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REGIONE E SPESA FARMACEUTICA:

DIALOGO APERTO

Corrado Catalani

Resp. Formazione permanente Incarico individuale in Epidemiologia Clinica ASL 3 - Pistoia Quando riusciremo a riflettere collegialmente sui dati e a parlarne sincera- mente con la società e gli amministratori?

sinteticamente in una domanda complessiva: “Di quali elementi si dispone per interpretare la spesa ed il consumo delle varie classi di farmaci nella regione toscana?”; ed in una se- conda domanda riferita ad un ele- mento più circostanziato: “Di quali elementi si dispone per interpretare la spesa ed il consumo di psicoana- lettici nella regione toscana?”

Al di là di qualche scarno dato de- scrittivo orientato all’aspetto della spesa, non risulta esserci a disposi- zione altro. Come sempre succede quando si tenta di rispondere ad un quesito complesso in mancanza di dati analitici solidi, il rischio di do- ver ricorrere a semplificazioni estre- me è molto forte.

Un esempio volutamente orienta- to al paradosso può essere utile per comprendere. Se viaggiando per le strade di questa meravigliosa regione ci imbattessimo in un cartello stra- dale posto all’ingresso di una città e leggessimo: “Benvenuti a…. Cittadi- na che ripudia la guerra e che ha il più alto consumo di Viagra in Italia”, potremmo essere tentati di intendere che la ridente cittadina, certamente in pace con il mondo sia, però, da iscrivere nella cartografia nazionale fra le zone sessualmente depresse... oppure che una generazione di arzil- li vecchietti – magari con un piccolo ausilio farmacologico – abbia tradot- to in pratica di vita il datato adagio “Love and peace!”

Ovviamente perverremmo a con- clusioni diametralmente opposte ri- spetto alle quali – nel momento stes- so in cui queste vengono formulate - l’errore vero starebbe proprio nell’as- sumere queste come conclusioni piuttosto che come ipotesi di lavoro. Sul piano metodologico si può af- fermare che tutto lo strumentario epidemiologico (dagli studi trasver- sali, agli studi ecologici, alla sorve- glianza) può essere impiegato, sia utilizzando dati correnti che dati ge- nerati “ad hoc”. Certamente con qualche prevedibile difficoltà: per quanto riguarda il complesso della patologia psichiatrica, ad esempio,

sembrano ancora attuali le conside- razioni fatte da Morton Kramer nel 1957 e relative alla problematicità della applicazione delle “semplici” misure di “occurrence”, ovvero alla quantificazione corretta dei proble- mi (M. Kramer - “A discussion of the concepts of incidence and prevalence as related to epidemiologic studies of mental disorders” – American Jour- nal of Public Health 47:826 – 840, 1957).

Ma anche l’impiego congruo e dif- fuso dello strumentario epidemiolo- gico risulterebbe insufficiente se non coniugato ad una approfondita ana- lisi dei bisogni della popolazione. Su quest’ultimo argomento occorrereb- be, forse, ritornare e spendere molte più parole di quelle che può conte- nere lo spazio fornito dall’occasione di questo confronto. E qui l’aggancio al secondo motivo di interesse del di- battito lanciato da “Toscana Medica” è forte. Panti scrive: “In una lettera al Consiglio Sanitario, la Regione pone un problema importante, quel- lo del confronto tra spesa farmaceu- tica regionale e la spesa media del re- sto d’Italia, suddivisa per categoria ATC”. Questo vuol dire, sostanzial- mente, colmare il vuoto conoscitivo che c’è fra bisogno assistenziale sussi- stente nella popolazione della regio- ne e risposta terapeutica fornita alla stessa popolazione. E non solo! Il ri- ferimento stretto è ad un’altra que- stione cruciale: il rapporto fra for- mulazione di politiche – nello speci- fico di politiche sanitarie – e l’evi- denza dei dati. Potrà apparire strano ma questo rapporto non è affatto scontato. Ad esempio, nella cultura epidemiologica il trasferimento delle conoscenze acquisite è formalmente previsto solo per i Sistemi di sorve- glianza che in una definizione dei C.D.C del 1986 sono identificati co- me “Raccolta sistematica, analisi ed interpretazione dei dati di salute es- senziali per pianificare, implementa- re e valutare le pratiche di sanità pubblica, strettamente integrata con la diffusione di questi dati a coloro che necessitano di conoscerli. […]

Un sistema di sorveglianza include una capacità funzionale di raccoglie- re dati, analizzarli e diffonderli in rapporto a programmi di Sanità Pub- blica.”

L’American Journal of Epidemio- logy ha dedicato un intero supple- mento all’argomento (vol. 154, n. 12, 2001) pubblicando gli atti di un simposio che si è svolto a Washing- ton nel 1998. La tematica non è nuovissima, il contenuto è molto ar- ticolato e la vocazione radicatamen- te lobbistica assolutamente traspa- rente. All’economia di questo con- tributo può risultare utile sottoli- neare un paio di passaggi che proba- bilmente costituiscono un buon punto di partenza per una sana ri- flessione: i dati non parlano da soli (A. Sommer, “How public health policy is created: scientific process and political reality”, ibid. S2); ri- cercatori e politici devono comuni- care (J.M. Samet, N. L. Lee “Brid- ging the Gap: Perspectives on tran- slating epidemiologic evidence into policy”, ibid. S1).

Proprio perché attualmente non sembra che si riesca ad esprimere molto di più di una scarna domanda - “È possibile governare la sanità ba- sandosi sulla problematicità delle do- mande piuttosto che sulla solidità delle conoscenze?” -, la proposta di costituire una Commissione in am- bito regionale appare sicuramente interessante. Soprattutto se al di là degli aspetti strettamente tecnici e delle risultanze dei lavori essa riesca ad avviare un processo utile, appun- to, a colmare un “gap” che potrebbe essere uno degli elementi di criticità anche nel percorso attuativo del vi- gente Piano Sanitario Regionale.

In conclusione, al momento non sembrano esserci risposte credibili ai quesiti che sono alla base di questo dibattito (a meno che qualcosa non sia sfuggito!); è ben presente la cer- tezza della necessità assoluta e della possibilità di lavorare per fornire ri- sposte che sono imprescindibili per la gestione di una coerente politica

di sistema. ■

LETTERE AL DIRETTORE

LETTERE AL DIRETTORE

I

I

n vista del rinnovo contrattuale dei dipendenti medici ospedalie- ri vorrei ricordare e sottolineare quanto segue.

L’orario predeterminato è l’unico vero baluardo di difesa dell’impie- gato; per questo non è trattabile con alcunché (soldi, libera professio- ne...) in quanto lo preserva dai peri- coli di sfruttamento con alienazione della sua vita privata e della libertà stessa. Non prendiamoci poi in giro con la storia della cosiddetta “diri- genza”: il vero unico dirigente in una divisione ospedaliera era - è - sarà sempre il primario mentre gli altri sono solo impiegati.

La nostra più grande priorità è salvaguardare la qualità di vita.

Infatti, a chi ha come proprio progetto obiettivo il giungere vivo alla pensione (che purtroppo si fa sempre più lontana), occorre assi- curare un massimo di orario dovuto per un minimo di stipendio garan- tito.

Unica alternativa proponibile al- l’orario sarebbe proprio soltanto la possibilità di uscire di scena me- diante un pensionamento anticipa- to con qualsiasi trattamento econo- mico, pur di avere una vita accetta- bile.

Nell’ipotesi di uno stipendio a fa-

sce a seconda della produttività, im- portante diverrebbe anche un’equa distribuzione dei carichi di lavoro perchè si potrebbe verificare il caso assurdo in cui chi è sottoposto a ca- richi elevati potrebbe essere indotto a rinunciare anche alle comparteci- pazioni pur di non aggravare ulte- riormente il peso della permanenza in servizio e chi, avendo carichi molto leggeri, potrebbe stare quan- to vuole e prendere anche più soldi. Piuttosto dovremo ridurre il cari- co di burocrazia che, come una ma- rea montante, sempre più rallenta la nostra attività.

L’orario è una cosa seria: difen- diamolo a tutti i costi,non barattia- molo con alcunchè, nessuna cifra o promessa valgono la libertà. Ripeto quanto da me sempre affermato: l’uomo che ha dignità di sè stesso lavora per vivere, non vive per lavo- rare.

Massimo Bindi

medico ospedaliero bimaxx@tiscalinet.it

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