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rappresentanti del personale tranviario e sindacalisti erano riuniti per discutere della riduzione salariale subita La

riunione venne interrotta da una cinquantina di fascisti armati di nerbi i quali iniziarono a bastonare i presenti imponendo ai sindacalisti di sottoscrivere le dimissioni. Il prefetto Lozzi nel riferire l’accaduto non esitava a giustificare l’azione squadrista ridimensionandone la portata: «I fatti si svolgevano tranquillamente e sarebbero forse allo stesso modo finiti, se qualcuno dei convenuti socialisti non avesse pronunciato vaghe frasi di minaccia […] I fascisti allora imposero ai socialisti di allontanarsi immediatamente e taluno di essi accompagnò le parole con qualche schiaffo e qualche leggero colpo di scudiscio». Concludeva quindi liquidando tutto come se si fosse trattato di una beffa non compresa dagli aggrediti «mentre qualcuno dei tranvieri che, colto da soverchia paura, si era dato alla fuga, veniva, più che altro, per beffa inseguito dai fascisti, non aventi alcuna intenzione aggressiva». D’altra parte l’atteggiamento del prefetto appare coerente con la posizione assunta nei riguardi del fascismo e dello stesso Mussolini. Nel gennaio 1923, nel richiedere ai vertici umbri del Pnf il rispetto delle disposizioni governative, si augurava «che non mi incombesse mai la necessità dolorosa di adottare misure dispiacevoli, impostemi dal mio dovere, a carico della generosa gioventù fascista, per tante ragioni simpatica e benemerita». ASISUC, Attività sovversiva e antifascista 1919-1943, b. 12, f. 451, Rapporto del prefetto di Perugia al ministero dell’Interno, 7 maggio 1923; Ivi, b. 7, f. 246, Lettera del prefetto di Perugia al segretario politico regionale del Pnf, 5 gennaio 1923.

92 ASP, APP, Gabinetto, b. 211, f. 2, sf. c, Lettera di Agostino Iraci al prefetto di Perugia, 30 settembre 1923.

93 Nell’ottobre 1924 a Roma, in un’osteria di Monteverde, si era tenuto il convegno della federazione comunista umbro-sabina, a cui parteciparono i dirigenti costretti a emigrare nella capitale (Innamorati, Farini, Fedeli, Angelucci) e i delegati provenienti prevalentemente da Terni e dagli altri centri del circondario. Nel convegno, presieduto con molta probabilità da Gramsci, fu tra l’altro stabilito la riorganizzazione del partito attraverso la costituzione di cellule sui luoghi di lavoro. In questo periodo i comunisti a Terni potevano contare su una significativa presenza alle Officine Bosco e presso i lavoratori del trasporto locale. Agli inizi del 1923, secondo quanto evidenzia una nota prefettizia, uno sciopero presso lo Jutificio Centurini sarebbe stato organizzato da esponenti comunisti presenti all’interno della commissione interna. La costituzione di cellule di fabbrica è inquadrabile nell’ambito di quel processo di “bolscevizzazione” del partito, che inizia a essere discusso dalla fine del 1923 e trova sanzione ufficiale al V congresso dell’Internazionale, tenutosi a Mosca dal 17 giugno all’8 luglio 1924. Cfr. Covino, Partito comunista, cit., p. 32-33.

94 La legge, proposta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giacomo Acerbo, fu approvata il 18 novembre 1923. Grazie a essa la cosiddetta Lista nazionale, denominata “listone”, comprendente Pnf, esponenti della destra liberale, popolari dissidenti, demo-sociali e sardisti filofascisti, insieme a liste parallele, raggiungeva il 69,1% dei voti, eleggendo 375 parlamentari, dei quali 275 iscritti al Pnf. Le opposizioni conquistarono 161

Umbria la vittoria fascista risultava netta: su un’affluenza complessiva di 140.704 elettori,

pari al 66% degli iscritti, il Pnf con i suoi alleati otteneva 100.672 voti (il 78,8%, di cui il

58,8% andava alla Lista nazionale e il 20% a quella fiancheggiatrice dell’Aquila romana); i

partiti operai crollavano a 16.382 voti (il 12,8%, il Psi otteneva il 7,3%, il Pcd’I il 2,7%; il Psu

il 2,8%); i popolari conquistavano 4.345 voti (il 3,4%); i repubblicani 2.800 (il 2,2%)

95

. Nello

specifico, a Orvieto le liste fasciste raggiungono l’85% dei risultati, il consenso appare invece

leggermente inferiore a Terni

96

. Da questo punto di vista, l’andamento complessivo della

prova elettorale poteva giustificare quanto titolava “L’Assalto”: «Dobbiamo affermarlo con

orgoglio: l’Umbria è la prima regione fascista d’Italia»

97

. Effettivamente il fascismo sembrava

raggiungere «il punto di maggior consenso ed espansione organizzativa»

98

. Nel contesto

generale, il risultato elettorale conseguito da comunisti e socialisti

99

si dimostra comunque di

un qualche rilievo, se si pensa al pesante clima di intimidazione e violenza a cui, come ebbe a

denunciare, ad esempio, l’“Avanti!”, furono oggetto esponenti e simpatizzanti di queste

forze

100

. Rispetto a un simile quadro i fatti che si determinano in Umbria dopo il delitto

seggi. Nel nord Italia fascisti e loro alleati ottenevano il 54,3%; al centro il 76%; al sud l’81,5%. Cfr. De Felice, Mussolini il fascista, cit. pp. 585-586.

95 Nella circoscrizione umbro-laziale il Listone ottenne 23 deputati, di questi otto erano umbri o presentati in Umbria. Risultarono eletti nella lista fascista: Bastianini, Casagrande, Felicioni, Paoletti, Valentini; in quella parallela Raschi, Spinelli e Netti; per i socialisti Nobili, per i popolari Cingolani. Tra gli esponenti del Pnf, il maggior numero di consensi lo ottenne Elia Rossi Passavanti, con 8.396 voti, seguito da Paoletti, con 5.434 voti, e Casagrande, con 4.318. Proprio l’elezione di esponenti come Luciano Valentini, espressione dell’ala moderata- conservatrice del liberalismo umbro, e di Aldobrando Netti, esponente di spicco della componente radicale- progressista, testimonia della progressiva integrazione dei ceti dirigenti tradizionali negli equilibri del nascente regime. Cfr. Covino, Dall’Umbria verde all’Umbria rossa, in Id., Gallo (a cura di), L’Umbria, cit., pp. 575-576; Varasano, L’Umbria in camicia nera, cit., pp. 240-246.

96 ASP, APP, Gabinetto, b. 4, f. 5, Relazione del prefetto al ministero dell’Interno, 20 aprile 1924. 97 BCAP, “L’Assalto”, 8-9 aprile 1924.

98 Covino, Dall’Umbria verde all’Umbria rossa, in Id., Gallo (a cura di), L’Umbria, cit., pp. 576.

99 I comunisti si presentavano per la prima volta autonomamente proprio alle elezioni del 1924. Il risultato elettorale complessivamente conseguito dalle forze della sinistra (con 3.476 voti del Pcd’I; 3.621 del Psu, 9.285 del Psi) benché inferiore a quello delle elezioni politiche del 1919 e 1921, in cui il Psi aveva ottenuto in Umbria, rispettivamente, 52.252 e 29.968 voti, appariva comunque doppio di quello previsto dal prefetto in un rapporto del 26 gennaio 1924. Cfr. Covino, Partito comunista, cit., p. 34.

100 Il giornale socialista denunciava i metodi illegali, i brogli, le violenze verificatisi a Terni e nel resto dell’Umbria a danno di socialisti e delle altre forze antifasciste. Cfr. Biblioteca comunale di Terni (d’ora in poi BCT), “L’Avanti!”, 1-2 giugno 1924. Tali accuse, di cui si fece portavoce in ambito nazionale Giacomo Matteotti nel discorso alla Camera dei deputati del 30 maggio 1924, sembrano trovare conferma nei diversi episodi che le fonti giudiziarie fanno emergere anche per l’Umbria meridionale. Così il 6 aprile 1924 a Guardea, piccolo centro nei pressi di Amelia, Nicola Basilici trovò all’interno della cabina elettorale un fascista che gli impose di votare per la lista del Fascio littorio, minacciandolo di rappresaglie se non lo avesse fatto: all’uscita del seggio venne effettivamente avvicinato da due fascisti che lo bastonarono e pugnalarono, ferendolo in modo grave. Il giorno dopo il contadino Isidoro Seri, di S. Maria della Neve, frazione di Otricoli, mentre si trovava a lavorare in un campo fu aggredito e percosso da due fascisti, poiché ritenuto “sovversivo” e colpevole di aver fatto propaganda elettorale contro il governo fascista. Cfr. Bitti, Gli anni del manganello, cit., pp. 299-300; nota 70, p. 474.

Matteotti «rappresentano l’ultimo colpo di coda delle opposizioni»

101

. In realtà, la reazione