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Quando all’indomani Iegoruska si svegliò, era l’alba.

ANALISI TESTUALE DI TRE TRADUZIONI DE LA STEPPA

R: Quando all’indomani Iegoruska si svegliò, era l’alba.

Po: Quando il giorno dopo Jegòruska si svegliò, era mattina presto. Pe: Quando il giorno dopo Egoruška si svegliò, era primo mattino.

La formula rannee utro non è così facile da tradurre come sembra: l’aggettivo

ранний infatti si riferisce al periodo o momento iniziale di qualcosa; quindi, una

traduzione adeguata per rannee utro potrebbe essere “di buon mattino” o “di prima mattina”; dire “mattino presto” non è esattamente la stessa cosa, in quanto espressione perlopiù soggettiva, anche se viene spesso tradotto così. Resnevič ne esce ricorrendo

27 D’ora in poi negli esempi useremo le seguenti abbreviazioni per riferirci ai traduttori: R per Resnevič,

alle espressioni “di buon mattino”, “buon’ora” o al termine “alba”; Polledro cerca di rafforzare l’espressione usando “buon mattino” o “ora molto mattutina”, mentre Perini nel primo esempio ricorre a un’espressione diversa, ma efficace per rendere a pieno l’idea espressa dall’aggettivo rannij.

Troviamo, poi, espressioni di tempo all’interno dei racconti dei vari personaggi (eccetto quelli di Pantelej, senza tempo), le quali, essendo usate per ricordare alcuni particolari avvenimenti, sono in genere più precise. Un caso che ha presentato difficoltà per i traduttori è l’espressione на Святой, che troviamo all’interno del racconto di Konstantin, al sesto capitolo:

На Святой пошел я в Демидово в последний разочек на нее поглядеть... R: La settimana santa andai a Demidovo per vederla per l’ultima volta… Po: A Pasqua andai a Demìdovo un’ultima volta per vederla…

Pe: A Pasqua mi recai a Demidovo a vederla per l’ultima volta…

Na Svjatoj significa, come traduce Resnevič, “la Settimana Santa”28; l’errore di Polledro e Perini, che specificano un giorno preciso all’interno della Settimana Santa, il giorno di Pasqua, può essere dovuto al bisogno di concretizzare il periodo, per la presenza del tempo perfettivo della frase, пошëл, che indica un’azione precisa, un risultato. Tuttavia, la loro resta una traduzione piuttosto imprecisa.

Le espressioni di spazio danno lo stesso effetto di indeterminatezza delle espressioni di tempo; questo tramite l’uso degli avverbi di luogo indefiniti in -to, che spesso non trovano riscontro nell’italiano, o particolari espressioni; il testo ne è pieno, riportiamo solo alcuni esempi, per vedere se e come queste vengono tradotte:

он ехал куда-то поступать в гимназию.

R: egli partiva per entrare in un ginnasio.

Po: andava in qualche posto per entrare al ginnasio. Pe: stava recandosi al ginnasio.

oн не шевелился и глядел куда-то вниз, […] R: egli stava là, immobile e guardava in giù, […]

Po: non si moveva e guardava in qualche posto giù in basso, […]

28 Tra il popolo questa settimana aveva molti nomi: Красная, Червоная, Великая, Святая неделя, da cui

Pe: non si muoveva e guardava qualcosa verso il basso, […]

лиловая даль, бывшая до сих пор неподвижною, закачалась и вместе с небом понеслась куда-

то еще дальше...

R: […] assieme con il cielo si mosse ancora più in là…

Po: […] insieme col cielo corse via chi sa dove, ancor più lontano... Pe: […] assieme al cielo fuggì ancor più lontano...

Possiamo qui vedere che Polledro, come del resto in altre occasioni, fa il possibile per tenere e trasporre nella traduzione tutti gli elementi della frase; così, in questi tre esempi l’avverbio indefinito è sempre reso in qualche modo, rendendo a volte la frase piuttosto pesante; la lingua russa usa molto gli indefiniti, ma in italiano risultano spesso ridondanti e, quindi, non vengono tradotti, specialmente quando sono accompagnati da altri avverbi di luogo, i quali trasmettono già il senso di indeterminatezza. Resnevič e Perini, infatti, in questi tre esempi, ma anche lungo tutto il testo, tendono a non tradurli.

Troviamo, poi, una serie di espressioni di spazio spesso non traducibili interamente in italiano, in quanto comporterebbero una ripetizione, non sentita invece dal russo:

Солнце уже выглянуло сзади из-за города […]

R: Il sole già guardava dal dietro della città […]

Po: Il sole già aveva fatto capolino alle spalle di dietro la città […] Pe: Il sole aveva già fatto capolino da dietro la città […]

La ripetizione qui è data dall’avverbio di luogo сзади (dietro), e dalla preposizione

из-за (da dietro). Tradurli entrambi letteralmente in italiano sarebbe risultato ripetitivo;

così, Resnevič e Perini ne riportano solo uno nella traduzione, mentre Polledro, come al solito, trova un modo per riportarli entrambi.

стрепет поднялся высоко вверх по прямой линии, […]

R: […] si alzò in alto, su, in linea retta, […] Po: […] salì in alto in linea retta, […] Pe: […] si alzò in verticale, […]

Он оставил трубочку и поднял глаза вверх.

R: Egli lasciò il getto e alzò gli occhi.

Po: Egli lasciò il cannellino e levò gli occhi in alto. Pe: Lasciò il cannello e sollevò lo sguardo.

In questi due esempi la ripetizione è data, invece, da поднял, passato del verbo

поднять (alzare), e dall’avverbio di luogo вверх (su, in alto), a cui, nel primo di questi

due esempi, vengono affiancati l’avverbio высоко (in alto) e anche l’espressione по

прямой линии (in linea retta); abbiamo, quindi, ben quattro elementi della frase che

esprimono in linea di massima lo stesso concetto, cosa che una frase italiana non può sopportare. Detto questo, vediamo che Resnevič stavolta riporta tutti e quattro gli elementi, rendendo la frase piuttosto pesante, mentre Polledro e Perini tralasciano gli elementi superflui.

далеко-далеко, где-то на большой дороге, светился красный огонек.

R: lontano, non si sa dove, sulla via maestra, luccicava un lumicino rosso.

Po: lontano lontano, in qualche punto della grande strada, brillava un focherello rosso. Pe: lontano lontano, da qualche parte sulla grande strada splendeva un focherello rosso.

Quest’ultimo esempio rappresenta un caso diverso dagli altri: qui viene ripetuta la stessa parola, l’avverbio далеко (lontano), separata solo da un trattino. Se il russo a volte usa anche questo tipo di ripetizione, una resa letterale in italiano potrebbe indicare una connotazione fiabesca, che non era sicuramente nelle intenzioni di Čechov, almeno in questo caso, in cui sta semplicemente descrivendo il paesaggio circostante. Resnevič, infatti, non riporta la ripetizione, diversamente da Polledro e Perini, la cui traduzione risulta distaccata, le dà appunto una sfumatura quasi fiabesca.

Infine, analizziamo due particolari casi di inversione dell’ordine delle parole nella lingua russa, sia per le espressioni di tempo che di spazio:

pаза три на неделе туда пешком ходил, чтоб на нее поглядеть.

R: due tre volte per settimana andavo a piedi lì, per vederla. Po: tre volte in una settimana andai lì a piedi, per vederla. Pe: circa tre volte alla settimana andavo là a piedi a guardarla.

Отсюда версты четыре.

R: È quattro verste da qua. Po: È a un quattro verste da qui. Pe: A quasi quattro verste da qui.

Il russo ricorre all’inversione dell’ordine di determinate parole nella frase per esprimere approssimazione: se, ad esempio, в десять часов significa “alle dieci”, часов

в десять significa “intorno alle dieci”. Talvolta, nelle traduzione questo dettaglio viene

trascurato: così, vediamo nel primo esempio che pаза три на неделе viene tradotto da Resnevič con “due tre volte per settimana” e da Perini con “circa tre volte alla settimana”, mentre Polledro non coglie questo dettaglio, traducendo quindi “tre volte in una settimana”. Nel secondo esempio, invece, è Resnevič che non riproduce l’approssimazione data dal diverso ordine di parole.

2.2.3 Sostituzione lessicale e semantica

La sostituzione lessicale e semantica è una tecnica a cui il traduttore ricorre in tutti quei casi in cui il significato del testo di partenza non può essere reso con una traduzione alla lettera, la quale non garantirebbe un risultato adeguato nella lingua d’arrivo.

In una traduzione dal russo possiamo trovare tre tipi principali di sostituzione: la generalizzazione, la concretizzazione e la modulazione29.

La generalizzazione consiste nell’allargamento dell’area semantica delle parole del testo di partenza, mediante la loro sostituzione con termini più generici o neutri. Al contrario, la concretizzazione consiste nel restringimento dell’area semantica delle parole; avviene quando nella lingua originale una sola parola include molte sfumature di significato, da cui deriva la necessità di usare un termine più concreto, affinché non si creino effetti inattesi.

Infine, la modulazione, o estensione, consiste nel sostituire determinate unità del significato originario con altre, derivategli logicamente; di solito coincide con un’estensione di queste unità, da cui deriva l’altro modo di definirla.

Riportiamo, quindi, alcuni esempi dal testo, raggruppandoli per ogni tipo di sostituzione, per osservare la frequenza d’uso di queste tre tecniche da parte dei diversi traduttori. Si potrà constatare una preferenza di Resnevič per la tecnica della generalizzazione e, al contrario, una preferenza per la concretizzazione da parte di Polledro e Perini, mentre per la modulazione si noterà una simile frequenza d’uso.

Generalizzazione

Это был Егорушка, племянник Кузьмичова.

R: Costui era Iegorusca, nipote di Kuzmiciov. Po: Era Jegòruska, nipote di Kuzmiciòv. Pe: Era Egoruška, nipote di Kuzmicov.

La parola племянник in russo indica solo il nipote di zio, cioè il figlio del fratello o della sorella, mentre per il nipote di nonno esiste un altro termine, внук.

In italiano non esiste un termine specifico per ognuno di questi due rapporti di parentela e si usa per tutti i casi il termine “nipote”, che, quindi, risulta essere una generalizzazione del termine russo племянник.

Un caso simile è rappresentato dal termine родная сестра, che indica in russo la sorella nata dagli stessi genitori: l’italiano usa in questo caso la parola neutra “sorella”, anche se esiste l’espressione “sorella germana”, espressione adottata, infatti, da Polledro, a differenza delle altre due traduttrici, che anche in questo caso generalizzano il termine, traducendo “sorella”.

он вспомнил, как она лежала в гробу с медными пятаками на глазах, […]

R: ricordò come ella giaceva nella cassa coi soldini di rame sopra gli occhi, […]