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Le radici scientifi che

Nel documento La storia del dolore (pagine 75-77)

Le radici scientifi che degli studi sul dolore vanno ricercate nelle prime scoperte di fi siologia nel XIX secolo (M. Tiengo, Lezioni di Fisiopatologia e Terapia del Dolore, 1983)

Prokaska (1749-1820)

Quel pomeriggio, alla fi ne del ’700, il salotto della marchesa Du Turqueville non era affollato. Le poche signore, vestite con abiti inso- litamente semplici sedevano intorno alla marchesa che teneva banco ma non aveva il solito tono arrogante e di malcelata accondiscendenza verso i suoi ospiti. Gli uomini a gruppetto, sorseggiando la loro menta parlottavano fra loro. Le loro voci si accavallavano e si confondevano in un leggero brusio. Oggetto di conversazione erano gli ultimi arresti e gli espropri rivoluzionari. Un giovane taciturno, che dagli abiti non pareva francese, visibilmente infastidito da quell’ambiente, se ne stava isolato, seduto su una poltrona. Qualcuno pronunciò la parola “ghigliottinato” e si fece subito un imbarazzato silenzio. Il giovanotto si voltò verso il gruppo e cercò di ascoltare meglio. Si alzò, si avvicinò al gruppo e, a voce piuttosto alta, disse. “Sono di Praga, mi chiamo Prokaska, e sono a Parigi per qualche giorno.

Mi occupo di fi siologia del sistema nervoso e ho adesso il gabinetto all’Università di Vienna. Ho sentito pronunciare la parola ghigliotti- nato”. Tutti tacquero guardandolo imbarazzati. “I miei studi attuali - continuò Prokaska - sono proprio sulla decapitazione”. Non ci volle altro. Tutti si girarono verso di lui. Venne accerchiato da un gruppo di volti incuriositi e apprensivi. Chiedevano di tutto. Poi uno, allarmato e preoccupato, chiese “Ma dopo la decapitazione la persona può ancora sentire dolore? Pensa ancora?” Un sorriso fi nalmente illuminò il viso di Prokaska. “Francamente non lo so, ma credo che nessuno lo sappia. Sto appunto cercando di capire…..” la conversazione continuò per un pò. Poi si lasciarono con l’impegno che, fra qualche mese, al suo ritorno a Parigi, si sarebbero rivisti e il giovane scienziato avrebbe continuato a raccontare dei suoi studi e di quello che era riuscito a capire.

Prokaska fu un insigne fi siologo che dal 1778 insegnò alla Università di Praga e successivamente alla Università di Vienna. Egli pose le basi della moderna neurofi siologia cercando di defi nirne le leggi. Propose il termine “vis nervosa” per spiegare la forza dell’impulso nervoso e abolì la nozione di “spiriti animali” e di “fl uido nervoso”. Apri la strada alle conoscenze sulla conduzione nervosa in particolare sulla differenza fra

nervi sensitivi (segmento centripeto dell’arco rifl esso) e nervi motori (segmento centrifugo del rifl esso). Si devono a lui e ad Unzer, i primi studi sulla inibizione spinale del rifl esso di fuga compiuti sul modello della rana decapitata tra la fi ne del settecento e l’inizio dell’ottocento. In analogia alla rifl essione ottica adottò il termine “rifl esso” per indi- care la contrazione muscolare prodotta da un impulso sensoriale do- loroso. Introdusse anche il concetto di “withdrawal refl ex” (rifl esso di allontanamento o di fuga) in riferimento al movimento di contrazione controlaterale provocato dalla stimolazione dolorosa. Ad esempio la pinzatura sulla cute di un animale, provoca una immediata risposta motoria controlaterale della zampa, come se la rana cercasse di allonta- narsi fuggendo dallo stimolo lesivo. All’epoca si pensava che il rifl esso di fuga fosse dovuto all’aver preso coscienza di un segnale di allarme, proprio in senso cartesiano: fuggo, dunque capisco. In altri termini “un segnale mi sta avvertendo che debbo fuggire”. Molto probabilmente Prokaska si proponeva attraverso la verifi ca del tempo di permanenza del rifl esso di allontanamento o fuga dopo decapitazione, di riuscire a capire se e per quanto tempo lo stato cosciente, e quindi l’anima, rimanga nel corpo del soggetto decapitato. Osservò allora che nella rana privata del cervello, o di alcune parti di esso, il rifl esso risulta più ampio e più potente. Si convinse cha era stata soppressa quella parte del cervello che sovraintende la inibizione del rifl esso e si pose la realistica e fruttuosa ipotesi di avere, con la decapitazione, eliminato un sistema superiore di modulazione del rifl esso di fuga.

Bell (1774-1842)

Nel 1811 Charles Bell espone la sua teoria sul rifl esso spinale, inteso come “una risposta naturale al dolore” e nel 1822 insieme a François Magendie formula quella che passerà alla storia come Legge di Bell e Magendie secondo cui le radici spinali posteriori trasportano impulsi sensoriali dalla periferia al sistema nervoso centrale mentre le radici che escono dal midollo anteriore conducono verso la periferia gli impulsi motori (anche se, come lo stesso Magendie affermava: “le radici posteriori contengono talvolta degli elementi motori mentre le radici anteriori mostrano talora di contenere degli elementi sensitivi”).

I fi siologi, in mancanza di riferimenti anatomici, possono solo di- scutere e porre ipotesi teoriche (fi losofi che) sulle vie afferenti sensoriali dolorifi che. L’infl uenza della medicina romantica e naturalista-fi olosofi ca era grande in quel periodo storico. Per i fi losofi idealisti-naturalisti tutti i fenomeni che possiamo osservare sono soltanto apparenze esterne. Pertanto lo studio sperimentale delle scienze naturali era considerato un non senso e, con l’impiego di metafore, si tentava di interpretare e

Matteucci (1811-1868)

Matteucci neurofi siologo, fra i primi usò uno strumento meccanico fondamentale, il chimografo, con il quale è possibile visualizzare fenomeni fi siologici quali la respirazione, l’attività cardiaca, la contrazione musco- lare ecc. Matteucci è famoso per avere scoperto la “contrazione muscolare indotta”. “Prese il nervo sciatico di una rana e lo mise sul muscolo della gamba di un’altra rana : la stimolazione dell’uno provocava la contrazione dell’altro. L’esperimento fu un grande successo e venne ripetuto a Parigi davanti ai membri dell’Accademia fra i quali von Humboldt in persona”. L’uso del chimografo per i suoi studi sul rifl esso neuromuscolare gli rendeva possibile di documentare scientifi camente l’esperimento.

I fi siologi del XIX secolo andavano a gara nella maestria di usare que- sto strumento e di Sherrington si diceva che nelle sue mani il chimografo

dava risultati che altri non riuscivano ad ottenere.

Nel documento La storia del dolore (pagine 75-77)