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La fortuna del Ramayana nel panorama contemporaneo indiano meriterebbe una tesi, se non più di una, a sé stante. Cinema, telefilm e saghe televisive, fumetti: la coppia di Rama e Sita rappresenta un modello di comportamento amoroso, di fedeltà coniugale, di gelosia, tutto lo spettro dei sentimenti è coperto dagli eventi di questa grande epopea.

Versioni telugu e kannada sono state premiate con il Gyanpeeth Award, uno dei più prestigiosi premi letterari indiani, mentre la versione contemporanea marathi, il Geet Ramayan, è stata trasposta in musica con successo da Sudhir Padke.

Fra le altre rinarrazioni e rivisitazioni degli ultimi anni si nota quella dell’inglese Martin Buckley: “An indian Odyssey”, del 2008, che vede il Ramayana come chiave di lettura della cultura indiana nella sua complessità.

Sugli schermi invece uno dei primi film sul Ramayana è stato “Sampoorna Ramayan” del 1961 col suo fascino di Bollywood retrò, seguito dalla serie televisiva di grande successo prodotta da Ramanand Sagar “Ramayan” andata in onda a episodi per anni sulla televisione indiana e che tuttora resta la produzione di maggior successo di tutta la storia televisiva indiana. Negli anni ’90 fu prodotto un altro telefilm “Jai Hanuman” prodotto da Sanjay Khan che rielabora il racconto dal punto di vista di Hanuman. Richiami a questo mito sono presenti in molti film di Bollywood, solo per citarne uno di grande successo: “Khalnayak” del 1993, vede l’eroina, peraltro devota di Rama, poliziotta infiltrata dietro le fila di un noto criminale e fidanzata del capo della polizia, venire tenuta in ostaggio da questi e poi accusata di averlo protetto e portata sotto accusa come una novella Sita. Riuscirà a fatica a scagionarsi in una corale scena di tribunale dove viene citato proprio il mito di Rama e Sita e provata la sua assoluta buona fede.

Ma è nel fumetto e nell’animazione che il Ramayana è stato interpretato in tutte le forme possibili, lingue e punti di vista. Non mancano le versioni thailandese Ramahant e cambogiana Reamker, di particolare interesse nelle nostra ricerca, di cui resta una rara copia di proprietà privata del Dott. Alain Daniel, risalente agli anni ’60, di cui questa è la copertina (72):

Si cita qui (rimandando all’appendice per una scelta di link di grande interesse) anche l’interessante versione che vede Ravana al centro dell’attenzione, come principe di fine intelligenza e saggezza, rovinato da un solo errore (Ravan King of Lanka). Il filone che prende le parti di Ravana peraltro è molto nutrito anche nelle versioni letterarie e del fumetto, basti citare la recentissima versione disegnata dai fumettisti Vikas Goel e Vijayendra Mohanty “Ravanayan” di cui questa è la copertina ⑴⑵ (73):

Ma anche sulle scene teatrali sia Rama che Ravana sono stati celebrati: quest’ultimo è stato interpretato con grande successo dall’attore Tamil R.S. Manohar in Lankeswaran di cui questa è una vecchia immagine ⑶ (74):

Nel fare le ricerche e scegliere il materiale da citare nel mare magnum di tutte le fonti possibili e immaginabili salta subito all’occhio come la figura di Ravana sia più popolare nelle versioni tamil. Non va dimenticato infatti che Rama e Ravana incarnano la disputa fra cultura “ariana” e “dravidica” dove gli ariani dell’India del nord hanno la meglio nei secoli sui dravidi originari del subcontinente ⑷.

Esponenti del movimento dravidico dei partiti DK e DMK hanno spesso cercato di screditare il valore del poema (sia esso sanscrito o tamil) interpretando la guerra di Rama contro Lanka proprio come la brutale conquista ariana sui dravidi.

Il poeta Kulantai Pulavar ha composto una sorta di “anti-epica”, l’Iravanan Kappiyam basata sulla ricostruzione dei fatti conforme agli intenti del movimento dravidico che mette in buona luce la figura di Ravana ⑸.

Senza soffermarsi più a lungo su quanto meriterebbe appunto molte pagine e interminabili ricerche si è scelto di prendere a esempio una delle versioni letterarie contemporanee che si basano proprio sulla versione tamil del Ramayana, l’Iramavataram di Kamban, scritto in prosa in inglese da R.K. Narayan nel 1971.

L’Iramavataram o Ramayana tamil, caposaldo della letteratura tamil, risale al XII secolo d.C. ed è decisamente fedele alla tradizione sanscrita di Valmiki per la struttura, la

divisione in capitoli e l’impostazione generale della storia. Il poeta Kamban, a cui si deve, è estremamente colto e conosce a fondo sia la letteratura sanscrita che tamil fino alla sua epoca ⑹.

La cifra distintiva di questa versione, che viene ripresa da Narayan è essenzialmente, oltre ai quadri di natura tipicamente sud indiana, l’amore fra Rama e Sita che va oltre l’intento moraleggiante dell’originale sanscrito.

Narayan, nella sua introduzione al testo, ci racconta del suo piacere nell’aver letto e studiato la versione di Kamban, il quale a sua volta aveva studiato analiticamente l’originale prima di intraprendere la sua stesura, definendosi “come un gattino sul bordo di un oceano di latte che spera di poterlo leccare tutto” tant’era la vastità dell’impresa e la voglia di portarla a termine. Soprattutto spicca l’amore per la figura di Rama, molto umana, definito come un giovane, discepolo, fratello, innamorato, asceta, guerriero.

Il racconto di Narayan si svolge in 14 capitoli, oltre a prologo ed epilogo ⑺. 1- L’iniziazione di Rama

2- Il matrimonio (Kamban dedica al matrimonio di Rama 5 capitoli) 3- Due promesse rivissute

4- Incontri in esilio 5- Il grande persecutore 6- Vali

7- Quando le piogge cessano 8- Il memento di Rama 9- Ravana a consiglio 10- Attraverso l’oceano 11- L’assedio di Lanka

12- Rama e Ravana in battaglia 13- Interludio

14- L’incoronazione

L’aspetto sicuramente più divergente fra le versioni di Valmiki e quella rielaborata da Narayan è proprio la relazione fra Rama e Sita. Per Valmiki questa è funzionale all’assedio di Lanka e alla sconfitta e uccisione di Ravana, mentre per Narayan è un fatto a sé stante, che ha un suo significato in quanto relazione amorosa fra i due personaggi. Rama ama

davvero Sita, anche se questo sentimento è strettamente connesso al suo destino di uccidere l’antagonista Ravana i due fatti si presentano a più riprese come autonomi e non conseguenti.

Vediamo nel dettaglio alcune scene che ci consentono di mettere a fuoco questa particolarità.

Nel capitolo dedicato al matrimonio (pag. 24 dell’edizione Penguin) Rama osserva rapito Sita giocare con le amiche: “He stood arrested by her beauty, and she noticed him at the same moment. Their eyes met.” e si prosegue facendo riferimento al fatto che il loro amore era predestinato a realizzarsi. Sita si ammala dall’emozione e Rama passa la notte a pensare a chi sia mai la fanciulla che ha colpito il suo cuore (pag. 26): “now he kept thinking of the girl on the balcony and longed for another sight of her…He fancied that she was standing before him and longed to enclose those breasts in his embrace”. Rama ha già in mente Sita quando partecipa alla contesa organizzata dal re Janaka. Colui che fosse riuscito a piegare e tendere l’arco di Shiva avrebbe potuto sposare Sita. Rama riesce a farlo, grazie alla sua natura divina, avendo come obiettivo Sita. Nell’originale di Valmiki la sfida per piegare l’arco avviene indipendentemente dall’interesse reciproco dei due giovani. Rama partecipa per provare il suo valore dopo che molti altri hanno fallito.

Anche durante l’esilio la tenerezza di Rama verso Sita è grande: “Rama felt a great tenderness for his wife, who looked particularly lovely adorned with the ornaments… Rama glanced at her whenever a beautiful object caught his eye”. Sembra proprio che Sita sia l’unico pensiero di Rama.

Dopo il rapimento Rama è descritto come ansioso (pag.95) e in disperata ricerca (pag. 98) di Sita e viene messa in risalto la sua debolezza umana: “Although he was an incarnation of Vishnu…he was sbject to human limitations of under standing”. Rama si rimprovera di non esere riuscito a proteggere la moglie e va avanti lamentandosi e abbattendosi (pag.104) in varie riprese fino alla battaglia finale in cui Sita viene liberata.

Pochissimo spazio viene dato (appena due mezze pagine del capitolo 13 di interludio, 161 e 162) alla dolente prova del fuoco a cui Sita si sottopone per provare la sua castità a Rama, raffreddato nel suo amore a causa dell’essere al cospetto del popolo al momento del primo incontro dopo averla salvata. Rama è infatti preoccupato perché non deve mostrare il suo amore ma la sua integrità regale.

Anche nell’epilogo il nostro autore taglia volontariamente corto esaltando decisamente il lieto fine: Rama e Sita incoronati rientrano ad Ayodhya, dopo quattordici anni di esilio: He sat on the trhone with Sita beside him” (pag. 169).

Tutta la narrazione della seconda separazione fra Rama e Sita viene definita impopolare (pag. 171) : “this part of the story is not popular, nor is it considered to be authentic, but a latter-day addition to Valmiki’s version”, Narayan decide così di allinearsi a Kamban e chiudere la storia con l’immagine del rientro felice di Rama: “And there I prefere to end my own narration”.

Possiamo aggiungere che in tutte le varianti successive all’originale, in particolare moderne e nate per un grande pubblico, la tendenza sia sempre quella di migliorare la popolarità della storia, limare le parti classiche più incomprensibili e moraleggianti, far sì che, oltre alla dignità dell’epica mai scalfita, abbia la magia di una grande storia di amore e coraggio a lieto fine.

Appendice

6. Immagini

Disegni magici di dei indiani nel folklore balinese 1. Ganesha

Immagini tratte dai bassorilievi di Angkor Wat 4. Rama, con l’arco e il fratello Lakshman

Serie di immagini con la battaglia di Lanka, Hanuman e il suo esercito di scimmie 5

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Immagini tratte dagli affreschi del palazzo reale di Phnom Penh In ordine cronologico della narrazione

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Immagini tratte dal libro illustrato di Chet Chan 36. Copertina

37. Alcuni personaggi

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