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Le singole persone in risposta ad una situazione di emergenza assumono comportamenti spesso imprevedibili, la reazione dipende infatti da numerosi fattori interni ed esterni all’individuo stesso, tra cui la capacità di rilevare una determinata fonte di pericolo, la percezione soggettiva del rischio, la reazione emotiva, le condizioni ambientali e il comportamento assunto dalle altre persone. La reazione dipende inoltre dalle caratteristiche proprie dell’individuo, come ad esempio il genere, l’età e lo stato di salute, nonché il suo bagaglio culturale e in generale le sue capacità cognitive. La complessità dei fenomeni in gioco è tale da non consentire l’individuazione di regole

troppo tempo fa, come un fluido in movimento, in grado di sfruttare tutte le aperture presenti nell’ambiente per evadere, ma purtroppo tale approccio idraulico, privo di dati psicologici e sociali sul comportamento umano, si è rivelato fornire modelli comportamentali troppo distanti dai possibili scenari che possono realmente accadere durante l’evolversi di un esodo di emergenza. La folla infatti è costituita da singoli individui, i quali pensano, interagiscono, prendono decisioni, si agitano e cadono, inoltre le persone possono avere comportamenti individualistici o gregari nella ricerca di una via di uscita per salvarsi.

La risposta ad un segnale di pericolo, soprattutto se questo è auto percepito (come generalmente avviene in una galleria stradale), non è immediata, in quanto le persone tendono, nella maggior parte dei casi, a voler definire la situazione prima d’intraprendere un’azione, in pratica attendono una conferma. Nelle prime fasi si ha infatti il cosiddetto fenomeno del milling, ovvero del girovagare come un mulino, dove l’individuo cerca conferme dall’ambiente e dalle altre persone. Dopo tale inerzia decisionale possono instaurarsi anche comportamenti gregari controproducenti, come ad esempio quelli che portano a seguire un individuo che ha intrapreso un percorso del tutto errato o non ottimale. Questi comportamenti sono spesso causa di pesanti conseguenze, in particolare quando l’emergenza da fronteggiare presenta una rapida evoluzione, come avviene nel caso di un incendio.

Di seguito un tipico esempio grafico (figura 3.1) di pericolosi comportamenti gregari in caso di incendio.

Secondo gli studi di Leach (2004) [C9] la risposta delle persone nelle situazioni di pericolo possono essere distinte in tre gruppi:

 il primo gruppo, composto da circa il 10-15% delle persone coinvolte in un disastro, rimane pressoché calmo. Questi individui sono in grado di elaborare con consapevolezza la situazione e riescono a mettere in atto un piano di azione;

 il secondo gruppo, circa il 75% delle persone, è formato da coloro che rispondono alla situazione in maniera sconcertata e confusa. Queste persone presentano un ragionamento compromesso e un comportamento governato da processi pressoché automatici;

 il terzo gruppo, circa il 10-15% delle persone, è composto invece da coloro che assumono comportamenti controproducenti. Queste persone, che aumentano il rischio di morte, sono prese da confusione totale, piangono, urlano o rimangono paralizzate dall’ansia.

Risulta evidente che nel 2° e nel 3° gruppo si registra il numero maggiore di vittime. In pratica la maggior parte delle persone in condizioni di emergenza presentano un comportamento non adeguato a fronteggiare al meglio la situazione.

Le reazioni degli individui al pericolo possono essere davvero molto diverse, di seguito si riportano alcuni tipici esempi:

 comportamenti disorganizzati, con persone che corrono in più direzioni;

 comportamenti ansiosi, con persone che urlano, piangono, si disperano, incapaci di compiere anche semplici azioni;

 comportamenti definibili di panico;

 comportamenti di congelamento (le persone rimangono praticamente bloccate, incapaci di muoversi);

 comportamenti di attaccamento ai beni personali, che portano le persone a ritardare l’abbandono del luogo pericoloso, nell’intento di recuperare prima i loro oggetti di valore economico o affettivo;

 comportamenti di coesione e interazione (le persone si riuniscono in gruppi);  comportamenti razionali (purtroppo registrati solo in minima parte), che

consentono di prendere decisioni corrette e attuare azioni di autosoccorso coerenti con l’emergenza in atto.

In generale, tra i vari aspetti che influenzano l’efficacia di una evacuazione, diversi studi, tra cui quello di Marsella e Sciarretta (2016) [C11], evidenziano quattro macro fattori che interagiscono tra loro. Di seguito, in figura 3.2, si riporta una rappresentazione schematica.

Figura 3.2: principali fattori che interagiscono e regolano l’efficacia di una evacuazione

Per fattori configurazionali si intendono quelli inerenti la struttura architettonica dell’edificio o dell’ambiente (numero di uscite, percorsi di esodo, ecc.). I fattori

ambientali sono invece quelli che possono procurare alle persone effetti debilitanti,

come ad esempio il calore, i gas tossici e i fumi densi che riducono la visibilità. Ci sono poi i fattori procedurali che comprendono le conoscenze e le informazioni acquisite dalle persone (segnaletica, messaggi, informazioni fornite dal personale, ecc.). Ed infine, ma molto importanti, ci sono i fattori comportamentali, relativi appunto al comportamento delle persone durante le emergenze (reazioni iniziali, decisioni, interazioni con il gruppo, ecc.).

Ci troviamo quindi di fronte a dover fronteggiare scenari molto diversi con un elevato indice di variabilità nel tempo, in particolare per le diverse reazioni delle persone coinvolte. Un buon metodo preventivo per ridurre i comportamenti errati ed imprevisti è

senz’altro quello della formazione delle persone con prove simulate di evacuazione, ma questa importante attività risulta di fatto possibile solo con il personale di un’azienda, nell’ambito della formazione per la sicurezza sul lavoro. In ogni caso risulta evidente l’opportunità di sviluppare e valutare l’efficacia di nuovi sistemi tecnologici in grado di supportare l’autosoccorso, al fine di guidare le azioni delle persone e quindi abbattere significativamente il rischio relativo all’imprevedibilità del comportamento umano. Come vedremo il nostro progetto di ricerca, incentrato sulla localizzazione dell’utente in galleria e sul supporto all’esodo, persegue tali finalità.