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Un aspetto peculiare degli intertesti che contengono citazioni o rimandi alla Riḥla di Ibn Baṭṭūṭa è la ricchezza di elementi propri della cultura del prototesto, di nomi propri di personaggi storici e di toponimi. Ciò si può riscontrare nel brano seguente:

Esempio 21

PROTOTESTO ALLEN VIVIANI

ر ّرﻘﯾ نﯾﺣ ﺎّﻣأ

نﺎﻛ ﮫّﻧأ ﺎﻧﺗﻟﺎّﺣر

ﻲﻓ ﻰﺗﺣ ،ﮫﻧﯾﻋ ّمﺄﺑ ىرﯾ

يراوﺟﻟاو مدﺧﻟا ،نﺎﺿﻣر

تﺎﯾدﺎﺑ

ﺎﯾارﻋ

تﺎﻧﺑﻟاو

نﻣ µو بﯾﺟﻋ رﻣﺄﻓ ،تاروﻌﻟا

ّدﺣ ﻲﻓ ءارﻌﻟا ثدﺣ ؛نﯾﮭﺟو

نﻣ هوﺣﻧ رظﻧﻟا ﺢﯾرﺳﺗو ،ﮫﺗاذ

ﻲﻟوﺿﻔﻟا

رﺋازﻟا

فرط

اذﮭﺑ قﯾﻟﻷا نﻣ نﻛﯾ مﻟأ .قّﻘﺣﻣﻟا

،ﮫﻓرط ّضﻐﯾ نأ ﻲﻛﻟﺎﻣﻟا ﮫﯾﻘﻔﻟا

رﮭﺷ ﻲﻓ ﺎًﺻوﺻﺧ

رﮭطﻟا

ﺔّﻔﻌﻟاو

!

[...]

ﺎﮭﻧﻣ ةدﺣاوﺑ رّﻛذأ

ﻲﺗﻟا كﻠﺗ ﺎﮭّﻧإ :رﺑﺗﻌﺗ ﻰﺗﺣ

ةرﺿﺣ ﻲﻓ ﺔطوّطﺑ نﺑا ﺎھاور

مرﻛ نﻋ نﺎﻧﻋ ﻲﺑأ نﺎطﻠﺳﻟا

قﻠﻐﺗ نﺑا هﺎﺷ دّﻣﺣﻣ دﻧﮭﻟا كﻠﻣ

قرﺎﺧ مرﻛ وھو ،ﮫﺗّﯾﻋر هﺎﺟﺗ

رﻓﺎﺳ اذإ نﺎﻛ ثﯾﺣﺑ ،ةدﺎﻌﻠﻟ

دﺻرو ،ﻲﮭﻟد نﺎّﻛﺳ ﻰﺻﺣأ

قزر ّصﺎﺧﻟا ﮫﻟﺎﻣ نﻣ مﮭﻟ

اذإ مﺛ ،مﺎﻋ فﺻﻧ

مﮭﯾﻟإ دﺎﻋ

ﻲﻓ تﺎﻘﯾﻧﺟﻧﻣﻟا بﺻﻧﺑ رﻣأ

رﺋﺎﻛﺷ ﺎﮭﺑ فذﻘﺗﻟ لوﻘﺣﻟا

ﻰﻠﻋ

رﯾﻧﺎﻧدﻟاو

مھاردﻟا

ﺔﻗﺎﻔﻟا لھأو نﯾﺟﺎﺗﺣﻣﻟا

332

.

He goes on to record that during the month of Ramadan he saw with his own eyes servants, slave women, and girls stark naked with thier pudenda showing. There are two reasons why that is amazing: firstly that they are naked; secondly that an inquisitive visitor is able to observe it. Wouldn’t it have been more appropriate for this Maliki legal scholar to avert his gaze, particularly in the month associated with personal abstinence?

[…] I’ll tell you one, so that you can take note. It’s the one Ibn Battuta tells at the court of Sultan Abu ‘Inan, the one in which he describes the generosity that the king of India, Muhammad Shah ibn Taghlaq, shows to his people, something quite extraordinary. Whenever he went on a journey, he used to compute the number of inhabitants of Delhi and give them all half a year’s pay from his private funds. Upon his return he would order catapults to be set up in fields so that sacks of dirhams and dinars could be tossed to the poor and needy333.

Quando, però, il nostro viaggiatore riporta di aver visto con i propri occhi, addirittura durante il ramadan, i servi, gli schiavi e le fanciulle ostentare le proprie nudità, ebbene, questo è un portento, per Dio, in due sensi: per il fatto in sé e perché il visitatore, curioso e indagatore, ha osservato senza remore la scena. Non sarebbe stato più conveniente per questo giurista malikita abbassare lo sguardo soprattutto nel mese della purezza e dell’astinenza?!

[…] Te ne ricordo una così che tu possa giudicare. È quella che Ibn Battuta ha raccontato al cospetto del sultano Abu ‘Inan a proposito della generosità verso i sudditi del re dell’India Muhammad Shah ibn Tughluq, una generosità fuori del comune. Quando partiva per un viaggio, infatti, contava gli abitanti di Delhi, predisponendo che dall’erario fosse prelevata la quantità di denaro equivalente alle loro entrate personali di sei mesi; al ritorno, poi, ordinava che nei campi fossero posizionate catapulte con cui lanciare sacchi pieni di monete sonanti ai bisognosi e agli indigenti334.

332 Cit. ḤIMMĪŠ, al-ʿAllāma, cit., pp. 41-42. 333 Cit. HIMMICH, The Polymath, cit., p. 18.

Nell’insieme degli elementi culturalspecifici del prototesto, rientrano il mese di ramadan e le pratiche religiose ad esso collegate, poi la carica di faqīh e la scuola giuridica malikita, o maḏhab mālikī, infine le monete d’oro e d’argento usate nei Paesi arabi della prima epoca islamica, i danānīr (pl. di dinār) e i darāhim (pl. di dirhām). Il nome di ramaḍān è mantenuto in arabo sia da Allen che da Viviani, dall’uno come prestito, dall’altra come realia, nonostante il termine sia ormai entrato nella lingua italiana. Lo stato costrutto che descrive il ramadan come šahr al-ṭuhr wa’l-ʿiffa è tradotto nel metatesto inglese con: the month associated with personal abstinence. Nel metatesto italiano, la traduzione è letterale: il mese della purezza e dell’astinenza. Nella traduzione di al-faqīh al-mālikī, l’aggettivo arabo è importato in inglese e in italiano con l’aggiunta dei rispettivi suffissi aggettivali, mentre il sostantivo faqīh, che costituisce un termine tecnico della scienza della legge islamica, è tradotto da Allen con legal scholar e da Viviani con giurista. In aggiunta a ciò, nel glossario del testo inglese si trova la voce «Maliki judge»; Viviani, invece, illustra la suddivisione delle scuole giuridiche dell’Islam nella nota redatta alla prima occorrenza di «giudice malikita».

ʾAbū ʿInān e Muḥammad Šāh Ibn Taġlaq, come tutti gli altri nomi propri menzionati nel prototesto, sono traslitterati. Al primo nome si aggiungono una voce del Glossary e una nota nel metatesto italiano (alla prima occorrenza). Questa amplificazione è fatta anche per i nomi di vari altri sultani ed emiri. Le informazioni date a livello paratestuale riguardano gli estremi cronologici del regno, la dinastia e, soltanto nel metatesto inglese, l’eventuale rapporto del governante in questione con Ibn Ḫaldūn.

Infine, wallāhi, un’invocazione a Dio frequente nell’arabo scritto e orale, è omessa da Allen, forse per evitare di dare una connotazione religiosa all’esclamazione del personaggio. Al contrario, è tradotta da Viviani con: per Dio.

4.6. Considerazioni finali

In questo capitolo, si è messo in luce che, per il esprimere il significato culturale delle relazioni intertestuali e ripristinare il loro contesto originario, entrambi i traduttori hanno scelto di affidarsi all’apparato paratestuale. In particolare, si è constatato che Viviani fa un larghissimo uso di note. In genere, queste ultime costituiscono lo strumento del traduttore «per consentire al lettore in LA di continuare la lettura quando si incontrano realia intraducibili all’interno del testo»335 o termini che è indispensabile conservare nella lingua di partenza per la loro specifica funzione nel testo336. Nella sua traduzione, Viviani aggiunge al ruolo base delle note quello di fornire al lettore una gran mole di

informazioni riguardanti i personaggi e i luoghi storici, le opere citate e altri elementi correlati agli intertesti. In più, talvolta capita che le note si riferiscano a termini arabi già familiari alla cultura ricevente, come fatwa nell’esempio 17: in questi casi il lettore italiano potrebbe sentirsi sottovalutato. Di conseguenza, le note si accumulano e interrompono spesso la lettura, rendendola più complicata e impegnativa. Inoltre, si verifica ciò che afferma Venuti:

[…] in making such additions the translator’s work ceases to be translating and becomes commentary. Moreover, not only does the translation acquire a typically academic form, potentially restricting its audience, but it fails to have the immediate impact on its reader that the foreign text produced on the foreign reader337.

Da questo punto di vista, la forma del metatesto inglese è meno accademica, grazie alla scelta del glossario al posto delle note.

Se si considerano le citazioni del Corano, si può notare che la scelta di Allen di non vincolarsi ad alcuna versione inglese pre-esistente del Libro, gli permette di effettuare una traduzione orientata al metatesto, come dimostrano gli esempi 2 e 3. Viviani, invece, fa propria la consuetudine italiana di considerare il Bausani come canone per chiunque voglia affrontare il testo coranico338. In certi casi, tuttavia, anche Viviani opta per una traduzione target-oriented, come nell’esempio 1.

Anche rispetto agli intertesti poetici la traduzione di Allen si può dire orientata al metatesto, poiché crea relazioni intertestuali con testi della lingua d’arrivo, come negli esempi 8 e 12. Tali relazioni, pur essendo analoghe a quelle del prototesto, sono sostanzialmente diverse da esse. Quanto al metatesto italiano, la totale assenza degli intertesti poetici si riflette negativamente sul senso e sulla dimensione estetica del romanzo. Si riconosce senza dubbio l’onestà intellettuale di Viviani nel fatto che dichiari, nella postfazione, di non aver tradotto le poesie.

Rispetto agli intertesti storici, se Viviani può sembrare più source-oriented di Allen nel lasciare alcuni titoli in arabo, quando taglia parzialmente o completamente le citazioni, come negli esempi 17 e 20, si allontana dal prototesto, a favore di un alleggerimento del metatesto. Si può concludere, quindi, che le due traduzioni oscillano tra gli estremi dell’accettabilità e dell’adeguatezza.

337 Cit. VENUTI, Translation, Intertextuality…, cit., p. 159.

338 Per approfondire cfr. Amoretti, Biancamaria Scarcia. "La traduzione del Corano di Alessandro Bausani e le sue

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