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La resistenza della vita in una continua sciarra con la morte

Capitolo 2. «Lei si chiama vita / e lei si chiama morte».Temi, motivi, semantica

2.3 La resistenza della vita in una continua sciarra con la morte

La forza della vita si riscontra all’interno della raccolta poetica nelle scelte semantiche dell’autrice e negli epiteti attribuiti. Analizzando quantitativamente la presenza della parola vita, si riscontrano 22 attestazioni, di cui 8 in Camoliato madapolàm:

la vita e la morte allato vanno (p. 37) vita con la vita non si mangia (p. 37)

quanto fiato perde / chi andando per la vita / chiama la morte e dice / accuccia -accuccia (p. 38)

com’è camoliato / il madapolàm della vita (p. 38) vita bella e affatturata / non avea catene al collo (p. 38)

meschina vita / si difende a mozziconi / ma la storia è finita / chi muore riempie la sua fossa (p. 39)

per quanta vita sali / tanta ne discendi (p. 39);

6 in Pupara sono:

ah mammalucchito / che hai paura del suo sgobbo // ma lo sai che pizzo oggi / pizzo domani / ti rifili una vita / come vuoi? (p. 15)

l’anima in salamoia se la metta / quella baccalara che sconclude / sempre sul cuore della vita (p. 16)

lei e lei / lei si chiama vita / e lei si chiama morte / la prima lei percosìdire ha i coglioni / la seconda è una fessicella / e quando avviene che compenetrazione succede / la vita muore addirittura di piacere (p. 17)

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ma chi ti fotte e pensa / troia d’una porca / tutta ingrugnata sulla vita (p. 19);

5 in Sciarra Amara:

padella non tinge padella / ma la mia è forata / e cola vita (p. 30)

manco un mazzacani / spezza la mia verga / lanciaspruzzo / lanciafiamma di vita (p. 30)

la vita ha profumo di vita / così dolce / che scolla i santi / dalla croce (p. 31) si scansi la vita / dalla ruffiana / che davanti l’alliffa / e di dietro la graffia (p. 31)

2 in Mastra di trame e di telai:

venni per accattare vita / come m’ha fottuto / il banditore (p. 20)

rèstati qua / attaccata sulla pelle / più forte di vogliadesìo / galante vita / con la tua voglia ricca / a ogni santo arriva / la sua festa (p. 21)

una in Minchiababba e babbanacchia e una in Faccia lorda di facciòla:

la vita se ne va / con gli occhi aperti (p. 27)

faccia lorda di facciòla / più nera di mignatta / t’attacchi alla mia vita (p. 35).

Nella maggioranza di questi casi, il sostantivo vita si trova ad inizio o a fine verso, e in due casi è iterato con la figura retorica della diafora. Il primo verso presenta inoltre una sinestesia:

la vita ha profumo di vita (p. 31) vita con la vita non si mangia (p. 37).

In Pupara sono, il sostantivo femminile compare nella strofa due volte e nel secondo caso in una costruzione ossimorica:

lei e lei / lei si chiama vita / e lei si chiama morte / la prima lei percosìdire ha i coglioni / la seconda è una fessicella / e quando avviene che compenetrazione succede / la vita muore addirittura di piacere (p. 17).

Si riscontra, inoltre, una metafora interessante che chiarisce il significato del titolo Camoliato madapolàm: la vita, infatti, è comparata al madapolàm, ovvero la mussola, un tessuto molto leggero, che è tarlato, ovvero camoliato. Di questo ne è consapevole la morte, falsabrigante, che sfrutta le mancanze della vita a suo favore e neppure la naftalina può mutare la situazione:

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com’è camoliato / il madapolàm della vita / lo sa la falsabrigante / e nulla può naftalina (p. 38).

In Faccia lorda di facciòla, vi è un caso in cui è attestato l’aggettivo sostantivato maschile vivo, nella forma plurale:

ladra e sbordellata / ci rubi i vivi / e pure il ricordo (p. 35).

In due casi, inoltre, si riscontra il verbo vivere ed il sinonimo campare:

il mio sdillizio di vivere / è andato a fondo / non è cosa / non è cosa (p. 24) lo stretto necessario / per campare (p. 20).

Nei versi che seguono è possibile individuare una serie di epiteti ed aggettivi, evidenziati in corsivo, con una maggioranza di carattere ingiurioso e triviale:

crudo e nudo ti dico / che minchia monchia come sei / sfoderi al vento la tua bravanteria (p. 18)

rèstati qua / attaccata sulla pelle / più forte di vogliadesìo / galante vita / con la tua voglia ricca / a ogni santo arriva / la sua festa (p. 21)

all’orba di una minchiona (p. 26)

faccia di stìcchiozuccheràto / non aspettarti gioie / da minchiapassoluta (p. 27) manco un mazzacani / spezza la mia verga / lanciaspruzzo / lanciafiamma di vita (p. 30)

la vita ha profumo di vita / così dolce / che scolla i santi / dalla croce (p. 31) trucubalda e minchiatesa / fa l’occhiolino / per fottermi nel vicolo / più vicolo / ma io perdìo la scavallo (p. 34)

cazzo all’aria palle / a terra / chi l’ha vista / è già bello e sotterrato (p. 34) vita bella e affatturata / non avea catene al collo né debito di coscienza / dopo la sua porca pedata / non sa più spendersi (p. 38)

meschina vita / si difende a mozziconi / ma la storia è finita / chi muore riempie la sua fossa (p. 39).

Come già indicato precedentemente, la vita è minchia e, in questi versi, l’epiteto è declinato in diversi modi: la sue debolezza è esplicitata con i due sinonimi monchia, ovvero molle, e passoluta, ovvero appassita, oppure al contrario minchiatesa. Il membro maschile è espresso con la parola più corrente, cazzo (cfr. Galli deʾ Paratesi 1969, 111), che in questo caso specifico è all’aria mentre le palle sono a terra. Tra gli epiteti

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ingiuriosi attribuiti alla vita vi è minchiona, con il significato di sciocca (cfr. ibidem), trucubalda, variante del termine arcaico trucibàldo (‘che ha un aspetto aggressivo e minaccioso’), meschina e metaforicamente lanciaspruzzo/lanciafiamma, in riferimento alla sua presunta forza vitale. Alla vita sono attribuiti anche epiteti positivi, ma in senso ironico, quali galante, dolce, bella e affatturata, cioè in grado di ammaliare e la locuzione più forte di vogliadesìo.

Per quanto riguarda le personificazioni, alla vita sono attribuiti verbi o locuzioni di sfumatura metaforica, come lo sfoderare al vento la bravanteria (‘crudeltà), lo scollare i santi dalla croce ovvero con la sua forza, la vita è in grado, iperbolicamente, di mutare una condizione irreversibile ma anche di resistere e rimanere attaccata alla pelle:

crudo e nudo ti dico / che minchia monchia come sei / sfoderi al vento la tua bravanteria (p. 18)

la vita ha profumo di vita / così dolce / che scolla i santi / dalla croce (p. 31) rèstati qua / attaccata sulla pelle / più forte di vogliadesìo / galante vita / con la tua voglia ricca / a ogni santo arriva / la sua festa (p. 21).

Inoltre, nonostante non abbia scrupoli, la vita non sa più come agire, dopo i colpi inferti dalla morte:

vita bella e affatturata / non avea catene al collo né debito di coscienza / dopo la sua porca pedata / non sa più spendersi (p. 38).

Le sue azioni positive, metaforicamente l’allumare, sono minate da quelle della morte, ovvero lo stutare:

non finiremo mai di fare / sciarra amara / nessun compare ci metterà la buona parola / tu stuti le candele / che io allumo (p. 29).

Alla vita sono attribuiti versi relativi alla sfera del movimento, ovvero se ne va, si scansa e prosegue il suo cammino accanto alla morte:

la vita se ne va / con gli occhi aperti (p. 27)

si scansi la vita / dalla ruffiana / che davanti l’alliffa / e di dietro la graffia (p. 31)

40 la vita e la morte allato vanno (p. 37).

Nel primo caso le sono attribuite parti del corpo, ovvero ha gli occhi aperti, ma anche in questo verso si fa riferimento ad un malessere fisico:

cancrena allo stomaco ti prenda (p. 29).

Il linguaggio basso e volgare si riscontra in particolare nei versi in cui la vita è coinvolta nell’atto sessuale:

lei e lei / lei si chiama vita / e lei si chiama morte / la prima lei percosìdire ha i coglioni / la seconda è una fessicella / e quando avviene che compenetrazione succede / la vita muore addirittura di piacere (p. 17)

sono io la vita / e t’incavallo / morte fottuta / tutta in tremolizio(p. 18)

cancrena allo stomaco ti prenda / per quello smacco di spacchìme / che a ogni fottuta / come becchime / ci dài (p. 29)

trucubalda e minchiatesa / fa l’occhiolino / per fottermi nel vicolo / più vicolo / ma io perdìo la scavallo (p. 34).

La vita ha i coglioni e la forma espressiva compenetrazione, connessa alla sfera del piacere, così come le forme verbali incavallare e fottere indicano l’atto sessuale. L’apice è raggiunto quando alla vita è attribuito lo spacchime, ovvero lo sperma, che diventa becchime, da chi da lei viene fottuto.

La raccolta termina con questi versi, in cui la vita, a mozziconi, ovvero a morsi, continua a difendersi imperterrita:

meschina vita / si difende a mozziconi / ma la storia è finita / chi muore riempie la sua fossa (p. 39).

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