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Rassegna di Linguistica generale e di Glottodidattica

Nel documento View of Vol. 26 No. 1 (2018): Issue 1/2018 (pagine 166-176)

a cura di Giovanni Gobber

F. Giura, Auris, Audio e Ausculto. Revisione

etimologica e histoire des mots, “Archivio

Glot-tologico Italiano”, 101, 2016, 1, pp. 66-87 Nell’articolo viene presentata la ricostruzio-ne etimologica dei verbi di percezioricostruzio-ne uditi-va audio e ausculto a partire dall’etimologia di

auris. In particolare, l’autore mira a mettere in

evidenza la produttività, in latino, della radice

*aus- dalla quale, passando per un tema di duale,

deriva il nome auris. Dopo averne declinato il semantismo e i diversi esiti su base fonologica, l’A. ne esamina i legami etimologici con le due forme verbali succitate. Per quanto riguarda

audio, a suo avviso l’ipotesi più convincente,

tra quelle considerate, resta quella che ritiene la forma verbale derivata da una suffissazione in –d- del radicale *aus, laddove rimane tutta-via ancora da chiarire l’esatta natura del suffisso che potrebbe rappresentare tanto la radice del ‘porre’ quanto quella del ‘dare’, oppure un suf-fisso indicante risultatività. Per quanto riguarda

ausculto, tradizionalmente spiegato come una

giustapposizione tra il radicale non rotacizzato

*aus- e l’elemento di non facile identificazione *cult- , l’A. lo interpreta come forma verbale

intensivo-frequentativa a partire dal diminutivo nominale *ausculum derivato direttamente da

*aus- (anziché da auris come è per il diminutivo auricula). La derivazione *ausculum > *auscu-lio > ausculto porterà in epoca bassa alla forma asculto, divenuto in seguito panromanzo.

Maria Paola Tenchini

J. McElvenny, Grammar, typology and the

Humboldtian tradition in the work of Georg von der Gabelentz, “Language & History”, 60, 2017,

1, pp. 1-20

Georg von der Gabelentz è un linguista della seconda metà dell’Ottocento tedesco noto so-prattutto per i suoi studi sulla struttura

infor-mativa dell’enunciato – egli infatti è stato tra i primi, insieme a Weil e a Wegener, ad aver teorizzato la diversa funzione, grammaticale e psicologica/logica, delle nozioni di soggetto e predicato. Egli si è occupato anche di tipolo-gia linguistica, muovendo le sue riflessioni da una concezione descrittiva della grammatica a un tempo sintetica e analitica. Il presente con-tributo si concentra su questi temi. Apre con una disamina degli aspetti analitici e sintetici dell’apparato concettuale di Gabelentz collo-candoli criticamente nel solco della tradizione humboldtiana e della mediazione steintha-liana. Nella medesima cornice storico-teorica vengono di seguito analizzati i suoi tentativi di definire gli scopi che pertengono alla linguisti-ca generale – grammatilinguisti-ca generale, filosofilinguisti-ca e tuttavia induttiva (“allgemeine Grammatik, ganz philosophisch und doch ganz induktiv”, cfr. Hypologie [Typologie]: eine neue Aufgabe der

Linguistik, 1894, p. 7) – il cui compito ultimo

consiste, a suo avviso, nello stabilire le mutue, comprensive relazioni tra il carattere di un po-polo e le strutture (grammatica e vocabolario) della lingua che esso parla. Su questa base ‘ge-nerale’ va infine letta la sua proposta tipologica, che rifiuta peraltro la concezione di un ideale di perfezione cui tutte le lingue tenderebbero (Idee der Sprachvollendung di Humboldt e

Spra-chidee di Steinthal). McElvenny è tra gli studiosi

che ritengono la concezione tipologica di Gabe-lentz una risposta da parte della nascente lingui-stica generale all’impostazione neogrammatica, risposta alternativa ma metodologicamente al-trettanto rigorosa.

166 Rassegna di Linguistica generale e di Glottodidattica

S. Bidaud, Le niveau phonosymbolique des

morphèmes grammaticaux, “Quaderni di

se-mantica”, 37, 2016, 2, pp. 61-90

Lo scopo del lavoro è analizzare il fenomeno del fonosimbolismo che si manifesta in numerosi morfemi grammaticali delle lingue romanze, dell’inglese, del tedesco e del ceco. Nei prono-mi personali, nei dimostrativi, negli avverbi di luogo, nei sistemi delle desinenze verbali e, in particolare, nei suffissi degli alterati, il fonosim-bolismo appare molto chiaramente.

I dati fonici di riferimento considerati nell’a-nalisi sono fondamentalmente l’articolazione anteriore o posteriore delle consonanti, che provocano rispettivamente una sensazione di lontananza o di vicinanza rispetto al parlante, e la diversa altezza o apertura delle vocali, dalla quale si ricava un senso di diminuzione o di au-mento, di luminosità o di oscurità.

Così, ad esempio, gli avverbi di luogo dell’italia-no qui e qua veicoladell’italia-no un’impressione di vici-nanza a chi parla tramite il suono consonantico iniziale [k], che è posteriore, rivolto verso il par-lante. Lì e là, invece, comportano un’impressio-ne di lontananza perché il fono [l] è anteriore, rivolto all’esterno. La stessa considerazione vale anche per gli avverbi di luogo in inglese, here/

there, e in tedesco, hier/dort.

L’ambito probabilmente più interessante, nel quale si manifestano fenomeni di fonosimboli-smo, è comunque quello dei suffissi dei termini ‘alterati’, siano essi sostantivi, aggettivi o avverbi. I diminutivi rimandano a qualcosa di dimensio-ni più piccole del normale e che viene apprezza-to; i suffissi dei diminutivi devono quindi con-traddistinguersi per la presenza di vocali più alte o meno aperte rispetto a quelle presenti nei suf-fissi degli accrescitivi e dei dispregiativi. Il caso dell’italiano, fra le lingue romanze, è al riguardo emblematico: i suffissi diminutivi -ino e -uccio iniziano con le vocali più alte, l’accrescitivo -one con una vocale più aperta e i dispregiativi -accio e -astro, con la vocale più bassa. Anche il suono poco gradevole della componente consonantica

di -astro sembra confermare, del resto, il signifi-cato dispregiativo del suffisso.

Mario Baggio

H. Hassanein, Discourse functions of

opposi-tion in Classical Arabic: the case in Ḥadīth Gen-re, “Lingua”, 201, 2018, pp. 18-44

L’Autore prende in esame il fenomeno dell’an-tonimia (‘al-ṭibāq) e più in generale dell’op-posizione (‘al-muqābala) nel genere letterario

dell’ḥadīth, pervaso di opposizioni

semantico-lessicali riprese per lo più dal testo coranico. Diversamente dagli studi esistenti, che si limi-tano alla considerazione di aspetti linguistici di superficie, vengono qui osservate in particolare le funzioni discorsive delle opposizioni anto-nimiche canoniche e non canoniche attraverso una ricostruzione dei contesti d’uso. L’analisi quantitativa e qualitativa di un corpus di circa milleduecento occorrenze, tratte dalle due più

importanti raccolte di ‘aḥādīth dell’Islam

sun-nita, evidenzia la centralità dell’opposizione an-tonimica in questo genere testuale nonché la sua rilevanza argomentativa quale “fundamental organizing principle” che caratterizza non solo il repertorio lessicale “but also the whole argu-mentation” (p. 41). La loro scelta oculata sem-bra inoltre rimandare a un autore “fully aware of his argumentative use of opposition” (p. 41), ben consapevole della efficacia argomentativa di questo strumento espressivo nel veicolare una visione dicotomica della realtà in cui il bene si contrappone al male e il positivo a ciò che è ne-gativo.

Maria Cristina Gatti

E. Musi – A. Rocci, Evidently epistemic

evi-dentials are argumentative indicators: a corpus-based study, “Argument & Computation”, 8,

2017, pp. 175-192

L’articolo presenta i risultati di una ricerca con-giunta – svolta dall’ “Istituto di Argomentazio-ne, Linguistica e Semiotica” (IALS) dell’Uni-versità della Svizzera italiana in collaborazione

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con il “Center for Computational Learning Systems” della Columbia University – nell’am-bito dell’Argumentation Mining, un campo di indagine all’intersezione della teoria dell’argo-mentazione con la Computational Linguistics, il quale si occupa dell’elaborazione di sistemi automatici per l’estrazione dai testi delle strut-ture argomentative, attualmente uno degli “hot topics” dell’Intelligenza Artificiale per le pro-spettive innovative che esso apre ai processi di elaborazione dell’informazione in ambiente web. Nella non semplice individuazione delle mosse discorsive di tipo argomentativo un ruolo di primaria importanza è svolto dagli indicatori di argomentatività, marche linguistiche di vario genere a cui può essere affidata la segnalazione delle relazioni di natura argomentativa. A parti-re da parti-recenti studi di teoria dell’argomentazione che hanno messo in luce la funzione di indica-tori di argomentatività assunta sia dai modali epistemici che dagli evidenziali, gli Autori sot-topongono ad analisi due corpora paralleli di testi giornalistici italiani e inglesi andando alla ricerca degli avverbi “epistenziali”

evidentemen-te/evidently – così chiamati per la loro funzione

simultanea sia di epistemici che di evidenziali – quali marcatori di argomentatività. L’analisi dei dati conferma la funzione argomentativa attribuita ai due avverbi: essi intervengono in entrambi i corpora come segnali di relazioni argomentative del tipo premessa-conclusione e sono associati perlopiù a schemi argomentativi di tipo causale, segnalando in particolare un’in-ferenza dagli effetti osservati alle cause non osservabili. Essi possono essere pertanto consi-derati “reliable features for both the automatic detection of argumentative components and argument schemes” (p. 190), anche se l’avver-bio evidentemente, meno polisemico e più fre-quente nei testi rispetto ad evidently, si rivela un indicatore di argomentatività più “affidabile”.

Maria Cristina Gatti

D. Antelmi, Argomentazione e dialogismo nel

discorso scientifico d’interesse politico sui media: il dibattito sul nucleare, “Studi Italiani di

Lingui-stica Teorica e Applicata”, 46, 2017, 1, pp. 5-22 Muovendo dal riconoscimento della dimensio-ne argomentativa di ogni occorrenza linguisti-ca, l’autrice prende in esame, tramite strumenti informatici, un ampio corpus di testi scritti in Italia nei primi mesi del 2011, in occasione del referendum sul nucleare. Emerge così una va-rietà di elementi linguistici che rivestono una funzione rilevante nell’ambito dell’argomenta-zione. Le diverse forme di presupposizione, che veicolano un’informazione presentata come vera e indubitabile, sono presenti in ogni tipo di discorso argomentativo. Anche l’uso delle con-cessioni e delle dissociazioni, realizzate attra-verso indicatori linguistici come ‘ma’, ‘ma non’, risulta assai frequente. L’occorrenza poi di vere e proprie fallacie, ossia di errori nel procedimen-to deduttivo del ragionamenprocedimen-to, risulta di parti-colare efficacia per convincere i lettori a favore della posizione pro o contro. Le fallacie più ri-correnti sono la ignoratio elenchi o ‘conclusione irrilevante’, che si verifica quando il tema della discussione viene travisato parlando d’altro, e la

fallacia ad consequentiam, che consiste nel

con-cludere che una premessa è vera o falsa in base alle conseguenze desiderabili o indesiderabili che produce. Valutare ad esempio la problema-tica del nucleare in base alla quantità di scorie prodotte è una fallacia di quest’ultimo tipo.

Mario Baggio

R. Palmieri – J. Miecznikowski,

Predic-tions in economic-financial news. Author’s stance and argumentative loci, “Journal of

Argumenta-tion in Context”, 5, 2016, 1, pp. 48-73

Nella formulazione delle previsioni sugli anda-menti dei mercati economico-finanziari all’a-nalista si apre il delicato compito di fondare in modo adeguato dal punto di vista argomentati-vo la plausibilità delle previsioni che dovranno accompagnare gli investitori nel processo de-cisionale. Gli Autori sottopongono ad analisi

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un corpus costituito da cinquanta articoli, tratti dalle più rilevanti testate giornalistiche della stampa economico-finanziaria italiana, con l’intento di valutarne la qualità argomentativa. Ne emerge un quadro complessivo che consente fra l’altro di circoscrivere la vera funzione del giornalista finanziario. Le tesi di natura pre-dittiva rilevate nel corpus, anche se sostenute da giustificazioni circa la loro plausibilità, sono caratterizzate nello stesso tempo dalla presenza di marche linguistiche evidenziali e dall’uso del discorso riportato che mitigano l’adesione del giornalista all’atto linguistico predittivo. La giustificazione delle previsioni è affidata pre-valentemente a loci argomentativi dalla causa efficiente, dalla causa finale e a forme complesse di causalità che comportano un coinvolgimen-to perlopiù ‘sfocacoinvolgimen-to’ degli agenti razionali. Ma anche ad argomenti ex auctoritate espliciti o impliciti, come i discorsi riportati tratti da fonti affidabili. Le previsioni in ambito economico-finanziario – concludono gli Autori sulla base dei risultati emersi dall’analisi dei dati – più che come consigli rivolti all’investitore si configura-no come argomentazioni a favore o confutazio-ni messe dal giornalista a sua disposizione per accompagnarlo nelle delicate decisioni che do-vrà prendere sul versante economico-finanzia-rio. Il giornalista finanziario viene pertanto ad assumere il ruolo di intermediario informativo.

Maria Cristina Gatti

S. Greco, La dimensione inferenziale

nell’argo-mentazione, in Argomentare per un rapporto ra-gionevole con la realtà, P. Nanni – E. Rigotti

– C. Wolfsgruber ed., Itaca Edizioni, Mila-no 2017, pp. 25-53

L’articolo si sofferma sulla natura del ragiona-mento (o “inferenza”) che costituisce l’ossatura del processo argomentativo. Ne indaga gli ele-menti costitutivi, fornendo un’introduzione puntuale al modello AMT (Argumentum

Mo-del of Topics) elaborato da Eddo Rigotti e dalla

scuola di Lugano. Dal punto di vista storico-teorico, il modello si colloca in continuità con

la tradizione della topica classica o teoria dei ‘luoghi’. Sara Greco ne presenta in modo sinte-tico lo schema attraverso una serie di esempi. Si sofferma poi sul metodo di analisi che consen-te di vagliare il discorso attraverso il modello, esaminando singoli passaggi inferenziali. Per ciascuna inferenza si propone di distinguere la componente materiale, relativa alle premesse condivise dalla comunità di riferimento, dalla componente procedurale, che, facendo riferi-mento ai “luoghi”, costituisce la regola di pas-saggio dalla premessa logica alla conclusione del ragionamento.

Sara Cigada

M. T. Zanola – M. C. Conceição – P. Gua-sco ed., Terminologie e politiche linguistiche, EDUCatt, Milano 2016, 155 pp.

Il volume, curato da Maria Teresa Zanola, Ma-nuel Célio Conceição e Patrizia Guasco, racco-glie le riflessioni nate e dibattute nell’ambito della Rete panlatina di terminologia REALI-TER (RÉseau d’Aménagement LInguistique et

TERminologique des langues d’origine latine)

intorno alla diffusione e alla promozione della terminologia nelle politiche linguistiche dei pa-esi di lingua romanza.

Maria Luisa Villa offre in apertura al volume le sue considerazioni sul rischio dell’instaurar-si di un regime diglosdell’instaurar-sico che vede il dominio dell’inglese nella comunicazione scientifica, sottolineando la necessità di favorire la vitalità delle lingue romanze e la loro armonizzazione linguistica.

I contributi che seguono sono suddivisi in tre sezioni. Una prima sezione è dedicata ad appro-fondire alcune tematiche legate alla promozio-ne di politiche linguistiche comuni in contesto europeo: le possibili vie della pianificazione linguistica (L. Depecker), il ruolo dei lessici panlatini elaborati nell’ambito di REALITER (M.C. Conceição), il problema della comunica-zione scientifica nelle lingue neolatine ( J.G. Pa-lacios), lo sviluppo di buone pratiche di politica

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linguistica a partire dalle esperienze rumena (C. Cilianu-Lascu) e galiziana (M.N. Singala). Nella seconda sezione l’attenzione si sposta su questioni di politica linguistica e di terminolo-gia in regioni e paesi del Nord e Sud America, quali Québec (X. Darras), Messico (M. Pozzi) e Argentina (E. Lalanne De Servente). L’ultima sezione comprende lavori di analisi terminolo-gica che fanno emergere il ruolo della termino-logia in contesto internazionale: Daniela Vel-lutino analizza i tratti caratterizzanti la varietà linguistica dell’italiano istituzionale e propone un modello di classificazione dei testi per l’in-formazione istituzionale e la comunicazione pubblica; Xavier Darras illustra i principi che guidano l’ufficializzazione linguistica all’Office

québècois de la langue française e le

conseguen-ze giuridiche della normalizzazione linguistica; Dolors Montes Pérez e Marta Sabater Beren-guer presentano il modello catalano di norma-lizzazione terminologica, mentre Marta De Blas, Marta Estella e Silvia Llovera considerano la politica linguistica e l’internazionalizzazione delle università catalane; Micaela Rossi indaga l’influenza delle tendenze di politica linguisti-ca sulla circolazione interlinguistilinguisti-ca di termini metaforici, a partire dai risultati dell’analisi di un corpus bilingue italiano-francese di metafo-re terminologiche; Stefano Vicari, infine, pmetafo-ren- pren-dendo in esame la terminologia delle energie rinnovabili con attenzione all’italiano e al fran-cese, mostra la rilevanza dell’analisi di discorsi terminologici di non specialisti nel contesto di forum virtuali.

Silvia Gilardoni

M. T. Zanola – C. Diglio – C. Grimaldi ed., Terminologie specialistiche e diffusione dei

sa-peri, EDUCatt, Milano 2016, 240 pp.

Questo volume raccoglie i contributi presentati in occasione del XXV Convegno dell’Associa-zione Italiana per la Terminologia (Ass.I.Term) sul tema Terminologie specialistiche e diffusione

dei saperi, svoltosi presso l’Università degli

Stu-di Stu-di Napoli “Parthenope” nel maggio 2015. Il

lavoro è suddiviso in due parti, una prima parte che comprende riflessioni di carattere teorico e metodologico e una seconda parte che presenta casi di studi terminologici.

La prima sezione si apre con alcune riflessioni, che evidenziano, in prospettiva diacronica e sincronica, la centralità della terminologia per il rigore e la correttezza della comunicazione scientifica (M.L. Villa, P. Greco). Seguono al-tri conal-tributi che sottolineano il ruolo degli usi terminologici per l’innovazione concettuale e il cambiamento sociale in settori diversi, quali l’economia (B. Chiarini), la storia politico-istituzionale (F. Di Donato), la formazione e l’istruzione (A. Garofalo, A. Squarzoni). Gli studi raccolti nella seconda sezione offro-no approfondimenti su prodotti termioffro-nologici e progetti di ricerca in differenti ambiti disci-plinari: Alessandra Centis illustra la versione italiana del Draft Common Frame of Reference in materia di diritto privato; Manuela Cipri tratta il tema della semplificazione linguistica, con attenzione alla comunicazione medico-sanitaria; Luigi Ferraiuolo avanza la necessità di riflessioni terminologiche in campo giorna-listico; Claudio Grimaldi presenta le ricerche in terminologia condotte nell’ambito della scuola dottorale in “Eurolinguaggi Scientifici, Tecno-logici e Letterari” dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”; Michele Martucci inda-ga l’influenza della comunicazione digitale nel settore della marina mercantile; Mario Pasqua-riello fa emergere la rilevanza della conoscenza terminologica nella progettazione di percorsi didattici plurilingui basati sulla metodologia CLIL (Content and Language Integrated

Lear-ning), ossia sull’uso veicolare delle lingue per la

trasmissione di saperi disciplinari; Gianmarco Pitzanti studia la fruibilità di dizionari online di italiano per la ricerca della terminologia me-dica; Elisa Romagnoli presenta uno studio volto all’aggiornamento di un glossario della Smart

City; Valentina Scaletti analizza la valenza

me-taforica dei cromonimi nel settore economico-finanziario; Daniela Vellutino, Rodolfo Maslias e Francesco Rossi mettono a tema la questione

170 Rassegna di Linguistica generale e di Glottodidattica

dell’interoperabilità semantica della risorsa ter-minografica IATE (Inter-Active Terminology for

Europe), a partire da uno studio su un

micro-dominio di interesse pubblico, ossia la gestione dei rifiuti urbani.

Silvia Gilardoni

L. Depecker – M. T. Zanola ed., La

termi-nologie panlatine dans les politiques linguisti-ques. Les vingt ans de REALITER, EDUCatt,

Milano, 2017, 204 pp.

Il volume – pubblicato in occasione della cele-brazione del ventesimo anniversario della Rete panlatina di terminologia REALITER (RÉseau d’Aménagement LInguistique et TERminolo-gique) – offre un’ampia panoramica dello stato attuale di diffusione della terminologia neo-latina nei diversi settori della comunicazione pubblica e istituzionale. La prima sezione del volume, che ospita una serie di interventi dei membri del Comitato Scientifico della Rete, apre con un intervento di Teresa Cabré sul ricco contributo della componente catalana ai lavori di REALITER. Segue la presentazione degli apporti della componente canadese attraver-so i saggi di Louis-Jean Rousseau, di Danielle Turcotte e di Michèle Valiquette, che tracciano un interessante bilancio della intensa collabo-razione ventennale alla Rete panlatina da parte dell’Office québécois de la langue française e del Bureau de la traduction du gouvernement du Canada. I contributi più recenti – ma non per questo meno intensi – della componente galiziana vengono presentati nell’intervento successivo di Manuel Núñez Singala. A seguire Manuel Célio Conceiçao e Teresa Lino inter-vengono sulla ricca collaborazione portoghese alla Rete panlatina, fin dai primi anni della sua nascita, mentre Iede Maria Alves si sofferma sul-la partecipazione del Brasile. Con il resoconto di Corina Cilianu-Lascu delle ricche attività della Rete in Romania chiude la prima sezio-ne del volume. Nella seconda seziosezio-ne, che rac-coglie una serie di contributi teorici e di studi

di caso presentati alla IXe Journée scientifique

di REALITER, svoltasi nel novembre 2013 a Parigi presso l’Université Sorbonne e l’Institut National du Patrimoine in occasione della cele-brazione del ventennale, viene approfondito in particolare il rapporto fra le terminologie delle lingue neolatine e le politiche linguistiche dei rispettivi paesi.

Maria Cristina Gatti

E. Calaresu – S. Dal Negro ed., Attorno al

soggetto, Studi AItLA 6, Premio AItLA 2017,

AItLA - Associazione Italiana di Linguistica Applicata, Milano 2018, 165 pp.

Il volume raccoglie nove contributi sul tema del soggetto, “una nozione complessa che può essere considerata un rilevatore della moltepli-cità delle interazioni fra i diversi livelli di analisi della lingua” (Introduzione, p. 5). In tali contri-buti confluiscono sia i risultati di una giornata

Nel documento View of Vol. 26 No. 1 (2018): Issue 1/2018 (pagine 166-176)

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