• Non ci sono risultati.

Lo sconosciuto non udì la domanda; non rispose e non guardò neanche Dimov.

ANALISI TESTUALE DI TRE TRADUZIONI DE LA STEPPA

R: Lo sconosciuto non udì la domanda; non rispose e non guardò neanche Dimov.

Po: Lo sconosciuto non udì la domanda; non rispose e non volse nemmeno uno sguardo a Dimov. Pe: Lo sconosciuto non sentì la domanda; non rispose e non gettò nemmeno un’occhiata a Dymov.

Concretizzazione

[…] и по одним этим звукам да по жалким кожаным тряпочкам, болтавшимся на ее

R: […] e bastavano quei rumori, e le misere pezze di cuoio, che ciondolavano dal suo corpo smunto, per giudicare della sua vecchiaia e del suo prossimo sfacelo.

Po: […] e già da questi rumori, e dai miseri brandelli di cuoio che ballonzolavano sulla sua carcassa spelacchiata, si poteva giudicare della sua vetustà e di quanto fosse maturo per la demolizione. Pe: […] e da questi soli rumori e dai miseri cenci di pelle che penzolavano dalla sua sagoma spelacchiata si poteva giudicare quanto fosse vecchio, e quanto fosse pronto per la demolizione.

In questo esempio tratto dall’inizio del racconto sia Polledro che Perini hanno deciso di ricorrere alla concretizzazione per il termine тело, che significa “corpo”, considerato troppo generico, in quanto si riferisce al calesse vecchio e mal ridotto con cui partono Egoruška, lo zio e padre Christofor.

- Ехал я в другой раз тоже с купцом...- продолжал Пантелей по-прежнему вполголоса и не

мигая глазами.

R: […] e senza battere occhio. Po: […] e senza batter palpebra. Pe: […] e senza batter ciglio.

Qui sia Polledro che Perini scelgono di sostituire il termine “occhio” concretizzandolo, rispettivamente, con “palpebra” e con “ciglio”, indicando così la parte specifica dell’occhio che batte, anche se in italiano si usa in tale espressione la parola “occhio”, come troviamo nella versione di Resnevič.

Купцы, отец с сыном, ехали образа продавать.

R: Due mercanti, padre e figlio, andavano per vendere delle immagini. Po: I mercanti, padre e figlio, andavano a vendere immagini.

Pe: I mercanti, padre e figlio, stavano andando a vendere delle icone.

Perini ricorre qui alla concretizzare per il termine russo образа (immagini), in quanto in italiano in questo contesto sarebbe troppo generica la parola “immagini”, usata da Resnevič e Polledro: in russo nella parola образ è incluso anche il significato di “immagine sacra”, “icona”, mentre non lo è nella semplice parola italiana “immagine”.

Он видел, как зажглась вечерняя заря, как потом она угасала.

R: Egli vedeva il bagliore della sera accendersi, e poi spegnersi. Po: Egli vide accendersi, e poi spegnersi, il crepuscolo vespertino. Pe: Vide infiammarsi il crepuscolo, lo vide poi spegnersi.

L’espressione вечерняя заря indica, come tradotto da Resnevič, il bagliore della sera, le luci del tramonto (ma anche dell’alba); Polledro e Perini concretizzano, utilizzando la parola specifica “crepuscolo”; Polledro aggiunge, correttamente, anche “vespertino”, non rischiando, così, che venga confuso con quello della mattina.

Modulazione

La modulazione di solito si basa su rapporti di causa ed effetto, come possiamo osservare nella seguente sostituzione di Resnevič:

Над поблекшей травой, от нечего делать, носятся грачи.

R: Sopra l’erba riarsa, come sospinti dalla noia, camminano i corvi. Po: Sopra l’erba avvizzita, non sapendo che fare, volteggiano le gracchie. Pe: Sull’erba avvizzita, non avendo altro da fare, volteggiano i gracchi.

Tuttavia, vogliamo qui concentrare la nostra attenzione sui casi particolari di modulazione, che riguardano in modo specifico la lingua russa.

Un caso tipico di estensione nella traduzione di un testo russo è rappresentato dai verbi di stato, come стоять o лежать, che in russo indicano più componenti dell’azione: il primo significa “stare in piedi” e il secondo “stare sdraiato”; in questi casi l’italiano, in mancanza di una parola unica che includa questi due nuclei di significato, deve ricorrere all’estensione, che permette di non perdere niente:

Егорушка, заложив руки в карманы, стоял около Пантелея и смотрел, как огонь ел траву.

R: Iegorusca, colle mani infilate nelle tasche, stava accanto a Panteley e guardava come il fuoco mangiava l’erba.

Po: Jegòruska, ficcate le mani in tasca, stava in piedi accanto a Pantelei e guardava la fiamma divorar l’erba.

Pe: Egoruška, ficcate le mani in tasca, stava in piedi vicino a Pantelej e guardava il fuoco divorare l’erba.

Casi simili di modulazione si presentano sia con i verbi di moto che con verbi preceduti da determinati prefissi: in entrambi i casi bisogna, infatti, aggiungere qualcosa in più nella traduzione italiana, per riuscire a rendere tutta la sfumatura di significato espressa dal verbo russo. Vediamo gli esempi:

Меня-то дома не было, я в Орел ездил.

Po: Io non ero a casa, andavo col carro a Oriol. Pe: Io non ero a casa, ero andato a Orel.

Ворота запертые, некуда ни выехать, ни выйти...

R: Il portone è chiuso e non si può uscire da nessuna parte…

Po e Pe: Il portone è chiuso, non si può uscire né col carro, né a piedi…

La lingua russa distingue tra “andare a piedi”, moto espresso dalla coppia идти-

ходить e “andare con un mezzo”, espresso dalla coppia ехать-ездить: il verbo ездил

denota, quindi, un movimento con un mezzo e in una traduzione bisogna in qualche modo far capire che si tratta di tale movimento. Nel primo esempio Resnevič estende la frase usando un “ero per la strada” e Polledro indica addirittura un mezzo, il carro, per rendere esplicitamente l’idea. Perini, invece, non coglie o non vuole mettere in evidenza questo particolare, restando sul generico con “ero andato”. Nel secondo esempio è Resnevič a restare su un piano generico, raggruppando le due azioni in una sola e, di conseguenza, non distinguendo un moto dall’altro, mentre sia Polledro che Perini svolgono i due diversi verbi di moto.

Егорушка в последний раз оглянулся на город, припал лицом к локтю Дениски и горько

заплакал...

R: […] e pianse amaramente…

Po: […] e si mise a piangere amaramente… Pe: […] e scoppiò a piangere amaramente…

[…] и тем давая знать, что он уже наелся. R […] e con ciò facendo capire che egli era già sazio.

Po […] e con ciò dando a capire che aveva già mangiato a sazietà. Pe […] e facendo con ciò capire di essersi rimpinzato.

I prefissi attribuiscono al verbo che precedono una particolare sfumatura di significato, che l’italiano può riprodurre solo ricorrendo alla modulazione.

Abbiamo qui preso ad esempio i prefissi за- e на-: il primo in questo caso fa assumere al verbo un significato di inizio dell’azione: il verbo заплакал viene così reso da Polledro e Perini con “si mise a piangere” e “scoppiò a piangere”.

Il prefisso на-, specialmente associato alla particella riflessiva -ся, indica invece l’esaurimento dell’azione, la piena soddisfazione in seguito all’azione, quindi il verbo

наелся assume il significato di “mangiare a sazietà, fino ad essere sazio”, sfumatura

resa in modi diversi da tutti e tre i traduttori.

Ci sono, infine, molti casi in cui il russo non inserisce il verbo in una frase perché sottinteso: questo può succedere con i verbi di moto, o in una infinitiva quando si sottintende il verbo “dovere”. Sono casi particolari di modulazione anche questi, in cui la traduzione deve per forza aggiungere gli elementi mancanti nella frase russa, altrimenti in italiano la frase non avrebbe un senso logico:

Зачем ему гулять?

R: Perché dovrebbe passeggiare?