essere adeguato, se vogliamo parlare di dignità, alla dignità della persona.” 44 Da quanto riportato si può notare che il momento dell’attività è fondamentale

anche nell’ultima fase di vita, per dare un senso alle proprie giornate e per avere dei momenti di socialità. Appare però essenziale riflettere bene su ciò che si vuole offrire ad un’utenza che invecchia, valutare bene quali attività proporre e anche la durata. Gli atelier non verranno dunque snaturati ma semplicemente modificati e rivalutati per dare a tutti, giovani ed anziani, la possibilità di svolgere delle attività che rispecchiano i bisogni e i desideri del singolo. Una particolarità del modello preso in analisi è quello di essersi già modificato una decina di anni fa, da atelier utilizzati come un fine, gli atelier sono diventati dei mezzi per raggiungere gli obbiettivi di ogni singola persona. Questo cambiamento di visione ha permesso di mettere al centro di ogni attività il singolo individuo. Vi è dunque il presupposto che ogni utente può svolgere qualsiasi attività proposta, siccome essa si adatta alla persona che ha di fronte. Proprio questa caratteristica permetterà anche in futuro di avere ancora degli atelier eterogeni e di utilizzare l’intergenerazionalità come risorsa, non perdendo mai di vista la centralità del singolo utente. Per il futuro si sta pensando a diverse fattibili soluzioni, come ad esempio all’aggiunta di alcuni atelier “di riposo”, in cui vengono svolte comunque delle attività ma che rispettino i ritmi dei più anziani. Una cosa molto interessante è che l’istituto sta costruendo una nuova struttura che probabilmente sarà adibita per accogliere gli utenti che hanno dei bisogni particolari legati proprio all’età. Vi è dunque questo progetto per rispettare le esigenze delle persone che invecchiano, soprattutto a livello abitativo. Mentre per quel che riguarda le attività occupazionali si sta pensando a contemplare ed utilizzare il modello delle attività proposte nelle case per anziani, per trovare veramente le risposte più adeguate e consone a questa nuova fase di vita. Risulta

44 Vedi allegato 8: Trascrizione intervista 2

fondamentale innanzitutto cogliere e comprendere la presenza del fenomeno, riflettere sulle conseguenze e su cosa l’istituto può offrire alla persona per mantenere le risorse presenti e soprattutto per garantire anche un fine vita di qualità.

Nelle interviste sono emersi diversi elementi che vanno a supporto della teoria illustrata. I primi segni dell’invecchiamento osservati dagli educatori corrispondono a quelli riportati nella revisione della letteratura e vi sono inoltre diversi singoli sintomi apparsi precocemente. L’emergente bisogno di riposo e il grande cambiamento dei ritmi sono elementi emersi con grande frequenza nelle interviste e rappresentano una delle caratteristiche maggiormente visibile agli educatori. Questo segnale del processo di invecchiamento richiede difatti un ripensamento dell’attività e delle sue tempistiche. Un'altra questione molto interessante riscontrata nel pensiero degli educatori è la questione del lutto e della morte. L’invecchiamento dell’utenza porta infatti l’educatore a dover fronteggiare delle tematiche delicate e difficili da affrontare. Anche per l’operatore sociale stesso si tratta di un argomento delicato, soprattutto se l’operatore ha accompagnato l’utente durante la gran parte del suo percorso di crescita e vede di seguito la persona subire il decadimento delle capacità. Il fine vita e l’invecchiamento sono argomenti spesso nascosti che si cerca di non fare emerge per evitare di creare stati emotivi forti negli utenti ma anche per il personale educativo. La tematica dell’invecchiamento pone quindi l’educatore in un ruolo difficoltoso, in quanto esso si trova sia di fronte ad un nuovo fenomeno non ancora molto conosciuto a causa dell’attuale aumento della speranza di vita, e si trova anche di fronte a diversi interrogativi e preoccupazioni da parte dell’utenza e dei famigliari. In tale occasione credo sia molto importante affrontare i nuovi fenomeni e i nuovi bisogni dell’utenza attraverso riunioni d’équipe, dove ogni educatore può esprimere le sue preoccupazioni e il suo punto di vista per avere infine un pensiero ed una linea comune.

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