• Non ci sono risultati.

Il rapporto Biennale-UNESCO ed il ruolo dell’archivio nella divulgazione della fotografia d’arte contemporanea

Capitolo terzo

3. Il rapporto Biennale-UNESCO ed il ruolo dell’archivio nella divulgazione della fotografia d’arte contemporanea

3.1 La politica internazionale della Biennale di Venezia ed i rapporti con l’AICA

La politica internazionale propugnata con efficacia dalla Biennale, tale almeno ci appare oggi, si rivela strategica nel processo di collocazione e di riconoscimento dell’archivio a livello mondiale; la prima relazione per la fissazione di questa istanza è il rapporto intessuto tra la Biennale di Venezia e l’AICA (Associazione Internazionale Critici d’Arte) . 366

Si suole attribuire ad Umbro Apollonio, peraltro legato all’AICA da una carica direttiva, il merito 367

di aver avviato quell’operazione diplomatica così importante per il riconoscimento della credibilità e della funzione dell’Archivio Storico d’Arte Contemporanea, allorché, nel 1954, la Sezione Italiana dell’AICA votò lo statuto della stessa divisione nazionale, discusse sulla condizione professionale del critico d’arte ed espresse un giudizio positivo di buon grado sul fatto che la Biennale avesse voluto che un rappresentante dell’AICA entrasse a far parte della sottocommissione per le arti figurative. Per quanto riguardava la “missione” che potremmo definire “dell’educare istruendo”, si era presa, nella stessa sessione, l’iniziativa di “promuovere corsi di conferenza sull’arte contemporanea nei Licei Classici e negli Istituti di istruzione artistica.” 368

Vorrei a questo proposito sottolineare che l’azione di propaganda e divulgazione dell’arte contemporanea ovvero quel tentativo di stabilire un ponte linguistico ma soprattutto visivo tra gli studi scientifici e la gente comune, adottando un linguaggio il più possibile essenziale, era stato il principio ispiratore di certune iniziative editoriali dell’Ente. In particolare, l’iniziativa concertata tra

AICA (Association international des critiques d’art) dalla sua creazione (Congresso del 1948 e 1949 presso la sede 366

UNESCO di Parigi) si era riunita in diverse assemblee generali (Parigi 1949, Venezia, 1950, La Haye Amsterdam, 1951, Zurigo, Bâle e Losanna, 1952, Dublino, 1953, Istambul 1951, 1953, 1954) e annovera tra i suoi massimi dirigenti: Paul Fierens, Lionello Venturi, Raymond Cogniat, Herbert Read, James Johnson Sweeney, Pierre Courthion, Jorge Romero Brest, Gille Delafon, Walter Kern. Tra gli scopi dell’Organizzazione v’era lo sviluppo della cooperazione intellettuale nel campo dell’architettura, delle arti plastiche, grafiche e applicate; tutelare l’interesse morale e professionale del critico d’arte, facilitare l’informazione e lo scambio artistico internazionale. L’Organizzazione si prefiggeva il compito di facilitare l’acquisto di libri e pubblicazioni d’arte al fine di potenziare l’Ufficio di informazione artistica internazionale per la diffusione e divulgazione di cataloghi e periodici d’arte. Dalla sua istituzione erano state distribuite 90.000 pubblicazioni. Prospetto tratto da UNESCO (1956a), 9c/ADM/15, Appendice 13.

Il primo Congresso internazionale dei critici d’arte si tenne a Parigi nel 1949. Nella stessa seduta M. Francastel 367

aveva fatto presente l’importanza della costituzione di archivi d’arte contemporanea. Particolare desunto da una lettera di Umbro Apollonio indirizzata a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Lettera di Umbro Apollonio indirizzata a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, ASAC, Fondo Storico, uffici, 368

l’Archivio Storico d’Arte Contemporanea e l’Ufficio stampa dell’Ente Biennale di pubblicare degli opuscoli di propaganda mediante un connubio tra testo e immagini al fine di illustrare momenti e questioni dell’arte esposti in mostra, aveva anche l’obiettivo di formare un’opinione pubblica di massa. Gli opuscoli di propaganda avevano avuto una diffusione davvero capillare nel territorio ed erano stati diramati, oltre che nelle stazioni turistiche – interessante sarebbe, a questo proposito, lo studio dei rapporti tra La Biennale e l’Ente Nazionale Italiano per il Turismo (ENIT) – anche e soprattutto negli Istituti di istruzione di ogni ordine e grado. 369

Nella seduta dell’AICA del 1954, si ravvisò la necessità di risolvere le questioni, oramai divenute cogenti, della stampa quotidiana e periodica, del critico d’arte; l’assemblea aveva votato per definire e garantire, “sul piano morale ed economico, le condizioni professionali dei critico”. 370

Tornando alla disamina del documento succitato, Apollonio ebbe premura di informare Ponti che, durante la quinta Assemblea Generale dell’AICA (Dublino, luglio 1953) , si era trattato degli 371

“archivi d’arte contemporanea” e, nei termini di una mozione posta da Argan, Braat, Cogniat, Courthion, Fierens, Newton, Pedrosa, Sweeney, l’AICA aveva deciso la costituzione degli archivi d’arte contemporanea e di procedere alla raccolta della documentazione pertinente allo scopo qui riproposto:

“Gli archivi raccoglieranno il materiale dal 1900. Ogni anno una commissione superiore dell’AICA, composta da sette membri: i signori Francastel, Venturi, Fierens, Read, Sweeney, Braat, Schmidt, più un rappresentante dell’Associazione delle Arti Plastiche, deciderà quale parte degli archivi costituiti sul piano nazionale dovrà essere internazionalizzata, cioè inviata al Centro internazionale che sarà designato. L’AICA propone di iniziare delle vaste inchieste su movimenti essenziali dell’arte del XX secolo. Fin d’ora mette allo studio il Cubismo, sotto la responsabilità di M. Francastel, e il Futurismo, sotto la responsabilità di Argan.

L’AICA inoltre si augura di coordinare l’istituzione di cataloghi dei maestri dell’arte contemporanea e accetta la proposta della sezione italiana di assegnare alcuni dei suoi cinque premi annuali per la critica d’arte ai concorsi aperti ai lavori di documentazione sistematica.

Domanda a ciascuna sezione nazionale: 1) di trovare una istituzione pubblica o privata che possa servire di sede nazionale per la documentazione; 2) di studiare nel più breve tempo possibile dei modelli di schede tipo fra le quali la commissione superiore farà la sua scelta; 3) di far conoscere tutti i

Mi riferisco agli opuscoli: Maestri d’oggi (1958); e fuori della nostra cronologia di riferimento: Il Futurismo e il suo 369

tempo (1960), Arte d’oggi alla XXXI Biennale (1962); Arte d’oggi alla XXXII Biennale (1964), Artisti italiani del nostro secolo (1966); Linee della ricerca contemporanea (1968).

Lettera di Umbro Apollonio indirizzata a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, 370

Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Rodolfo Pallucchini aveva proposto a Giovanni Ponti di mandare Apollonio alla V Assemblea Generale dell’AICA 371

ma, a causa delle ristrettezze finanziarie in cui versava l’Ente, non era stato possibile provvedere all’organizzazione del viaggio. Lettera di Rodolfo Pallucchini a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

suggerimenti tendenti al funzionamento del centro internazionale e dei centri nazionali, così come alla pubblicazione eventuale dei documenti raccolti sotto forma di annuario.” 372

Sempre dalla lettera di Apollonio a Ponti si apprende che per Giulio Carlo Argan, presidente della Sezione Italiana e relatore per la questione degli archivi d’arte contemporanea, il problema economico che attanagliava le istituzioni per l’arte poteva essere risolto con:

“la pubblicazione di annuari, che dovrebbero essere pubblicati ogni anno, nei quali sarebbero raccolte le opere eseguite dagli artisti più importanti come le esposizioni alle quali hanno partecipato e la loro bibliografia […]. La documentazione sarebbe raccolta dalle sezioni nazionali con una collaborazione collettiva. Le sezioni dovrebbero stabilire la lista degli artisti di cui si dovrà tener conto negli archivi.”373

Ancora dalla succitata lettera di Apollonio si evince che per Raimond Cogniat, presidente della Sezione Francese, gli archivi dovevano essere presenti e dotati di mezzi di diffusione e speciali accordi per una sinergia erano in corso con la Biblioteca dell’Istituto d’Arte e di Archeologia di Parigi; che la creazione, nel quadro delle attività dell’“École pratique des hautes études” alla Sorbona e del “Centre de Recherches de Psychologie comparative” diretto da Francastel e M. Meyerson, avrebbe, secondo i progetti, permesso la pubblicazione di studi in collaborazione con l’AICA che, a sua volta, avrebbe ottenuto facilitazioni dall’UNESCO, con un sostegno materiale concreto; che Francastel aveva proposto un piano di lavoro dettagliato nel quale avrebbero dovuto partecipare tutte le sezioni per:

“l’invio di un catalogo di ogni esposizione organizzata; invio di un micro-film negativo di ogni opera esposta, dal quale il centro potrà in seguito procurare delle positive a prezzi molto bassi; inventario delle fonti dell’arte contemporanea dal 1900; messa allo studio di qualcuno dei problemi fondamentali dell’epoca (cubismo, espressionismo, ecc,); documentazione personale riguardante i grandi artisti.” 374

L’assemblea romana dell’AICA, per voce di Giulio Carlo Argan, aveva sostenuto la creazione degli archivi d’arte contemporanea garantendo che il nuovo archivio d’arte avrebbe trovato posto presso l’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, allora diretto da Bertini Calosso.

L’assenza di Apollonio pesò non poco da un punto di vista diplomatico, mentre Rodolfo Pallucchini affermava che: “soltanto ad esso (l’archivio) doveva spettare l’incarico di svolgere simile

Lettera di Umbro Apollonio indirizzata a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, 372

Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Lettera di Umbro Apollonio indirizzata a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, 373

Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Lettera di Umbro Apollonio indirizzata a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, 374

attività.” Umbro Apollonio, dal canto suo, ottenne conferma della opportunità di mantenere 375

sempre più stretti e frequenti rapporti con tutte le associazioni e con tutti gli ambienti culturali, nazionali ed internazionali. La possibilità di un’intesa e di una collaborazione con le istituzioni parve l’unica cosa certa; Apollonio aveva cercato di mediare le diverse posizioni emerse, proponendo che, anziché stabilire doppioni, il potenziamento dell’archivio della Biennale potesse rappresentare davvero una soluzione vincente.

In un passaggio successivo, sempre rivolgendosi al senatore Ponti, Apollonio ebbe a dire:

“ho tratto ancora una volta la convinzione come sia necessario potenziare l’Archivio nell’interesse della Biennale stessa, perché un istituto qualificato, attivo, operante (non solo quale biblioteca e sede di studio e ricerca, ma proprio quale sede di conferenze, lezioni, convegni, ecc.) non potrà che accrescere prestigio all’ente veneziano e facilitarlo nei suoi compiti. L’attività pubblica della Biennale pernio che si avvantaggerebbe ad essere costantemente integrata con una attività dell’Archivio, cioè di un Istituto che divulghi, affermi, faccia conoscere l’arte contemporanea e metta a disposizione di tutti gli strumenti di studio e di ricerca meglio adeguati.” 376

Per meglio far intendere come le stesse allarmanti considerazioni riguardo lo stato dell’archivio della Biennale fossero state manifestate da Apollonio in diverse riprese, devo riferire che mi sono imbattuto in un’altra missiva del conservatore – questa volta indirizzata al presidente della Biennale d’Arte Angelo Spanio – che, a pochi mesi di distanza dalla lettera succitata, continuava ad additare lo scarso interesse per le condizioni disagiate in cui versava l’archivio; era da poco passato il momento della vernice della XXVII Biennale d’Arte, e questi sarebbero stati i giorni opportuni, per la Biennale, di accogliere critici e artisti d’ogni parte del mondo per “far loro conoscere l’ingente prezioso materiale di cui dispone e l’attività che svolge nell’interesse della cultura. Dover rinunciare a ciò, vuol dire anche perdere quei vantaggi che da simile propaganda ne sarebbero potuti derivare.” 377

Lettera di Rodolfo Pallucchini a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, 375

Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1. Data la situazione in cui versava l’archivio, nella stessa lettera, Pallucchini vedeva come unica soluzione soltanto la chiusura dell’Istituto. A partire dal 1 febbraio 1954 la sala di lettura dell’Archivio Storico d’Arte Contemporanea sarebbe rimasta chiusa al pubblico sino a data da destinarsi per ragioni di ordine tecnico. Pare che per l’organizzazione della XXVII Biennale, gli ambienti dell’archivio e la stessa sala di lettura sarebbero stati destinati a tale impiego. “Chiusura temporanea dell’Archivio Storico d’Arte Contemporanea della Biennale - Copia”, (s.d.), collocabile al febbraio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Lettera di Umbro Apollonio indirizzata a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, 376

Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1. Vorrei precisare che il progetto di un archivio come organismo attivo, laboratorio, così come lo aveva pensato Apollonio, si concretizzò effettivamente nella stagione 1972-1978 sotto la direzione di Wladimiro Dorigo, succeduto a Umbro Apollonio al ruolo di conservatore dell’ASAC. Cfr., DORIGO (1975), DORIGO (1976). Le complete regolamentazioni delle attività della Biennale sono descritte nelle pagine dei quattro Annuari, a cura dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee, editi dal 1975 al 1982.

Lettera di Umbro Apollonio a Angelo Spanio, Venezia, 12 luglio 1954, ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio 377

Non mancava poi un accenno prezioso di Apollonio per una nuova visione della Biennale. Egli concepiva la riforma dell’istituzione come una fondamentale ripresa di coscienza del ruolo di uno dei maggiori enti artistici e culturali al mondo:

“Di fronte alla concorrenza che le manifestazioni della Biennale si vedono opporre a Milano, a Torino, a Roma, credo che sia opportuno svolgere un’azione più che mai intensa per non perdere quel primato che la Biennale si è acquistata con la serie gloriosa delle sue manifestazioni e quel credito che ha ottenuto all’estero negli ultimi anni.

Ritengo inoltre che mostre della mole e qualità di quelle fatte a Roma (Picasso), a Milano (Van Gogh, Picasso e prossimamente Rouault), a Torino (Chagall e prossimamente gli espressionisti tedeschi), debbano formare il nucleo principale della Biennale veneziana (e bisognerà agire tempestivamente, senza lasciarsi sfuggire alcuna iniziativa altrui, bensì prevedendola), e che attorno a questo centro sia sufficiente che la sezione italiana comprenda appena una ventina di salette personali per invito: queste porterebbero alla tanto discussa rotazione un modo naturale, perché è chiaro che un artista, dopo aver esposto una trentina di opere, può rimanere assente dalla Biennale per alcune Biennali successive. Nell’interesse di questa riforma dovrebbe […] accompagnarsi una più chiara e articolata struttura dei singoli uffici, andrebbe compreso pure quel chiarimento di rapporti tra la Segreteria generale ed il Conservatore dell’Archivio Storico […]. Varrebbe poi la pena di considerare se l’Archivio, anziché distrarre fondi dai bilanci delle singole manifestazioni, non fosse il caso di ottenere un finanziamento a parte, come quello che si stabilisce per i festival e per l’esposizione. Penso che sarebbe augurabile avere un bilancio unico per spese generali (personale, cancelleria, manutenzione, ecc.) e preparare un budget particolare perché ogni settore possa svolgere convenientemente le sue funzioni.” 378

Dalla lettura di un appunto di Giovanni Ponti è plausibile ipotizzare che, da una parte, le pressioni avanzate da Pallucchini a Giovanni Ponti e che dall’altra, il ruolo centrale giocato da Apollonio, avessero sortito un effetto positivo per la ridefinizione dei ruoli, nel panorama italiano dell’Associazione dei critici d’arte, con il superamento della frizione Roma-Venezia sulla questione degli archivi d’arte contemporanea. Dalla lettura della lettera di Apollonio a Giovanni Ponti si 379

arguisce che Argan, probabilmente avendo recepito le istanze di Apollonio, dava al critico triestino il suo benestare circa la “possibilità di avocare alla Biennale il compito deciso all’ultimo congresso dell’AICA” , a favore cioè di una soluzione di collaborazione tra la Biennale e l’Istituto di 380

Archeologia e di Storia dell’Arte, a patto che la Biennale avesse garantito “locali, personale e mezzi per dar vita ad una speciale sezione dedicata all’Arte italiana coordinata, nei metodi di ricerca e

Lettera di Umbro Apollonio indirizzata a Giovanni Ponti, Venezia, 16 gennaio 1954, ASAC, Fondo Storico, uffici, 378

Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Ho rinvenuto l’appunto di Giovanni Ponti che autorizzava l’iniziativa: “Il prof. Apollonio può rispondere in senso 379

affermativo: per la spesa si dovrà contare intanto sull’aumento dei contributi proposto per la nuova legge. Ponti”, Appunto per il presidente, Ministro Ponti di Umbro Apollonio, Venezia, 20 febbraio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1. Lo stesso documento reca un appunto manoscritto e autografo di Giovanni Ponti.

Lettera di Umbro Apollonio a Giovanni Ponti, Venezia, 3 febbraio 1954, ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio 380

catalogazione del materiale, alle direttive […] concordate coi colleghi stranieri.” Questa ipotesi, 381

scriveva l’Argan, sarebbe stata l’unica condizione ragionevole e forte per poter appoggiare la Biennale anziché l’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte. Rimaneva da risolvere un unico 382

nodo: il collegamento Archivio-Università:

“collegamento che, dal mio punto di vista, è essenziale. Ma potremmo vedere di trovare una soluzione: lasciando eventualmente all’Istituto di Archeologia la funzione di centro di ricerche e all’Archivio della Biennale quella di centro di raccolta. In altri termini, e parlando con quella chiarezza che la nostra amicizia giustifica e impone: non posso accettare di sacrificare l’iniziativa dell’Archivio solo per non creare un contraltare a un ente già esistente, ma sono sempre disposto a discutere un piano che assicuri alla iniziativa dell’AICA, sia pure nell’inquadratura dell’Archivio della Biennale, un efficace e concreto appoggio.” 383

Per concludere la vicenda, Umbro Apollonio, in una lettera dattiloscritta dell’8 marzo 1954, scriveva ad Argan confermando gli intendimenti:

“sono lieto di comunicarti che il nostro Presidente è perfettamente d’accordo di assicurare all’iniziativa dell’AICA ogni appoggio nell’ambito dell’Archivio Storico d’Arte Contemporanea della Biennale. Ora è necessario conoscere come precisamente deve essere attuata e sviluppata questa sezione che per il momento si limita al futurismo, conoscere cioè i metodi di catalogazione del materiale e le direttive concordate da Francastel.” 384

L’aver rinvenuto, tra le carte d’archivio, copia dello Statuto dell’Associazione “Les amis de l’art” 385

(“Gli amici dell’arte”) suffraga lo stesso intendimento di apertura allo scambio intellettuale tra le diverse istituzioni di cultura. La novità essenziale per l’Associazione fondata a Parigi l’indomani della Liberazione (nel dicembre 1944), era di sviluppare e favorire l’educazione artistica, allargando il più possibile il messaggio al grande pubblico; ancora, all’articolo 1 dello Statuto risulta chiara la prospettiva:

“favoriser par tous les moyens un accroissement de la culture artistique générale sans les divers milieu sociaux, permettre la compréhension et la propagation des multiples recherches de l’art contemporain,

Lettera di Giulio Carlo Argan a Umbro Apollonio, Roma, 26 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio 381

Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Lettera di Giulio Carlo Argan a Umbro Apollonio, Roma, 26 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio 382

Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Lettera di Giulio Carlo Argan a Umbro Apollonio, Roma, 26 gennaio 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio 383

Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Lettera di Umbro Apollonio a Giulio Carlo Argan, Venezia, 8 marzo 1954, in ASAC, Fondo Storico, uffici, Archivio 384

Storico delle Arti Contemporanee, serie 3.6.2.2, corrispondenza 1949-1972 (ASAC 2), busta 1.

Copia dello Statuto dell’Associazione “Les Amis de l’Art”, (s.d.) collocabile al dicembre 1944, in ASAC, Fondo 385

préserver et faire connaître le patrimoine artistique national, favoriser les échanges spirituels entre Paris, la province et l’étranger.” 386

Lo sforzo di questo impianto culturale era senz’altro una premessa e, per certi versi, il contesto fertile e costitutivo anche per la futura politica culturale della Biennale di Venezia. Nonostante Pallucchini fosse deciso a mantenere La Biennale – Ente a tutti gli effetti governativo – il più possibile lontana da interessi di posizione, fa al caso nostro la premura osservata dal cattedratico alla proposta avanzata da Vittore Branca – capo della Divisione Arti e Lettere dell’UNESCO – di convocare a Venezia, sotto gli auspici dell’UNESCO, l’Associazione Internazionale di Artisti (altrimenti detta “Conferenza internazionale degli artisti”):

“7 ottobre 1951 Caro Pallucchini,

faccio seguito alla lettera ufficiale del 28 settembre, con questa di carattere assai riservato e amichevole per segnalarti una possibilità cui sto lavorando.

Come tu sai, l’Unesco sta facendo una vasta richiesta per studiare i mezzi di creare un’associazione internazionale di artisti: e una delle conclusioni del Congresso di Venezia sarebbe proprio essere la varazione (sic) di tale associazione, io vorrei tentare di far decidere che l’assemblea internazionale degli artisti avesse sede proprio a Venezia, presso la Biennale.

Temo che una scelta simile, date le transizioni della Biennale possa essere legittimamente caldeggiata: e d’altra parte possa essere un notevole vantaggio per voi, tale da poter giustificare da parte del Governo del Comune e di altri enti locali anche aiuti nazionali.

Non si tratta più di un congresso che arriva e se ne va nel giro di qualche giorno, ma di fare di Venezia