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Se a questo quadro esterno si aggiunge il fatto che, sotto la spending review, l’Italia sta valorizzando

i territori centrali e le aree metropolitane a discapito delle realtà periferiche questo può preoccupare per lo scenario che le imprese dovranno affrontare, dato che probabilmente rischieranno di perdere riferimenti istituzionali importanti. E’ infatti opinione diffusa tra gli esperti e gli studiosi dello sviluppo economico che gli assetti istituzionali sono in grado di influenzare l’efficacia delle politiche economiche.

Sempre tenendo in considerazione i dati presi dai vari rapporti economici, quello che sembra essere un po’ mancato nel 2016 è il credito alle imprese, non solo alle piccole e all’artigianato, ma anche alle medio-grandi realtà che nel 2015 riscontravano segnali molto confortanti e che invece nel 2016 vedono il loro credito restare quasi al massimo. A questo va aggiunto il fatto che le imprese continuano a pagare un costo del denaro che è superiore alla media regionale e nazionale, sfiorando il 6% sui prestiti a breve (oltre un punto in più della media toscana e italiana).

Territorialmente si annota la crescita del tessuto imprenditoriale delle regioni del Sud e delle Isole: il Mezzogiorno ha determinato più della metà dell’intero saldo annuale, staccando nettamente anche il Centro e il Nord-Ovest. In campo negativo, invece, il Nord- Est, che chiude il 2016 con una riduzione di 1.205 imprese, un bilancio imprenditoriale attivo per quindici delle venti regioni

italiane. In termini assoluti meglio di tutte hanno fatto il Lazio, la Campania e la Lombardia.

Se l’agricoltura soprattutto, e il terziario in certi settori, danno di che sorridere ai commentatori, altrettanto non si può dire dei dati sul lapideo e sulla disoccupazione. Nel 2016 si è avuto infatti un balzo in avanti il tasso di disoccupazione in provincia, che sale dal

12,4% al 16,6%, rispetto al 9,5% toscano e l’11,7% nazionale.

Ma quello che risultato un dato preoccupante è soprattutto quello che riguarda le persone in cerca di occupazione che aumenta del 14.442 , +3.643 unità rispetto all’anno precedente, mentre gli occupati, 72.681, sono in calo di -3.950 unità rispetto al 2015. Lo stesso vale per quello della disoccupazione giovanile anche esso molto alto, considerato nel range tra i 15-29 anni, al 48,9%. Per quanto riguarda invece, il settore lapideo da questi dati emerge che è diminuita la percentuale di escavazione delle cave carraresi : guardando gli andamenti in serie storica del settore dobbiamo dire che, dal 2007 in avanti, esso ha perduto circa il 37% della produzione e l’11% dell’occupazione (quantificabile in circa un centinaio di unità di personale dipendente e indipendente). Dalle nostre rilevazioni risulta che, dallo scoppio della crisi finanziaria globale, soltanto nel 2012 e 2013 il comparto sia riuscito a rialzare la testa, anche se, va detto, il 2015 appare come uno degli anni meno peggiori dal 2008 in avantI. L’analisi dell’ultimo decennio, per ciò che concerne le cave carraresi, può essere estesa a tutto il materiale estratto dal monte; in tale senso mettiamo in rilievo che a consuntivo 2015 sono state complessivamente 3.386 mila le tonnellate di materiale lapideo estratto dalle cave di marmo di Carrara, un valore complessivamente in crescita del +2,8% rispetto al 2014, che, però, come accennato precedente, è stato un anno di bassa produttività, causa forza maggiore.

Osservando questo dato in serie storica, in realtà si nota un trend in decisa decrescita, rappresentando il 2015 il punto più basso della produzione dell’ultimo quindicennio dopo, appunto, l’anno precedente.

Dopo un buon 2015, nel 2016 i prestiti al mondo delle imprese tornano a stabilizzarsi attestandosi

sullo 0.

Rallenta la dinamica positiva del credito nelle medio-grandi imprese (+1,4%) rispetto al 2015. Ancora in grande sofferenza il credito alle piccole (-4,5%). Le attese di inizio anno sembravano migliori, rispetto a quanto si è verificato. Per poter valutare le varie opportunità riservate per il futuro è necessario conoscere perfettamente la struttura dell’economia del territorio provinciale e il suo andamento, per poter approvare scelte decisive per un reale miglioramento della situazione dell’inter-economia della comunità- così parla Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario di Stato del

Ministro della Giustizia prendendo in considerazione il rapporto delle Economia del 201737. Si deve

puntare sulla promozione del territorio in prima battuta e in più, puntare sulla tecnologia permettendo alle imprese di creare delle reti solide, diventando così competitive all’interno del mercato del lavoro e garantire alle diverse aziende presenti nel territorio di ottenere un ruolo di rilievo all’interno del mercato38.

3.3.2 La forza lavoro nella provincia di Massa Carrara

Prima di entrare nello specifico in un discorso riguardo l’occupazione nel territorio provinciale, è necessario procedere con un’analisi più generale che riguarda sì l’occupazione, ma a livello nazionale. Possiamo osservare che il 2016 è stato caratterizzato da un sostenuto aumento che ha coinvolto, oltre agli ultracinquantenni, anche i giovani tra i 15-34 anni. Inoltre si è manifestato un lieve calo dei disoccupati, associato alla diminuzione del numero degli inattivi, che ha interessato tutte le

ripartizioni territoriali, in entrambi i generi e le diverse classi di età. L’occupazione è cresciuta per il terzo anno consecutivo (+1,3%, 293 mila) a ritmi più sostenuti rispetto al 2015, portando il tasso di occupazione al 57,2% (+0,9 punti). L’aumento ha riguardato soltanto il lavoro alle dipendenze (1,9%, +323 mila) e si è concentrato in particolare tra i dipendenti a tempo indeterminato (+281 mila in confronto a +42 mila quelli a termine); da sei anni prosegue, invece, la diminuzione del numero di lavoratori indipendenti (-30 mila, -0,5%). Per il secondo anno consecutivo è aumentato il lavoro a tempo pieno (+183 mila; +1,0%) ed è proseguita ininterrottamente dal 2010 la crescita del tempo parziale, che nel 2016 è stata quasi esclusivamente di tipo volontario con la conseguente diminuzione dell’incidenza del part time involontario sul totale del lavoro a tempo parziale (62,6%, -1,3 punti). Dopo sette anni di aumento ininterrotto fino al 2014 e la forte diminuzione nel 2015, si è assistito ad un leggero calo della stima dei disoccupati (-21 mila, -0,7%), dovuto ai primi due trimestri dell’anno. A ciò ha corrisposto un calo del tasso di disoccupazione di 0,2 punti (dall’11,9% del 2015 all’11,7 del 2016). Si è ridotto inoltre il contingente di persone in cerca lavoro da almeno 12 mesi, la cui

incidenza è passata dal 58,1% del 2015 al 57,3% .