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QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Aria e clima

Sintetizzando le azioni di progetto e i relativi fattori di impatto, sono stati identificati per la componente atmosfera i seguenti fattori: emissione di polveri in atmosfera e loro ricaduta; emissione

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di inquinanti organici e inorganici in atmosfera e loro ricaduta.

Fase di costruzione e dismissione: l’emissione di polveri sarà dovuta principalmente al transito dei mezzi pesanti per la fornitura di materiali e dei mezzi d’opera per la realizzazione delle attività di preparazione del sito, per l’adeguamento della viabilità interna, nonché durante la realizzazione del breve tratto di cavo interrato per il collegamento dell’impianto alla rete di distribuzione esistente. Il sollevamento di polvere potrà essere minimizzato attraverso una idonea pulizia dei mezzi ed eventuale bagnatura delle superfici più esposte. Tali attività saranno di lieve entità e con scavi superficiali di profondità non superiore agli 150 cm. In riferimento alle emissioni di inquinanti organici e inorganici in atmosfera e alla loro ricaduta, queste saranno dovute esclusivamente agli scarichi dei mezzi meccanici impiegati per le attività e per il trasporto di personale e materiali.

In base a quanto sopra riportato, ed in particolare in virtù del ridotto numero di mezzi impiegati e di viaggi effettuati, della temporaneità di ciascuna attività e della loro breve durata, nonché delle caratteristiche dell’area agricola in cui si inseriranno le indagini, il Proponente ritiene che l’impatto sulla componente atmosfera in fase di cantiere possa essere considerato trascurabile.

Fase di esercizio: le emissioni gassose saranno limitate a quelle dei mezzi durante le attività di manutenzione dell’impianto il che fa sì che possano essere considerate trascurabili. Si assegna pertanto una magnitudo pari a 1. La produzione di energia elettrica da fotovoltaico determinerà un impatto positivo in termini di mancata emissione di gas ad effetto serra.

Ambiente idrico

L’area oggetto di studio ricade all’interno del bacino del Fiume Arena.

Il territorio comunale di Mazara del Vallo ricade per buona parte all’interno del bacino in studio per una superficie di circa 105 km2.

Il bacino idrografico del Fiume Arena è localizzato nella porzione occidentale della Sicilia settentrionale ed occupa una superficie complessiva di 316 km2. Dal punto di vista amministrativo, il bacino del F. Arena ricade interamente nella provincia di Trapani e comprende un totale di otto territori comunali; di questi soltanto cinque centri abitati ricadono totalmente o parzialmente all’interno del bacino.

All’interno del bacino, in particolare nel territorio comunale di Castelvetrano, ricade l’invaso del Lago della Trinità, derivante dallo sbarramento del Fiume Arena.

Nell’area centrale del bacino il reticolo assume un andamento sub-dendritico, poiché alle basse pendenze dei versanti si associano litologie a permeabilità differente che determinano diverso grado di erosione ad opera delle acque dilavanti.

Affluenti principali del F. Arena sono: in destra orografica il torrente Mendola il torrente Giardinazzo ed il torrente Gazzera, in sinistra orografica il torrente San Giovanni, torrente Grandotto ed il torrente Torello di Corleo. Il corso d’acqua è denominato F.Grande nel suo tratto di monte, F.

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L’idrogeologia dell’area sottesa dal bacino idrografico in esame, è caratterizzata da una circolazione idrica sotterranea presente prevalentemente nelle litologie arenacee a nord del bacino e nelle calcareniti della Piana di Mazara del Vallo. Le linee di deflusso principali delle acque sotterranee hanno un orientamento che va dall’entroterra verso la costa, infatti parte delle precipitazioni vengono drenate dalle formazioni arenacee di monte verso le calcareniti e sabbie costiere della piana di Mazara del Vallo. Purtroppo, un incontrollato utilizzo della falda freatica presente nelle calcareniti costiere ha portato ad un notevole depauperamento delle riserve idriche.

Il regime dei corsi d’acqua è tipicamente torrentizio con magre prolungate nel periodo estivo.

La presenza dello sbarramento riduce comunque drasticamente gli afflussi a valle. Per tutto l’intero tronco il corso d’acqua risulta arginato, la risagomatura dell’alveo è proceduta unitamente alla realizzazione dell’impianto di irrigazione del comprensorio gestito dal Consorzio di Bonifica Delia- Nivolelli.

La presenza dell'invaso artificiale costituisce un pericolo in caso di collasso o di scarico ma l'area di impianto risulta al di fuori delle aree di esondazione.

Suolo

Nell'area in cui si trova il sito in esame si trovano i terreni afferenti a tali unità mesocenozoiche, derivanti dalla deformazione di rocce riferibili alla Piattaforma Trapanese e al Bacino Imerese, in particolare le unità Saccensi che sono le più profonde della catena Appenninico- Maghrebide. Nei dintorni dell'area di impianto, ben al disopra dei litotipi cenozoici, affiorano prevalentemente i terreni pleistocenici rappresentati dalle calcareniti e sabbie delle piane costiere e dai depositi terrazzati dell’entroterra. I termini più antichi affioranti nell'area di studio sono rappresentati dai terreni tardorogeni terziari, cioè quei terreni che si sono originati a spese dell'emergente catena Appenninico-Maghrebide. Essi sono costituiti essenzialmente dalle peliti, sabbie e conglomerati della così detta “Formazione Terravecchia” del Tortoniano superiore – Messiniano inferiore (siamo nel Miocene superiore, tra 11 e 5 milioni di anni), termini che in aree limitrofe passano verso l’alto a biolititi a coralli del Messiniano.

Al disopra della Formazione Terravecchia poggiano in discordanza i depositi marini e continentali del Pleistocene inferiore, costituiti prevalentemente da calcareniti, biocalcareniti, sabbie, conglomerati, marne ed argille. Nella fattispecie ci troviamo in presenza di argille siltose ricche di ciottoli litarenitici e biocalcarenitici. Dal punto di vista litologico siamo pertanto in presenza di depositi terrigeni e di depositi alluvionali quaternari distribuiti lungo gli assi fluviali di ordine gerarchico maggiore; qui possono essere presenti più ordini di terrazzamento e conoidi di deiezione.

In queste zone, i principali processi geomorfologici presenti sono legati all’azione delle acque superficiali più che ai processi gravitativi; tuttavia, dove le incisioni sono più profonde, possono

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essere presenti crolli di detrito dalle scarpate che delimitano i vari ordini di terrazzi.

Lungo il bacino del Fiume Arena si passa dai caratteri tipici di un’area subpianeggiante e bassocollinare, in corrispondenza degli affioramenti argillosi e arenacei ad una fascia costiera che, procedendo verso l’entroterra, lascia il posto a tutta una serie di rilievi marnoso arenacei a morfologia più collinare. Le aree del territorio in studio, caratterizzate dalle morfologie meno acclivi e maggiormente arrotondate, sono interessate da affioramenti di terreni di natura prevalentemente argillosa o argilloso-marnosa, localmente con intercalazioni sabbiose o arenacee. Tali depositi, essendo facilmente erodibili e dunque modellabili ad opera degli agenti esogeni, conferiscono al paesaggio una morfologia blanda con versanti da poco a mediamente acclivi e solcati da una serie di impluvi e valloni ramificati, più o meno incisi.

Il modellamento dei versanti ad opera delle acque si esplica con fenomenologie di erosione diffusa più o meno intensa in dipendenza della più o meno elevata erodibilità dei terreni, alla presenza di copertura vegetale ed alla attività antropica (aratura, solchi, ecc.). In corrispondenza di impluvi, corsi d'acqua o zone alluvionabili può esplicarsi un approfondimento dei solchi vallivi che può comportare fenomeni di ripercussione lungo i versanti, con distacchi di lembi argillosi superficiali per erosione di sponda e scalzamento al piede.

Nell'area in studio, lungo i pendii più acclivi si possono osservare dissesti diffusi rappresentati da deformazioni lente, più o meno superficiali, di cui allo stato attuale soltanto alcuni mostrano segni di attività.

Nelle aree di terreno caratterizzate dalla massima pendenza sono state osservate fratture di tensione con apertura di 1-2 cm che interessano uno spessore di terreno di circa 40 cm.

Sismicità

Analisi del potenziale impatto

Occorre subito premettere che il sito interessato dall’installazione dell’impianto fotovoltaico, ricade in zona a “Verde Agricolo” attualmente incolto in stato di abbandono; nei lotti immediatamente attorno ad esso, l’area risulta circondata da aree agricole. Allo stato attuale il terreno sul quale si vuole installare l’impianto risulta catastalmente adibito a seminativo. La fase di esercizio dell’impianto determinerà un’occupazione permanente di suolo che interesserà un’area complessiva di circa 35 ha. Al fine di evitare un depauperamento irreversibile del suolo agricolo utilizzato con l’impianto F.V. ovvero all’indirizzo dell’area verso un progressivo processo di desertificazione, sarà previsto per l’area interessata un uso agricolo post-investimento congruo e integrato.

La soluzione che verrà adottata sarà quella di praticare la conversione dei seminativi in prati-pascoli stabili o prati-pascoli permanenti, con la crescita di piante foraggere spontanee (non seminate) e con il pascolamento da parte di animali di piccola taglia come gli ovini; così si passerà da un paesaggio antropico dinamico caratterizzato dalla presenza di copertura vegetale di tipo agricola, ad un

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Relativamente alla componente “uso del suolo” in fase di costruzione, il proponente assegnare una magnitudo pari a 2.

Per la valutazione degli impatti, il Proponente ha identificato i seguenti fattori:

- occupazione di suolo;

- asportazione di suolo superficiale;

- rilascio inquinanti al suolo;

- modifiche morfologiche del terreno;

- produzione di terre e rocce da scavo.

Nella fase di fine esercizio, la rimozione delle strutture e dei moduli fotovoltaici determinerà un impatto positivo in termini di occupazione di suolo restituendo l’area all’uso produttivo. Si limiterà la crescita di specie erbacee e arbustive infestanti che potrebbero ridurre l’efficienza dell’impianto fotovoltaico ma, per eliminare qualsiasi rischio di rilascio accidentale e di interazione con la componente suolo, non saranno utilizzati erbicidi o altre sostanze potenzialmente nocive. Il rilascio di inquinanti al suolo potrà essere riferito solo a sversamenti accidentali dai mezzi meccanici; questo potrà essere efficacemente gestito con l’applicazione di corrette misure gestionali e di manutenzione dei mezzi. Per quanto riguarda l’asportazione di suolo, questa sarà legata alla regolarizzazione delle superfici del piano di posa delle strutture e della viabilità interna necessaria al passaggio di mezzi per la manutenzione. Il progetto non prevede l’esecuzione di interventi tali da comportare sostanziali modifiche del terreno, in quanto le operazioni di scavo e riporto sono minimizzate. Rimane esclusa qualsiasi interferenza con il sottosuolo in quanto gli scavi maggiori saranno inferiori ai 2,0 mt. Per quanto riguarda le modifiche temporanee, lo scavo necessario per l’interramento dei cavidotti comporterà lievi modifiche morfologiche, che saranno ripristinate dalle operazioni di rinterro. La produzione di terre e rocce sarà limitata a piccoli quantitativi in funzione della tipologia di opere e saranno legati alla posa in opera del cavidotto; il materiale movimentato verrà reimpiegato totalmente all'interno del sito. In fase di costruzione, le attività connesse alla regolarizzazione del piano di campagna saranno di breve durata così come lo scavo della trincea per la posa in opera del cavidotto.

Biodiversità, flora e fauna

Tra tutti gli ambiti paesistici della provincia di Catania il 14 comprendente la Piana di Catania e le colline contermini è quello che più di ogni altro ha visto le attività dell’uomo trasformare l’ambiente naturale a causa delle attività agricole: infatti una buona parte del territorio ha come elemento

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prevalente il paesaggio agrario, rappresentato da estesi seminativi e da agrumeti.

Vegetazione

Considerato il contesto geografico del sito, si può definire in generale che la vegetazione, a seconda dei piani altitudinali, può essere distinta in 3 tipologie:

- Mediterranea basale, contraddistinta da lembi di vegetazione tipicamente mediterranea, sparsa lungo la fascia del piano basale;

- Sopra-mediterranea e montano mediterranea, caratterizzata da vegetazione forestale, a carattere mesofilo e termofilo, presente in particolare lungo la fascia del piano montano.

- Alto-mediterranea, nettamente differenziata per la dominanza di una tipica vegetazione xerofila di alta montagna.

Fauna

L’area si presenta naturalmente alterata dall’attività umana; questo ha portato alla perdita di una certa superficie di habitat naturali che vengono ridotti a frammenti isolati l’uno dall’altro da aree molto degradate rispetto alla situazione originaria. La frammentazione è una minaccia alla biodiversità perché divide le popolazioni originarie degli organismi viventi in sottopopolazioni più piccole e interferisce nei i flussi genici tra esse. Ciò comporta una continua diminuzione della diversità genetica e quindi aumenta il rischio complessivo della loro estinzione a causa di fenomeni di deriva genetica.

L’area costiera e immediatamente adiacente verso l’interno della provincia di Trapani appare, a un primo sguardo, piuttosto ricca di riserve costituite da zone umide costiere ma non supportata, verso l’interno, da aree boschive di una certa importanza che contribuiscano a moderare l’effetto dell’impronta antropica. Al contrario, l’area è intensamente coltivata e dedicata alla produzione di vini pregiati, olio d’oliva, agrumi e altre colture mediterranee.

Le specie presenti possono essere riconducibili a esemplari di airone bianco maggiore, falco pecchiaiolo, gambecchio, piovanello, combattente, chiurlo maggiore e piro piro boschereccio, spatola, volpoca, falco di palude, lanario, piro piro piccolo, sterna comune e stiaccino. Data la vicinanza alla Zona di Protezione Speciale ITA010031 “LAGHETTI DI PREOLA E GORGHI TONDI, SCIARE DI MAZARA E PANTANO LEONE”, si riscontrano contingenti di uccelli migratori notevoli comprendenti specie rare e/o minacciate. La regolare presenza di Marmaronetta angustirostris, Aythya nyroca e Plegadis falcinellus sono sufficienti a dare a quest’area una notevole importanza ornitologica almeno a livello regionale.

La fauna vertebrata rilevata nell’area ricadente all’interno della ZPS ITA 010031, e quindi nelle vicinanze dell’area di intervento, rappresenta il residuo di popolamenti assai più ricchi, sia come numero di specie sia come quantità di individui, presenti in passato.

L’ecosistema dei coltivi sia per la composizione, sia per la giacitura, ben rappresenta la tipica zona

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il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) e la volpe (Vulpes vulpes); ben più rari sono invece la lepre (Lepus corsicanus) e l’istrice (Hystrix cristata). Il riccio (Erinaceus europaeus) è un insettivoro molto abbondante nelle zone alberate e nelle aree cespugliose adatte a allestirvi la tana; tra i Mustelidi, grazie alla notevole disponibilità di cibo, è presente la donnola (Mustela nivalis). Diversi sono i micro-mammiferi più o meno comuni e legati alle attività umane come ratti, topolini domestici e di campagna, arvicole, ecc. Incerta è la presenza della crocidura siciliana (Crocidura sicula) specie piuttosto vulnerabile. Per quanto riguarda i chirotteri è riportata la presenza di tre specie, due Vespertilionidi (Pipistrellus kuhlii e Pipistrellus pipistrellus) e un Rinolofide (Rhinolophus euryale).

Analisi del potenziale impatto

Sono stati analizzati, per le diverse fasi dell’impianto e per le componenti in esame, i seguenti fattori:

sfalcio/danneggiamento di vegetazione esistente;

disturbo alla fauna locale;

perdita e/o modifica degli habitat.

Fase di costruzione: i fattori di impatto sopra elencati saranno imputabili alle attività di preparazione dell’area e di adeguamento della viabilità interna al lotto. Anche le emissioni di rumore dovute alle attività di cantiere potrebbero arrecare disturbo alla fauna ma, data la breve durata delle operazioni, questo può considerarsi trascurabile in quanto le specie presenti sono già largamente abituate al rumore delle lavorazioni antropiche. Le misure di tutela attuabili saranno: rivolgere particolare attenzione al movimento dei mezzi per evitare schiacciamenti di anfibi o rettili e preparazione dell’area in un periodo compreso tra settembre e marzo per evitare di arrecare disturbo nei momenti di massima attività biologica delle specie presenti. Anche in questo caso, data la temporaneità delle attività nonché delle caratteristiche dell’area agricola in cui si inseriranno le indagini, si ritiene che l’impatto in fase di costruzione sulla componente vegetazionale e faunistica possa essere considerato basso.

Fase di esercizio: Fatta eccezione per gli inquinanti dovuti al passaggio dei mezzi durante le operazioni di manutenzione dell’impianto, non ci saranno altre emissioni in atmosfera o di rumore che porterebbero ad una riduzione degli habitat né ad un disturbo della fauna.

Le attività di progetto sicuramente impattanti sono riferibili alla presenza dell’impianto e all’illuminazione connessa. Le strutture non intralceranno in alcun modo il volo degli uccelli; il sistema di illuminazione, che di solito disturba le specie soprattutto in fase di riproduzione, sarà opportunamente limitato all’area di gestione dell’impianto, mirato alle aree e fasce sottoposte a controllo e vigilanza.

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Fase di fine esercizio: gli impatti potenziali sulla componente possono essere assimilati a quelli della fase di costruzione dell’impianto; inoltre, il ripristino dell’area porterebbe ad una ricolonizzazione vegetazionale dell’area.

È stato osservato che, un’area su cui insiste un impianto fotovoltaico, se ben tenuta e gestita, anche in presenza di coperture che diminuiscano la ventilazione, l’insolazione, con aumenti di temperatura, non diminuisce la sua capacità di incrementare la produzione di humus e conseguentemente, di trattenere l’acqua meteorica. Questa, scivolando sulla superficie inclinata dei pannelli fa sì che una porzione limitata di suolo sia interessata da una quantità pari a quella che cadrebbe nell’intera superficie sottesa dal pannello generando il cosiddetto effetto gronda; questo, in aree prive di manto erboso, potrebbe causare col tempo erosione superficiale localizzata. Nel nostro caso, trattandosi di un’area fortemente soleggiata, l’effetto ombreggiante dei pannelli permetterebbe la crescita di erba più rigogliosa; inoltre, la naturale diffusione del manto erboso, specialmente negli interspazi frenerebbe l’effetto erosivo.

Rumore

Fase di costruzione: l’emissione di rumore sarà dovuta al transito dei mezzi per la fornitura di materiali, per le attività di preparazione del sito, per l’adeguamento della viabilità interna, per la realizzazione degli scavi per la posa dei cavidotti, per l'ancoraggio al suolo delle strutture di sostegno dell’impianto. La probabilità che si generino rumori che potrebbero causare disturbo alle specie, soprattutto nel periodo di accoppiamento e riproduzione, è legata principalmente alle fasi di incantieramento, scavo e movimento terra. La durata prevista di tali fasi, la circoscrizione dell’area in cui tali rumori vengono generati e la localizzazione all’interno di una più vasta area dove esistono già livelli sonori elevati anche a causa della presenza delle vicine cave, fa ritenere che il suddetto pericolo venga scongiurato. Inoltre, dato che la componente fauna è ridotta a qualche presenza sporadica di mammiferi di media e piccola taglia, si ritiene che il progetto non abbia particolare influenza su questa componente. Le macchine di movimento terra e gli autocarri emettono rumori con valori non oltre i 85 dBA, nei pressi delle stesse macchine, con notevole decremento al crescere della distanza dalla sorgente.

Fase di esercizio: non ci sarà alcun incremento delle emissioni sonore nell’area.

Fase di fine esercizio: gli impatti sono assimilabili a quelli già valutati per la fase di costruzione.

Paesaggio e patrimonio

L’area oggetto di interesse ricade all’interno dell’ambito 2 così come definito dal piano paesaggistico degli Ambiti regionali 2-3 ricadenti nella Provincia di Trapani adottato con D.A. 6683 del 15/05/2017.

All’interno dell’ambito 2, il territorio è stato suddiviso in paesaggi locali. Quello oggetto del presente intervento ricade nel paesaggio locale n.8 “Delia-Nivolelli”; l’area di studio ricade in parte in aree

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Paesaggio Locale 8a – Paesaggio fluviale del Delia e ei suoi affluenti - Livello di tutela 1. Nelle immediate vicinanze dell’area d’intervento vi è invece un’area archeologica ai sensi dell’art.134, lett.

a), aree di cui all’art.142, comma 1 lett. m, sottoposta a livello di tutela 1, 8b, Aree di interesse archeologico – Masseria Antalbo.

Analisi del potenziale impatto

Al fine di valutare l’intrusione visiva del campo fotovoltaico proposto, è stata realizzata una simulazione di inserimento paesaggistico che ha prodotto una fotosimulazione dell’opera nella visuale più significativa presente nell’area oggetto di intervento. Le foto-simulazioni mostrano, realisticamente, come sarà il paesaggio quando saranno installati tutti i pannelli previsti nel progetto, e sono un valido supporto per la valutazione dell’impatto paesaggistico. In generale, la visibilità delle strutture da terra risulta ridotta, in virtù delle caratteristiche dimensionali degli elementi. Nel nostro caso, trattandosi di tracker, questi sono sicuramente più impattanti rispetto ad una struttura fissa, ma nel caso specifico non superano il 1,5 mt dal piano campagna, in posizione orizzontale e i 2,3 mt in posizione di fase di esercizio e sono assemblati tenendo conto della morfologia del terreno per cui si ritiene che non abbiano un impatto significativo sul paesaggio circostante.

È stato valutato il rapporto tra l’area occupata e l’area del paesaggio di sfondo, la forma dell’impianto, la tipologia dei pannelli con l’ambiente circostante. Rispetto all’imponente presenza di aree agricole circostanti che caratterizzano l’intero territorio, il poligono d’impianto risulta avere

È stato valutato il rapporto tra l’area occupata e l’area del paesaggio di sfondo, la forma dell’impianto, la tipologia dei pannelli con l’ambiente circostante. Rispetto all’imponente presenza di aree agricole circostanti che caratterizzano l’intero territorio, il poligono d’impianto risulta avere

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