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6.1 Problematiche legate allo studio internazionale del fumetto

6.1.4 Questione terminologica

La questione terminologica ricopre un ruolo molto importante all’interno degli studi sul fumetto ed è considerata spesso come fonte di confusione. Il problema si origina nel momento in cui si utilizza il termine inglese comic per indicare, nel medesimo tempo, categorie fumettistiche appartenenti a sfere culturali differenti: ad esempio, manga giapponesi, comic americani e bande dessinée francesi. L’utilizzo del termine in accezione generalista, benché sia solo una misura temporanea dipendente dallo status internazionale della lingua inglese, è fuorviante e costituisce un ostacolo allo studio del fumetto e alla critica. Per tale motivo, sarebbe auspicabile farne una revisione e raggiungere un consenso generale sulla questione. Tuttavia, trovare un accordo non è assolutamente facile: infatti, qualunque nome venga utilizzato, in qualunque lingua, già possiede una propria storia e un proprio significato dal quale è difficile distaccarlo.

A questo proposito, l’opera di Thierry Groensteen intitolata Un objet culturel non identifié138 è particolarmente utile perché aiuta a comprendere le differenze tra i termini manga e bande dessinée. Stando a quanto riportato da Groensteen, il termine manga, oltre a essere utilizzato per fare

138 Thierry GROENSTEEN, Un objet culturel non identifié, Angoulême, Éditions de l’An 2, 2006.

(MORITA, Naoko, “Cultural recognition of comics and comics studies: comments on Thierry

Groensteen’s keynote lecture”, in Jaqueline Berndt (a cura di), Comics Worlds and the World of

Comics: Toward Scholarship on a Global Scale (series Global Manga Studies, vol. 1), Kyoto,

85 riferimento ai tradizionali “story manga” serializzati, è usato anche in senso più ampio per indicare caricature e cartoni composti da diversi pannelli. Inoltre, sebbene oggigiorno il termine indichi prevalentemente storie serializzate, Shimizu Isao ricorda che lo spirito del manga è strettamente collegato al gioco e alla caricatura139. Il termine francese bande dessinée, invece, viene utilizzato esclusivamente per fare riferimento a un genere di fumetto che può comparire sia in un unico volume, sia suddiviso in episodi, ma che non prevede la presenza di disegni caricaturali. I due termini, quindi, indicano tipologie di fumetti con caratteristiche differenti e definirli in maniera generale con il termine comic rappresenta un errore grossolano.

Il problema diventa ancora più complesso se si considera che esistono delle differenze tra la comparsa dei termini all’interno dei linguaggi, il loro primo utilizzo in senso moderno e la comparsa dei medium o dei prodotti designati da essi. Il termine manga, per esempio, deriva dal nome cinese di un uccello e originariamente fu utilizzato in riferimento a disegni caricaturali; solamente più tardi — durante l’epoca Meiji — si iniziò a utilizzarlo per indicare i fumetti moderni140. I termini comic e bande dessinée, invece, sono stati coniati solamente dopo la comparsa dei rispettivi media.

Come suggerito da Thierry Groensteen nella sua opera Système de la bande dessinée, la questione terminologica è collegata anche alla definizione che si conferisce al fumetto nelle diverse culture. Stando a quanto riporta il saggista belga, tale definizione dipende strettamente dal punto di vista dello scrittore. Negli anni sessanta, ad esempio, gli studiosi francesi erano impegnati in un processo di promozione culturale del fumetto e quindi, in tale ottica, arrivarono a considerare gli antichi affreschi egiziani, le pitture parietali di Lescaux e l’arazzo di Bayeux come le origini del fumetto. Essi realizzarono un’espansione della definizione del concetto di “fumetto” giustificata dal desiderio di legittimare il medium dal punto di vista culturale e di assegnargli un ruolo nella storia dell’arte141.

Lo stesso saggio testimonia l’attualità e la problematicità della questione terminologica. Pubblicata in Francia a partire dal 1999, l’opera è stata tradotta e distribuita anche in suolo statunitense dal 2007 in poi, grazie al lavoro della University Press of Mississippi. È proprio nella traduzione in inglese che sono emersi svariati problemi terminologici, tra cui, uno dei più rilevanti riguarda l’utilizzo della parola strip. Nella tradizione americana, le cosiddette daily strip sono

139 SHIMIZU Isao, Manga no rekishi (Storia del Manga), Tokyo, Iwanami-shinsho, 1991. (MORITA,

Cultural.., cit. p. 33)

140 SHIMIZU, Manga.., cit. p. 15-28. (MORITA, Cultural.., cit. p. 33)

86 strisce di fumetti che vengono pubblicate tutti i giorni sui quotidiani e sono poste in contrapposizione con le sunday table, cioè fumetti che compaiono esclusivamente sui supplementi domenicali di alcune testate giornalistiche. In Francia, invece, il termine ha un significato completamente diverso: il termine strip indica uno dei livelli che compongono il lay-out tradizionale di una pagina, che risulta composta da quattro strisce sovrapposte. In pratica, si viene a configurare una situazione in cui i pannelli presenti nella pagina sono delle sotto-unità delle strisce mentre quest’ultime, a loro volta, sono sotto-unità della pagina stessa. La difficoltà nel tradurre il termine strip è solamente un piccolo esempio di quanto sia complesso gestire parole a cui vengono attribuite valenze diverse a seconda del paese o della sfera culturale in cui ci si trova.

6.1.5 Conclusioni

Per procedere allo studio del fumetto con un approccio internazionale è necessario fondare un processo scientifico preciso. In quest’ottica, è importante cercare di facilitare l’accesso alle fonti straniere e a quelle appartenenti al passato; in più, è essenziale conoscere come il concetto di fumetto, assieme ai nomi specifici, sia stato costruito all’interno delle diverse sfere culturali. Solamente partendo da questi presupposti sarà possibile, un giorno, arrivare a creare una sorta di enciclopedia del fumetto contenente le specifiche delle varie versioni, la loro storia e il vocabolario connesso a esse.