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Questionario rivolto ai responsabili nelle scuole e nelle parrocchie per il progetto ASSFRON per il progetto ASSFRON

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Allegato 8 Questionario rivolto ai responsabili nelle scuole e nelle parrocchie per il progetto ASSFRON per il progetto ASSFRON

1. Data del rilievo

2. Nome della scuola o parrocchia

3. Numero di studenti/ragazzi coinvolti nel progetto 4. Numero di piante consegnate

5. Numero di piante sopravvissute alla data del rilievo 6. Ettari occupati dal progetto

7. Destinazione d’uso del terreno prima del progetto 8. Presenza di agroforestazione

9. Particolari trattamenti sulle piante 10. Zona soggetta a pascolamento

11. Presenza di recinzioni protettive (fisse o mobili) 12. Irrigazione

13. Sesto d’impianto

Allegato 9 - Agroforestazione

Con il termine agroforestazione si fa riferimento a una serie di tecniche agronomiche che prevedono la consociazione di specie arboree o arbustive con le colture agricole, il pascolo o l’allevamento. L’integrazione tra tali sistemi può essere di tipo spaziale (sullo stesso terreno) e/o temporale (nello stesso periodo).

L’agroforestazione si basa sull’idea che la combinazione di più tipi di attività integrate possa nel complesso garantire una più intensa e varia produzione di benefici e una maggiore sostenibilità nel lungo periodo.

In molti paesi africani, l’agroforestazione (in cui rientrano anche i concetti di social forestry, community forestry, village forestry), è oggi contrapposta ai sistemi di coltivazione tradizionali come quelle transumanti (shifting cultivations o slash and burn), ancor oggi praticate intensamente dalle popolazioni.

I benefici dalla consociazione di specie forestali e prodotti agricoli sono molteplici e in gran parte si devono alla multifunzionalità dell’albero, da sempre conosciuta e sfruttata dalle popolazioni intimamente legate alle risorse primarie. La ricerca in agroforestazione ha però permesso di trasformare quell’arte antica in una scienza. I modi in cui si possono combinare e integrare alberi con pascolo e agricoltura sono numerosi: lo sforzo dell’agroforestazione è di trovare le combinazioni di specie arboree e agricole idonee a produrre un reciproco vantaggio (ad esempio con specie arboree azoto-fissatrici) evitando però interferenze negative (ad esempio con alberi con apparato radicale troppo superficiale).

Agli agricoltori l’agroforestazione permette una serie di utilità quali: ridurre la quantità di lavoro esclusivo per l’albero cioè le normali operazioni agricole vengono contemporaneamente estese anche alle specie arboree in campo; fornire frutti economici ben visibili come legna da ardere, materiali da lavoro, frutta; migliorare la varietà e la quantità dei prodotti dei terreni; favorire la copertura e la difesa e quindi la protezione del suolo agricolo.

A un livello più generale si può inoltre affermare che la coltivazione dell’albero: - favorisce la tutela delle foreste e delle formazioni a savana alberata, fornendo

direttamente in campo i prodotti forestali, altrimenti raccolti a scapito delle formazioni naturali;

- migliora indirettamente la protezione del suolo, poiché riduce l’asporto della vegetazione naturale (es. per approvvigionamento di legna da ardere);

- induce l’acquisizione di nuove conoscenze tecniche di coltivazione e di possibilità di produzione;

- può generare un’apprezzabile diversificazione dei prodotti che, se ben gestita, si può tradurre in valore economico.

Esempi di sistemi agroforestali praticati in Uganda sono l’alley cropping (prevede l’impiego di alberi/arbusti in modo strettamente associato alle colture agrarie), il live fence (siepe viva), il woodlot (boschetti finalizzati alla sola produzione legnosa), l’orchard (frutteto).

Se fino a non molto tempo fa i sistemi di coltivazione tradizionale praticati in Uganda potevano in qualche modo essere sostenibili, oggi non è più così: a seguito di mutate condizioni socio-economiche (demografiche e forse anche legate allo sviluppo di una regolamentazione nel diritto di proprietà dei terreni), l’aumento della popolazione negli ultimi decenni del secolo scorso ha di fatto accresciuto la pressione sugli ambienti naturali con conseguenze tra cui:

- la riduzione delle superfici a foresta o a savana alberata e arbustata rispetto ad aree prative o nude;

- la riduzione della protezione del suolo con conseguente perdita di fertilità; - la riduzione della capacità idrica dei terreni a fini agricoli e potabili;

- l’aumento delle distanze da percorrere quotidianamente per la raccolta della legna da ardere e dei vari prodotti forestali;

- la riduzione degli habitat per specie animali e vegetali.

Piantare degli alberi, sebbene per alcune specie siano sufficienti solo 4 o 5 anni per cominciare ad ottenere dei prodotti, per un contadino ugandese è da considerarsi un investimento a medio-lungo termine, se si considera l’aspettativa di vita media. Anche per questo motivo, spesso non è facile convincere gli agricoltori ad adottare questo tipo di coltivazione.

Per la progettazione e la messa in pratica di un sistema agroforestale, un buon criterio da seguire sarebbe, quindi, quello di porsi mentalmente al posto degli interlocutori interessati, cercando di ragionare come farebbero loro, sulla base delle conoscenze del loro ambiente e le loro abitudini sia sociali che produttive.

Allegato 10 - Fotografie

Figura 62: bambino di Koboko (Silvestri S.) Figura 56: Balearica regulorum il

simbolo dell’Uganda

www.the-birds-of-kent.blogspot.it/

Figura 57: Manioca migliorata dell'orto sperimentale di

ACAV (Silvestri S.)

Figura 58: venditore di carbone a

Koboko (Silvestri S.)

Figura 59: Immagine di Koboko (Silvestri S.)

Figura 68: vivaista a Koboko (Silvestri S.) Figura 63: bambini di Koboko (Silvestri S.)

Figura 64: metodo tradizionale

di cottura detto ‘delle tre pietre’ (Silvestri S.)

Figura 65: Kigelia africana (Silvestri S.)

Figura 66: veduta dalla montagna Liru (Silvestri S.)

Figura 67: 'If you want to be a millioner, plant trees' scritta in un vivaio di Koboko

Figura 74: terre di confine tra diverse etnie (Silvestri S.) Figura 69: incendio provocato dai pastori a Kotido

(Silvestri S.)

Figura 70: capanna della parrocchia (Silvestri S.)

Figura 71: tramonto a Kotido (Silvestri S.)

Figura 72: Kydepo National Park (Silvestri S.)

Figura 73: donna con bambino a Kotido

(Silvestri S.)

Figura 75: gomma arabica di una

Figura 76: guerriero e pastore a Kotido

(Silvestri S.)

Figura 78: mandria di vacche (Silvestri S.)

Figura 77: appostamento militare in Kaabong

(Silvestri S.)

Figura 79: bambini di una scuola coinvolta nel

progetto forestale in Kaabong (Silvestri S.)

Figura 81: paesaggio in Kaabong (Silvestri S.) Figura 80: Giraffa camelopardalis rothschildi L.

(Silvestri S.)

Figura 82: bambini in una pozza d’acqua dopo il