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INNOVATI EQUILIBRI TRA POTERI NELLA

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SOMMARIO: 2.1.Sviluppo industriale e libertà economica negli Stati Uniti d’America della “Reconstrued Constitution”; - 2.2. I concetti di “liberty” e di “property” nella cornice della due process of law clause 2.3. La disciplina del commercio interstatale nell’era del liberalismo maturo e l’emanazione dell’Interstate Commerce Commission Act – 2.3.1. Prime aperture pretorie nello sviluppo della dottrina della “corrente di commercio” - 2.4. Ascesa sul mercato del corporate business e legislazione federale antitrust; - 2.5. Aspetti della realtà giuslavoristica nella Long Gilded Age: il caso Lochner v. New York. - 2.5.1. Il declino del dogma del laissez-faire nella critica giusrealista nordamericana.

2.1 Sviluppo industriale e libertà economica negli Stati Uniti d’America della “Reconstrued

Constitution”

All’indomani della Guerra Civile il volto degli Stati Uniti d’America si trasformò gradualmente, assumendo i connotati di una matura democrazia industriale. La crescente domanda di armamenti e di equipaggiamenti per le truppe e lo sviluppo delle linee telegrafiche condussero ad un notevole fiorire delle attività manifatturiere. A ciò si aggiunse il potenziamento delle vie di comunicazione interne, garantito dalla costruzione di una poderosa rete ferroviaria che mise in relazione le varie parti del Paese agevolando gli interscambi di beni. Gli uomini d’affari che ricevetttero le varie commesse di guerra divennero ben presto gli attori di un percorso di concentrazione monopolistica che avrebbe segmentato il mercato statunitense e inciso sulle dinamiche degli scambi e della concorrenza tra imprese1. Anche lo sviluppo tecnologico applicato al mondo della manifattura consentì una elevata specializzazione della produzione industriale. L’atteggiamento fideistico nei valori della scienza era riconducibile all’ideale positivistico che rinveniva nella forza dell’intelletto la fonte del progresso dell’umanità.

Simili trends evolutivi consentirono una forte crescita dell’economia nazionale ed un ampliamento dei mercati, segnando la transizione da un modello di laissez-faire, incentrato sulla libera iniziativa individuale, ad un modello fondato sul potere d’azione e di controllo del mercato delle grandi

corporations. La consacrazione di un sistema economico industriale segnò il tramonto, non certo la

1 Come affermò McCurdy, il mercato americano era concepito “as a free trade unit” piuttosto che in termini di un

“integrated transport network”, in cui i pionieri della business organization divennero uno strumento di creazione e strutturazione del marketplace. In particolare, C.W.MCCURDY,“American Law and the Marketing Structure of Large Corporations, 1875-1890”, in The Journal of Economic History, Vol. 38, No. 3, (Sep. 1978), p. 632.

scomparsa, della economic plantation degli Stati del Sud, indotti a sperimentare i successi dell’industria nell’ambito della produzione tessile, senza conseguirne sempre risultati molto proficui. Il veloce ritmo impresso dal fiorire dell’industria alla crescita economica celava profondi dissidi interni che indussero a coniare l’aggettivo di “Gilded Age” o età dell’oro, forgiato dalla penna degli scrittori americani Mark Twain e Charles Dudley Warner2.

La “progressive era”, che fece seguito alla Gilded Age, costituì un importante spartiacque tra l’era prebellica e quella del New Deal e si pose quale elemento di congiunzione di due epoche profondamente diverse. Alla patina esteriore del progresso economico e tecnologico si associò la crescita di una profonda conflittualità sociale, alimentata dalle degenerazioni del modello di produzione capitalistico che condusse ad uno sfruttamento della manodopera e a fenomeni di grave emarginazione sociale. I segnali di crisi del progressivismo si manifestarono con maggiore evidenza all’epoca della Corte White, nella prima decade del XX secolo. Fu allora che dietro il mondo dell’industria emersero i problemi delle grandi città con milioni di nuovi immigrati provenienti dalle regioni del Sud e dell’Est europeo che si concentrarono nelle grandi aree urbane3. Intorno al 1910 la quota di immigrati sulla popolazione totale registrò un notevole innalzamento, dando vita a fenomeni interni di avversione nei confronti degli stranieri.

L’incomprensione tra l’America rurale e gli immigrati fu aggravata dal proibizionismo degli anni ’20. Il movimento contrario all’uso delle bevande alcoliche tendeva a sorgere in quei territori piagati dalla crisi del settore agricolo. Lo Stato del Kansas fu il luogo di nascita del populismo e del proibizionismo, presentando sul palcoscenico americano un delicato problema di valori che oscillava tra la vita del povero contadino protestante e quella del povero lavoratore urbano, spesso di fede cattolica. Ciò fece sì che il proibizionismo ricevesse un riconoscimento costituzionale in virtù del XVIII emendamento, approvato nel 1919. Ma, come rileva parte della dottrina, “la più

2 L’opera degli scrittori americani aveva il titolo “The Gilded Age. A Tale of Today”. Fu pubblicata nel 1876 e

denunciava la grave corruzione politica presente nell’America post-bellica. Sul punto, si rimanda al contributo di H. GILLMAN, “The Waite Court 1874-1888. The Collapse of Reconstruction and the Transition to Conservative

Constitutionalism”, in The United States Supreme Court. The Pursuit of Justice, (edited by C. Tomlins), New York, 2005, pp. 127 e ss. L’autore rileva che nella progressive era erano diffusi i fenomeni di corruzione politica. Anche Paul Krugman sottolineò che sia il partito democratico che quello repubblicano perseguissero una forma di politica plutocratica che tendeva a favorire le classi più agiate. Ciò spiegava anche perché, quando a vincere le elezioni erano i democratici, chi ne usciva vittoriosa era sempre il candidato bourbon democrat ossia la componente elitaria ed abbiente del partito, vicina agli interessi dei ceti più ricchi. Infatti, l’unico candidato democratico a vincere le elezioni presidenziali tra la Guerra di Secessione e la vittoria di Woodrow Wilson nel 1912, fu Grover Cleveland, un Bourbon candidate. A ciò occorreva aggiungere la grave prassi del voto di scambio che raggiunse toni critici nei cd. swing States ossia quegli Stati ove l’esito elettorale era assai incerto. Basti pensare che nel corso della Gilded Age fino ad un terzo degli elettori del New Jersey riceveva regolarmente danaro in cambio di voti, tanto che per controllare il rispetto del patto elettorale, gli scrutatori vaglivavano spesso le schede, manipolandone, talvolta, il contenuto. In particolare, P. KRUGMAN,La coscienza di un liberal, Bari, 2007, pp. 14 e ss.

3 In particolare, Bognetti rileva come la formula politica dominante prevedeva per i blacks, così come per gli altri

gruppi etnici europei, costituiti da irlandesi, tedeschi, italiani e polacchi, la regola dura, “ma educatrice” del self made man. In particolare, G.BOGNETTI,Lo spirito del costituzionalismo americano. La Costituzione liberale, Torino, 1998, p. 123.

micidiale di tutte era la divisione tra poveri bianchi e poveri neri” che si trascinerà, con tristi conseguenze, per molto tempo ancora4. L’antagonismo razziale era radicato così profondamente nella cultura americana da incidere sugli equilibri politici, tanto da consegnare, per molti anni, lo scettro del potere alla componente conservatrice. Una delle poche voci fuori dal coro che fu possibile udire in anni di forte intransigenza fu quella espressa da Tom Watson, un esponente politico della Georgia, che in un articolo del 1892 dal titolo “The Negro Question in the South” pronosticò l’illuminato progetto di una alleanza interrazziale, facendo in modo che la politica “compels the support of a great body of both races, from those motives which imperiously control

human action, and which will thus obliterate forever the sharp and unreasoning political divisions of to-day”5.

Il modello di produzione capitalistico segnò anche la disgregazione della famiglia patriarcale, dovuta ai fenomeni migratori interni e all’ingresso, nel mondo delle fabbriche, della forza lavoro femminile6. Simili accadimenti determinarono la reiezione dei valori del dogmatismo liberale classico, fondato sulla centralità del solo agire individuale e segnarono l’affermarsi di più gravi problematiche sociali. Ma le classi politiche presero coscienza della gravità del problema solo col passare del tempo, quando il Presidente Theodore Roosevelt e il Giudice Louis Brandeis sollecitarono le Corti e la classe forense a sviluppare una giurisprudenza “more attentive to social

facts and social consequences”7.

Negli Stati del Sud il problema presentava profili più spiccati. L’abolizione della schiavitù non aveva certo sanato i problemi della popolazione di colore, spesso emarginata dalla società e impiegata sotto costo nelle attività più umili. Anche nel nascente settore tessile, i salari erogati a favore della manodopera bianca, risultavano essere di esiguo ammontare, stante la scarsa

4 In particolare, P.KRUGMAN,La coscienza di un …cit., p. 26.

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Come affermò Watson, “It is safe to say that the present status of hostility between the races can only be sustained at the most imminent risk to both. It is leading by logical necessity to results which the imagination shrinks from contemplating. And the horrors of such a future can only be averted by honest attempts at a solution of the question which will be just to both races and beneficial to both. Having given this subject much anxious thought, my opinion is that the future happiness of the two races will never be assured until the political motives which drive them asunder, into two distinct and hostile factions, can be removed. There must be a new policy inaugurated, whose purpose is to allay the passions and prejudices of race conflicts and which makes its appeal to the sober sense and honest judgment of the citizen regardless of his color. To the success of this policy two things are indispensable - a common necessity acting upon both races, and a common benefit assured to both - Without injury or humiliation to either”.In particolare, T.E WATSON,“The Negro Question in the South”, in The Arena, Vol. VI, (October 1892), pp. 540 e ss.

6 Furono proprio le classi lavoratrici femminili, nel corso della Progressive Era, a condurre battaglie per il

riconoscimento dei diritti politici. Sul punto, A.R.AMAR,America’s Constitution. A Biography, New York, 2005, pp.

405 e ss.

7 In particolare, W.E.FORBATH,“The White Court, 1910-1921. A Progressive Court?”, in The United States Supreme

Court. The Pursuit of Justice (edited by Charles Tomlins), New York, 2005, pp. 175 e s. L’autore rileva come: “equally pervasive in progressive thought was the rejection of a dogmatically liberal legal understanding of justice for a truer and deeper social understanding”. Come sosteneva Brandeis, ogni cittadino deve avere “a reasonable income … regular employment … health and leisure, decent working conditions and some system of social insurance”. Brandeis e Theodore Roosevelt concordavano sul fatto che simili istanze e valori erano pienamente sussumibili nella formula “We the People” della Costituzione federale, ibid., pp. 175 e 176.

specializzazione tecnica richiesta per tale tipo di lavorazione. Ma l’estremizzazione dell’ideale liberale aveva indotto a considerare come legittime talune forme di discriminazione, dovute al fatto che un libero mercato provocava diseguaglianze economiche e sociali tra i singoli ed i gruppi poiché poggiava sulla libera iniziativa e sulla creatività degli individui. Sulla scorta di tale forma

mentis appariva addirittua legittima la decisione della Corte Suprema sul caso Plessy v. Ferguson

del 1896 che riteneva rispettosa del XIV emendamento una legge statale che sanciva la fruizione separata tra bianchi ed afro-americani dei servizi pubblici, in particolare di trasporto (dottrina dei

separate but equal)8. Una violazione della equal protection clause si sarebbe potuto paventare solo nel caso in cui – secondo la Corte – la disciplina statale avesse riservato la fruizione del servizio a favore di determinati gruppi etnici. A ciò aggiungasi il fatto che, nel 1910, molti lavoratori adulti erano immigrati non naturalizzati e, come tali, privi del diritto di voto.

Lo sviluppo delle regioni meridionali era ostacolato dalla carenza di capitali dovuta allo sciupio consumatosi nel periodo della Guerra Civile e alla struttura del sistema bancario nazionale che non favoriva l’iniziativa economica del Sud 9.

L’arretratezza economica degli Stati meridionali indusse i grandi potentati economici del Nord a stabilirvi i propri insediamenti industriali, profittando del minore costo della forza lavoro 10.

Ciò produsse una crescente concentrazione del potere economico, in capo ad un ristretto numero di grandi imprese e ad una monopolizzazione di vaste porzioni di mercato che indebolì il ruolo delle piccole industrie del Sud, spesso inglobate in grandi trusts, come accadde per il settore siderurgico nell’Alabama, o all’acciaio di Birmingham o alla Tennesse Coal, Iron and Railroad Company che

8 Caso Plessy v. Ferguson, 163 U.S. 537 (1896). Come ebbe ad affermare il Giudice Harlan, che stilò la dissenting

opinion, “the Constitution forbade government from creating a pervasive racial caste system” al fine di garantire la creazione di una “equal citizenship” e di una “equal protection”. In particolare, A.R.AMAR,America’s Constitution. A

Biography, New York, 2005, p. 383 e pp. 399 e ss., nonché W.E. FORBATH, “The White Court, 1910-1921. A Progressive Court?”, in The United States Supreme Court. The Pursuit of Justice (edited by Charles Tomlins), New York, 2005, pp. 191 e ss. nonché S.F.SCHRAM,“United States of America”, in Handbook of Federal Countries, 2005.

Forum of Federations, (edited by A.L. Griiffiths and coordinated by K. Nerenberg), Montreal&Kingston, 2005, p. 380.

9 La tassazione statale sui privati per la realizzazione delle infrastrutture pubbliche, mai tollerata dal popolo, e la

previsione di agevolazioni fiscali solo a favore delle iniziative industriali era considerata discriminatoria rispetto alle altre attività economiche. Il programma politico dei repubblicani per gli Stati del Sud fu ben presto contestato, segnando la rimonta dei redeemerse dei democratici, fautori della supremazia bianca, suggellata nell’“accordo di Wormley” del 1877 che si rivelò disastroso per l’economia meridionale. I Redeemers, detti anche Bourbon Democrats, erano la componente abbiente ed elitaria del Partito Democratico che prese il controllo delle regioni del Sud e negoziò con il Partito Repubblicano le condizioni ed i termini della riannessione degli Stati meridionali, formalizzato nell’accordo di Wormley del 1877 che consegnò la vittoria elettorale al candidato Hayes nella cornice della Redemption sudista. Sul punto, J.T. MOORE, “Redeemers Reconsidered: Change and Continuity in the Democratic South, 1870-1900”, in Journal of Southern History, Vol. 44, No. 3 (Aug., 1978) , pp. 358 e ss..

10 Fu proprio allora che si creò una comunione di intenti economici e politici tra i carpetbaggers, piccoli imprenditori

provenienti dal Nord e gli scalawags, nativi del Sud favorevoli alle scelte federali di ricostruzione post-bellica, entrambi attratti nell’orbita del Partito Repubblicano che innervò tensioni nella discendenza dei vecchi confederati ed alimentò il mai sopito rancore nei confronti del Governo federale. I carpetbaggers erano così denominati in ragione delle valigie di stoffa con cui migravano verso i territori del Sud, mentre gli scalawags, rappresentavano la componente sudista passata al servizio del Governo Centrale dopo la Guerra Civile. Per una disamina generale del periodo storico si rimanda al contributo di S.V.ASH,When the Yankees came: Conflict and Chaos in the Occupied South, University of North Carolina, 1995, pp. 105 e ss.

venne assorbita nel 1907 dalla U.S. Steel di Andrew Carnegie. Si delineò un sistema economico che avrebbe di lì a poco favorito il mondo dell’industria e della finanza del Nord, spinto a ‘delocalizzare’ le proprie imprese nei luoghi ove si profilava una maggiore convenienza di mercato, che la dottrina ha definito una forma di “colonizzazione dell’industria meridionale”11. In un simile scenario, parte della dottrina è giunta a ritenere che le integrated corporations della fase postbellica e la rivoluzione nella business organization che ne derivò fossero un prerequisito piuttosto che una conseguenza dell’allargamento e della crescita dimensionale del mercato nazionale12.

Anche il comparto agricolo venne rimodellato secondo i dettami offerti dalla scienza tecnica che sostituì il lavoro umano con quello delle macchine. Vi furono massicci espropri di terreni in mano a piccoli proprietari terrieri e che costrinsero contadini di colore a lavorare la terra in qualità di braccianti e di mezzadri13. La crisi nel settore agricolo, segnata da un crollo della produzione, acuì il fenomeno degli espropri. Tra il 1872 ed il 1877 si registrò un grave crollo dei prezzi del cotone cui fecero seguito taluni financial panics nel corso del 1873, del 1884 e del 1893, dovuti all’incapacità del settore creditizio di far fronte alla differente domanda di moneta da parte delle imprese manifatturiere e di quelle agricole14. Fu così che si innervò nel sistema economico un profondo

malcontento tra gli agricoltori indebitati, che risentivano del crollo dei prezzi dei prodotti agricoli e i lavorati industriali deprivati del posto di lavoro15. A seguito dei panici finanziari le tensioni sociali

11 Sul punto, S.DELFINO,“Gli Stati Uniti dopo la Guerra Civile: il Sud e la ricerca di un nuovo assetto”, in Corte

Suprema e assetti sociali negli Stati Uniti d’America (1874-1910) (a cura di S. Volterra), Torino, 2003, p. 13.

12 In particolare, C.W.MCCURDY,American Law and the Marketing Structure … cit., p. 631 e ss.

13 Giovanni Bognetti, le definisce leggi agrarie espropriatrici che uccisero l’economia del Sud fondata sulla produzione

del cotone e tradirono gli assunti più intimi del XIV emendamento in materia di proprietà privata. Sul punto, G. BOGNETTI,Lo spirito del costituzionalismo americano. La Costituzione liberale, Torino, 1998, p. 123. Occorre poi,

rammentare il fatto che tra il 1860 ed 1910, il numero delle fattorie presenti negli Stati del Sud, era passato da due a sei milioni, segnando un notevole incremento della produzione di frumento, di granoturco, di cotone cui si associava l’allevamento del bestiame e la produzione della lana. Il falcetto a mano venne sostituito dall’uso della falce a rastrello che consentiva di mietere in un giorno un intero ettaro. Vennero costruite fabbriche di mietitrici nei pressi di Chicago. Ciò segnò un incredibile incremento della produzione agricola in un ristretto arco di tempo. Inoltre, già la legge Merril del 1862 aveva previsto la concessione di terre ad istituti universitari. Il Congresso assegnò a ciascuno Stato terre demaniali per la creazione di istituti agricoli e industriali che dovevano fungere da centri di ricerca scientifica nel campo agricolo cui si associarono stazioni sperimentali di agricoltura e l’erogazione di fondi speciali a favore del Ministero dell’Agricoltura.

14 Nelle regioni occidentali, il terribile inverno del 1886 e del 1887, sterminò intere mandrie all’addiaccio e la siccità

negli Stati del Sud distrusse interi raccolti nelle terre a coltura intensiva e non variegata. In particolare, sulle ragioni delle crisi finanziarie degli ultimi anni del XIX secolo, si rimanda al contributo di L.BROZ,International Origins of the

Federal Reserve System, New York, 1997, pp. 5 e ss. nonché M.J.HORWITZ,La trasformazione del diritto americano,

1870-1920, Bologna, 2004, p. 106 e s.

15 Non bisogna tralasciare la circostanza secondo la quale, nonostante la industrializzazione crescente, la società

americana risultava ancora legata alla terra. Nel 1890, il 64 per cento degli americani viveva in zone rurali e il 14 per cento abitava in piccole cittadine. Per tali motivi la questione del Free Silver, costituente un movimento che propugnava l’abbandono del sistema aureo a favore di uno misto, a base di oro e di argento per la produzione di moneta, risultava utile ai fini dell’attuazione di politiche inflazionistiche che avrebbero dovuto ridurre i numerosi debiti gravanti sugli agricoltori, ma era, altresì, irrilevante per i cittadini residenti nelle grandi città. Il distacco tra mondo agricolo e realtà cittadina era, del resto, acuito dal profondo divario culturale esistente tra gli autoctoni residenti nelle zone periferiche e gli immigrati, concentrati nelle aree urbane. Sulla questione del Free Silver, il candidato democratico William J. Bryan basò l’intera campagna elettorale. La crisi nel settore agricolo portò anche alla nascita del movimento Granger, una associazione agricola che nel 1867 assunse carattere politico, eleggendo propri candidati e incoraggiando gli iscritti

raggiunsero livelli critici, sfociando nelle violente rivolte di Haymarket del 1886, negli scioperi di

Homestead del 1892 e di Pullman del 1894 che vennero repressi con una violenza inaudita. Gli Stati

Uniti d’America sperimentarono, per la prima volta, la inesorabile vulnerabilità ai cicli economici. Nel contrasto tra le teorie economiche classiche e le emergenti teorie sociali si scontrarono le due anime del pensiero conservatore, l’una fedele ad un sistema di mercato ‘naturalmente’ competitivo, affidato al controllo limitato dei singoli Stati; l’altra incline allo sviluppo di un mercato unico nazionale dominato dalla presenza di grandi corporations e fondato su economie di scala16.

In un simile scenario, il Federal Government elaborò una nuova strategia d’azione che incise nell’ambito economico, ma che incontrò non pochi sbarramenti invalidanti nella Corte Suprema. Del resto, in Europa si stavano già sperimentando da tempo politiche sociali destinate a tutelare i diritti delle categorie più deboli, basti rammentare la Germania di Bismark, che seppe coniugare i

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