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5. Servizi sociali e socio-assistenziali

6.9. Assistenza sanitaria ai detenuti

7.1.1. Quadro statistico

In Italia negli Istituti penitenziari, i posti (capienza regolamentare) sono calcolati sulla base del criterio di 9 mq per singolo detenuto più 5 mq per gli spazi comuni, lo stesso per cui in Italia viene concessa l’abitabilità alle abitazioni.

Gli istituti penali in Italia risultano essere, al 31 dicembre 2019, 189 e a quella data vedono la presen-za di 60.769 detenuti, a fronte di una capacità recettiva di 50.688 posti (indice di sovraffollamento di circa 120%). Le donne sono 2.663, pari a circa il 4,4% del totale, mentre i cittadini stranieri sono 19.888, pari al 32,7% del totale

L’Emilia-Romagna, in specifico, conta 10 istituti per un totale di 3.834 detenuti presenti al 31 dicembre 2019, a fronte di una capienza regolamentare di 2.793 posti (indice di sovraffollamento 137,3%). Le donne nei 5 istituti con sezione femminile sono 155 così ripartite:

Istituto penitenziario Donne detenute Di cui straniere % donne straniere

CC Piacenza 20 2 10

CC Reggio Emilia 2 0

-CC Modena 35 19 54,3

CC Bologna 77 35 45,4

CC Forlì 21 8 38

Totale 155 64 41,3

Fonte: DAP – Ufficio del Capo del Dipartimento -Sezione statistica

I figli minori al seguito delle madri detenute nel 2019 sono stati 15, tutti per brevi periodi, 9 a Bologna, 5 a Forlì, 1 a Modena con presenze che vanno dai 4 giorni ai 10 mesi.

A Bologna, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Ravenna, Forlì, Rimini sono presenti case circon-dariali, a Parma una casa di reclusione. A Castelfranco Emilia, dal 2005, l’istituto presente è stato trasformato da sola casa di lavoro a casa di reclusione a custodia attenuata, composta da due distinte sezioni detentive di cui una per detenuti definitivi tossicodipendenti e la seconda per Internati, cioè per soggetti sottoposti ad una misura di sicurezza detentiva.

In regione i detenuti con cittadinanza straniera sono 1.930 e costituiscono circa il 50,2% del totale, vale la pena ricordare che quest’ultimo dato è fortemente influenzato da diversi fattori: la ridotta possibilità

per i migranti di accedere alle misure alternative, la condizione giuridica, la maggiore incidenza delle misure cautelari in carcere.

A livello emiliano-romagnolo, i detenuti con cittadinanza italiana e straniera nel 2019, rispetto all’anno precedente, hanno subito numericamente un leggero aumento. Si nota quasi una equiparazione fra i 1.904 detenuti italiani con quelli di cittadinanza straniera (1.930). Mentre se si osserva il dato percentuale degli stranieri (50,2%) si nota un valore in calo rispetto all’anno precedente (52,2%) e a quello registrato nel 2013 (52,9%).

Tra i 10 Istituti penitenziari della Regione Emilia-Romagna in termini di detenuti presenti e di capienza, risultano di maggiori dimensioni la casa circondariale di Bologna (capienza regolamentare di 500 posti), la casa di reclusione di Parma (456, in fase di attuazione l’apertura di una nuova ala che aumenterà la capienza di 200 unità) e la casa circondariale di Piacenza (395).

Rispetto all’indice di sovraffollamento medio regionale, pari a 137,3% si notano marcate differenze da un istituto all’altro.

Si sottolinea la situazione della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia con presenze pari solo al 37,6% della capienza regolamentare.

Al 31.12.2019 i detenuti stranieri negli II.PP della regione erano 1.930 provenienti da 83 diversi paesi.

L’incidenza dei detenuti stranieri nei singoli istituti è stata:

Istituto penitenziario % detenuti stranieri

Fonte: DAP – Ufficio del Capo del Dipartimento -Sezione statistica

Al 31.12.2019 in Emilia-Romagna su 2.809 detenuti che hanno almeno una condanna definitiva, di questi 2.053 hanno una pena residua sotto i 5 anni, di questi il 76% (1.568) sotto i 3 anni.

I detenuti nei penitenziari dell’Emilia-Romagna prevalentemente hanno commesso reati contro il patri-monio, seguono i reati contro la persona, poi quelli relativi alla violazione del Testo Unico sugli stupefacenti e quelli contro la pubblica amministrazione, etc...

Per italiani e stranieri, oltre alle notevoli differenze per condizione giuridica, si osservano profonde dif-formità anche per la durata della pena inflitta (naturalmente, per coloro che hanno almeno una condanna defi-nitiva). La quota percentuale di stranieri condannati a pene fino a 5 anni è sensibilmente superiore quella degli italiani, per pene superiori a 5 anni la percentuale di italiani rispetto agli stranieri aumenta progressivamente.

Questo dato conferma che gli stranieri sono detenuti per reati di minore entità rispetto agli italiani e che la loro incidenza sulla popolazione detenuta complessiva è fortemente condizionata dalla limitata possibilità, ad esempio, di usufruire delle misure alternative.

Grande rilievo viene dato alla formazione professionale e al lavoro quali strumenti fondamentali per promuovere una migliore qualità della vita in carcere e per creare i presupposti di un più proficuo reinserimento sociale: l’offerta formativa, ad esempio, è il risultato di una programmazione condivisa che parte dalla cono-scenza dei fabbisogni formativi della popolazione carceraria.

Il lavoro come noto costituisce per i detenuti un elemento cruciale del percorso in quanto l’attività lavorativa negli istituti penitenziari ha una duplice finalità: da una parte è volta al rispetto del principio costi-tuzionale di dignità e umanità della pena; dall’altra parte, mira a offrire percorsi lavorativi adeguati a un più probabile ed efficace reinserimento sociale.

La costruzione di percorsi personalizzati coerenti con le caratteristiche dei potenziali destinatari che, nell’articolazione delle diverse misure rese disponibili – orientamento, formazione permanente, formazione avente a riferimento il Sistema Regionale delle Qualifiche, tirocini – possano aiutare le persone in esecuzione penale a sviluppare progetti di reinserimento sociale fondati sul lavoro e, a partire dall’acquisizione e qualifi-cazione di un profilo professionale spendibile, consentano loro di acquisire autonomia e rafforzarsi rispetto a possibili recidive e reiterazioni delle azioni che li hanno portati in carcere.

Di seguito alcuni dati quantitativi.

Le attività di formazione ed inserimento lavorativo faranno riferimento alla programmazione effettua-ta a valere sulle risorse del FSE con DGR n. 2081/2018 di approvazione del “Piano 2019/2020 - Interventi orientativi e formativi per l’inclusione socio-lavorativa delle persone in esecuzione penale e relative procedure attuative”.

Atto di approvazione Progetti Ist.

penitenziari Progetti UEPE Destinatari Ist.

penitenziari Destinatari UEPE Delibera Giunta regionale n. 650/2019 755.359,04 344.632,40 662 117

Ogni persona può accedere a tutte le tipologie di percorso - orientamento, formazione, tirocinio.

Degli 863 detenuti per i quali è stato possibile rilevare la condizione lavorativa risulta che, al momento dell’arresto 224 erano occupati in attività lavorativa, 546 risultavano disoccupati, 31 in cerca di occupazione e 36 pensionati. Questi dati confermano la natura del carcere come contenitore di esclusione sociale.

Osservando i dati al 31.12.2019 risultano complessivamente 1.303 persone detenute lavoranti, di cui 1.158 alle dipendenze della amministrazione penitenziaria e 145 non alle dipendenze.

Gli stranieri lavoranti96 sono 734 pari al 56,3% del totale dei lavoranti e al 38% dei detenuti stranieri.

96 I dati sono riferiti al 31 dicembre 2019 e non considerano l’andamento annuale.