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VITE REFOSCO BIANCO Vitis vinifera L

Luogo, livello e condizioni di diffusione Germoglio: apice completamente aperto, bian-co. Le foglie successive del giovane germoglio evidenziano una colorazione bronzata.

Foglia adulta: di medie dimensioni, cuneiforme con 5 lobi. Il margine fogliare presenta denti molto piccoli.

Grappolo: medio, di forma cilindrica, spargolo e con 1-2 ali.

Acino: di dimensioni medie, non uniforme all’interno del grappolo. La buccia presenta una colorazione verde-gialla.

Caratteri di riconoscimento

Le uve alla maturazione presentano un contenuto aromatico alto. All’analisi sensoriale, i vini ottenuti da uve Refosco bianco denotano un corredo aromatico complesso e abbastanza intenso.

Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

Luogo di conservazione Azienda “Pantianicco”.

Natura e livello di conoscenza

Non si hanno informazioni sulle caratteristi-che di questa pianta.

Referente

Marco Stocco, ERSA FVG marco.stocco@ersa.fvg.it

È stata individuata una vite singola nel 2004 in un vigneto storico, di età indefinita, a Coia di Tarcento allevata a pergoletta friulana.

Non è noto l’uso. Uso nella tradizione

Grappolo di refosco bianco (foto ERSA)

GLOSSARIO

Accessione: termine usato correntemente nel lavoro di collezione delle risorse genetiche e si riferisce all’entità collezionata, che può essere indicata con un nome, un numero, un codice e/o il nome dell’agricoltore e/o della località di raccolta. Apireno: detto di un frutto senza semi, riferito principalmente ad agrumi e uve. Assurgente: con andamento tendenzialmente verticale.

Bearzo: denominazione locale friulana di spazi agricolo.

Biodiversità: la variabilità fra gli organismi viventi d'ogni tipo, inclusi, fra gli altri, i terrestri, i marini e quelli d'altri ecosistemi acquatici, nonché i complessi ecologici di cui fanno parte. Ciò include la diversità entro le specie, fra le specie e la diversità degli ecosistemi.

Brolo: appezzamento di terreno chiuso da muri attiguo alla casa in cui si coltivavano alberi da frutta e ortaggi di pregio.

Caprifico: fico selvatico (Ficus carica capri ficus), pianta arborea delle moracee con frutti non commestibili, frequente nei terreni rocciosi dei paesi del Mediterraneo. E’ utile per l'impollinazione entomofila del fico coltivato (caprificazione).

Clone: gruppo di individui (ramets o plantets) originati da un singolo campione (ortet) e mantenuti in coltivazione mediante propagazione vegetativa (innesto, talea, mar-gotta, stolone, pollone radicale, coltura in vitro di tessuti di qualsiasi tipo). Tutti i cam-pioni di un clone sono esattamente similari e geneticamente identici all'originale. Conservazione in situ: con questo termine si vuole indicare qualcosa che rimane nella sede che gli compete. La conservazione in situ si ha quando viene individuato un determinato areale, mettendo in rilievo i legami fra questo, una determinata specie e una precisa popolazione/ecotipi/varietà e gli usi ad essi legati.

Conservazione on farm: mantenimento e gestione sostenibile della diversità geneti-ca di colture selezionate logeneti-calmente da parte degli agricoltori in sistemi colturali tradizionali.

Conservazione ex situ: conservazione al di fuori dell'ambiente e della comunità bioti-ca in cui una certa popolazione si è differenziata ed adattata nel tempo. Insieme del-le strategie adottate al fine della conservazione della diversità genetica e degli orga-nismi, attuate al di fuori degli ambiti naturali in cui questi si trovano, come gli orti botanici, le banche del germoplasma.

Cultivar: in agronomia, col termine cultivar (abbreviato cv) si intende semplicemente “varietà coltivata” (cultivated variety).

Dioica: pianta che porta fiori o solo maschili o solo femminili.

Ecotipo: È una popolazione spontanea adattata a un determinato ambiente (di solito geograficamente limitato) indipendentemente dall’intervento umano (che invece è determinante nella varietà locale).

Fenotipo: l'insieme dei caratteri osservabili.

Fico fiorone: frutti di tarda primavera, inizio estate che maturano sul ramo di un anno, solitamente di grandi dimensioni.

Fico fornito: frutti di tarda estate, autunno che maturano sul ramo nuovo, è detto anche fico vero.

Fruttaio: luogo attrezzato per la conservazione della frutta.

Gene: frazione di molecola di DNA, rappresenta l'unità fisica funzionale dell'informa-zione genetica, mediante la sintesi di una particolare catena polipeptidica attraverso uno specifico mRNA intermedio oppure di particolare RNA funzionale (rRna, tRNA o snRNA).

Genotipo: è la costituzione genetica di un organismo, ovvero l'insieme dei geni pre-senti nel suo genoma. I prodotti di tale geni interagiscono tra loro determinando tutte le caratteristiche dell'intero organismo.

Girapoggio: sistemazione agraria del terreno collinare che segue le curve di livello. Invaiatura: in botanica e agronomia è una fase fenologica della maturazione dei frutti, in corrispondenza della quale avviene il viraggio di colore dell'epicarpo.

Lamburda: rametto con gemma fruttifera costituito da più rametti raggruppati a seguito di numerose fruttificazioni, specificatamente nel pero e nel melo.

Magliuolo: tralcio della vite che si usa per piantare.

Nesto: detto anche marza o gentile, è la parte di pianta che con la pratica dell'in- nesto andrà a costituire la chioma.

Parente selvatico: una specie selvatica affine (diversa dal progenitore selvatico) a quella coltivata.

Patrimonio genetico: L'insieme delle informazioni genetiche che si trasmettono tra generazioni.

Piantata: è una sistemazione idraulico-agraria di pianura, in tale sistema i campi, a seminativo, hanno un'ampiezza di 30-35 m e sono alternati ad una striscia di ter-reno (piantata) di 4-6 m, dove si coltiva la vite. Un solco per lo sgrondo delle acque, aperto con l'aratro separa il campo dalla piantata. Tecnica un tempo molto diffusa, ora reperto storico.

Portainnesto: detto anche soggetto o ipobionte, è la parte inferiore di una pianta moltiplicata con la tecnica dell'innesto che andrà a fornire l'apparato radicale. Progenitore selvatico: specie selvatica da cui è cominciata la domesticazione, fino a ottenere una particolare coltura o animale domestico.

Propaggine: sistema di moltiplicazione delle piante.

Risorse Genetiche Vegetali (RGV): qualsiasi materiale genetico di origine vegetale che abbia un valore effettivo o potenziale per l’alimentazione e l’agricoltura”.

Selezione: qualsiasi processo, naturale o artificiale, che permette un aumento della proporzione di certi genotipi o gruppi di genotipi nelle successive generazioni, di solito a discapito di altri genotipi.

Serbevoli: di lunga durata.

Spargolo: riferito alla vite si tratta di un grappolo aperto, con acini radi e palesemen-te liberi, che modificano la loro posizione naturale capovolgendo il grappolo. Specie spontanee (wild species): Specie che non hanno subìto il processo di dome-sticazione (ad esempio molte piante medicinali, forestali e foraggere), di utilità diretta o indiretta, attuale o potenziale.

Stavolo: costruzione rurale tipica del Friuli montano.

Talea: parte di pianta, appositamente tagliata, che viene messa in terra o nell'acqua perché metta radici e si riproduca. La talea moltiplica la pianta agamicamente, cosicché la pianta cresciuta tramite talea sarà del tutto uguale alla pianta generatri-ce (o pianta-madre) tanto da poter essere denominata clone.

Tavella: denominazione friulana della campagna coltivata vicina all’abitato. Turbinato: forma simile a una trottola.

Varietà: si intende la diversità delle caratteristiche all'interno di una specie biologica. La varietà è un termine botanico relativo a una popolazione che differisce per qualche carattere da quelle che sono considerate essere le caratteristiche tipiche di una determinata specie.