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il reato permanente come produzione e mantenimento del lo stato antigiuridico

In particolare, ad avviso di un secondo gruppo di Autori, sarebbe- ro permanenti quei reati nei quali la norma incriminatrice punisce non solo la «instaurazione» della «lesione del bene» giuridico tutelato o dello

«stato antigiuridico», ma anche il suo successivo «mantenimento»94.

91 G. lEONE, Del reato, cit., 393.

92 G. RAGNO, I reati, cit., 119.

93 Oltre agli autori già citati, espressamente contrari all’accoglimento della concezione bifasica, nella manualistica: G. CONTENTO, Corso, cit., II, 440-441; G. FIANDACA, E.

MuSCO, Diritto, cit., 210; C. FIORE, S. FIORE, Diritto, cit., 205 ss.; A. MANNA, Corso, cit.,

208; F. MANTOvANI, Diritto, cit., 429; A. PAGlIARO, Il reato, cit., 338; M. ROMANO, Pre-Art.

39, cit., 344-345.

L’idea centrale di questa tesi, in comune con la concezione bifasica, è quella per la quale la struttura del reato permanente, che pur rimane

«unico»95, sarebbe caratterizzata dalla sussistenza di due fasi nella «atti-

vità del soggetto», precisamente vietate dalla norma incriminatrice: una prima fase «della c.d. instaurazione» della lesione al bene giuridico tutela- to e un’altra, successiva, «di mantenimento dello stato antigiuridico»96, il

cui «protrarsi dipende dalla volontà dell’autore»97, per cui «egli è in grado

di porre fine a tale situazione offensiva»98.

La tesi in analisi si caratterizza, proprio come la concezione bifa- sica, per l’individuazione di un fondamento tendenzialmente normativo

del reato permanente; si afferma, infatti, che «elemento decisivo perché un reato possa dirsi [...] permanente è la incriminazione non solo della condotta che instaura lo stato antigiuridico, ma anche della condotta che lo mantiene»99, o che «gli estremi della fattispecie di un reato perma-

nente non sono ancora realizzati senza il mantenimento»100, o, ancora,

che sarebbe «la legge» che «richiede» il mantenimento della situazione antigiuridica101: anche secondo questa visione, pertanto, sarebbe sem-

pre la conformazione del Tatbestand a determinare quali reati siano (o

meno) permanenti, dipendendo la natura del reato dall’incriminazione

FIANDACA, E. MuSCO, Diritto, cit., 209 ss.; F. MANTOvANI, Diritto, cit., 428 ss.; A. PAGlIARO,

Il reato, cit., 336 ss. in particolare F. MANTOvANI, op. loc. cit. continua a definire il reato

permanente facendo riferimento anche alla tesi, maggioritaria presso la manualistica

italiana, secondo la quale il reato permanente sarebbe semplicemente caratterizzato dal perdurare della condotta tipica e dell’offesa; in ragione, tuttavia, dell’esplicita menzione da parte dell’A. di elementi ignoti alla tesi maggioritaria, quali la «instaurazione» e il «mantenimento» dello stato antigiuridico, abbiamo ritenuto di analizzarne in questa sede il pensiero. Aderisce alla tesi anche R. RIz, Lineamenti, cit., 113.

95 G. FIANDACA, E. MuSCO, Diritto, cit., 211; F. MANTOvANI, Diritto, cit., 429; A.

PAGlIARO, Il reato, cit., 340.

96 G. FIANDACA, E. MuSCO, Diritto, cit., 210; A. PAGlIARO, Il reato, cit., 337.

97 G. FIANDACA, E. MuSCO, op. loc. cit.; F. MANTOvANI, op. loc. cit.

98 F. MANTOvANI, op. loc. cit. Così anche G. FIANDACA, E. MuSCO, Diritto, cit., 209-210;

A. PAGlIARO, Il reato, cit., 339.

99 A. PAGlIARO, Il reato, cit., 338.

100 G. FIANDACA, E. MuSCO, op. loc. cit.

(o meno) non solo della causazione, ma anche del mantenimento dello stato antigiuridico creato dall’agente.

Quanto, infine, ai presupposti – necessari ma non sufficienti – per-

ché un reato possa considerarsi permanente, si afferma che, potendo «la condotta di mantenimento [...] essere incriminata solo in quanto essa può esistere in rerum natura», «necessario presupposto del reato [...] perma-

nente» è la «comprimibilità del bene protetto»102, e cioè la capacità dei

beni «di tornare integri al cessare dell’offesa»103. Si precisa, tuttavia, – in

contrasto con la concezione del Leone, ma in sostanziale accordo con quella degli altri fautori della concezione bifasica104 – che tale caratteri-

stica non si identificherebbe necessariamente con il carattere materiale o immateriale del bene, poiché «permanenti possono essere anche reati che offendono beni materiali», quale, ad es., il delitto di arbitraria invasione o occupazione di aziende agricole e industriali (art. 508 co. 1 c.p.)105.

Sarebbe, invece, radicalmente da respingere la conclusione della concezione bifasica secondo la quale la fase «del mantenimento» si re- alizzerebbe sempre con «un’omissione», poiché «da un lato, [...] anche la fase dell’instaurazione può essere realizzata con un’omissione [...] e, dall’altro, [...] lo stato antigiuridico può essere mantenuto con azioni positive»106. A nulla rileverebbe, insomma, a fronte di una condotta di

mantenimento di una situazione antigiuridica precedentemente cagiona- ta, «che in concreto» la condotta «possa essere attiva o omissiva»107.

Una rilevante presa di distanza dalla concezione bifasica è, inoltre, rappresentata dalla negazione della rilevanza – o dalla sostanziale esclu- sione dall’ambito della permanenza – della categoria dei reati eventualmen-

102 A. PAGlIARO, Il reato, cit., 337. Così anche G. FIANDACA, E. MuSCO, op. loc. cit. e F.

MANTOvANI, op. loc. cit.

103 F. MANTOvANI, op. loc. cit. Nello stesso senso, A. PAGlIARO, op. loc. cit.

104 V. supra, in particolare par. 2.

105 F. MANTOvANI, op. loc. cit. Nello stesso senso, G. FIANDACA, E. MuSCO, op. loc. cit.

106 G. FIANDACA, E. MuSCO, op. loc. cit. Così anche F. MANTOvANI, op. loc. cit. e A.

PAGlIARO, Il reato, cit., 338.

te permanenti108, da parte di tutti i fautori della tesi secondo la quale il reato

permanente si caratterizza per la produzione e per il mantenimento di una lesione ad un bene giuridico tutelato109.

Occorre rilevare, tuttavia, che, sul punto, le posizioni dei fauto- ri della concezione in esame divergono sensibilmente. Mentre, infatti, Fiandaca e Musco ritengono che la figura «del reato eventualmente per- manente» non rappresenti una «categori[a] peculiar[e] di reati, perché» essa si limiterebbe «a registrare un mero dato fenomenico, e cioè la cir- costanza che la lesione al bene protetto può durare per un certo periodo di tempo», come nel caso di «un’ingiuria realizzata con numerose espres- sioni offensive»110, lasciando, tuttavia, nell’oscurità il lettore riguardo alla

possibile rilevanza giuridica di tale dato fenomenico, Mantovani – che parimenti nega che ci si trovi davanti ad «una autonoma categoria di reati», quanto piuttosto al fatto che «in concreto» «l’offesa al bene giu- ridico» non si sia esaurita «in un solo atto offensivo» – ritiene che tale figura finisca «per abbracciare la stragrande maggioranza dei reati (es.: furto, appropriazione, peculato, percosse, ecc.)» e per essere «assorbita nel concetto di “consumazione”»111.

Più articolata, invece, la posizione di Pagliaro, che pur continuan- do a riferirsi agli stessi esempi impiegati dagli altri Autori («espressioni ingiuriose che si prolungano nel tempo [...] furto, appropriazione in- debita, peculato, corruzione») e pur affermando che la sua «nozione»

108 Abbiamo già rilevato come, a nostro avviso, tale categoria rappresenti una vera e propria contraddizione logico-giuridica nell’ottica di teorie, come quella in esame e come quella bifasica, essenzialmente tatbestandsorientiert e, a riguardo, sarebbe meglio parlare di

fattispecie eventualmente istantanee piuttosto che di reati eventualmente permanenti (sul

punto, v. supra par. 3).

109 Così G. FIANDACA, E. MuSCO, Diritto, cit., 211; F. MANTOvANI, Diritto, cit., 430; A.

PAGlIARO, Il reato, cit., 336.

110 G. FIANDACA, E. MuSCO, op. loc. cit.

111 F. MANTOvANI, op. loc. cit. Si ricordi che l’A. intende per «consumazione» non il

momento in cui vengono integrati per la prima volta tutti gli elementi previsti dalla norma incriminatrice, quanto il diverso e successivo momento in cui «il reato [...] ha raggiunto la massima gravità concreta» (F. MANTOvANI, Diritto, cit., 427-428). Sul punto

abbraccerebbe «la stragrande maggioranza dei reati», non nega autonoma rilevanza alla categoria dei reati eventualmente permanenti; anche, se, a ben vedere, sembra poi dissolverla, analogamente al Mantovani, in un più ampio concetto di «consumazione»112.

Nonostante queste differenze, però, quello che sembra potersi af- fermare con ragionevole certezza è che, secondo la concezione in esame

gli unici reati (autenticamente) permanenti risulterebbero in definitiva

essere i reati necessariamente permanenti; quelli, cioè, nei quali «la fattispecie

[...] non è adempiuta se non dopo che lo stato antigiuridico è mantenuto per un minimo di tempo»113. Tale conclusione, in particolare, sarebbe

imposta dalla stessa «circostanza che la fattispecie incrimini non solo la fase di instaurazione, ma anche quella di mantenimento» dello stato antigiuridico114; e ciò poiché, par di capire, essendo doppio il precetto pre-

visto dalla norma incriminatrice (non causare e non mantenere lo stato antigiuridico), non potrebbe essere sufficiente ad integrare tale Tatbestand

la violazione di uno soltanto dei precetti normativamente imposti.

La tesi in esame si ritrova poi, assai simile nella sua formulazione, nella quasi totalità della manualistica di lingua tedesca.

Con il sostantivo «Dauertatbestand», «Dauerdelikt» o «Dauerverbre- chen», infatti, sono indicati i reati al cui Tatbestand appartiene «non solo

la produzione (Herbeiführung), ma anche il mantenimento (Aufrechterhaltung)»

di uno stato (Zustand) illecito115, che – si precisa talvolta – «dipende dalla

112 A. PAGlIARO, op. loc. cit., ove si afferma che in questi casi «la perfezione del reato non

coincide con la consumazione». Anche per Pagliaro, lo ricordiamo, la «consumazione» indica un momento diverso rispetto a quello della Vollendung, e precisamente quello «in

cui la offesa tipica raggiunge, nella situazione concreta, la maggiore gravità» (A. PAGlIARO,

Il reato, cit., 332).

113 A PAGlIARO, Il reato, cit., 338. Così anche, pur senza fare espresso riferimento alla

categoria dei reati necessariamente permanenti, G. FIANDACA, E. MuSCO, Diritto, cit., 210;

F. MANTOvANI, Diritto, cit., 429.

114 A. PAGlIARO, op. loc. cit. Con lo stesso argomento, G. FIANDACA, E. MuSCO, op. loc. cit.

115 Così, particolarmente chiaro, h. BlEI, Strafrecht, cit., 86. Nello stesso senso, nella

manualistica, nonostante qualche marginale differenza nella formulazione del concetto: u. EBERT, Strafrecht, cit., 42 e 222; F. hAFT, Strafrecht. Allgemeiner Teil9, München, 2004,

volontà dell’autore»116.

Gli esempi classici di Dauerdelikte sono rappresentati dal reato di Freiheitsberaubung (§ 239 StGB), dove costituiscono azioni tipiche, ad es.,

non solo «rinchiudere la vittima» ma anche «omettere successivamente la sua liberazione, nonché le eventuali misure poste in essere per impedirne la fuga»117 o da quello di Hausfriedensbruch (§ 123 StGB), che «è realizzato

non soltanto introducendosi, ma anche rimanendo nell’appartamento altrui»118.

A tali reati si contrappone generalmente la figura dello «Zustandsde-

u. kINDhäuSER, Strafrecht, cit., 71 e 400; v. kREy, R. ESSER, Deutsches Strafrecht, cit., 92;

k. kühl, Strafrecht, cit., 508; R. MAuRACh, k.h. GöSSEl, h. zIPF, Strafrecht, cit., 373; u.

MuRMANN, Grundkurs, cit., 71 e 492; h. OTTO, Grundkurs, cit., 42; R. RENGIER, Strafrecht,

cit., 54; E. SChMIDhäuSER, Strafrecht, cit., 253 e 725; R. SChMIDT, Strafrecht. Allgemeiner

Teil. Grundlagen der Strafbarkeit. Aufbau des strafrechtlichen Gutachtens12, Hamburg, 2013,

42; h. WElzEl, Das deutsche Strafrecht. Eine systematische Darstellung8, Berlin, 1963, 197; J.

WESSElS, W. BEulkE, h. SATzGER, Strafrecht, cit., 12. Affermano che i Dauerdelikte sarebbero

«reati nei quali la commissione del fatto dura fintanto che sussiste la situazione prodotta dall’azione dell’autore» o «fatti, nei quali il delitto non è concluso con la realizzazione del Tatbestand, ma che [...] è mantenuto fintanto che lo stato [...] prodotto continua a

sussistere», rispettivamente J. BAuMANN, u. WEBER, W. MITSCh, Strafrecht. Allgemeiner Teil11,

Bielefeld, 2003, 123 e C. ROxIN, Strafrecht. Allgemeiner Teil. Grundlagen. Der Aufbau der

Verbrechenslehre4, i, München, 2006, 330; la definizione, di per sé assai generica, si rivela

tuttavia del tutto identica a quella maggioritaria, considerando che successivamente anche gli A. citati riconoscono, in definitiva, che, ad es. le azioni «con le quali l’autore costituisce e mantiene la prigionia della vittima» costituiscono «atti singoli», parti, cioè, di un «processo di realizzazione del Tatbestand che è alla base di un Dauerdelikt» (J. BAuMANN, u.

WEBER, W. MITSCh, Strafrecht, cit., 810) oppure che «le azioni che fondano lo stato illecito

e quelle che lo mantengono» costituiscono «azioni singole diverse» che «il comportamento descritto dal Tatbestand [...] presuppone» (C. ROxIN, Strafrecht. Allgemeiner Teil. Besondere

Erscheinungsformen der Straftat, II, München, 2003, 801-802). Nei commentari, nello stesso

senso: R. RISSINGvAN-SAAN, Vorbemerkungen zu den §§ 52 ff. Vor § 52, in h.W. lAuFhüTTE,

R. RISSINGvAN-SAAN, k. TIEDMANN (a cura di), Strafgesetzbuch. Leipziger Kommentar12, Berlin,

2006, 1279 ss.; D. STERNBERG-lIEBEN, N. BOSCh, Vorbemerkungen zu den § 52 ff., in A. ESER

(a cura di), Schönke/Schröder. Strafgesetzbuch. Kommentar29, 2014, 867 ss.; B. vON hEINTSChEl-

hEINEGG, § 52, in ID., Münchener Kommentar zum Strafgesetzbuch2, II, 448 ss.

116 h.-h. JESChECk, T. WEIGEND, Lehrbuch, cit., 263. Così anche: u. EBERT, Strafrecht,

cit., 422R. MAuRACh, k.h. GöSSEl, h. zIPF, op. loc. cit.

117 L’esempio è di u. EBERT, op. loc. cit.

likt», che ha in comune con il Dauerdelikt il fatto che tramite la realizza-

zione del Tatbestand venga prodotto uno stato illecito, ma che se ne dif-

ferenzia poiché «il mantenimento dello [...] stato» «costituito mediante l’esecuzione dell’azione incriminata» è «in ogni aspetto penalisticamente

irrilevante»119. Come esempi classici di Zustandsdelikte sono generalmente

indicati i Tötungsdelikte (§§ 211 ss. StGB); il reato di Körperverletzung (§ 223

StGB); la Sachbeschädigung (§ 303 StGB).

Al di là del tradizionale riferimento ai due momenti della Her- beiführung (o della Begründung) dello stato illecito e della sua Aufrechterhal- tung, tuttavia, le posizioni dottrinali si differenziano in maniera anche

rilevante.

Per una parte della manualistica, infatti, i Dauerdelikte e gli Zustands-

delikte sarebbero parte della più ampia categoria degli Erfolgsdelikte120; dei

delitti, cioè, che «presuppongono [...] una modificazione dell’oggetto dell’azione, distinta e separabile temporalmente e spazialmente dall’a- zione» e che, pertanto, pongono «il problema della causalità»121. Secon-

do un’altra opinione, che appare maggioritaria, invece, anche i «reati di

119 molto chiaro sul punto ancora h. BlEI, op. loc. cit. Così anche il resto della manualistica:

J. BAuMANN, u. WEBER, W. MITSCh, Strafrecht, cit., 123; u. EBERT, Strafrecht, cit., 42 e 222;

F. hAFT, Strafrecht. Allgemeiner Teil9, München, 2004, 281; G. JAkOBS, Strafrecht, cit., 170;

h.-h. JESChECk, T. WEIGEND, Lehrbuch, cit., 263 e 712; u. kINDhäuSER, Strafrecht, cit.,

71 e 400; v. kREy, R. ESSER, Deutsches Strafrecht, cit., 92; k. kühl, Strafrecht, cit., 508; R.

MAuRACh, k.h. GöSSEl, h. zIPF, op. loc. cit.; u. MuRMANN, Grundkurs, cit., 71 e 492; h.

OTTO, Grundkurs, cit., 42; R. RENGIER, Strafrecht, cit., 54; C. ROxIN, Strafrecht, cit., I, 331;

E. SChMIDhäuSER, Strafrecht, cit., 253; R. SChMIDT, Strafrecht. Allgemeiner Teil. Grundlagen

der Strafbarkeit. Aufbau des strafrechtlichen Gutachtens12, Hamburg, 2013, 42; h. WElzEl, Das

deutsche Strafrecht, cit., 197; J. WESSElS, W. BEulkE, h. SATzGER, Strafrecht, cit., 12.

120 In questo senso: G. JAkOBS, Strafrecht, cit., 170 ss.; h.-h. JESChECk, T. WEIGEND,

Lehrbuch, cit., 263; E. SChMIDhäuSER, Strafrecht, cit., 252. inspiegabilmente, peraltro, h.-

h. JESChECk, T. WEIGEND, op loc cit., considerano il delitto di cui al § 316 StGB come

Dauerdelikt, nonostante nella fattispecie non sia previsto alcun evento che ponga problemi

di attribuzione causale.

121 Così la definzione di Erfolgsdelikt in h.-h. JESChECk, T. WEIGEND, Lehrbuch, cit.,

260. Analogamente v. anche, tra coloro che qualificano i Dauerdelikte come Erfolgsdelikte,

mera condotta» – nei quali «non si verifica [...] un [...] evento»122 – potreb-

bero tranquillamente essere qualificati come Dauerdelikte123. Un esempio

pacifico di reato di mera condotta (Tätigkeitsdelikt) permanente è, del re-

sto, rappresentato dal reato di Trunkenheit im Verkehr (§ 316 StGB), che «è

già punibile come reato consumato con l’inizio della corsa, ma che non è concluso fino a che dura la guida in stato di ebbrezza»124.

All’interno del gruppo di Autori che qualificano i Dauerdelikte

come Erfolgsdelikte, poi, vi è chi contrappone i Dauerdelikte non soltanto

ai Zustandsdelikte, ma anche agli Augenblicksdelikte, e chi individua due

ulteriori categorie interne al concetto di Dauerdelikt.

In particolare, secondo Schmidhäuser, accanto alla categoria dello

Zustandsdelikt, definita sostanzialmente nello stesso modo dalla dottrina

tradizionale, dovrebbe essere riconosciuto un’ulteriore gruppo di delitti – gli Augenblicksdelikte – «che sono descritti soltanto come azione e realiz-

zazione dell’evento imputabile oggettivamente», e cioè «nei quali, al di là dell’istantaneo verificarsi dell’evento non è incluso nella descrizione legislativa alcun accadimento ulteriore»125. Tipici esempi di delitti ap-

partenenti a questa categoria sarebbero rappresentati da delitti comune- mente inclusi nella categoria degli Zustandsdelikte, come i Tötungsdelikte, la

122 Così C. ROxIN, Strafrecht, cit., I, 330. Nello stesso senso, tra coloro che ammettono

che anche i Tätigkeitsdelikte possano essere qualificati come Dauerdelikte, J. BAuMANN, u.

WEBER, W. MITSCh, Strafrecht, cit., 119; v. kREy, R. ESSER, Deutsches Strafrecht, cit., 89-90;

u. MuRMANN, Grundkurs, cit., 70; R. RENGIER, Strafrecht, cit., 50-51.

123 in questo senso, con specifico riferimento al delitto di cui al § 316 StGB espressamente qualificato come Tätigkeitdelikt e come Dauerdelikt: J. BAuMANN, u. WEBER,

W. MITSCh, Strafrecht, cit., 119 e 810; v. kREy, R. ESSER, Deutsches Strafrecht, cit., 90 e 92;

R. RENGIER, Strafrecht, cit., 51 e 54. In generale: u. MuRMANN, Grundkurs, cit., 71; C.

ROxIN, Strafrecht, cit., I, 331.

124 Così, ad es., C. ROxIN, op. loc. cit.

125 E. SChMIDhäuSER, op. loc. cit. il concetto di Augenblicksdelikt risale ad J. hRuSChkA,

Die Dogmatik der Dauerstraftaten und das Problem der Tatbeendigung, in GA, 1968, 200-201,

secondo il quale, tuttavia, la nuova categoria avrebbe dovuto parzialmente rimpiazzare,

nel contesto di una originale revisione della categoria dei Dauerdelikte, e non aggiungersi a

quella degli Zustandsdelikte, la quale nel nuovo sistema non avrebbe dovuto avere «più

Körperverletzung, la Sachbeschädigung126; dovrebbero invece essere classificati

quali veri e propri Zustandsdelikte reati quali la Doppelehe (§ 171 StGB abr.)

e la Personenstandsfälschung (§ 169 StGB)127.

La divisione in due categorie dei Dauerdelikte è, invece, proposta da

Jakobs, che contrappone i Dauerdelikte «in senso stretto», nei quali «l’illecito

si intensifica, assieme con il grado dell’aggressione al bene [giuridico], per mezzo dell’ulteriore azione o omissione dell’autore», e i casi in cui «il [massimo] grado dell’aggressione non si realizza ancora, nonostante l’au- tore abbia perso il potere di influire sull’accadimento» e «sussista già un evento sufficiente per la consumazione», riguardo ai quali si può parlare

«di Dauerdelikte in senso ampio»128. Costituirebbe un esempio di Dauerdelikt

in senso ampio, il caso in cui l’autore scagli la vittima in un pozzo, da dove

non riesca più a tirarla fuori; o, ancora, il caso in cui l’autore cagioni una lesione dalla quale derivino dolori permanenti e incurabili129. Quest’ulti-

mo tipo di Dauerdelikt, inoltre, riceverebbe una disciplina particolare, nel

senso che a questi ultimi non sarebbero più applicabili le «gli istituti pe- nalistici, che presuppongono una condotta», come ad es. il Teilnahme, ma

soltanto quelli che «si basano sul momento di verificazione dell’evento», come la prescrizione, il cui decorso non potrebbe iniziare nonostante l’avvenuta Vollendung del reato130.

Del tutto sconosciuta alla letteratura di lingua tedesca è, poi, la categoria dei reati necessariamente permanenti; appare, anzi, del tutto paci-

fico che il reato «è già consumato (vollendet) con il realizzarsi dello stato

illecito» e, dunque, pienamente punibile131. Ciò significa, in buona so-

126 E. SChMIDhäuSER, op. loc. cit.

127 E. SChMIDhäuSER, Strafrecht, cit., 253.

128 G. JAkOBS, Strafrecht, cit., 170.

129 G. JAkOBS, op. loc. cit.

130 G. JAkOBS, op. loc. cit.

131 Così, ad es., J. WESSElS, W. BEulkE, h. SATzGER, Strafrecht, cit., 12; ma anche J.

BAuMANN, u. WEBER, W. MITSCh, Strafrecht, cit., 123; h. BlEI, Strafrecht, cit., 86; u. EBERT,

Strafrecht, cit., 42; G. JAkOBS, Strafrecht, cit., 170; u. kINDhäuSER, Strafrecht, cit., 71; v.

kREy, R. ESSER, Deutsches Strafrecht, cit., 92; k. kühl, Strafrecht, cit., 508; R. MAuRACh,

stanza, che la fattispecie concreta che integra un Dauerdelikt può anche essere istantanea, non essendo assolutamente necessario, ai fini del sorgere della

responsabilità penale, che lo stato illecito venga anche mantenuto, dopo essere stato prodotto.

Non è, infine, del tutto chiara la natura normativa o materiale della definizione di Dauerdelikt e Zustandsdelikt invalsa nella manualistica

tedesca. Da un lato, infatti, vi sono Autori che sembrano espressamente collegare la distinzione tra Dauerdelikt e Zustandsdelikt alla struttura del Tatbestand, affermando, per es., che sarebbe la particolare «descrizione

di una azione»132 o «descrizione del reato»133 a mostrare come la nor-

ma incrimini non solo la Herbeiführung ma anche la Aufrechterhaltung

di uno stato antigiuridico, o che negli Zustandsdelikte «soltanto la Her-

beiführung [...] viene compresa dal Tatbestand»134 o, ancora, che «per la

caratterizzazione» come reato permanente non sarebbe decisivo «l’ac- cadimento fattuale, ma l’inclusione [della condotta di mantenimento] nell’Unrechtstatbestand»135; dall’altro, sempre nell’ambito della teoria in

esame, vi è chi, ad es., ricollega esplicitamente la natura di Dauerdelikt

della norma che incrimina la Körperverletzung all’accadere di determinate

circostanze di fatto, come «in caso di ulteriore consolidamento fisico» «delle sofferenze», che aumenta «l’evento tipico di lesione»136, o, anco-

ra, chi riconosce che un tipico Zustandsdelikt come la Sachbeschädigung

sia tale solo «di regola», portando un esempio in cui «l’autore [...] apre e lascia scorrere il rubinetto nel piano superiore di una casa tempo- raneamente disabitata», così configurandosi «in via di eccezione [...]

una Sachbeschädigung come reato permanente»137; la maggior parte degli

Strafrecht, cit., 54; C. ROxIN, Strafrecht, cit., I, 330-331; E. SChMIDhäuSER, Strafrecht, cit., 253;

R. SChMIDT, Strafrecht, cit., 42.

132 h. BlEI, op. loc. cit.

133 k. kühl, op. loc. cit.

134 u. MuRMANN, op. loc. cit.

135 E. SChMIDhäuSER, Strafrecht, cit., 252.

136 G. JAkOBS, Strafrecht, cit., 171.

137 Così per es., anche se non nel suo celebre manuale, h.-h. JESChECk, Wesen und

Autori, tuttavia, lascia semplicemente la questione aperta. 5. (Segue): critica

Come abbiano già evidenziato, la concezione in analisi appare dunque mossa – almeno nella sua versione italiana – dall’idea, comune alla teoria bifasica, per la quale sarebbe l’osservazione della norma incri- minatrice il mezzo che consentirebbe di catalogare un determinato reato all’interno della categoria dei reati permanenti, in quanto il Tatbestand