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4.1 SET UP SPERIMENTALE: DEFINIZIONE E

4.1.4 Atmosfera

4.1.4.1 Qualità dell’aria ambiente

Lo stato della qualità dell’aria nelle aree urbane è determinato dal peso locale e regionale di diversi driver e fattori di pressione e dalle condizioni meteo-climatiche, che giocano un ruolo importante nel determinare i livelli dei vari inquinanti osservati. Nelle città il trasporto, seguito dal riscaldamento civile, è il driver principale.

Le recenti analisi del trend dell’inquinamento atmosferico in Italia (ISPRA, 2014) e in Europa (EEA, 2016) evidenziano negli ultimi 10 anni una sostanziale tendenza alla riduzione sia dell’inquinamento atmosferico in generale che, in particolare, dei livelli di PM10 e NO2. La lenta riduzione dei livelli di PM10 e NO2 in Italia, coerente con il trend osservato in Europa nell’ultimo decennio, è il risultato della riduzione congiunta delle emissioni di particolato primario e dei principali precursori del particolato secondario (ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca).

L’andamento generalmente decrescente delle emissioni è dovuto principalmente alla forte penetrazione del gas naturale sul territorio nazionale in sostituzione di combustibili come carbone e olio, all’introduzione dei catalizzatori nei veicoli, all’adozione di misure volte al miglioramento dei processi di combustione nella produzione energetica e di tecniche di abbattimento dei fumi. Tuttavia, continuano a verificarsi superamenti del valore limite giornaliero del PM10 in molte aree urbane e, per quanto riguarda l’NO2, del limite annuale, nelle stazioni di monitoraggio collocate in prossimità di importanti arterie stradali traffico veicolare (ISPRA, 2016).

La valutazione dello stato della qualità dell’aria ambiente, regolata dalle direttive europee 2008/50/CE e 2004/107/CE e, a livello italiano, dal D. Lgs. 155/2010 e s.m.i., rappresenta l’indispensabile fase conoscitiva per individuare gli interventi necessari in via prioritaria e per monitorare gli effetti delle azioni intraprese.

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La misurazione, unico strumento previsto prima della cosiddetta “direttiva madre” in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente (Direttiva 96/62/CE), è accompagnata da altri strumenti quali la compilazione di inventari delle emissioni e le modellazioni.

In generale, le sorgenti emissive possono essere classificate in diverse tipologie sulla base di più criteri:

− la modalità di funzionamento;

− la dislocazione spaziale sul territorio;

− la loro forma per una trattazione a fini modellistici. In base alle modalità di funzionamento le sorgenti si possono distinguere in continue e discontinue.

Rientrano nel primo gruppo le fonti le cui emissioni sono caratterizzabili da una certa regolarità, continuità (per esempio grossi impianti come centrali termoelettriche o inceneritori) o periodicità (gli impianti di riscaldamento). Viceversa, appartengono al secondo gruppo le sorgenti che emettono in modo intermittente e senza alcuna periodicità (impianti di verniciatura, fonderie di metalli).

Per quanto concerne la dislocazione spaziale, le sorgenti si suddividono in fisse o mobili a seconda che la loro posizione sia costante o variabile nel tempo. Le sorgenti mobili, a loro volta,sono suddivise in localizzate, distribuite o diffuse (D.M. 20/05/1991).

Un’ulteriore classificazione delle sorgenti ne comporta la ripartizione per tipologia di inquinante e processo.

In base alla forma, le sorgenti vengono distinte:

− puntuali. Vengono così definite le sorgenti che possono essere assimilate a un punto esattamente localizzato nello spazio, solitamente costituite da singoli impianti.

− lineari. Questa particolare categoria viene introdotta quando è possibile approssimare una sorgente ad una linea ed esprimere le emissioni in funzione della lunghezza di un tratto, come nel caso di strade, ferrovie, rotte navali o aeree. In particolare, nel caso dei trasporti, sono disponibili metodologie di calcolo abbastanza

complesse che, perciò, vengono generalmente

implementate all’interno di specifici modelli matematici.

− areali. Rientrano in questa categoria tutte le sorgenti che emettono in misura inferiore alle soglie stabilite per la

definizione di sorgente puntuale e quelle sorgenti che, pur avendo caratteristiche tali da poter essere considerate puntuali o lineari, risultano non identificate come tali. Le emissioni da sorgenti areali vanno necessariamente stimate statisticamente sulla base del dato di attività riferito a tutta l’area considerata e del fattore di emissione. In mancanza di dati in riferimento ad uno specifico inquinante è necessario ricorrere ad un altro approccio, che effettua la stima sulla base di un indicatore che caratterizza l'attività della sorgente e di un fattore di emissione, specifico del tipo di sorgente, di processo industriale e della tecnologia di depurazione adottata.

Questo metodo si basa su una relazione lineare fra l'attività della sorgente e l'emissione che, a livello generale, può essere ricondotta alla seguente equazione:

Ei = A × FEi dove:

Ei = emissione dell'inquinante i (t/anno);

A = indicatore dell'attività (ad es. quantità prodotta, consumo di combustibile);

FEi = fattore di emissione dell'inquinante i, che individua la quantità specifica d’inquinante emesso in funzione dell'unità di misura dell'indicatore utilizzato (ad es. g/t prodotta, kg/kg di solvente, g/abitante ).

La validità di questa stima dipende dalla precisione dei "fattori di emissione", tanto maggiore quanto più si scende nel dettaglio dei singoli processi produttivi, utilizzando specifici fattori di emissione caratteristici della tipologia impiantistica.

In particolare, per le sorgenti lineari, tipicamente sistemi di trasporto, occorre individuare le principali arterie di comunicazione ed applicare specifici metodi di calcolo per la stima delle emissioni.

Ad esempio, su scala provinciale, rientrano in questa categoria le emissioni attribuibili alle tratte autostradali ed alle principali vie di collegamento, mentre il traffico cittadino si può considerare come sorgente di emissioni diffuse. Nel caso di inventari urbani, invece, vengono generalmente considerate come areali le emissioni attribuibili al traffico presente nelle vie secondarie di scorrimento interquartiere.

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