2. Situazione economica, mercato del lavoro, infortuni e malattie professionali
3.4. Università 68 1. Introduzione
Il nuovo rapporto Ocse69 evidenzia che l’espansione dell’istruzione terziaria è una tendenza mondiale, infatti, tra il 2009 e il 2019, la quota di adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni con una qualifica dell’istru-zione universitaria è aumentata in tutti i paesi aderenti.
Anche in Italia i valori sono in crescita, pur rimanendo ancora lontani dalla media Ocse. Nel 2019 il 28%
dei 25-34 enni italiani è titolare di una qualifica dell’istruzione terziaria mentre la media Ocse è del 45%. La
68 Si precisa che, a seguito di recente aggiornamento da parte del Miur della serie storica, alcuni dati risultano diversi rispetto a quelli forniti nei precedenti volumi.
69 Rapporto Ocse Education at a glance 2020 analizza i sistemi scolastici dei 37 paesi membri e di altri 9 grandi paesi tra cui Cina, Brasile e Russia.
crescita dell’Italia nel decennio osservato mostra un aumento di 8 punti percentuali, più contenuto rispetto ai 9 punti della media dei paesi aderenti.
Nelle diverse nazioni le donne sono più propense rispetto ai coetanei maschi a concludere gli studi terziari. In Italia le donne con qualifica terziaria sono il 34% rispetto al 22% degli uomini, nell’area Ocse è il 51% delle donne a laurearsi rispetto al 39% degli uomini.
Altro elemento di rilievo è il tasso di occupazione dei 25-34enni che varia al variare del titolo di studio.
I giovani infatti possono incontrare ostacoli nel passaggio dalla scuola al mercato del lavoro, ma un livello più alto di istruzione aumenta la loro probabilità di essere assunti ed è correlato a redditi più alti. Anche in questo caso l’Italia ha valori inferiori alla media. Infatti nel nostro Paese il tasso di occupazione dei giovani senza istruzione secondaria superiore è il 53%, mentre nell’area Ocse è il 61%.
Se si esamina il tasso dei ragazzi che hanno una qualifica terziaria il valore è il 68% e diventa l’85%
nella media dei paesi aderenti.
Il rapporto evidenzia inoltre gli effetti sul sistema scolastico della pandemia da Covid 19 nelle diverse nazioni: il difficile passaggio dalla didattica frontale a quella a distanza, la scarsa abitudine dei docenti a dia-logare con le nuove tecnologie, il problema del sovraffollamento delle classi e la possibile fuga degli studenti stranieri.
Per l’università – si precisa – ci saranno molti problemi da risolvere: gli atenei hanno chiuso più o meno parallelamente alle scuole, continuando on line con lezioni ed esami. Ma la qualità della formazione senza confronto diretto è decisamente inferiore; inoltre la mobilità studentesca degli stranieri che venivano a studia-re in Italia, a causa della difficoltà degli spostamenti e della chiusura dei confini, si è ridotta e probabilmente si ridurrà anche in futuro. Questa mobilità in entrata è sempre stata una voce di bilancio importante per gli atenei ma potrebbe contrarsi in modo significativo.
3.4.2. Iscritti
Nell’ultimo ventennio i dati del Ministero dell’Istruzione indicano per la regione Emilia-Romagna valori in continua crescita per quanto riguarda gli iscritti stranieri. L’aumento è sia percentuale che in valore assoluto:
erano 5.620 (3,4% del totale iscritti) nell’anno accademico 2003/04 e 11.558 (7,4% del totale iscritti) nel 2019/20. Mentre per gli stranieri si assiste ad un raddoppio (+5.938 unità), nello stesso arco temporale gli studenti italiani sono in calo di circa 13.000 persone: dai 157.493 studenti ai 144.368.
Va osservato però che il progressivo calo degli studenti italiani ha avuto una fase di arresto cinque anni fa (a.a. 2014/15) e, in seguito, vi è stato un parziale recupero del numero degli iscritti (+13,4% a.a. 2019/20 rispetto all’a.a. 2014/15).
Come avviene per gli altri percorsi di studi, se si confronta il dato dell’Emilia-Romagna con quello nazio-nale, si nota che l’incidenza percentuale di stranieri è più elevata: 7,4% contro 5,4%.
La percentuale più alta degli iscritti stranieri sul totale iscritti nell’a.a. 2019-20 si presenta all’Università di Bologna (9,1%). Seguono Parma (6,6%), Modena e Reggio con il 5,3%, e infine Ferrara (4,9%).
Gli iscritti sono prevalentemente femmine (57,7% per gli stranieri e 55,9% per gli italiani).
Per quanto riguarda i principali paesi di cittadinanza degli stranieri, il primo posto è occupato dall’Alba-nia con 1.131 iscritti (9,6% del totale degli stranieri), la Romadall’Alba-nia (8,2%), la Cina (8,0%), il Camerun (6,8%), e
la Moldavia (4,4%). Se si osservano le macroaree geografiche si trova al primo posto l’Europa extra Ue, segue l’Asia, Africa e Europa Ue.
Le scelte del gruppo di studi degli stranieri iscritti risultano in parte simili e con priorità diverse rispetto a quelle degli italiani.
Infatti, per gli stranieri al primo posto si trova il gruppo economico (19,7%), seguito da ingegneria industriale e dell’informazione (14,8%), gruppo medico sanitario e farmaceutico (12,9%), politico sociale e comunicazione (9,6%) e scientifico (7,4%).
Per gli italiani la scelta si orienta invece, nell’ordine, sul gruppo medico sanitario e farmaceutico (13,6%), seguito da ingegneria industriale e dell’informazione (12,9%), gruppo economico (12,5%), scientifico (11,5%), politico sociale e comunicazione (7,9%) e giuridico (7,5%).
3.4.3. Immatricolati
I dati degli immatricolati variano in modo discontinuo nel corso del tempo. Gli studenti stranieri cresco-no numericamente ficresco-no all’ancresco-no accademico 2009/2010. Si passa dai 1.307 studenti dell’a.a. 2003/04 (4,1%
sul totale immatricolati) ai 1.699 dell’a.a. 2009-2010 (6,4%). In seguito le immatricolazioni degli stranieri variano, da un anno all’altro, partendo da un minimo di 1.490 pari al 6,4% nel 2014/15 ad un massimo di 2.301 pari al 7,7% nel 2017/18. Nell’ultimo anno disponibile (2019/20) sono 2.255 gli studenti e la percentuale è il 7,0% del totale immatricolati.
Gli studenti italiani invece sono in calo per circa un decennio: diminuiscono di circa 10.000 unità (dall’a.a. 2003/04 fino al 2012/13). Dall’anno successivo e, per i successivi 7 anni, vi è una risalita che ha portato nell’a.a. 2019/20 a 29.907 studenti, recuperando quasi totalmente le quantità perse in precedenza.
E’ questo un dato positivo di ripresa degli studi universitari, un orientamento finalizzato a migliorare le opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.
Da notare inoltre che l’Emilia-Romagna ha una incidenza percentuale di stranieri immatricolati più ele-vata del dato medio nazionale: 7,0% contro 5,3% (a.a. 2019/20).
Come per gli iscritti, la maggioranza degli studenti è costituito da donne (56,8% per le italiane e 58,5%
per le straniere).
Ancora in linea con gli iscritti, è l’incidenza di stranieri nei diversi atenei dell’Emilia-Romagna: Bologna (9,4%), Parma (6,7%), Modena e Reggio Emilia (4,9%) e infine Ferrara (3,9%).
Fra gli immatricolati l’ordinamento dei paesi vede la Romania al primo posto (11,2%) seguito da Albania (9,6%), Cina (6,9%), Marocco (6,5%) e Moldavia (5,4%).
Per quanto riguarda la scelta del gruppo di corso di studi degli stranieri si nota che è simile all’ordina-mento degli iscritti (Economico, Ingegneria industriale e dell’informazione, politico sociale e comunicazione, medico-sanitario e farmaceutico e scientifico).
Per gli italiani invece la scelta si orienta in modo diverso rispetto agli iscritti. Diventano prioritari alcuni settori: il gruppo scientifico (che si trovava solo al quarto posto fra gli iscritti), quello economico (che era al ter-zo posto fra gli iscritti), ingegneria industriale e dell’informazione (che era al secondo posto). Seguono i gruppi medico-sanitario e farmaceutico (era al primo posto fra gli iscritti) e quello politico sociale e informazione che si mantiene al quinto posto.
3.4.4. Laureati
Nel 2019 in Emilia-Romagna i laureati stranieri sono 1.882, in forte aumento rispetto all’anno preceden-te (+236 persone pari al +14,3%). I laureati italiani sono anch’essi in aumento rispetto al 2018: sono 30.564, in crescita del +5,9%.
Se osserviamo un più ampio arco temporale, l’incidenza dei laureati stranieri sul totale dei laureati è tendenzialmente in salita: dall’1,7% del 2002 al 5,8% del 2019.
Anche in questo caso, come per gli altri percorsi di studi, il dato regionale è superiore a quello medio nazionale che si attesta al 4,4%.
In proporzione al numero degli iscritti, gli atenei con più laureati stranieri sono: Bologna (58,6%), Parma (15,9%), Modena e Reggio Emilia (15,7%) e Ferrara (9,7%).
I laureati sono prevalentemente femmine (62,2% per gli stranieri e 56,6% per gli italiani).
Se si osserva la presenza numerica di laureati stranieri per regione si nota che l’Emilia-Romagna si col-loca al 2° posto dopo la Lombardia con il 12,7% di tutti i laureati stranieri in Italia.
Se si considera invece l’incidenza dei laureati stranieri sul totale laureati, l’Emilia-Romagna si colloca al 6° posto con il 5,8%. Al primo posto si colloca la Valle d’Aosta con il 7,9%, seguita da Lombardia (7,4%), Trentino Alto-Adige (7,1%), Piemonte (6,9%) e Liguria (6,2%).
La maggioranza degli stranieri laureati proviene dall’Europa extra Ue (28,2%); seguono Asia (26,7%), Europa Ue (22,5%) Africa (15,6%) e infine America (6,9%). Per quanto riguarda i paesi, i principali sono, in ordine decrescente, Cina (10,7%) (in deciso aumento rispetto al 2018), Albania (9,6%), Romania (7,3%) e Camerun (6,9%).
I settori di studio in cui si laureano prevalentemente gli stranieri sono: Economico (26,7%), Ingegneria industriale e dell’informazione (11,5%), Medico-sanitario e farmaceutico (11,4%), Politico-sociale e comunica-zione (10,4%), Scientifico (6,7%).
All’interno del gruppo Economico gli stranieri si laureano prevalentemente in Scienze dell’economia e gestione aziendale e all’interno del gruppo Medico-sanitario e farmaceutico in “Professioni sanitarie, infermie-ristiche e ostetriche”. Per il settore Politico sociale e comunicazione al primo posto troviamo “Scienze politiche e relazioni internazionali”, al secondo posto “Relazioni internazionali”. Per il settore scientifico emerge “Scien-ze per la conservazione dei beni culturali”.
Gli italiani si laureano in settori simili agli stranieri, ma con ordine diverso: Economico (14,0%), Medico sanitario e farmaceutico (12,8%), Ingegneria industriale e dell’informazione (12,7%), Scientifico (10,3%), Poli-tico sociale e comunicazione (9,3%), Letterario-umanisPoli-tico (6,7%).
All’interno del gruppo Economico gli italiani si laureano prevalentemente in “Scienze dell’economia e gestione aziendale”. All’interno del gruppo Medico-sanitario e farmaceutico si laureano al primo posto in
“Professioni sanitarie, infermieristiche e ostetriche”; al secondo posto in “Medicina e chirurgia”, e al terzo posto in “Farmacia”. Per ingegneria la laurea riguarda prevalentemente “Ingegneria industriale”, mentre, nell’ambito scientifico, al primo posto si trova “Biologia”. Nel settore Politico sociale e comunicazione al primo posto troviamo “Scienze politiche e delle relazioni internazionali”, al secondo posto “Scienze della comuni-cazione” e al terzo “Relazioni internazionali”. Per il settore letterario-umanistico gli ambiti prevalenti sono
“Lettere” e “Storia”.
4. Abitare
Il reperimento di una sistemazione abitativa continua a rappresentare uno dei problemi centrali per le politiche di integrazione dei cittadini stranieri. Avere una abitazione autonoma famigliare e stabile è una premessa per l’efficace inserimento del cittadino nella vita sociale e dunque una sua piena integrazione. E’
perciò importante affrontare la questione abitativa attraverso la definizione di una politica complessiva che comprenda diversi interventi di supporto. Fra questi, si illustreranno, quelli relativi all’edilizia residenziale pub-blica (Erp) presenti nel territorio regionale.