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rIfLeSSIonI concLuSIve

Grazie a un’analisi congiunta dei dati forniti da Infocamere e quelli emer- si dal questionario, è possibile avere un’immagine più chiara e più approfondita dell’imprenditoria agricola straniera, che fino ad oggi è rimasta quasi com- pletamente inesplorata. Fin dal contatto per somministrare il questionario, è emerso in modo evidente come si tratti di una realtà marginale e di difficile accesso dall’esterno: avere la disponibilità degli intervistati a rispondere alle domande è stato particolarmente difficoltoso e anche la conduzione stessa delle interviste ha mostrato diverse criticità. Il primo elemento che emerge dall’indagine è la conferma della dimensione marginale e sicuramente ridotta rispetto agli altri settori di questa realtà, sia in termini di numeri assoluti sia per quanto riguarda le caratteristiche delle aziende, che risultano essere di ridottissime dimensioni e spesso a gestione individuale o familiare. Si tratta solitamente di attività avviate in alternativa al lavoro subordinato e che riguar- dano una parte piuttosto ristretta della popolazione immigrata. L’imprendito- ria immigrata sembra, infatti, anche in altri settori, costituire una delle poche possibili risposte alle difficoltà lavorative che gli immigrati possono mettere in atto. Tuttavia, pur trattandosi di un fenomeno di nicchia, l’imprenditoria stra- niera nel settore agricolo costituisce anche un segnale della progressiva sta- bilizzazione e diversificazione dell’immigrazione sul territorio italiano. L’avvio di un’attività imprenditoriale è infatti indice di investimento nel paese di arrivo e di una progettualità sicuramente a lungo termine. Allo stesso tempo si pone spesso alla conclusione di un percorso di integrazione già avviato e a buon punto, considerate le risorse che sono necessarie per dedicarsi al lavoro auto- nomo. Tale realtà va di pari passo con altri indicatori che segnalano il cambia- mento del profilo della popolazione immigrata da un insieme di soggetti, spes- so uomini e giovani, dediti al lavoro e al risparmio nell’ottica di un investimento proteso al paese di origine e di un ritorno nel breve periodo, a una popolazione sempre più composta da famiglie, piuttosto che da individui, con una propen- sione all’insediamento stabile in Italia, alla progettazione di lungo periodo e

al radicamento sul territorio, che passa sia attraverso le attività lavorative sia attraverso l’accesso o la richiesta di servizi.

Il capitale umano, sociale e culturale necessario alla scelta imprenditoriale e al suo mantenimento sono notevoli, in particolare se si considerano le difficoltà, non unicamente economiche, che i soggetti stranieri incontrano in questo percor- so. Per esempio, prima ancora delle risorse finanziarie sono le procedure burocra- tiche ad essere indicate come l’ostacolo più difficile da superare e quelle per cui è richiesto più spesso un aiuto esterno. Il finanziamento, infatti, avviene di solito tra- mite risorse personali, che probabilmente si sono accumulate durante l’esperien- za migratoria pregressa. La richiesta di aiuto esterno sembra essere comunque limitata, a indicare come sia il bagaglio personale dell’imprenditore a giocare un ruolo fondamentale nell’avvio e nel successo dell’attività in proprio. Un’altra carat- teristica di questo settore è la significativa presenza di donne, più alta sia rispetto ad altri settori in cui si registrano considerevoli livelli di imprenditoria straniera, sia rispetto alle imprenditrici autoctone nel medesimo comparto. Se da una parte questo dato indica una maggiore facilità all’accesso a questo tipo di lavoro auto- nomo anche da parte della popolazione straniera femminile, dall’altra potrebbe suggerire una maggiore difficoltà a trovare soddisfazione dal punto di vista occu- pazionale, in determinati territori, nel lavoro subordinato, per cui l’imprenditoria diventa una delle poche possibili via di uscita. Prendendo in considerazione gli anni in cui sono state avviate le attività, la loro estensione territoriale, la scarsa presenza di addetti occupati oltre al titolare e raramente al di fuori della cerchia familiare e le tipologie di attività produttive che spesso si riducono a quelle di base, si riscontra una difficoltà di ampliamento e di sviluppo delle attività, anche a fronte di un congruo numero di anni trascorsi dall’avvio dell’impresa. Queste difficoltà nello sviluppare la propria attività vanno di pari passo alla scarsa integrazione sul territorio di cui sembrano soffrire le imprese straniere e che, invece, risulta fon- damentale soprattutto nel caso di attività dalle dimensioni così piccole. La scarsa propensione, infatti, ad associarsi, a lavorare con persone al di fuori della cerchia familiare o di diversa nazionalità, a chiedere aiuto a servizi esterni, che siano pub- blici o privati indicano una forte chiusura e una scarsissima apertura all’esterno. Se tale chiusura da un lato può difendere e preservare l’autonomia dell’attività e la sua sopravvivenza, dall’altra le impedisce però di crescere, di estendersi e diversificarsi. Gli investimenti futuri sono diretti al miglioramento dell’esistente, in quanto la maggior parte di coloro che prevede di poter far fronte ad acquisti pensa di comprare altro terreno o di sostituire o rinnovare le attrezzature, ma sono pochi coloro che vedono la possibilità di investire in innovazione. Sicuramente la

propensione a prendere nuove strade non è incentivata dalla crisi economica, che ha contribuito a un clima di sfiducia e di paura, sicuramente non adatto a spinte innovative.

Se già in precedenza, quindi, si registrava una carenza di servizi sul territo- rio che favorissero l’integrazione delle piccole realtà agricole straniere ed italiane tra di loro e con le altre attività presenti, ad oggi tale necessità viene riconfermata ancora con più forza data la congiuntura economica in cui l’Italia si trova. Nello specifico, si riscontra l’esigenza di una serie di servizi il cui target primario siano gli imprenditori agricoli stranieri e che si occupino delle seguenti attività:

- aiuti nelle pratiche burocratico–amministrative;

- incentivi allo sviluppo dell’attività, in modo da favorire sia la produttività sia gli investimenti volti alla crescita dell’attività;

- interventi che facilitino una migliore integrazione sul territorio, attraverso una rete di sostegno, di confronto e di scambio tra gli imprenditori presenti sul medesimo territorio.

Un sostegno adeguato e pensato dal punto di vista istituzionale e dei servizi potrebbe mettere a frutto in maniera molto più efficace e produttiva le risorse di cui gli immigrati che si impegnano in un’attività imprenditoriale agricola già dispongono. Tale supporto non faciliterebbe solo lo sviluppo delle imprese degli immigrati, ma consentirebbe a queste di contribuire in maniera più cospicua alla realtà economica del territorio in cui operano, producendo occupazione e ulteriore valore aggiunto.

BIBLIoGrAfIA

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Finito di stampare nel mese di Aprile 2013 da CSR Centro Stampa e Riproduzione srl

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