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Riflessioni conclusive sul genere

Nel documento Quo vadis, articolo determinativo? (pagine 134-137)

4 Il metodo: La grammatica cognitiva che si concretizza nella grammatica delle costruzioni

5.7 Riflessioni conclusive sul genere

Osservare i titoli dei film durante un arco di tempo più lungo di un secolo è stato un bel tuffo nel passato, per arrivare alla fine ai titoli ibridi, variamente storpiati e parzialmente o totalmente in inglese del ventunesimo secolo. Un esempio interessante tra tanti: Shining (del 1980 [sic!], titolo originale The Shining), per cui non abbiamo mai sentito un titolo

italiano111 e non l'abbiamo trovato nemmeno ora. Per la prima edizione del romanzo di Stephen King, su cui si basa il film, abbiamo però trovato il titolo anche in italiano: Una splendida festa di morte, titolo che non è passato alla storia.

Si parla molto della potenza evocativa del cinema ma questa potenza, a nostro giudizio, non si riscontra nei titoli in italiano. Le attestazioni degli ultimi decenni sono una triste fotografia di come l'italiano è sempre più in balia delle invasioni barbariche perpetrate da altri idiomi, come se la lingua italiana avesse perso la propria forza propulsiva intrinseca112. Si tratta di asservimento psicologico nei confronti di altri idiomi o alla lingua italiana sono venuti a mancare certi mezzi espressivi?

Per quanto riguarda la narrativa, sia i traduttori che gli addetti ai lavori presso le case editrici sembrano dedicare più tempo alla scelta del titolo, anche se gli editori ovviamente tendono a scegliere un titolo che, secondo loro, possa catturare l'attenzione di un potenziale compratore. Tornando ai titoli cinematografici, sembra però che a nessuno interessi il povero titolo. Le strategie di marketing delle case di distribuzione cinematografica italiane seguono una loro logica piuttosto oscura.

Secondo Hoek non esisteva alcun testo che fosse “innocente”, né un titolo che non porti le tracce della sua posizione ideologica (1981: 280–282). Forse nel mondo di oggi l’unica ideologia, ahimé, è quella imposta dai mercati. A giudizio di Genette (Genette 1987: 89), invece, il titolo non dovrebbe essere troppo seducente, troppo bello ed ingegnoso, rispetto al contenuto del libro («Le proxénète ne doit pas faire d’ombre à son protégé»). Questa sua tesi emerge dal libro, e lui torna sulla funzione del paratesto leggero ancora nelle sue conclusioni finali («garder la main légère», idem: 376).

Alla fine degli anni ‘90 Iannelli (2015: 180–181) conclude il suo lavoro individuando le seguenti evoluzioni comportamentali nella scelta, mettendo in rilievo l’imprevedibilità della stessa, dei processi traslatori, risultato misto di convenzioni culturali e di ormai

111 In Finlandia il film è conosciuto solo con il suo titolo finlandese Hohto.

112La stessa aridità della vena creativa si vede nel nome del portale degli eventi culturali visitabili nel periodo dell'EXPO, creato appunto per raccogliere insieme tutti gli eventi organizzati nel contempo dell’esposizione mondiale: Very bello. E non è da meno il nuovo logo di Roma capitale Rome & You.

Per amore del vero ci siamo accorti che la traduzione dei titoli in italiano preoccupa anche altri: sono nati ad es. dei gruppi su Facebook particolarmente critici (p.es. “L'imbarazzante e insensata traduzione dei titoli dei film in italiano” e “ Titoli di film stranieri adattati e tradotti coi piedi”). V. anche l'articolo uscito a fine gennaio 2015 su Lercio (sito satirico di notizie inventate): http://www.lercio.it/maxi-multa-allitalia-per-le-traduzioni-alla-cazzo-dei-titoli-dei-film/.

Per quanto riguarda lo strapotere esercitato dall’inglese nell’ambito dei linguaggi specialistici dell’italiano v., ad esempio, Gualdo e Telve (2011: 13, 59).

imprescindibili leggi del marketing, evoluzioni imputabili alla crescita culturale di un pubblico italiano sempre più in grado [sic!] e sempre più affascinato dalla cultura anglo-americana (anche il corsivo è suo). A detta di Iannelli (2015: 171, cfr. anche 150), prerogativa della cultura italiana è l’assunzione e l’utilizzo di termini inglesi al fine di interessare un target composto di pubblico cosmopolita e/o esterofilo. Le succitate convenzioni culturali consistono nel fatto che l’italiano come lingua permette che i suoi titoli cinematografici siano ricchi di parole mutuate dall’inglese. A pag. 100 Iannelli, quanto al gusto esterofilo per la lingua e cultura angloamericana, constata che il fenomeno svela anche un’apertura elastica ad un’osmosi internazionale.

Siamo però nel 2015. Il 25 luglio Franco Dassisti su Radio24, nella sua settimanale rubrica cinematografica “La rosa purpurea”, si esprime nella maniera seguente commentando il titolo italiano How to make love like an Englishman, it. Il fidanzato di mia sorella, novità di quella settimana nelle sale italiane: « Pessimo titolo italiano, cioè titolo italiano che vuole andare sul sicuro, sul comodo – come sempre. Adesso saranno tutti uguali.

Secondo me finiremo con dei titoli tutti uguali per tutti i film, praticamente».

Data la generale intraducibilità dei titoli di tanti film, forse sarebbe caso di utilizzare solo il titolo originale di un prodotto artistico come succedeva spesso nei primi anni di storia del genere cinematografico. Il problema è solo che ormai nemmeno gli originali113 brillano certo per originalità.

113 Un’eccezione del 2014: Citizenfour, documentario su Edward Snowden. Intraducibile, sarebbe davvero un peccato tradurlo. Un altro esempio di un titolo riuscito che non si è tradotto in Italia è il titolo della serie TV Broen/Bron – in Italia su Sky – il cui “protagonista” è il ponte di Øresund che collega la Svezia alla Danimarca. E, infatti, non è affatto raro che parlando del film si scrivano i nomi sia in danese che in svedese.

Va detto tra parentesi che in spagnolo il titolo della serie è diventato El puente. In italiano con molta probabilità

“Il ponte” si associerebbe troppo facilmente ad un altro referente, o a quello pianificato sullo stretto di Messina o a qualche altro ponte comunque italiano.

Nel documento Quo vadis, articolo determinativo? (pagine 134-137)