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Quattro tele per quattro Evangelisti

62

63 caso, come nella tela precedente, la cura per il dettaglio è evidente nello studio delle articolazioni delle mani e dei piedi, nella realizzazione della barba a fili sottili e nella realistica rappresentazione delle pagine del libro. Tuttavia, alcuni elementi arcaicizzanti come il leone a riposo accanto alla figura del santo e la piega del manto azzurro vicino al piede destro, che sembra quasi “incollato” sul bucolico sfondo collinare, evidenziano alcuni limiti stilistici e formali dell’artista.

Il San Giovanni, molto più giovane rispetto agli altri tre protagonisti delle tele, è rappresentato in un momento di pausa dalla stesura del suo vangelo. Con gli occhi lucidi rivolti verso il cielo tiene delicatamente nella mano destra la penna, mentre con la sinistra sorregge saldamente il testo, in bilico sulle sue gambe.

Accanto a lui prende posto l’animale al quale è associato, l’aquila, che con le sue ali spiegate e vibranti osserva il giovane dedito servizio divino; mentre, dalla parte opposta, un calamaio contenente altre penne e alcuni fogli appoggiati a terra ricordano il ruolo di messaggero del verbo cristiano svolto dal Santo. La possente figura, che occupa il centro della tela, è parzialmente addossata ad una struttura architettonica riconoscibile dal basamento, inserito alla destra del Santo, su cui si innalza una semplice colonna. Sullo sfondo si può invece intravedere un paesaggio con ruderi o rovine, illuminato da una pallida luce che contrasta con il cielo scuro e minaccioso, capace di rendere visivamente il concetto di rivelazione cristiana come uscita dall’oscurità che ottenebra le menti degli uomini. Alcuni elementi sono trattati dall’artista con particolare attenzione, come nel caso delle penne e del calamaio, ma anche nel volto dolcemente espressivo del San Giovanni, rendendo la scena maggiormente realistica e coinvolgente.

Infine, il San Matteo accompagnato dalla figura simbolica a cui è associato, ossia l’angelo, è colto nel momento in cui, attraverso carta e penna, svolge la sua attività di narratore della storia del Salvatore. Il Santo trattiene nella mano destra il rotolo su cui sta scrivendo e rivolge la sua attenzione verso l’angelo che, con sguardo assorto, medita sulle parole adatte da riferire. Se nelle altre tre tele è evidente la divisione dello sfondo tra architettura e ambiente naturale, in questo caso, tale separazione non si evince con sicurezza. Alle spalle del Santo si nota una porzione di edificio che riprende le strutture architettoniche inserite nelle altre opere, mentre invece lo sfondo dietro alla figura celeste è caratterizzato da una stesura pittorica uniforme e scura. Questa differenza potrebbe essere la conseguenza

64 di una ridipintura effettuata nel corso dei secoli, un intervento resosi necessario viste le cattive condizioni di conservazione dell’opera ed evidente in diversi punti, non solo nella tela del San Matteo. L’artista risulta essere sempre molto attento nella realizzazione di alcuni elementi come il ricadere avvolgente dei panneggi, le anatomie, la gestualità teatralizzante e la definizione chiaroscurale. Tuttavia, nelle modalità rappresentative dell’angelo, si notano delle distanze stilistiche e formali evidenti: l’avanbraccio decisamente troppo corto e massiccio, le mani sproporzionate rispetto alla figura e il panneggio che, nonostante voglia rappresentare l’idea di movimento, risulta essere fissato nel vuoto.

La suddetta serie di tele si mostra, sia dal punto di vista stilistico che compositivo, prettamente unitaria, tanto che le tele stesse hanno tutte la caratteristica di essere formate da due porzioni di minori dimensioni cucite posteriormente. L’attenzione realizzativa dell’artista si è concentrata soprattutto sulle figure dei protagonisti, indagati con particolare cura e attenzione al dettaglio;

mentre, alcuni particolari delle figure simboliche che affiancano gli Evangelisti risultano essere di livello artistico inferiore rispetto al resto della composizione.

Stilisticamente le quattro opere mostrano un atteggiamento lievemente distante dalla produzione pittorica prettamente genovese del XVIII secolo. Le imponenti figure, immerse nelle loro attività spirituali, rispecchiano l’atteggiamento tipico della produzione pittorica romana del Maratta, basata su un eclettico Classicismo aulico e solenne91, ma allo stesso tempo ricordano le luminose e contrastate composizioni napoletane del Solimena92. Il Settecento genovese si apre su uno scenario di grandi trasformazioni, viene a spezzarsi il monopolio di alcune botteghe e cantieri dominanti, scompaiono Filippo Parodi e Domenico Piola, e la diretta conseguenza è l’allargamento degli orizzonti della committenza verso artisti cresciuti in altri centri e con un bagaglio artistico e culturale differente. Tra i vari centri Roma viene eletta, già alla fine del XVII secolo, come città cardine da cui far partire il rinnovamento pittorico, il cui ambiente artistico era dominato dalla figura di Carlo Maratta93. Presso la bottega del Maratta, oltre alla presenza di alcune delle

91 Bertelli (a cura di) 2011, p. 1078.

92 Bertelli (a cura di) 2011, p. 1068.

93 Gavazza (in) 2000, p.9.

65 figure centrali per il panorama artistico genovese, come Paolo Gerolamo Piola94, troviamo alcuni artisti savonesi che riuscirono ad innovare le loro modalità rappresentative, e a portare nella riviera Ponentina un gusto piacevolmente aggiornato. Tra questi, oltre al già citato Domenico Bocciardo, troviamo la figura di Gio Stefano Robatto. La memoria del pittore è stata tramandata dal Ratti95, suo primo biografo, e poi successivamente ripresa dalla critica posteriore, spesso senza verifica96. Considerando le opere tutt’ora esistenti del Robatto e la sua necessità di intraprendere numerosi ma brevi viaggi che toccarono città come Napoli, Messina, Venezia, Genova e Bologna97, è molto certo che nel contesto marattesco l’artista savonese abbia svolto, come tanti, solamente lavori di bottega, non emergendo mai.

Tuttavia, i numerosi soggiorni permisero al Robatto di venire a contatto con gli ambienti artistici più aggiornati, che lo portarono a maturare l’idea di tornare nella città natia, proprio negli stessi anni in cui Bartolomeo Guidobono partiva verso l’Emilia. Il nostro pittore si presentava sulla scena savonese debolmente e ingenuamente influenzato da un mosaico di esperienze artistiche che non avevano permesso la sua affermazione nelle maggiori città della penisola ma che nel contesto savonese apparivano sicuramente allettanti98. Il filone artistico napoletano del Solimena, che approda a Genova nei primi anni del Settecento attraverso le opere realizzate su commissione della famiglia Giustiniani per la sala del Minor Consiglio99, è invece testimoniato da diversi artisti, tra cui Francesco Campora e Francesco Narici100. Entrambi gli artisti optarono per un aggiornamento diretto della loro pratica pittorica recandosi a Napoli, mostrando un attenzione diversa agli atteggiamenti artistici napoletani, più marcatamente meridionale per il Narici, che non mostra una matrice figurativa di stampo genovese; mentre, per il Campora, il

94 Ibidem.

95 Soprani, Ratti 1768-69, vol. II, pp. 126-131.

96 Per un approfondimento sulla fortuna critica del Robatto cfr. Magnani (in) 1978, pp. 88-104.

97 Soprani, Ratti 1768-1769, vol. II, p. 128.

98 Magnani (in) 1978, p. 93.

99 Martini (in) 2000, p. 434.

100 Per un approfondimento sulla figura di Francesco Narici e la sua produzione artistica cfr. Sanguineti (in) 2001, pp. 159-168.

66 successivo rientro a Genova e la precedente formazione presso le botteghe del Palmieri e del Parodi, portarono ad un affievolirsi dei caratteri prettamente partenopei101. Dal primo maestro il Campora imparò a comporre con semplicità e chiarezza narrativa, cogliendo gli spunti prettamente meridionali derivanti dal viaggio in Sicilia del Palmieri e la sua conoscenza della pittura tardobarocca napoletana. Dal Parodi, il pittore aggiornò le sue doti disegnative e si inserì nel contesto classicista, prettamente marattesco, realizzando opere dalle brillanti cromie e solide definizioni102. L’identificazione, attraverso le quattro tele, di una specifica figura d’artista non è possibile, però certo che sia in questo contesto, ricco di suggestioni artistiche non prettamente genovesi, che l’anonimo pittore delle tele verzine si forma, accostando caratteri stilistici di derivazione centro-meridionale.

Lo studio della forza luministica, i contrasti di colore, le antiche rovine sullo sfondo, le imponenti e ascetiche figure, perfettamente studiate nella loro composizione, portano il Settecento pittorico nella piccola chiesa di Verzi, regalando uno spaccato artistico fortemente innovativo e coinvolgente.

101 Sanguineti (in) 2001, p. 159.

102 Sanguineti (in) 1996, pp. 284-286.

67 18. Anonimo pittore genovese, San Luca Evangelista, Verzi, chiesa di Santa Maria delle Grazie.

19. Anonimo pittore genovese, San Marco Evangelista, Verzi, chiesa di Santa Maria delle Grazie.

68 20. Anonimo pittore genovese, San Giovanni Evangelista, Verzi, chiesa di Santa Maria delle Grazie.

21. Anonimo pittore genovese, San Matteo Evangelista, Verzi, chiesa di Santa Maria delle Grazie.

69 Regesto

La stesura del seguente regesto segue l’ordine cronologico delle notizie rinvenute all’interno dei registri presenti nell’Archivio diocesano di Albenga Imperia. La scelta di riportare alcune informazioni e di ometterne altre è relativa all’importanza che le informazioni stesse hanno nel contesto d’indagine storico-artistica, non si deve quindi intendere il seguente regesto come una trascrizione indiscriminata di informazioni, ma bensì come un lavoro di selezione argomentativa. Nelle citazioni testuali sono stati mantenuti gli errori grammaticali e la punteggiatura, mentre per ciò che concerne i segni del valore monetale vengono utilizzati i termini estesi di “Lire” e “Soldi”. Il numero del registro o l’indicazione del faldone e la carta di riferimento vengono posti alla fine di ogni notizia trascritta, nel caso in cui vi siano più notizie relative alla stessa carta ho scelto di inserire il riferimento solo alla fine di tutte le informazioni.

1597

A seguito della visita pastorale presso la parrocchia di Verzi il visitatore apostolico, per conto del Vescovo di Albenga, sottolinea ai massari della Compagnia del Santissimo Sacramento la necessità di dotare l’altare di una lampada “…nella visita della Chiesa parrocchiale di Verzi l’oggi fatta ha comandato e comanda a Massari della Compagnia del Santissimo Sacramento che nel tempo di tre mesi prossimi debban provveder lampada d’altare decente…”.

Nella suddetta visita pastorale viene inoltre prescritto, ai massari della chiesa, di dotarsi di una pisside d’argento, d’una candela, di una cornice di legno di noce dorata e ben fabbricata e di una struttura in legno nella quale scolpire o dipingere l’immagine del Santissimo o della Madonna “…a massari della chiesa et Agenti…

debban provveder d’una pisside d’argento capace per la comunione del popolo al tempo di festa, d’una candela… di cornice dorata e di legno di noce ben fabbricata, di due paie o di un anima di legno nella quale ha scolpito o depinto l’imagine de Santissimo o della Madonna…”

(Faldone diocesano, Visita pastorale 1597 carta sciolta)

70 1612

Nella visita pastorale del 1612 vengono elencate le disposizioni messe in atto dai massari della chiesa in conformità ai Sacri Canoni, essi si sono dotati di una veste sacra per presiedere la celebrazione eucaristica “…di una pianeta con sua stola…”;

hanno sistemato l’ancona dell’altare maggiore e il fonte battesimale “…fatto accomodar l’ancona dell’altare maggiore… fatto acconciar il fonte battesimale ch’era per forme ignominose”; reperito un parasole per portare il Santissimo Sacramento agli infermi “…han provvisto di uno parasole, quel parasole serve a portare il Santissimo Sacramento agli infermi per le strade per quali no si può comodamente portare il baldacchino…”; provvisto corporali nuovi e un nuovo confessionale “… han provvisto di due paia di corporali no vi essendo ritrovato in detta chiesa solo che un paia lordissimi… ha fatto di nuovo il confessionale ch’era deformissimo…”; fatto realizzare una croce per il cimitero “…han fatto fare et piantare la croce grande nel cemiterio conforme all’ordini apostolici…”; inoltre, a seguito dell’ottenimento della licenza, hanno fatto erigere l’altare del Santissimo Rosario e fondato la suddetta compagnia “…hanno detti Agenti ossia Massari in detta chiesa con licenza fatto erigere et fabbricare un altare tit. Altare del Santissimo Rosario con la sua compagnia per poter godere di indulgenze et chesioni spirituali;

qual altare serve anco per reponervi comodamente il Santissimo Sacramento nella Settimana Santa, stante che per inanzi detto tempo il Santissimo Sacramento si metteva in altro luogo men decente…”, infine, l’altare viene descritto come ben ornato e dotato dell’icona della Madonna del Rosario con i suoi quindici misteri.

Nella suddetta visita pastorale vengono inoltre date nuove disposizioni per il miglioramento del decoro, della liturgia e delle attività che devono essere svolte dal rettore e dai fedeli nel contesto parrocchiale.

“…infinite cose si devono provvedere per uso et honore della suddetta parrocchia di Verzi… si prescrive al rettore come delegato apostolico di sapere la forma del Santo Battesimo, di dover utilizzare diligenza grandissima nel battesimo in caso di necessità… che tutti quelli che non san i rudimenti della Santa Fede si debbano ritrovare nei giorni di festa… per imparare la Dottrina Cristiana et metterla in

71 esecutione. Obbligo del rettore… debban tenere la lista delli figliuoli e figliuole che dovevan esser istruiti in detta dottrina…”

Viene infine posta particolare attenzione alla sistemazione del confessionale

“Avertire ancora che il confessionale posto nella suddetta chiesa di Verzi sia ben accomodato nella muraglie stante, che da dietro detto confessionale della chiesa, per suggestioni diaboliche, alcuno si può nascondere et per rubare le cose della chiesa, et ivi nascondersi per udire l’altrui peccati…”.

(Faldone diocesano, Visita pastorale 1612 carta sciolta) 7 marzo 1652

Inventario di ciò che era presente nella chiesa parrocchiale di Verzi al giorno 7 marzo “Inventario, ossia nota delle robbe quali si conservano nella Chiesa parrocchiale del luogo di Verzi… Per prima una Croce d’argento ordinaria, un Calice d’argento assai grande, una Pisside d’argento assai grande, una Pisside piccola d’argento, un calice di lattone sopra dorata, un Haspersorio di lattone sopra dorato, un Thurribile dargento mediocre, una Navicella dargento mediocre, una Pianeta di damasco morello, una Pianeta di damasco verde… una borsa da corporali di damasco verde, una borsia di damasco bianco cremesi e verde… un’mandillo da calice rosso di tafeta con pisetti d’oro… vesti n. quattro di damasco bianco rosso verde, e morello… un velo di seta da portare alla processione del Santissimo tessuto di diversi colori… vasi quattro di legnio sopra dorati per mettere fiori sopra del altare… un Parasole di corio rosso frodati di seta per portare sopra del Santissimo quando si va a Communicare, un Baldacchino di damasco rosso per la processione del Santissimo, due vesti della Beatissima Vergine… bianche e rosse… una veste parimenti morella e bianca. Vi sono cinque scosali che servono per adornamento della Santissima vergine e sono di seta un giallo, morello e rosso, due sono di tela…

un confalone del rosario mediocre, una bandieretta di seta rossa dove è l’immagine della Beata Vergine Maria, due altre bandierette senza effigie alcuna, fanali numero quattro per portare le lumi quando si va a comunicare, Croci quattro di legno piccole e una di lattone… tre casciette piccole in Sacristia, una banca a modo di cascia quale si ritrova in canonica et una banca da sedere… sei spaliere di fiori finti, paramenti sei per l’altare di damasco verde, morello, bianco, cremesi… candelieri numero sei di lattone sopra del altare maggiore, due candelieri sopra del altare del rosario

72 piccoli… una croce di lattone sopra del Altare del rosario… sopra l’altare maggiore vi è un baldacchino di gambelli (?) rosso, sopra dell’altare del rosario vi è un baldacchino di corio, vi sono le chiavi del fonte baptisimale, del sacrario, dell’armadio del oglio santo, del tabernaculo, della chiesa e sacristia”.

(Faldone diocesano, Inventario 1652 carta sciolta)

Di seguito alcune delle annotazioni contabili di maggiore rilevanza relative al registro della Compagnia del Rosario della Chiesa parrocchiale di Verzi. Il registro prende in considerazione un arco cronologico che parte dal 1652 fino al 1790, riportando svariate indicazioni sulla gestione amministrativa della Compagnia e sugli interventi preposti al decoro dell’altare del Santissimo Rosario.

Rispetto al periodo temporale suddetto non è giunto a noi alcun registro di notizie contabili relative all’amministrazione della Chiesa parrocchiale, le informazioni di seguito trascritte sono quindi una testimonianza molto importante di una parte delle attività svolte all’interno dell’edificio chiesastico, nello specifico dalla Compagnia del Santissimo Rosario, ma in alcuni casi collaborando con i massari della chiesa.

Essendo una piccola parrocchia le informazioni risultano molto vaghe e lacunose, ma è interessante notare la molteplice partecipazione di alcuni membri di famiglie i cui nomi ricorrono tutt’ora per le strade di Verzi.

1652

Speso per “haver fatto accomodare li candelabri del Rosario soldi 5”

Speso “lire otto per comprare due statue di Angeli”

“E più Nicolao Burastero di Pietro massaro ha sborsato lire sette per compra del nuovo tabernacolo”

“E più Gio Rubado e Giorgio massaro ha sborsato lire cinquantasette per il nuovo tabernacolo”

Speso per “pagar il nuovo tabernacolo di marmoro lire 15 soldi 15”

“Pagar a conto del nuovo tabernacolo lire 8 soldi 7” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 3 verso)

1653

73

“Hanno speso per compimento d’un paramento comprato ad uso della cappella del Rosario lire 4” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 4 verso) 1655

“Per il pagamento di fiori finti ad uso della cappella lire 3 soldi 18 centesimi”

(Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 6 recto) 1656

“Pagato resto d’un paro di candelieri di ottone quali servono ad uso della cappella del rosario lire 4 soldi 10” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 7 recto)

“Più speso per haver comprato una cassa di tela per il paramento del Rosario, e per il telaro di legno dove è sopra esso paramento bianco e morello lire 5 soldi 8”

(Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 7 verso) 1658

“Sborsato per far accomodare il Missale del Rosario lire 1 soldi 19” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 8 verso)

1660

“Io Gio. Batta Lanfranco ho pagato a buon computo a mastro Andrea Lavagna per mercede di giornate quattordici lire 21”

“E più per mattoni cento vogliono dati alli Nicci (?) delle Madonne soldi 16”

“E più per il governo delle suddette giornate quattordici et altre opere lire 6 soldi 8” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 9 verso)

1662

“E più pagato all’… Giovanni Battista Rodi pitore a conto della cascia della madonna delli denari del suddetto Simone Rubado, compreso lire quattro e soldi 10 sconta per Giacomo Dell’Isola lire 6 soldi 16” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 10 recto)

“E più per pagamento del baldacchinetto della madonna lire 3 soldi 5” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 10 verso)

74 1663

“Più speso per aver fatto accomodare la bolla del Rosario lire 1 soldi 10” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 11 recto)

1667

“E più Andrea Boetto ha dato al … Bernardo Burastero figlio di Nicolò per mercede di giornate in imbianchire la chiesa lire 3” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 13 recto)

1668

“E più speso per compra delle tavole di noce che sono d’intorno alla Ancona della madonna dell’altare maggiore e delle altre banche per la chiesa lire 11 soldi 15”

“Speso nel restoramento del crocifisso della chiesa lire 6 soldi 15 pagati dal rettore a Giovanni Battista Rodi pittore in Loano” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 13 verso)

1669

“Speso per il pagamento del padiglione lire 13” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 14 recto)

1670

“Per calcina comprata per accomodare la cappella” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 14 verso)

1679

“Per aver fatto accomodare la banca per mettere le lire del Rosario, fra chiodi e bancalaro”

“Più speso per due baule per farne il buffetto dove si pone la Madonna quando si porta in processione lire 1 soldi 10”

“Più chiodi e ferro del suddetto buffetto del rosario lire 2 soldi 14”

75

“E più dato al maestro che ha fatto il suddetto buffetto lire 3”

“Più per aver fatto fare un fanale ed il padiglione del tabernacolo lire 2 soldi 10”

(Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 19 recto) 1685

“E più comprati due candelieri di legno per il rosario lire 2”

“E più per aver fatto fare la Tavola del Rosario lire 1” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 22 recto)

1693

“Per acconciare i calici consegnati alla Madonna del Rosario lire 4 soldi 42”

“Per compra di candelieri e lampade” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 26 recto)

1694

“Per far un palio di damasco bianco guarnito di seta lire 26” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 26 verso)

1702

“Per compera di due candelieri di ottone lire 4 soldi 10” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 29 recto)

1705

“Per calcina e maestranze per la fabbrica della chiesa lire 16”

“Per mattoni ad uso della fabbrica della chiesa lire 19 soldi 19” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 30 verso)

1706

“E prima spesi in far mettere l’argenti a candelieri della chiesa e altro lire 6”

“Pagati per la fabbrica della chiesa in più volte lire 47 soldi 11” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 31 recto)

1719

76

“Speso per tela e cornice lire 5 soldi 10” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 37 verso)

1724

“Per manifattura di drappe ed anelli… dette drappe n.3 anelli n.6 e due chiavature montate nella cascietta delli denari della massaria e di prioresse lire 3 soldi 7”

“Per la copertina dell’ancona di Nostra Signora lire 9 soldi 2” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 40 recto)

1725

“Per manifatture di drappe, di ferro, occhi per le tendine dell’ancona lire 7 soldi 7”

“Dato dalli sopradetti massari alli massari della chiesa parrocchiale per occasione della imbiancatura della stessa chiesa al di fuori lire 6 soldi 10” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 40 verso)

1727

“Per calcina, mattoni, e giornate per la occasione di formare il battistero … essendo stato pronto il denaro nella cascia della chiesa, hanno speso lire 22” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 41 verso)

1733

“Per croce di ottone di suddetta cappella speso lire 9 soldi 18” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 44 recto)

1738

“Per occasione del baldacchino, aste foderate ed ancona del ss. Rosario lire 89”

(Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 47 recto) 1739

“Per far accomodare l’altare lire 2” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 47 verso)

1746

“Per ristorazione dell’ancona del SS. Rosario lire 32 soldi 14” (Registro 32, Compagnia del Rosario 1652-1798 carta 50 verso)

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