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4. Oltre l'economia politica: “da Karl Marx ad Alfred Marshall”

4.2 Hic Rhodus hic salta

Com’è noto il Manifesto del Partito Comunista, scritto in Germania poco prima della Rivoluzione del ’48, viene stampato a Londra, dove Marx è in esilio dal 1849. Nonostante gli anni passati a Londra e la diffusione del libro di Frederick Engels,

The Condition of the Working Class in England (1845), con il quale collabora dal

1844, quella vittoriana non è certo l’età di Marx, quanto piuttosto di Dickens – pur essendo il primo a prevedere l’esito del Tale of Two Cities. La maggior parte delle sue opere viene tradotta solo dopo la sua morte, e solo allora il suo pensiero diventa un riferimento inevitabile di tutti coloro che in modo diverso si interrogano sulla natura del capitalismo e sul ruolo della classe operaia. Il rapporto tra Marx e Londra è perciò innanzitutto caratterizzato da un ritardo ed è ramificato, perso in mille strade diverse382, di una città che significativamente non lo ha mai

naturalizzato383. Non si può però neppure dire che a Marx dispiacesse questo

«public, authentic isolation»384, né che egli si preoccupi in modo particolare di

Londra o dell’Inghilterra, essendo l’orizzonte del suo discorso politico e del suo

382 Asa Briggs e John Callow hanno ricostruito una mappa della presenza di Marx a Londra. Cfr. A

Briggs – J. Callow, Marx in London. An Illustrated Guide, London, Lawrence & Wishart, in association with the Marx Memorial Library Revised edition, 2008.

383 Nel 1874 gli viene negata la naturalizzazione, nonostante egli abbia una figlia, Eleonor Marx, nata

in Gran Bretagna (A. Briggs – J. Callow, Marx in London, cit., p. 11).

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139 pensiero filosofico al di là della Manica e dei confini nazionali dell’Isola. Nonostante ciò e nonostante la diffidente ricezione del suo pensiero, i grandi temi marxiani hanno una lunga e importante influenza sulla ridefinizione delle diverse correnti socialiste. La teoria marxiana diventa in Inghilterra una fonte da cui attingere liberamente, in maniera discrezionale e selettiva, e che tuttavia rimodella il socialismo britannico, nei toni e nel metodo, dando vita a tre dottrine diverse, il marxismo inglese, il fabianesimo e il cosiddetto socialismo etico. «Marxist theory, in any strict sense of the term, disintegrated rapidly in the Britain of the eighties. But at the same time the major elements of this system of thought underwent new development. Through a complex process of mediation by British Socialist leaders, the rationalistic, the utopian, and what may be called the "realistic" strains in Marxism found new and distinctively British forms»385.

In un numero di The Plebs del 1933 dedicato al peso dell'opera di Marx nella teoria socialista, Harold Laski afferma: «Marx was the outstanding sociologist of the nineteenth century […] I regard Marxism, above everything as a method of enquiry, as one of the outstanding achievements of human intelligence. It marks an epoch in the history of human thought»386, mentre George Douglas Howard Cole

dichiara: «Marxism is the only possible basis for a common socialist philosophy […] To look around on the world of to-day with seeing eyes is to be a Marxist»387.

Negli stessi anni Potter ammette:

«Where we went hopelessly wrong was in ignoring Karl M a rx ’s forecast of the eventual breakdown of the capitalist system as the one and only way of maximising the wealth of the nations. Karl Marx foresaw that the exploitation of land and labour by the private owners of the means of production, distribution and exchange would lead inevitably and universally to a corruption and perversion of the economic system»388.

A dispetto delle affermazioni di Laski e di Cole, che possono essere senza dubbio considerati due grandi conoscitori dell'opera di Marx, e della tarda conversione di Potter, non è facile capire perché, parafrasando Sombart, la Gran Bretagna non abbia avuto il suo marxismo. È necessario perciò osservare il rapporto ambiguo che

385

S. Pierson, Marxism and the Origins of British Socialism, cit., p. xi. «Compared to its counterparts on the continent, the British movement was small. It never developed a genuine mass basis, and it failed, except insofar as it allied itself with non Socialists, to become a significant political force. But the British movement represents an illuminating variant within the broader world of European Socialism. It demonstrated, even before the movements in Germany, France, Italy, and Russia, the instability as well as some of the diverse possibilities of the Marxist synthesis of ideas» (ivi, p. xii).

386 H. Laski, Marx's Place in Socialist Theory, in «The Plebs», 1933, Nuffield College, Cole

Collection, GDHC A1/4/2/1, 2.

387 Ibidem. 388

140 l'Inghilterra intrattiene con il marxismo e con Marx e analizzare quei fattori che in determinati frangenti storici hanno contribuito a formare una cultura politica in una certa misura “immune” al discorso teorico marxiano. Ci interessa qui spiegare questa “immunità”, che non rappresenta tuttavia un'impermeabilità al pensiero marxiano, a partire dalla biografia politica di Potter per comprendere quella parte dell'esperienza marxista inglese e della ricezione del pensiero di Marx che influenza la critica di Potter dell'economia marxiana e il suo ritorno a una sorta di etica politica marxista nella fase più matura della sua riflessione.

I marxisti del periodo vittoriano e edwardiano sono pochi; Tory e Radical indistintamente leggono Marx e ne assorbono in parte i contenuti all'interno delle loro tradizioni. Ernest Belfort Bax integra marxismo e idealismo tedesco con il positivismo repubblicano, Henry Mayers Hyndman con un radicalismo conservatore e dogmatico, mentre William Morris legge il marxismo essenzialmente come una dottrina etica389. Nel 1881, Bax scrive un articolo che

Marx stesso considera il primo scritto a introdurre le sue idee in Inghilterra390.

Questo articolo, insieme a un saggio scritto da Hyndman391 nello stesso anno,

segna l'inizio ufficiale del socialismo inglese392. Bax identifica la vita sociale con la

coscienza e considera l'umanità la sua più alta espressione, perciò l'unica religione possibile in futuro sarebbe quella dell'umanità. Il marxismo viene quindi integrato con l'idealismo e il positivismo per dotarlo di una teoria etica che viene percepita come mancante sia nel Manifesto sia nel Capitale, gli unici testi marxiani disponibili allora.

Il primo esperimento ufficiale di marxismo in Inghilterra è rappresentato dalla Social Democratic Federation di Hyndmann.

Nata da una tradizione radicale, la SDF è la principale rappresentante inglese del marxismo dai primi anni ottanta fino al 1920, quando si unisce al Partito Comunista il blocco più ampio dei suoi membri e leader originari. Si tratta di una forma di marxismo che riflette le ambiguità di tutta la ricezione inglese del pensiero marxiano. Marx, infatti, la disapprova espressamente e Engels le si opporrà attivamente. William Morris, uno dei suoi membri più brillanti e più

389 Cfr. E.J. Hobsbawm, Storia del marxismo – Vol. 1, Il marxismo ai tempi di Marx, Torino, Einaudi,

1978. Si veda anche A. Macchioro, Studi di storia del pensiero economico e altri saggi, Milano, Franco Angeli, 2006.

390 E. Bax, Leaders of Modern Thought – XXIII: Karl Marx, «Modern Thought», 3/1881, pp. 49-54. 391 H. Hyndman, The Dawn of a Revolutionary Epoch, «Nineteenth Century», 9/1881, pp. 1-18. 392 M. Bevir, The Making of British Socialism, Princeton, Princeton University Press, 2011.

141 apprezzati dalla cultura socialista inglese, lascia la federazione qualche anno dopo la sua fondazione. Le sue parole sul Capitale sono particolarmente rivelatrici dell'attitudine inglese al pensiero di Marx: «Whereas I thoroughly enjoyed the historical part of Capital, I suffered agonies of confusion of the brain over reading the pure economics»393. Morris è di fatto un socialista etico più che un marxista

vero e proprio, anche se la storiografia lo annovera tra i maggiori conoscitori del

Capitale assieme a Cole e Laski.

La SDF sopravvive fino ai primi mesi della seconda guerra mondiale. Non elegge mai un MP indipendente, e anche sul piano dei consiglieri locali ha un successo inferiore a quello dell'Independent Labour Party. Il suo più grande merito è, nonostante il settarismo e l'opportunismo politico, quello di essere stata una scuola di quadri militanti della classe operaia: John Burns, Tom Mann, Will Thorne e George Lansbury. Non si può dire però che sia artefice della diffusione del marxismo in Gran Bretagna, semmai il contrario; contribuisce infatti a confermare l'idea del marxismo come corrente di pensiero dogmatica e ortodossa. Lo stesso Lenin la considera una setta più che un'organizzazione politica e la controparte inglese di Rosa Luxemburg è paradossalmente meglio rappresentata da J. A. Hobson394 che da Hyndmann.

La critica dell'opera di Marx non è quindi una priorità della vita intellettuale e politica vittoriana; il primo impatto è quello con un Marx teorico utopista, da cui è possibile prendere alcune idee politiche in funzione anti-liberista, ma non la teoria economica, in particolare la teoria del valore con le sue implicazioni rivoluzionarie sulla concezione del profitto. «Il lavoro è la fonte di tutto il valore» costituisce il nocciolo di tutte le critiche del Capitale di questo periodo. Il paradosso sta nel fatto che erano stati proprio gli economisti classici inglesi, a partire da Ricardo, a formularla. L'analisi marxiana viene invece identificata con quella tradizione socialista tedesca da cui la quella inglese si differenzia principalmente per l'eredità radicale e cartista395.

Bernard Bosanquet nel suo Philosophical Theory of the State sostiene che «the economic or materialist view of history [is] primarily connected with the name of

393 W. Morris, The Collected Works of William Morris, Vol. 23: Signs of Change: Lectures on

Socialism, London, Longmans, 1910-15, p. 278.

394 E.J. Hobsbawm, Labouring Men. Studies in the history of labour, London, Weidenfeld and

Nicolson, 1964 p. 235.

395 Cfr. G.S. Jones, Languages of class. Studies in English working class history, 1832-1982,

142 Marx»396. Il riconoscimento del valore dell'opera di Marx passa infatti più

facilmente per la sua concezione della storia e del progresso – dove l'evoluzionismo di Spencer funge, in un certo senso, da anello di congiunzione tra le due tradizioni – piuttosto che per l'economia politica.

Tra gli economisti che hanno più impatto sulla critica del Capitale c'è sicuramente Philip Wicksteed, Das Capital - A criticism (1884), responsabile della diffusione tra i socialisti inglesi dell'idea dell'irrilevanza della teoria del valore come base scientifica del socialismo. La sua influenza è tanto più potente perché egli partecipa all'Hampstead discussion group (o Hampstead Historical Society) assieme a F. Y. Edgeworth, G. B. Shaw, S. Webb, Graham Wallas e Sydney Olivier, vale a dire, con la sola eccezione del primo, ai padri fondatori del fabian socialism. Il gruppo si proponeva uno studio accurato del Capitale, e sulla base di queste discussioni nascono i Fabian Essays. In questo senso il fabianesimo nasce come alternativa al marxismo, non legata a un’opportunità politica, dal momento che il marxismo non godeva di alcuna egemonia, ma come alternativa teorica e pratica. La vicenda dell'Hampstead Group è rilevante per capire il rapporto di Potter con Marx perché, nonostante non ne faccia parte, molti sono i punti di contatto tra la sua critica e quella della Society.

Wicksteed influenza anche un marxista entusiasta come è Shaw al tempo del primo incontro con Marx, infiammato dalla lettura del Capitale e animato dal consueto fanatismo che contraddistingue il suo rapporto con la politica e l'attività intellettuale, e di cui An Unsocial Socialist (1883) è l'espressione più piena. The Hampstead Historical Society ha un preciso obiettivo: trovare una teoria economica adatta al socialismo. Marx è perciò il naturale punto di partenza, mentre la questione al centro della discussione è il diritto dei lavoratori alla rivoluzione: hanno o no il diritto su tutto il prodotto del loro lavoro? È impossibile non vedere in questo quesito l'ipoteca dei discorsi cartisti e radicali, corretti solo in parte dalla concezione owenita dell'oppressione sociale come questione sistemica e non meramente morale.

Di fatto l'Hampstead discute Ricardo nella sua versione marxiana e in quella milliana – non a caso il Fabian Tract No. 2 contiene tanto Mill quanto Marx. Invece di prendere il plusvalore in blocco, come un unico concetto, i fabiani

396

143 dell'Hampstead lo dividono in tre fattori corrispondenti a tre diversi tipi di rendita:

lands, tools, brains. «If a man worked with the worst land, tools and brains, he

might make no more than he consumed. Therefore, abstract labor does not create surplus value»397. L'argomento è surreale perché per screditare l'importanza della

teoria del valore essi sono costretti a disfarsi della modernità che fa della fabbrica il luogo della produzione capitalistica. È interessante però che in questi stessi anni, Potter esprima, come vedremo, nel suo saggio sull'economia marxiana la stessa intolleranza critica nei confronti del lavoro astratto.

La formazione politica di Shaw è invece legata alla lettura di Henry George, il quale propone in Progress and Poverty (1879)398 un'unica soluzione: la land value

tax. Non sorprende allora che dopo una discussione sul To-day con Wicksteed,

Shaw entri nella Royal Economic Society. La Society è dominata dal pensiero jevonsiano, ma non mancano tensioni interne tra i due sistemi rivali di Jevons e di Mill, considerando che tra i membri sono presenti anche Graham Wallas e Alfred Marshall, il quale, specie per quanto riguarda la teoria del valore, tenta una sintesi dei suoi predecessori. Nel 1887, quando esce la prima traduzione inglese del

Capitale, Shaw comincia a scrivere alcuni articoli su Marx per il National Reformer. Nel primo articolo critica la teoria del valore di Marx da un punto di

vista classico, negli altri due a partire da Jevons. L'assunto di base è che i marxisti non avrebbero mai capito la rendita. Nel primo libro del Capitale, Marx tratterebbe il lavoro senza referenza alcuna alle variazioni delle abilità (skills) e delle materie prime e senza considerare la differenza tra il prodotto del lavoro e il salario della forza-lavoro, nella sua suddivisione in rendita, interesse e profitto. Shaw, tuttavia, pur rifiutando l'economia marxista, accetta il marxismo come filosofia, tanto più valida perché scopre la legge dello sviluppo sociale, in cui la proprietà privata, come la schiavitù o la servitù, non sarebbe che una fase che dimostra il carattere transitorio del capitalismo. Le idee di Marx avrebbero dalla loro parte, oltre qualsiasi punto debole, quello di essere orientate a uno scopo grandioso. Ci soffermiamo sul rapporto di Shaw con l'opera di Marx perché presenta tratti simili a quello di Potter, non tanto sul piano del discorso scientifico – Potter comprende

397 W. Irvine, George Bernard Shaw and Karl Marx, in Karl Marx's Economics Critical Assessments,

Vol. IV, pp. 57-74.

398 H. George, Progress and Poverty. An Inquiry into the Cause of Industrial Depressions and of

Increase of Want with Increase of Wealth: The Remedy (1879), Garden City, NY, Doubleday, Page &

144 meglio di Shaw la teoria economica di Marx – quanto su quello dell’attenzione per la creazione di una nuova coscienza sociale399, quella che negli anni della sua

adesione al comunismo sovietico, Potter chiama, prendendo a prestito il termine russo, «sobernost», ossia il carattere collettivo.

Negli altri articoli pubblicati sul National, Shaw, mostrando una scarsa conoscenza della teoria economica non solo marxiana, sottolinea che l'errore di Marx per quanto concerne la teoria del valore è quello di non distinguere lavoro e merce e soprattutto la unskilled labor power come merce di qualità diversa da tutte le altre, la cui produzione è strettamente connessa con la riproduzione, non con il lavoro. Non riuscendo a vedere le reali differenze tra merce e forza-lavoro, Marx astraendo il lavoro dal suo contesto specifico, formulerebbe un plusvalore inesistente, perché non c’è alcuna differenza tra un uomo e una macchina a vapore in termini di plusvalore prodotto.

Delle discussioni della Hampstead Shaw fa un resoconto in Bluffing the Value

Theory, pubblicato nel To-day nel 1889, che chiarisce la funzione della critica delle

basi economiche del marxismo nella costruzione delle basi economiche del fabianesimo.

«Commodities of the same kind and value are products, not only of labour force, but of raw material which varies greatly in accessibility and adaptability, as every farmer and mine owner knows. Under Socialism we should obtain these for their average cost of production; but individualistic competition can never permanently reduce the prices of manufactured good below the cost of their production from the least accessible and most refractory raw materials in use: the resultant profit to the proprietors of the more favourable raw material being economic rent, the main source of “surplus value”. Without a thorough grip on this factory it is impossible to defend Socialism on economic grounds against rival systems»400.

Invece di fondare sulla teoria del valore lavoro la rivendicazione di una sola classe all'intero prodotto dell'industria, Shaw fonda, su una diversa base teorica, la rivendicazione di tutta la comunità alla rendita economica. La concezione naturale della forza-lavoro, l'idea della comunità come unità sociale ideale e la concezione di una società “multi-classe” sono tutti elementi presenti nella critica potteriana a Marx e centrali nello sviluppo del suo pensiero.

Per capire il rapporto tra l'esperienza fabiana e il pensiero di Marx, la Prefazione di Shaw a Major Barbara è particolarmente rilevante:

«Here am I, for instance, by class a respectable man, by common sense a hater of waste and

399 Vedi S. Pierson, Marxism and the Origins of British Socialism, cit., soprattutto i capitoli 4 e 5. 400 G.B. Shaw, G. Bernard Shaw and Karl Marx: A Symposium, 1884-1889, Ney York, Random

House, 1930, pp. 195-6. Cfr. anche T.A. Knowlton, The Economic Theory of George Bernard Shaw, Orono, Maine University Press, 1936.

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disorder, by intellectual constitution legally minded to the verge of pedantry, and by temperament apprehensive and economically disposed to the limit of old-maidishness; yet I am and have always been, and shall now always be, a revolutionary writer, because our laws make law impossible; our liberties destroy all freedom; our property is organized robbery our morality is an impudent hypocrisy; our wisdom is administered by inexperienced or malexperienced dupes, our power wielded by cowards and weaklings, and our honour false in all its points. I am an enemy of the

existing order for good reason; but that does not make my attacks any less encouraging or helpful to people who are its enemies for bad reasons. The existing order may shriek that if I tell the truth

about it, some foolish person may drive it to become still worse by trying to assassinate it. I cannot help that, even if I could see what worse it could do than it is already doing»401.

Il conflitto tra fabianesimo e marxismo emerge qui nell'idea di un ordine esistente corrotto dal potere, privo di armonia sociale, di onore e di efficienza e che va quindi trasformato radicalmente, ma manca l'idea di un ordine determinato dal potere della classe come tale e della classe intesa politicamente. Si tratta però di un conflitto che lascia aperto uno spazio di comunicazione perché dove il collettivismo amministrativo e la gestione statale del bene pubblico si arrestano, dove sindacati e cooperative dei produttori e dei consumatori falliscono, dove il gradualismo sembra fare più vittime di una rivoluzione, i fabiani, e Shaw più degli altri, anche se animati da uno spirito egualitarista e romantico più che da una fede comunista, volgono il loro sguardo a Marx. In questo senso, la riflessione di Potter si distingue da quella fabiana, perché c’è nella sua analisi della classe lavoratrice un’attenzione all’accumulazione di potere e all’organizzazione operaia.

Dal punto di vista economico, però, la distanza con il marxismo rimane legata a un'adesione, per Shaw alla teoria marginale, e per Potter e Webb alle teorie neoclassiche. Sidney Webb sviluppa la sua teoria della rendita nel corso degli anni ottanta a partire dal lavoro di Francis Walker, che nello stesso periodo Marshall utilizza per formulare una teoria della distribuzione. Nel 1889, Webb scrive a Potter: «I do feel a sort of reverence for Marshall as ‘our leader’ in Economics and I always uphold him as such»402. Nel 1887 Walker pubblica un articolo che intende

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