4.1 Dal CLEI al CLES+T
STUDENTI SUPERVISIONE,
5. Relazione tutoriale: che indaga se la relazione studente-tutor è stata caratterizzata da un’interazione reciproca ed orientata ai bisogni d
apprendimento dello studente. La relazione tutor-studente si realizza attraverso una dimensione esistenziale, cioè educazione come insieme delle pratiche che influiscono sul modo di essere di una persona, ed una dimensione professionale, cioè formazione professionalizzante che mira allo sviluppo di competenze. I passi della formazione sono:
- SAPERE - SAPER FARE - SAPER ESSERE - SAPER SAPERE
- FAR SAPERE
Saper sapere, cioè ripensare, rivalutare i saperi e rielaborare le esperienze per gestire positivamente l’errore; “meglio una testa ben fatta che una testa ben piena” (Montaigne). Far sapere, cioè facilitare l’apprendimento attraverso la figura del tutor
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clinico che ha un ruolo chiave per lo sviluppo delle abilità, conoscenze ed atteggiamenti professionali, mostrando azioni, atteggiamenti,
comportamenti, riflessioni e modelli. Il tutor deve essere orientato ai bisogni dello studente e deve identificare
i suoi bisogni di apprendimento, delineare gli obiettivi, creare un ambiente positivo che valorizza l’apprendimento e progettare esperienze appropriate; il tutor come facilitatore dell’apprendimento, e questo spiega l’importanza di rendere esplicito il ragionamento clinico e di una
solida competenza clinica e pedagogica.
Grande valore acquista anche il tipo di linguaggio utilizzato, che deve essere una comunicazione assertiva: frasi imperative come “tu devi” o “hai commesso un errore” evidenziano con durezza il problema e portano ad un atteggiamento di difesa, verbi al condizionale o parole di rispetto come “potresti, “sarebbe più indicato”, “per favore” favoriscono collaborazione, prevengono i conflitti e migliorano l’efficacia
comunicativa.
In una relazione educativa di fiducia ci deve essere riconoscimento e rispetto dell’altro, e lo studente necessita di attenzione, tolleranza,
sensibilità ed onestà.
Costruire una rete tutoriale è quindi un elemento di sostegno, rende responsabile lo studente e sviluppa in lui ragionamento critico e pensiero decisionale.
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CAPITOLO V
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5.1 Introduzione
Come previsto dalla normativa dell’Unione Europea, la formazione dell’infermiere deve garantire un’adeguata preparazione teorica ed un addestramento professionale tecnico-pratico, riservando all’Università la centralità della formazione e destinando all’apprendimento clinico l’ambiente ospedaliero, strutture del SSN e strutture private accreditate.
La flessibilità richiesta dal mondo del lavoro e la necessità di crescita richiedono una revisione continua ed un’acquisizione di competenze avanzate nell’assistenza:
orientamento ai problemi prioritari di salute della comunità ed ai problemi organizzativi dei servizi sanitari;
valorizzazione dell’apprendimento che il discente gestisce in modo attivo e con un esercizio costante delle specifiche abilità; costante riprogettazione degli obiettivi formativi, a partire dalle
competenze che il professionista in formazione deve essere in grado di esercitare.
L’attitudine al pensiero critico ed alla capacità di trovare soluzioni a problemi di varia natura si concretizzano nello studente attraverso l’osservazione di figure di riferimento, le loro azioni ed i loro pensieri.
Il modello educativo, l’ambiente dove avviene l’apprendimento e le figure che affiancano lo studente infermiere in questo percorso sono, quindi, fattori essenziali in grado di influenzare la qualità dell’esperienza e delle competenze acquisite e come tali devono essere oggetto di analisi e valutazione.
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5.2 Obiettivo dello studio
In quanto Coordinatrice di un reparto di degenza dell’area chirurgica individuato come sede di tirocinio, sento la necessità di garantire agli studenti un apprendimento soddisfacente e perseguire il miglioramento della didattica, oltre alla crescita professionale.
La conoscenza e l’utilizzo di uno strumento validato in tutta Europa che valuta la qualità degli ambienti di apprendimento clinico così come percepiti dagli studenti, il CLES+T, è il percorso più adeguato per analizzare questo aspetto e, in caso di rilevazione di criticità, supportare le migliori decisioni didattiche ed organizzative.
L’obiettivo di questo studio è quello di indagare la percezione degli studenti del III° anno del Corso di Laurea in Infermieristica dei Poli Didattici di Lucca e Massa dell’Università di Pisa relativamente a:
1. Clima di reparto
2. Leadership del Coordinatore 3. Qualità dell’assistenza
4. Modello di apprendimento 5. Relazione tutoriale
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5.3 Analisi della letteratura e descrizione del questionario.
Lo strumento utilizzato è il test CLES+T che è un evoluzione del test originale CLES, elaborato nel 2002 da Saarikoski, docente della facoltà di Nursing di Turku in Finlandia.
Lo studio originario è stato portato avanti in fasi differenti, testato da un gruppo di esperti e ritestato da un gruppo di studenti infermieri; successivamente è stato validato con uno strumento già esistente e comparato con uno studio britannico, la comparazione è stata necessaria per mostrare la validità ed affidabilità della scala ed implementarlo a livello europeo (Allegato N.1).
I risultati hanno mostrato che la relazione con il mentore personale, attuale tutor, è l’aspetto principale della supervisione valutato dagli studenti e l’atmosfera di reparto, unita allo stile di leadership del coordinatore, sono i fattori più importanti per la valutazione dell’ambiente di tirocinio.
Validato ed utilizzato in numerosi paesi europei, il CLES è stato preso in esame in uno studio condotto nel 2009 da Tomietto, infermiere PhD Psicologia delle Organizzazioni, con lo scopo di validarlo anche in Italia (Allegato N.2).
“Lo strumento può essere ritenuto valido ed affidabile ed il suo utilizzo pratico può supportare nel processo di accreditamento degli ospedali di apprendimento considerando le percezioni degli studenti e la valutazione dell’efficacia delle strategie tutoriali attivate nei reparti” (Tomietto, 2009).
Il test è stato arricchito nel 2012 di alcuni quesiti relativi alla qualità del tutor universitario e, poiché a livello internazionale la ricerca indica la scala Clinical Learning Environment and Supervision plus Nurse Teacher (CLES+T) come il gold standard per valutare un buon ambiente di apprendimento clinico, Marco Tomietto ha condotto un nuovo studio coinvolgendo 875 studenti di tre Università italiane con lo scopo di validare anche l’ultima versione.
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Come riportato precedentemente, il test è costituito da 34 item, suddivisi in cinque fattori di indagine, le risposte per ogni singolo item vengono valutate con la scala Likert dove “1” significa per nulla d’accordo e “5” totalmente d’accordo e si considera il valore 3 come livello di sufficienza.
1
per nulla d’accordo
2 3 4 5
totalmente d’accordo
Tabella V.3 Scala di Likert utilizzata per risposta agli item
La scala Likert è una tecnica per la misura dell’atteggiamento e consiste nel raccogliere un certo numero di affermazioni (item) che esprimono un atteggiamento positivo o negativo rispetto ad uno specifico oggetto.
La somma di tali giudizi tende a delineare, in modo ragionevolmente preciso, l’atteggiamento del soggetto nei confronti dell’oggetto.
Suddivisione degli item nei cinque fattori di indagine:
1. Tutta l’equipe si è dimostrata disponibile nei miei confronti
2. Durante i momenti di discussione sui pazienti (es. consegne, discussione di casi) mi sono sentito a mio agio nel prendere parte alla discussione
3. Mi recavo volentieri in reparto per iniziare il turno di tirocinio 4. Nel reparto c’era un clima positivo
5. Tutta l’equipe è stata partecipe del mio apprendimento clinico 6. L’equipe si rivolgeva a me usando il mio nome
7. Nel reparto ci sono stati sufficienti e significative occasioni di apprendimento