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a) Analisi della nuova configurazione dell’allevamento

• Economica: redditività e risparmio carburanti.

L’allevamento grazie all’implementazione strutturale descritta nel Piano, potrà contare su un sistema più efficiente, e quindi ottenere un incremento produttivo sia in termini quantitativi che in termini qualitativi. Oltre alla maggiore efficienza degli edifici produttivi, un notevole risparmio è garantito dall’eliminazione del trasporto delle giovani vitelle all’allevamento di accrescimento, precedentemente commissionato conto terzi (risparmio di carburante, spese veterinarie, operatori, costi indiretti).

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• Logistica: migliore gestione del lavoro.

La possibilità di gestire l’allevamento secondo un ciclo logico e continuo garantisce che gli animali, nel corso della loro vita, abbiano un percorso preciso e regolato nel tempo e nello spazio. Questo consente di migliorare le condizioni di lavoro degli operai agricoli, che potranno organizzare al meglio le loro attività. Infatti, una corretta progettazione degli spazi consente di gestire la movimentazione della mandria con una maggiore efficienza, a parità di risorse impiegate, non solo in termini di tempo, ma anche in termini di qualità del lavoro. Elementi come la meccanizzazione delle operazioni (apertura/chiusura cancelli, pulizia corsie, somministrazione del mangime) e la sensoristica nei locali di produzione per il monitoraggio ambientale e fisiologico certamente supportano il lavoro quotidiano di stalla, e forniscono strumenti di gestione di grande efficacia.

• Benessere animale.

Il miglioramento delle condizioni di allevamento è elemento imprescindibile per l’imprenditore, ed è dunque fondamento del presente Piano. Esso avviene a diversi livelli nel corso della vita dell’animale. Nello specifico verranno analizzati quali sono gli aspetti del Piano positivamente impattanti sulle condizioni di allevamento della mandria.

- Attuando l’intero ciclo all’interno dell’azienda si avrà un maggiore controllo veterinario dell’intera mandria. Ciò permetterà di verificare quotidianamente lo stato di salute e predisporre l’isolamento (quarantena) degli animali che presentano problematiche sanitarie, o più in generale di mettere in atto tutte le strategie note per il contenimento degli sviluppi patogeni e patologici.

- La possibilità di gestire la fase di accrescimento delle vitelle all’interno dell’azienda migliorerà le condizioni di vita degli animali. Prima infatti, dovevano essere trasportate presso un altro allevamento fino al raggiungimento dei 24 mesi, quindi nuovamente riportati in azienda. Con la nuova configurazione, dopo lo svezzamento i vitellini scartati saranno venduti, e le vitelline rimarranno in loco per tutto il ciclo di accrescimento di vita, con evidenti vantaggi sullo stress dell’animale, sulla percentuale di mortalità, e sulle operazioni di rimonta.

- Un simile intervento sulla qualità di vita dell’animale creerà le condizioni necessarie all’incremento, in termini assoluti, del numero di parti per ogni bovina. Si auspica infatti il raggiungimento di una 5^ lattazione pari a circa 7,5 anni di vita (al momento le lattazioni sono 4 e la vacca vive in media 5,5-6,5 anni).

- L’utilizzo di sensori e di software di analisi dei dati rilevati nell’azienda, consentirà una migliore tempestività di risposta ad eventi critici:

18 aumento/calo improvviso temperature, umidità, polveri, che si possono verificare nei diversi locali produttivi, sia di stoccaggio che di allevamento.

Questo consente di comprendere più affondo quanto si verifica nella stalla durante il corso dell’anno, o nello specifico in relazione ad arco temporale determinato. L’uso della sensoristica per il rilevamento dei parametri ambientali, unito all’uso di podometri ed in relazione ai dati raccolti dalla sala mungitura, consentono di monitorare a 360° ciò che fa la singola vacca e come questa si relaziona all’ambiente circostante, tenendo sempre sotto controllo la sua risposta produttiva. È così più agevole per l’allevatore gestire una mandria con un database, in aggiunta alla propria esperienza maturata nel lavoro quotidiano. L’uso della tecnologia in stalla è dunque una mossa che può garantire vantaggi sia dal lato dell’allevatore, migliorandone la gestione, che dal lato della mandria, garantendo sempre parametri ambientali ottimali.

b) Dimensionamento della superficie aziendale per la produzione di foraggi

Al fine di calcolare la produzione e il carico di bestiame sostenibile, occorre suddividere le produzioni in FN (Fieno Normale) e in UFL (Unità Foraggere Latte) con appositi coefficienti, tenendo conto della superficie dedicata e della qualità del prodotto.

Tabella 1) Produzione foraggera ottenibile dai terreni in conduzione dall’azienda.

Foraggi Superficie

Totale aziendale 22.058 25.285 14.864

19 Tabella 2) Calcolo animali allevabili (UF)

Fabbisogni dei bovini espressi in UFL-UFC per capo/anno

Categoria UFL UFC

Tabella 3) Unità Foraggere aziendali = 14.864 q.li (1.486.400 kg)

Capi allevati UF (kg/capo/anno) Capi allevati UF consumate Vacche in lattazione

prod. 80 q/anno 6650 180 1.197.000 Viene acquistato del mangime specifico

Il dimensionamento della superficie agricola aziendale destinata alla produzione di foraggi secondo il Piano risulta ampiamente congruo con il numero di capi in allevamento. Di seguito si enunciano i dettagli.

Per rientrare nella categoria di allevamento non industriale, e dunque poter utilizzare il regime fiscale semplificato in agricoltura, è necessario dimostrare di possedere superfici coltivate all’interno dell’azienda agricola sufficienti a produrre almeno ¼ del mangime totale necessario per l’alimentazione del bestiame.

L’azienda è oggi in grado di produrre 14.864 quintali di unità foraggere, a fronte di una richiesta globale stimata per il sostentamento dell’allevamento di 16.768 quintali. Da ciò si desume che l’azienda sia pienamente rientrante nei criteri stabiliti dal Legislatore, e che sia ampiamente in grado di sostenere l’ampliamento delle strutture e del numero di capi allevati. Dalle superfici coltivate, infatti, verrà ricavato

20 all’incirca il 90% del fabbisogno totale, e pertanto la configurazione rimarrà pienamente agricola.

c) Dimensionamento delle superfici di stoccaggio e modalità di spandimento dei reflui

Per calcolare la conformità delle superfici a diposizione dell’azienda in relazione alla Comunicazione di Utilizzo Agronomico dei reflui zootecnici è necessario in primo luogo determinare il quantitativo e la tipologia di deiezioni prodotte dall’allevamento. Quindi, è necessario risalire al loro contenuto in azoto, quantificato in base alla tipologia di trattamento al quale queste vengono sottoposte, e dunque alla natura stessa del refluo, che sarà liquido (liquame) o solido (letame).

La frazione liquida deve essere opportunamente stoccata in vasconi, poi lasciata per almeno 120 giorni. Le dotazioni aziendali devono quindi essere in grado di contenere e gestire (spandere) un volume coerente con le superfici in uso ed il periodo dell’anno considerato.

Il letame invece, che a seconda del contenuto di lettiera (paglia) assume consistenza più o meno solida, deve essere stoccato in platee, e lì deve rimanere per almeno 90 giorni prima della sua utilizzazione. Anche in questo caso, le dotazioni aziendali dovranno essere coerenti con i volumi prodotti.

La presenza in azienda, nel caso di specie, di un separatore a compressione elicoidale che lavora l’effluente prodotto dall’allevamento, permette l’ottenimento di due sottoprodotti:

• la frazione solida assume la conformazione di un prodotto asciutto, completamente palabile e ben gestibile, che si presta sia ad un riutilizzo agronomico in campo come ammendante, che come lettiera da reimpiegare all’interno dell’allevamento.

• La frazione non palabile, costituita dal liquame.

L’applicazione del letame dovrà comunque prevedere l’interramento del prodotto perlopiù in fase di aratura, ideale ad esempio nella preparazione del letto di semina per cereali e foraggi.

d) Calcolo dei volumi di produzione e stoccaggio delle deiezioni:

Le norme per il dimensionamento delle vasche e delle platee di stoccaggio delle deiezioni sono contenute nel DM 7 aprile 2006 che disciplina i criteri per l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici, in applicazione della Direttiva Nitrati.

21 La regione Emilia-Romagna si è dotata di un ulteriore Regolamento Regionale, il n°

3 del 15 dicembre 2017: “REGOLAMENTO REGIONALE IN MATERIA DI UTILIZZAZIONE AGRONOMICA DEGLI EFFLUENTI DI ALLEVAMENTO, DEL DIGESTATO E DELLE ACQUE REFLUE”. In questo regolamento sono indicate le modalità di calcolo dei volumi, le modalità e le tempistiche di stoccaggio, utilizzo degli effluenti, oltre che i limiti per le Zone Vulnerabili ai Nitrati (ZVN).

Tabella 1) Regolamento Regionale n° 3 Dicembre 2017

Parametri per la stima degli effluenti prodotti in allevamento in termini di volumi e azoto al campo; quantitativi di effluenti d’allevamento e di azoto prodotti in fase di stabulazione;

22

23 Tabella 4) Dati della consistenza dell’allevamento bovino in capo all’Az. Agr. Emilia in seguito al PSA.

Capi UBA Peso Volume Azoto Volum

e

24 Tabella 5) Trattamento dei liquami

Descrizione

Totale azoto netto al campo prodotto dall’allevamento e presente nel liquame 7960,0

Tabella 6) Dati riepilogo effluenti

Effluenti prodotti

Volume Azoto Titolo azoto

Capacità di stoccaggio richiesta Effluenti ceduti a

25

Dopo trattamento del liquame

367 1.592 4,38 0 0 367 1.592

Totale allevamento

5.529 17.387 3,14 0 0 5.529 17.387

Totale capacità 90 1.382

Azoto totale/anno 17.387 + 7.960 = 25.347 kg

Tabella 7) Comunicazione Utilizzazione Agronomica vigente

L’azienda Agr. Emilia soddisfa appieno il requisito di superficie per lo spandimento dei reflui zootecnici, infatti l’azoto spandibile su 121,22 ha risulta di 27.341 kg, valore superiore a quello prodotto dall’ampliamento della mandria in seguito al PSA, ovvero di 25,347 kg di N/anno.

Sulla base del calcolo di azoto al campo prodotto in un anno, l’Azienda è esonerata dallo screening ambientale; deve tuttavia redigere la Comunicazione di Utilizzazione Agronomica aggiornandola alla nuova consistenza della mandria.

26 volume delle aree di stoccaggio, della platea per la frazione palabile e della vasca per la frazione non palabile. Lo stoccaggio, come detto, deve essere assicurato per almeno 90 giorni per la frazione palabile e di 120 giorni per la frazione non palabile.

Produzione altri reflui (zona mungitura + acque meteoriche)

In un allevamento di 180 capi in lattazione si ha una produzione di liquami di 8,4 m3 per capo/anno. Questi reflui vengono fatti confluire nelle condotte di allontanamento dei liquami che andranno poi al separatore.

Oltre alle acque di lavaggio della sala mungitura, dovranno essere addizionate al computo anche le acque meteoriche intercettate dalle vasche e dalle platee di stoccaggio.

Tabella 8) ammontare di altri reflui prodotti dall’allevamento.

Altri liquami Capi in produzione Coefficiente Volume m3/anno Prodotti in zona

mungitura 180 8,4 1512

Acque meteoriche da recinti esterni

0 0,35 0

Acque meteoriche da

platee di stoccaggio 900 m2 + 480 m2 = 1380

m2 0,35 m/anno/unità di sup

(prec. Medie annuali al netto delle perdite per evaporazione)

483

Totale allevamento 1995

Il totale di altri reflui prodotti dall’allevamento, costituiti dalle acque di lavaggio delle attrezzature della sala mungitura e dal convogliamento delle acque meteoriche intercettate dalle superfici di raccolta delle deiezioni, è pari a 1995 m3/anno.

La separazione solido-liquido operata dal separatore è un passaggio fondamentale per la riduzione dei volumi dei liquami e dell’emissione di odori ad essi correlati.

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Estratto del regolamento regionale n° 3 dicembre 2017. Tabella 2) Effetti di alcune linee di trattamento di liquami sulla ripartizione dei volumi e dell’azoto al campo fra le frazioni risultanti.

Con un trattamento di tipo separazione frazioni grossolane (separatore a compressione elicoidale) + stoccaggio si ha una perdita relativa di azoto standard al campo senza trattamenti compresa tra il 28% ed il 31%.

Il liquame avrà un volume totale di 2.623 m3, ed un contenuto di azoto di 11.055 kg.

La ripartizione tra frazione solida e liquida risultato del trattamento di separazione sarà quindi così rappresentata:

- 14 % nella frazione solida = 367 m3/anno - 86 % nella frazione liquida = 2.256 m3/anno

In seguito ad una perdita di azoto volatile per il 28 %, l’azoto totale residuo risulterà essere:

- 20 % nella frazione solida = 1.592 kg/anno - 80 % nella frazione liquida = 6.368 kg/anno

Il contenuto di azoto totale negli effluenti sottoposti a trattamento è di 7.960,0 kg/anno.

e) Volume delle aree di stoccaggio

28 Il dimensionamento delle aree di stoccaggio deve prevedere una capacità minima di stoccaggio dei letami e dei materiali ad essi assimilati (materiali palabili) pari al volume prodotto in 90 giorni, calcolato sulla consistenza media di allevamento.

Per i materiali non palabili la capacità di stoccaggio è ridotta a 120 giorni (invece di 180) per gli allevamenti di bovini da latte, bufalini, equini e ovicaprini che dispongono di terreni coltivati a prati di media e lunga durata, ricompresi i medicai dal terzo anno di impianto, o cereali autunno vernini per almeno un terzo della SAU totale (come nel caso in oggetto).

Il volume minimo da considerare, dati i volumi di effluenti calcolati precedentemente, è:

Materiali palabili = 5.529 (m3/anno)/4 (90 gg) = 1.382 m3 Materiali non palabili = 4.251 (m3/anno)/3 (120 gg) = 1417 m3

L’ampliamento della platea (1920 mc) e la costruzione di una vasca di stoccaggio dei liquami di tipo “Wolfsystem” del diametro di 30 mt e dell’altezza di 5 mt, per un volume utile di 3.534 m3, consentiranno di raccogliere i volumi prodotti in azienda per un tempo necessario al loro successivo spandimento, nel pieno rispetto delle normative di stoccaggio ed utilizzazione agronomica dei reflui.

f) Conformità delle strutture produttive nel rispetto del benessere animale

Tabella 9) Realizzazione degli ampliamenti

Comparto produttivo Numero capi Superficie utile

Stalla vacche in lattazione 180 1.544 mq

Manze di 18/24 mesi 50 (50 cuccette) 370 mq

Vacche fresche 20 (20 cuccette) 192 mq

Vacche in asciutta 21 (21 cuccette) 190 mq

Box parto + box infermeria 4 vacche + vitellino 234 mq

Peso vivo (kg/capo) Superficie mq/capo Superficie minima necessaria

Vitello < 150 1,5 40 * 1,5 = 60 mq

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Tabella 11) Rispetto delle superfici minime per il corretto dimensionamento dell’allevamento dal punto del benessere animale.

Locale produttivo Numero capi Dimensione minima

normativa Dimensione effettiva progetto

Tutte le superfici previste rispettano a pieno le prescrizioni delle normative vigenti.

Tabella 12) Dimensionamento fienile

Tipologi

Dimensionamento del un fienile atto a contenere rotoballe di erba medica delle seguenti caratteristiche: 1,60 diametro * 1,60 altezza per un peso di 450 kg.

L’azienda dai terreni agricoli a disposizione è in grado di produrre 19.715 q.li di fieno e foraggi (vedi Tabella 1. q.li ottenibili dai terreni in conduzione dell’azienda).

Volume rotoballa = 3,14 * 1,6 * 1,60/4 = 2,00 m3.

Peso specifico = 450/2 = 225 kg/m3.

Nell’allevamento sono presenti 180 capi in lattazione più altri capi adulti ed in accrescimento, per un totale di circa 375 capi alimentati con foraggi, esclusi i vitellini 0-3 mesi poiché alimentati con mangime specifico.

Poniamo l’altezza del fienile ad 9,0 mt come da progetto, una larghezza di 20 mt e copertura in capriata metallica sorretta da profilati a doppia T. Si ritiene congruo applicare un incremento di volume dovuto per spazi vuoti tra le pile di rotoballe del

30 15 %, da un’altezza utile di stoccaggio pari a 7,50 mt, tale da consentire le operazioni meccaniche di movimentazione, la lunghezza è data da:

L = (10.000 + 0,15 * 10.000)/20 * 7,50 = (10.000 + 1.500)/150 = 76,66 mt

Dal calcolo del volume di fieno e foraggi ottenuti dalla conduzione dei campi aziendali ed accumulabili nel fienile, si evince una superficie minima necessaria di 1.535 mq, corrispondente a circa 10.000 m3 di rotoballe per un’altezza netta di stoccaggio pari a 7,50 mt.

Il fienile in realizzazione in seguito al PSA presenta una superficie netta di stoccaggio pari a 1.550 mq, dunque in linea con le necessità aziendali. All’interno del fienile vi è un’area pari a 218 mq destinata alla preparazione delle razioni tramite il carro miscelatore, perciò la superficie coperta occupata dal fienile è complessivamente 1.768 mq. L’area destinata ai silos è ubicata esternamente al fienile, più precisamente sul lato corto orientato a nord-est. Pertanto, effettuati i dovuti calcoli, il dimensionamento del fienile in progetto viene ritenuto congruo rispetto alle reali esigenze di stoccaggio dell’azienda.

Benessere e condizioni ambientali in stalla

La temperatura ottimale (comfort termico) per la bovina da latte è compresa tra i 7 e i 20 °C, con umidità relativa minore del 40%. Importanti discostamenti dai valori sogli comportano stress termici e quindi difficoltà funzionali dell’organismo nei processi di termoregolazione. Alcuni accorgimenti risultano pertanto indispensabili:

- adeguato isolamento termico di pareti e tetto della stalla;

- ombreggiamento (piante o reti) della stalla;

- utilizzo di ventilatori evaporatori;

- ventilatori abbinati a nebulizzatori;

- irrigatori per bagnare gli animali.

7) INQUADRAMENTO FISCALE DELL’AZIENDA NELLA NUOVA

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