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Le imprese straniere nel settore agricolo in Italia

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Academic year: 2021

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Le imprese straniere

neL settore agricoLo in itaLia

collana sistema DeLLa conoscenZa. Quaderni

Le imprese straniere ne L sett ore a grico Lo in it a Lia

L’area Sistema della conoscenza in agricoltura sviluppa e realizza attività di studio e supporto alle amministrazioni centrali e regionali su tre filoni principali: il sistema ri-cerca nelle sue componenti principali e in relazione ai livelli istituzionali che lo pro-muovono (europeo, nazionale, regionale); i servizi di sviluppo regionali con particolare riferimento agli interventi previsti dalle politiche europee; gli aspetti sociali e culturali dell’agricoltura quali fattori per lo sviluppo di nuovi percorsi produttivi e di attività di servizio alla collettività.

Le iniziative di ricerca e consulenza vengono realizzate secondo un approccio olistico e relazionale che prende in considerazione l’apporto di tutte le componenti classiche del sistema della conoscenza (ricerca, servizi di assistenza e consulenza, formazione, tessuto imprenditoriale e territoriale) e coniuga il tema dell’innovazione quale obiettivo trasversale da perseguire per il miglioramento del sistema agricolo e rurale.

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settore agricolo in Italia

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Il rapporto sintetizza i risultati di una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa per conto dell’INEA, nell’ambito del progetto “Promozione della cultura contadina” finanziato dal MIPAAF (Decreto n. 0024480 del 18/11/2011), coordinato da Francesca Giarè.

Il rapporto è stato redatto da Valeria Benvenuti e Marta Cordini della Fondazione Leone Moressa.

Segreteria di redazione: Roberta Capretti Coordinamento editoriale: Benedetto Venuto

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Introduzione 5 Capitolo 1

Perché e come parlare di imprenditoria agricola straniera in Italia 9

1.1 Il progetto di ricerca: obiettivi e impianto teorico 9

1.2 Premessa metodologica 10

Capitolo 2

Gli imprenditori stranieri nel settore agricolo in Italia 15

2.1 L’imprenditoria straniera in breve 15

2.2 L’identikit dell’imprenditore agricolo straniero 16

Capitolo 3

Le imprese straniere 31

3.1 Definire l’azienda agricola straniera 31

3.2 Le caratteristiche delle imprese agricole straniere 33

Capitolo 4

I risultati dell’indagine 37 4.1 Dati anagrafici e informazioni personali: il profilo degli intervistati 37

4.2 L’avvio dell’attività 44

4.3 Caratteristiche dell’attività 47

4.4 L’impresa agricola straniera davanti alla crisi 58

Capitolo 5

Riflessioni conclusive 65

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La presenza di stranieri nel settore agricolo è solitamente veicolata dall’im-magine del bracciante immigrato stagionale, spesso irregolare e vittima di feno-meni di sfruttamento, quali il caporalato.

L’ultimo rapporto Inea su “Gli immigrati nell’agricoltura italiana” (2009) de-scrive il lavoro agricolo dello straniero come un impiego caratterizzato dalla sta-gionalità, da ritmi di lavoro molto sostenuti e da orari che spesso esauriscono tutta la giornata, sottraendo tempo a qualsiasi attività extra-lavorativa e, talvolta, anche al riposo. Spesso i lavoratori stranieri occupano quelle mansioni che la popolazio-ne italiana non è disposta a ricoprire, a causa degli orari di lavoro e delle condizio-ni di vita. Secondo il rapporto, le principali caratteristiche socio-demografiche del lavoratore immigrato in agricoltura sono le seguenti: è maschio, giovane e di età compresa tra i 20 e i 40 anni, ha un livello di istruzione piuttosto basso ed è arrivato da breve in Italia. L’impiego agricolo rappresenta il modo più facile per guadagnare qualcosa e tentare di ottenere il permesso di soggiorno che gli consenta poi di spostarsi verso lavori e territori più redditizi. Il rapporto sottolinea, inoltre, come il settore primario sia un notevole bacino di attrazione per l’immigrazione irrego-lare. A fronte di questa popolazione, esistono poi, sebbene in numero esiguo, gli stranieri che hanno invece visto nel comparto primario un’opportunità di crescere professionalmente in maniera autonoma. La scelta di avviare un’attività in pro-prio deriva sia da velleità di natura economica, ma anche dalla volontà di emanci-parsi dalle immagini stereotipate comunemente diffuse sull’immigrazione. L’idea dell’imprenditore immigrato suggerisce categorie di significato nuove e raramente attribuite ai lavoratori stranieri, quali l’intraprendenza, la capacità di muoversi sul territorio e di raccogliere informazioni, il desiderio di mobilità lavorativa e socia-le. Studiare l’imprenditoria straniera diventa quindi uno snodo fondamentale per guardare al fenomeno migratorio non più in un’ottica esclusivamente assistenziale ed emergenziale, per sottolineare invece quegli aspetti che conferiscono al lavo-ratore straniero lo spessore e la complessità di un attore sociale che agisce con consapevolezza e razionalità a seconda delle proprie aspirazioni e delle proprie risorse. Questo non significa che la scelta di impegnarsi in un’attività imprendi-toriale sia una decisione presa indipendentemente dai vincoli e dagli ostacoli che

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comporta il lavoro subordinato. Al contrario, a volte, l’imprenditoria si rivela una delle poche possibili vie di uscita da condizioni lavorative e retributive assoluta-mente inadeguate. Inoltre, se l’avvio e il mantenimento di un’attività imprendito-riale sono sintomi significativi di un buon livello di integrazione socio-economica, è comunque opportuno valutare da vicino quali sforzi e quali costi comporti questa integrazione sul territorio. Come infatti emerge dalla ricerca qui presentata, le contraddizioni che questi percorsi implicano sono numerose e la riuscita nell’atti-vità imprenditoriale non sempre corrisponde a una piena integrazione nel tessuto socio economico del territorio, cui le imprese appartengono. D’altro canto, l’im-prenditoria immigrata, così come il lavoro immigrato, apportano dei considerevoli benefici alla società1:

1) a livello occupazionale: l’avvio di un’attività imprenditoriale non crea solo auto-occupazione, ma è potenzialmente in grado di creare opportunità oc-cupazionali per altri lavoratori;

2) a livello economico: la forza lavoro immigrata contribuisce alla formazione del Prodotto Interno Lordo per circa l’11%, secondo le ultime stime della Caritas Migrantes2;

3) a livello finanziario: gli immigrati nel 2010 hanno provveduto a un gettito fiscale pari a 6,2 miliardi di €, che rappresentano il 4,1% del totale dell’am-montare dell’imposta netta pagata dal complesso dei contribuenti3;

4) a livello previdenziale: l’Inps ha accertato che gli immigrati assicurano un gettito annuale di circa 5 miliardi di € come contributi previdenziali, rima-nendo tra l’altro minimali percettori di misure pensionistiche data la loro giovane età4.

L’imprenditoria straniera5 da un apporto significativo all’economia italiana: la ricchezza che producono le 450 mila imprese non italiane ammonta a quasi 76 miliardi di €, pari al 5,5% dell’intera ricchezza prodotta a livello nazionale. Rispetto agli altri settori, l’agricoltura è tuttavia il comparto in cui le imprese straniere con-tribuiscono di meno al valore aggiunto prodotto dal totale delle imprese agricole 1 Fondazione Ethnoland, Imprenditori Immigrati in Italia. Dinamiche del fenomeno. Analisi, storie e

prospetti, Edizioni Idos, Roma.

2 Caritas Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2012, 22° Rapporto, edizioni Idos, Roma. 3 Fondazione Leone Moressa, Rapporto Annuale sull’Economia dell’Immigrazione. Immigrati: una

risorsa in tempo di crisi, Il Mulino, Bologna, 2012.

4 Questa caratteristica della popolazione immigrata, secondo il Diciottesimo Rapporto sulle migra-zioni della Fondazione Ismu, sembra destinata ad esaurirsi a causa del cosiddetto “invecchiamento importato”, vale a dire l’invecchiamento della popolazione immigrata.

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Le imprese gestite da stranieri contribuiscono quindi alla crescita comples-siva del sistema nazionale, soprattutto in un periodo di crisi. Le imprese straniere sembrano, infatti, aver subito meno danni a causa della crisi economica rispetto alle attività autoctone: se le imprese italiane hanno chiuso il 2011 con un saldo negativo pari a -29.000 unità, le imprese condotte da stranieri hanno chiuso con un saldo positivo di più di 25.000 unità. Questo apporto e il dinamismo che queste realtà dimostrano rivelano la necessità di conoscerle e di porre l’attenzione sull’in-tegrazione degli stranieri e delle attività da essi avviate nel sistema economico. In particolare, in un paese come l’Italia, che, secondo la World Bank6, si pone al 77esimo posto nella graduatoria mondiale per la facilità con cui si avvia un’azienda e all’88esimo posto per la facilità con sui si fa imprenditoria in generale, l’impren-ditoria rappresenta una vera e propria sfida e richiede un considerevole bagaglio di risorse, coraggio e iniziativa personale.

6 The World Bank, Doing Business in a more transparent world. Comparing regulations for domestic firms in 183 economies, Washington, 2012

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apitolo

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PercHé e coMe PArLAre dI IMPrendItorIA

StrAnIerA In AGrIcoLturA

1.1 Il progetto di ricerca: obiettivi e impianto teorico

Parlare di stranieri che lavorano nel comparto primario significa, quasi sempre, fare riferimento ai lavoratori stagionali occupati periodicamente come braccianti agricoli. Sebbene questa presenza sia significativa, gli stranieri sono impegnati nel settore agricolo anche come imprenditori. Si tratta di un fenomeno ancora dalle dimensioni ristrette, che tuttavia è sintomo di percorsi di integrazione lavorativa e sociale su un territorio diverso da quello metropolitano, comunemente più studiato. L’attività imprenditoriale presuppone una serie di mezzi e di risorse tali da permetterne l’avvio e il mantenimento, che sottende un buon livello di inte-grazione, una buona conoscenza del territorio e dei servizi che offre, la conoscenza degli strumenti burocratici e finanziari necessari a questo tipo di attività e una buona padronanza della lingua italiana. Il settore agricolo inoltre è un comparto particolare, caratterizzato da una forte stagionalità e da un ruolo marginale rispet-to ad altri comparti nazionali.

La scarsa conoscenza della presenza e delle caratteristiche della popola-zione immigrata in veste di imprenditori agricoli sul territorio italiano rende ne-cessario uno studio. L’analisi di questo fenomeno, infatti, consente di approfondire una parte importante della realtà economica del territorio nazionale che vedrà nel prossimo futuro una sempre maggiore presenza di immigrati, sia in termini di lavoro subordinato, sia e soprattutto di lavoro autonomo.

Il rapporto innanzitutto contestualizza la realtà imprenditoriale straniera nel settore agricolo e successivamente presenta i dati dell’indagine sul campo attraver-so la attraver-somministrazione di un questionario a un campione di imprenditori stranieri. Se da una parte l’analisi quantitativa permette una visione strutturale e complessiva del fenomeno, dall’altra i dati emersi dalla rilevazione consentono di cogliere

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molte-plici sfumature e di indagare anche quelle dimensioni che rimangono inevitabilmen-te inesplorainevitabilmen-te tramiinevitabilmen-te il semplice utilizzo delle banche dati. Si tratta di un argomento molto complesso da approcciare, fatto di piccoli numeri e di situazioni molto diffe-renziate all’interno del medesimo universo di riferimento, di conseguenza la lettura dei dati deve essere molto attenta e puntuale, tenendo sempre ben presenti i valori assoluti cui si riferiscono le distribuzioni percentuali, in modo da non conferire ec-cessiva rilevanza a fenomeni scarsamente rappresentativi.

1.2 Premessa metodologica

La ricerca si compone di una fase di analisi complessiva del fenomeno, seguita da una fase di analisi originale su un campione di imprese straniere. La prima fase, utilizzando le banche dati disponibili, cerca di inquadrare il fenome-no dell’imprenditoria straniera agricola in Italia nei suoi aspetti più strutturali, mentre la seconda analizza alcuni aspetti specifici tramite l’utilizzo di un que-stionario elaborato ad hoc per l’indagine.

L’analisi del fenomeno. I dati Infocamere, che costituiscono la banca dati

di riferimento, si dividono tra quelli che fanno capo ai soggetti stranieri che ri-coprono un ruolo da imprenditore nel settore primario e quelli che si riferiscono alle imprese gestite da stranieri. I dati disponibili consentono di quantificare la numerosità degli imprenditori nati all’estero di aziende che sono registrate alla camera di commercio al terzo trimestre del 2012. La diffusione e le caratteristi-che del fenomeno sono stati analizzati tramite i seguenti parametri:

- regione e provincia con la realizzazione dell’indice di concentrazione; - sesso;

- età;

- carica ricoperta (titolare, socio, amministratore, altre cariche); - nazionalità e paese di provenienza;

- i dati regionali ci forniscono le informazioni circa le dinamiche avvenu-te nell’ultimo anno (var % 2010/2011) e nel corso dell’ultimo quinquennio (var % 2006/2011).

Dall’analisi di questi dati emerge un identikit dell’imprenditore immigrato e della sua diffusione sul territorio nazionale.

Spostare l’attenzione sulle aziende agricole gestite da stranieri permette, invece, di determinare quanto segue:

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- il fenomeno della nati-mortalità calcolandone il tasso di sviluppo nel 2011 - il grado di imprenditorialità straniero (a esclusiva, forte o maggioritaria

conduzione straniera).

I dati sulle imprese consentono anche di riflettere, in modo più accurato, sull’apporto dell’attività imprenditoriale straniera al tessuto economico e finan-ziario autoctono, grazie, per esempio, alle informazioni relative al valore aggiun-to prodotaggiun-to o al tasso di sviluppo.

Nell’analizzare i dati Infocamere, che rappresentano uno strumento pre-zioso e unico per comprendere sia l’imprenditoria straniera sia quella italiana, vanno tenute presenti alcune considerazioni che permettono una lettura mag-giormente accurata e coerente dei dati. In particolare, per quanto concerne le riflessioni qui proposte, è opportuno ricordare che:

- la banca dati Infocamere delle Camere di Commercio identifica gli impren-ditori immigrati facendo riferimento alle cariche imprenimpren-ditoriali (titolari, soci, amministratori di impresa e altre cariche) detenute da soggetti nati all’estero. Il Rapporto Unioncamere7 sottolinea però la presenza di alcuni limiti di questa banca dati che possono indurre a una lettura distorta delle informazioni. In primo luogo un soggetto può essere titolare di più cari-che e questo può comportare una sovrastima del fenomeno. Un secondo problema è rappresentato dalla mancata o errata registrazione della na-zionalità di nascita. Questa banca dati infatti si basa sul luogo di nascita, estrapolando le informazioni dai codici fiscali, e questo significa che tra gli stranieri vi è il rischio di conteggiare cittadini italiani nati all’estero e in seguito rimpatriati, oppure individui che hanno acquisito in seguito la cittadinanza italiana. Per ovviare a questi limiti, le diverse ricerche han-no adottato meccanismi correttivi, limitando ad esempio l’analisi ai soli titolari di impresa, o ai soli imprenditori individuali per cui si dispone di dati più affidabili. Questa scelta però porta alla necessità di distinguere tra lavoro autonomo e imprenditoria: l’avvio di un’attività autonoma, infatti, è spesso preliminare alla costituzione di un’impresa, tuttavia la decisione di mettersi in proprio può anche derivare dall’assenza di altre opportunità lavorative o può rappresentare una strategia di uscita dalle difficoltà nor-mative in materia di permessi di soggiorno. Inoltre risulta difficile distin-guere un imprenditore da chi, seppur lavoratore autonomo, di fatto gode di 7 Centro Studi Unioncamere, Rapporto Unioncamere 2011, Unioncamere 2011,

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scarsa indipendenza sul mercato, essendo prevalentemente impiegato per conto terzi o subappalto8;

- nel conteggio degli imprenditori stranieri sono considerate le persone atti-ve, non quelle registrate, in modo da rendere conto di una realtà effettiva-mente esistenze e non di una presenza unicaeffettiva-mente amministrativa.

- la maggior parte dei dati si riferisce al 3° trimestre del 2012 e rappresenta l’informazione maggiormente aggiornata al momento della redazione del presente rapporto. Là dove però vengono presentate variazioni longitudinali, quindi di anno in anno, l’ultimo dato preso in considerazione è quello del 2011, per il quale è disponibile il 4° trimestre, vale a dire il dato annuale: in tal modo si confrontano due periodi corrispondenti tra di loro, garantendo una maggiore affidabilità dell’informazione.

L’indagine di campo. Questa parte di analisi si propone di approfondire

ul-teriormente il tema in esame attraverso la somministrazione di un questionario a un campione di 532 imprenditori stranieri nel settore agricolo. Tale numerosità risulta essere statisticamente rappresentativa della realtà presa in esame a se-guito di uno schema di campionamento di tipo stratificato proporzionale secondo le macroaree territoriali. La somministrazione del questionario è avvenuta tramite tecnica CATI (somministrazione telefonica), in modo da consentire una supervi-sione costante e un monitoraggio in tempo reale dello stato di campionamento. È stata ovviamente garantita la privacy nel momento dell’elaborazione dati e della realizzazione dello studio. Il questionario è composto da una trentina di domande strutturate secondo i seguenti temi:

1 dati anagrafici e informazioni personali: in questa sezione il questionario raccoglie i dati anagrafici di base degli intervistati, in modo da fornire un profilo delle loro caratteristiche personali, quali l’età, il genere, la naziona-lità e il livello di istruzione;

2 informazioni sull’avvio dell’attività: le domande raccolgono informazioni sulle prime fasi dell’attività, sulla sua durata e sulle difficoltà incontrate;

3 caratteristiche dell’azienda: numero e caratteristiche degli addetti, cariche ri-coperte, modalità di reclutamento degli addetti, affiliazione ad associazioni; 4 caratteristiche dell’attività: descrizione del terreno, delle proprietà, delle

produzioni, delle modalità di finanziamento e dei canali di commercializza-zione dei prodotti;

8 C. Codagnone, Imprenditori immigrati: quadro teorico e comparativo, in A.M. Chiesi e E. Zucchetti (a cura di), Immigrati imprenditori: il contributo degli extra comunitari allo sviluppo della piccola e media impresa in Lombardia, Milano, Egea, 2003, pp. 33-85.

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5 situazione congiunturale: le domande di questa sezione si propongono di indagare gli effetti della crisi economica sulle aziende agricole gestite da stranieri e di rilevare le prospettive e le aspettative future.

La somministrazione del questionario non è stata priva di criticità, dovute in primis alla scarsa numerosità della popolazione di riferimento, alle difficoltà di reperimento dei soggetti da intervistare e alle difficoltà linguistiche. I risultati qui presentati sono quindi da leggersi sempre tenendo conto dei limiti intrinseci dello strumento questionario rapportato alla popolazione di riferimento, che, in questo caso, non presenta solo la criticità della lingua, ma anche la difficile reperibilità, in quanto impegnata spesso in un lavoro che rende difficile il contatto telefonico.

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GLI IMPrendItorI StrAnIerI neL Settore

AGrI-coLo In ItALIA

2.1 L’imprenditoria straniera in breve

Diverse ricerche a livello internazionale hanno sottolineato il ruolo positivo dell’imprenditoria immigrata nello sviluppo dell’economia del paese ricevente.

Nella maggior parte dei paesi aderenti all’Oecd (Organisation for economic Co-operation and Development), gli immigrati ricoprono un ruolo importante nella creazione di nuove imprese9: escluso il settore primario, in media il 12,7% dei cit-tadini nati all’estero è coinvolto in un’attività imprenditoriale non agricola, contro il 12% dei nativi. Tra i diversi paesi europei si riscontrano però notevoli differenze, poiché il contesto sociale, economico e normativo esercita una forte influenza sui percorsi e sugli esiti imprenditoriali degli immigrati e delle loro attività. Se nei paesi del Nord Europa, infatti, i tassi di imprenditorialità straniera sono general-mente più elevati di quelli dei nativi, nei paesi dell’Europa meridionale si riscontra la situazione opposta.

Anche il livello di istruzione degli imprenditori immigrati varia considerevol-mente da un paese europeo e all’altro: considerando il decennio 1998-2008 nei pa-esi Oecd, il 36% degli imprenditori nati all’estero risulta in possesso di un titolo di studio elevato, ma in Italia e in Portogallo la percentuale si assesta intorno al 20%, un valore inferiore a quello della media. La tendenza registrata in tutta Europa è quella di un livello superiore di istruzione degli imprenditori immigrati rispetto agli autoctoni10.

Un altro aspetto da tenere in forte considerazione è il contributo delle attivi-9 M.V. Desiderio e J. Salt, Main findings of the conference of Entrepreneurship and Employment cre-ation of Immigrants in Oecd countries, 9-10 June 2010 Paris, in Oecd, Open for Business. Migrant entrepreneurship in OECD Countries, OECD publishing, 2010.

10 M.V. Desiderio e J. Mestres - Domènech, Migrant entrepreneurship in Oecd countries and its con-tribution to employment, in Oecd, Open for business, cit., pp. 26-27.

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tà degli imprenditori immigrati alla crescita dell’occupazione. Secondo i dati Euro-stat e Oecd, un imprenditore nato all’estero in media crea nelle aziende con meno di 50 dipendenti da un minimo di 1,4 a un massimo di 2,1 posti di lavoro, contro un minimo di 1,8 e un massimo di 2,1 per le attività dei nativi11. In Italia il divario è più alto: mentre la stima del contributo all’occupazione degli imprenditori nativi varia da un minimo di 1,7 posti di lavoro a un massimo di 2,4, l’apporto degli imprenditori immigrati si aggira tra l’1,1 e l’1,4. Nonostante le differenze che intercorrono tra un paese e l’altro, nel decennio 1998-2008 in quasi tutti i paesi Oecd il contributo dell’imprenditoria immigrata all’occupazione è andato aumentando. Nello specifi-co, in Italia tra il 1998 e il 2000 gli imprenditori stranieri impiegavano circa 41 mila lavoratori (0,4% del totale), nel 2007-2008 il numero dei lavoratori è aumentato a 282 mila (pari al 4,1% del totale)12.

Secondo i dati Infocamere, a fine del terzo trimestre 2012, il numero di im-prenditori stranieri attivi in Italia si aggira intorno ai 591 mila soggetti, con un in-cremento del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2011, che corrisponde a circa 24 mila unità. Si tratta di una tendenza opposta rispetto agli imprenditori italiani, che invece per lo stesso periodo hanno registrato una contrazione del -1,5%. Secondo il dato più recente (3° trimestre 2012), gli imprenditori stranieri in Italia rappre-sentano il 7,4% della totalità degli imprenditori. Si concentrano soprattutto nella provincia di Milano (10,0%), Roma (9,0%), Torino (4,8%) e Firenze (2,9%). Se viene considerata l’incidenza degli imprenditori stranieri sul totale degli imprenditori, si riscontra che Prato è la provincia in cui il valore è più elevato (17,7%), seguita da Firenze (11,8%) e Trieste (11,4%).

I principali settori di attività degli imprenditori in Italia sono il commercio, in cui sono attivi quasi 195 mila imprenditori, vale a dire il 32,9% del totale degli imprenditori stranieri, le costruzioni (24,0%) e le attività manifatturiere (10,2%). Gli imprenditori che sono occupati nel settore agricolo rappresentano il 2,9% del totale degli imprenditori stranieri.

2.2 L’identikit dell’imprenditore agricolo

Gli imprenditori stranieri nel settore agricolo in Italia sono 17.286 secondo i dati Infocamere aggiornati al 3° trimestre del 2012. Come anticipato, essi

rap-11 Ibidem, pp.40-41.

12 Fondazione Leone Moressa, Rapporto Annuale sull’Economia dell’immigrazione 2011, Bologna, Il Mulino, 2011, pp. 133-151.

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presentano il 2,9% del totale degli imprenditori di cittadinanza straniera e sono distribuiti in maniera abbastanza eterogenea sul territorio nazionale. Toscana e Sicilia sono le due regioni in cui questa presenza è più importante, rispettivamente il 13,8% e il 12,8% degli imprenditori stranieri opera in questi territori. Seguono il Veneto (7,1%), il Lazio (7,0%) e la Campania (6,9%). La Toscana è anche la ragione in cui l’incidenza di imprenditori stranieri è più marcata sul totale della popola-zione impegnata in attività imprenditoriali nel settore agricolo (4,5%), mentre la Puglia è l’ultima regione per tasso di incidenza (1,0%) (tab.1).

I dati, inoltre, sottolineano che non si tratta di un settore ad esclusivo appan-naggio maschile, ma al contrario le donne costituiscono il 48,1% degli imprenditori stranieri nel comparto agricolo a livello nazionale. Le regioni in cui la presenza femminile è più significativa sono la Campania (58,8%) e il Molise (57,1%). La pre-senza di donne straniere imprenditrici in agricoltura sul totale degli imprenditori stranieri nel medesimo settore è più elevata rispetto a quella della popolazione complessiva, che si attesta sul 27,1% (tab.1).

Confrontando il 2010 con il 2011, la presenza di imprenditori stranieri in questo settore è andata aumentando soprattutto in Veneto (+ 7,4%), mentre è di-minuita in Val d’Aosta (-2,9%), Liguria (-2,0%), Friuli Venezia Giulia (-1,9%) e lieve-mente in Piemonte (-0,1%). Rispetto al 2006 le differenze tra le regioni diventano ancora più marcate. Vediamo, infatti, che in Calabria (+ 35,0%) e in Puglia (+ 26,7%) l’incremento è stato particolarmente significativo, la Lombardia (- 13,4%) e il Friuli Venezia Giulia (-6,1%), invece, hanno visto questa presenza diminuire. Infine è op-portuno notare, ai fini di una corretta lettura dei dati, che alcune numerosità sono troppo ridotte perché il calcolo della variazione dia un risultato statisticamente significativo e comparabile: si consideri, per esempio, il caso della Val d’Aosta in cui sono state rilevate 30 aziende agricole. In questo caso la variazione del – 34,0% è meno significativa di altre variazioni più modeste ma calcolate su numeri più elevati, per esempio il dato precedentemente illustrato sulla Lombardia (-13,4%).

Gli imprenditori agricoli stranieri provengono principalmente da Svizzera (16,0%), Germania (15,2%) e Francia (7,7%). Tra i paesi a pressione migratoria, spicca la Romania (5,3%), che si posiziona prima di Stati Uniti (4,4%), Gran Breta-gna (4,3%) e Belgio (3,3%), seguiti poi da Albania (3,1%), Tunisia (2,8%) e Venezuela (2,8%). Da questi paesi proviene oltre la metà (64,9%) degli imprenditori stranieri nel comparto agricolo (tab.2).

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Tab. 1 – Imprenditori agricoli stranieri per regione, 3° trimestre 2012. Distribu-zioni, incidenze e variazioni percentuali 2006-2010, 2010-2011.

Regioni Imprenditori stranieri Incidenza % imprenditori stranieri sul totale imprenditori Distribuzione % degli imprenditori stranieri Incidenza donne straniere impren-ditrici su totale imprenditori stranieri Var % 2006-2011 Var % 2010-2011 Toscana 2.392 4,5% 13,8% 43,0% 15,1% 3,7% Sicilia 2.206 2,2% 12,8% 48,5% 15,8% 2,4% Veneto 1.235 1,3% 7,1% 42,3% 12,9% 7,4% Lazio 1.215 2,3% 7,0% 47,1% 4,4% 2,5% Campania 1.199 1,7% 6,9% 58,8% 11,6% 2,3% Piemonte 1.049 1,5% 6,1% 50,1% 9,8% -0,1% Emilia Romagna 1.000 1,2% 5,8% 48,3% 11,7% 3,8% Puglia 940 1,0% 5,4% 49,6% 26,7% 3,8% Lombardia 824 1,2% 4,8% 42,4% -13,4% 2,6% Abruzzo 805 2,5% 4,7% 56,1% 17,6% 4,1% Umbria 720 3,2% 4,2% 51,3% 17,9% 2,2% Friuli Venezia G. 673 3,2% 3,9% 47,3% -6,1% -1,9% Marche 584 1,6% 3,4% 52,9% 15,3% 3,9% Calabria 555 1,6% 3,2% 48,1% 35,0% 3,4% Sardegna 531 1,3% 3,1% 46,0% 9,9% 4,9% Trentino Alto A. 437 1,3% 2,5% 37,1% 5,0% 4,0% Liguria 370 2,7% 2,1% 46,5% 3,3% -2,0% Molise 261 2,3% 1,5% 57,1% 5,9% 4,5% Basilicata 260 1,3% 1,5% 51,2% 17,0% -0,4% Valle d’Aosta 30 1,5% 0,2% 33,3% -34,0% -2,9% Italia 17.286 1,8% 100,0% 48,1% 11,1% 2,9%

Elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

Se consideriamo la distribuzione territoriale di questi imprenditori nelle regioni italiane (tabelle 2, 3a, 3b), emergono alcuni aspetti interessanti legati ai percorsi migratori. Infatti, mentre alcune nazionalità si distribuiscono in manie-ra abbastanza uniforme sul territorio, con picchi di numerosità in alcune regioni, determinati presumibilmente dalle caratteristiche delle regioni stesse, che sono

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maggiormente dedite alle attività agricole, altre invece tendono a concentrarsi prevalentemente in alcune zone. Per esempio, quasi la metà degli imprenditori agricoli albanesi (41,6%) si concentra in Toscana, mentre la metà di quelli tunisini lavora prevalentemente in Sicilia (49,6%) e il 17,1% in Lazio. Infine, i macedoni (40,9%) sembrano privilegiare la Toscana. Tali concentrazioni, oltre a dipendere ovviamente dalle caratteristiche dei territori e alla prossimità geografica che porta alcune popolazioni ad approdare prima in un territorio piuttosto che in un altro (basti pensare ai tunisini in Sicilia), deve la sua principale spiegazione all’esisten-za di reti etniche, che favoriscono la realizall’esisten-zazione del progetto migratorio in un luogo piuttosto che in un altro. L’esistenza di connazionali, infatti, che hanno già avuto esperienze simili e che sono in grado di trasmettere conoscenze utili, può facilitare la preferenza verso una determinata zona per l’avvio della propria attività imprenditoriale, così come, in generale, la presenza di connazionali, anche se non direttamente coinvolti nell’imprenditoria può assicurare aiuto e assistenza, non solo in termini economici.

Tab. 2 - Distribuzione percentuale degli imprenditori agricoli stranieri per paese di provenienza, 3° trimestre 2012

Primi 10 paesi Imprenditori stranieri Distribuzione %

Svizzera 2768 16,0% Germania 2629 15,2% Francia 1332 7,7% Romania 916 5,3% Stati Uniti 755 4,4% Gran Bretagna 741 4,3% Belgio 570 3,3% Albania 541 3,1% Tunisia 486 2,8% Venezuela 481 2,8%

Totale primi dieci 11.219 64,9%

Totale 17.286

(21)

Tab. 3a- Dis tribuzione % t errit orial e degli impr endit ori agric oli s tr

anieri per paese di pr

ov

enienza (primi 20) (% su nazionlità)

Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli V enezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Svizzera 6,8% 3,3% 3,5% 14,0% 3,5% 3,8% 2,3% 1,1% 5,5% 2,3% Germania 4,0% 2,0% 5,7% 8,0% 2,2% 1,3% 4,3% 1,3% 2,3% 3,7% Francia 3,4% 1,0% 2,7% 3,5% 9,1% 8,9% 6,1% 5,3% 3,5% 3,5% Romania 6,1% 1,3% 3,2% 2,9% 7,6% 1,5% 13,4% 2,5% 5,9% 2,8% Stati Uniti 4,6% 0,4% 4,4% 8,6% 2,9% 1,3% 6,1% 0,4% 2,1% 4,2% Gran Bretagna 1,5% 0,9% 1,3% 15,1% 6,6% 1,6% 7,6% 2,7% 2,8% 2,8% Belgio 8,8% 0,5% 1,1% 2,5% 4,9% 6,7% 3,9% 0,5% 4,0% 5,6% Albania 2,0% 0,9% 1,1% 1,5% 5,4% 1,7% 7,6% 4,1% 4,6% 2,6% Tunisia 0,4% 1,0% 1,2% 2,7% 17,1% 2,9% 2,5% 0,4% Venezuela 12,3% 2,1% 0,8% 17,7% 2,9% 5,2% 5,4% 0,4% 1,9% 2,1% Canada 12,9% 0,6% 8,2% 6,9% 3,0% 9,9% 7,5% 0,2% 0,9% 5,0% Australia 16,4% 0,3% 7,9% 7,9% 2,0% 6,5% 5,6% 0,6% 0,6% 0,8% Macedonia 1,7% 0,3% 2,3% 0,9% 7,4% 0,6% 0,3% 2,6% Argentina 7,2% 2,7% 4,2% 5,4% 8,4% 6,0% 7,2% 2,7% 6,6% 8,1% Austria 0,6% 0,6% 0,9% 1,9% 11,3% 4,1% 0,9% 2,2% 3,1% Marocco 1,5% 0,8% 0,4% 5,4% 7,3% 1,5% 3,5% 4,2% 12,0% 2,7% Serbia e Montenegro 3,8% 1,3% 0,4% 0,4% 8,3% 30,4% 10,4% 2,9% 10,0% 2,5% Paesi Bassi 1,3% 1,3% 1,3% 6,5% 0,4% 8,3% 3,9% 9,6% 7,4% Libia 1,8% 0,5% 1,8% 0,5% 7,7% 1,4% 24,1% 0,9% 3,2% 1,4% Polonia 3,7% 0,9% 6,0% 6,9% 9,6% 2,8% 7,3% 2,8% 5,0% 4,6% ...segue

(22)

Tab. 3b - Dis tribuzione % t errit orial e degli impr endit ori agric oli s tr anieri per paese di pr ov enienza (primi 20)(% su nazionalità) Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto Totale Svizzera 2,0% 4,3% 8,6% 2,2% 13,4% 10,4% 2,2% 2,9% 0,3% 7,6% 2.768 Germania 2,2% 2,2% 8,2% 5,3% 23,2% 13,0% 3,8% 3,7% 3,6% 2.629 Francia 1,4% 12,2% 4,5% 4,6% 4,6% 9,5% 0,6% 4,4% 1,1% 10,2% 1.332 Romania 0,5% 10,9% 3,6% 2,9% 10,6% 12,0% 1,2% 4,4% 6,4% 916 Stati Uniti 1,6% 2,8% 5,4% 0,8% 23,3% 21,2% 1,7% 6,5% 1,6% 755 Gran Bretagna 1,9% 3,9% 4,0% 1,3% 11,3% 22,1% 0,3% 9,3% 0,1% 2,6% 741 Belgio 2,1% 3,2% 6,8% 8,2% 12,1% 13,0% 3,0% 2,1% 0,2% 10,9% 570 Albania 0,7% 6,7% 5,0% 0,2% 5,5% 41,6% 0,4% 3,9% 4,6% 541 Tunisia 0,2% 2,1% 1,0% 9,3% 49,6% 6,2% 0,8% 2,7% 486 Venezuela 2,7% 1,9% 10,2% 18,3% 1,9% 2,5% 11,9% 481 Canada 5,8% 0,9% 8,0% 0,2% 12,9% 5,2% 3,0% 1,3% 7,5% 464 Australia 2,8% 2,5% 2,8% 2,3% 15,5% 4,5% 0,6% 0,8% 19,5% 354 Macedonia 0,3% 31,8% 0,3% 0,3% 40,9% 10,2% 0,3% 352 Argentina 1,5% 10,7% 1,8% 0,9% 9,3% 9,0% 1,2% 2,4% 5,1% 335 Austria 2,5% 2,8% 0,9% 1,9% 11,3% 45,0% 3,4% 6,6% 320 Marocco 0,4% 7,7% 2,3% 1,5% 4,2% 8,1% 1,2% 5,8% 29,3% 259 Serbia e Montenegro 4,6% 3,3% 0,8% 0,8% 12,1% 3,8% 4,2% 240 Paesi Bassi 5,7% 0,9% 7,0% 7,0% 22,6% 0,9% 13,0% 3,0% 230 Libia 0,5% 3,6% 4,5% 1,4% 18,2% 11,8% 1,4% 6,4% 9,1% 220 Polonia 0,5% 6,9% 7,3% 3,2% 7,3% 12,4% 1,8% 3,7% 7,3% 218 Totale 1,7% 5,6% 5,9% 3,1% 14,5% 13,6% 2,7% 4,1% 0,2% 6,7% 14.211 Elabor azione F

ondazione Leone Mor

es

sa su dati Inf

oc

amer

(23)

Tab. 4a – Dis

tribuzione % degli impr

endit ori agric oli s tr anieri per r egione per l e prime v enti nazionalità (% su r egione) Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli V enezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Svizzera 25,4% 41,6% 20,2% 36,1% 14,8% 17,9% 7,0% 11,4% 27,8% 13,8% Germania 14,1% 24,0% 31,2% 19,5% 8,8% 6,0% 12,6% 12,1% 10,9% 21,0% Francia 6,1% 5,9% 7,5% 4,3% 18,4% 20,3% 9,1% 25,6% 8,5% 10,3% Romania 7,6% 5,4% 6,0% 2,5% 10,7% 2,4% 13,8% 8,4% 9,8% 5,7% Stati Uniti 4,8% 1,4% 6,9% 6,0% 3,4% 1,7% 5,1% 1,1% 2,9% 7,0% Gran Bretagna 1,5% 3,2% 2,1% 10,4% 7,5% 2,1% 6,3% 7,3% 3,8% 4,6% Belgio 6,8% 1,4% 1,2% 1,3% 4,3% 6,6% 2,5% 1,1% 4,2% 7,0% Albania 1,5% 2,3% 1,2% 0,7% 4,4% 1,6% 4,6% 8,1% 4,5% 3,1% Tunisia Venezuela 8,0% 4,5% 0,8% 7,9% 2,1% 4,3% 2,9% 0,7% 1,6% 2,2% Canada 8,2% 1,4% 7,9% 3,0% 2,1% 7,9% 3,9% 0,4% 0,7% 5,0% Australia 7,9% 0,5% 5,8% 2,6% 1,1% 4,0% 2,2% 0,7% 0,4% 0,7% Macedonia 0,8% 0,2% 1,2% 0,5% 2,9% 0,7% 0,2% 2,0% Argentina 3,3% 4,1% 2,9% 1,7% 4,3% 3,4% 2,7% 3,3% 4,0% 5,9% Austria 0,3% 0,4% 0,3% 0,9% 6,2% 1,5% 1,1% 1,3% 2,2% Marocco 0,5% 0,9% 0,2% 1,3% 2,9% 0,7% 1,0% 4,0% 5,6% 1,5% Serbia e Montenegro 1,2% 1,4% 0,2% 0,1% 3,0% 12,6% 2,8% 2,6% 4,4% 1,3% Paesi Bassi 0,4% 0,6% 0,3% 2,3% 0,2% 2,1% 3,3% 4,0% 3,7% Libia 0,5% 0,5% 0,8% 0,1% 2,6% 0,5% 5,9% 0,7% 1,3% 0,7% Polonia 1,1% 0,9% 2,7% 1,4% 3,2% 1,0% 1,8% 2,2% 2,0% 2,2% Totale 736 221 481 1.076 656 580 894 273 551 458 ...segue

(24)

Tab. 4b - Dis tribuzione % degli impr endit ori agric oli str anieri per r egione per l e prime v enti nazionalità (% su r egione) Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto Totale Svizzera 23,2% 14,9% 28,3% 13,9% 18,0% 14,9% 15,6% 13,7% 32,0% 21,8% 19,5% Germania 24,5% 7,4% 25,6% 31,2% 29,5% 17,6% 25,6% 16,8% 9,9% 18,5% Francia 7,9% 20,4% 7,1% 13,7% 3,0% 6,6% 2,1% 9,9% 60,0% 14,2% 9,4% Romania 2,1% 12,5% 3,9% 6,1% 4,7% 5,7% 2,8% 6,9% 6,2% 6,4% Stati Uniti 5,0% 2,6% 4,9% 1,3% 8,5% 8,3% 3,3% 8,4% 1,3% 5,3% Gran Bretagna 5,8% 3,6% 3,6% 2,2% 4,1% 8,5% 0,5% 11,8% 4,0% 2,0% 5,2% Belgio 5,0% 2,3% 4,6% 10,6% 3,3% 3,8% 4,4% 2,1% 4,0% 6,5% 4,0% Albania 1,7% 4,5% 3,2% 0,2% 1,5% 11,6% 0,5% 3,6% 2,6% 3,8% Tunisia Venezuela 5,4% 1,1% 5,8% 4,3% 0,5% 2,1% 5,9% 3,4% Canada 11,2% 0,5% 4,4% 0,2% 2,9% 1,2% 3,6% 1,0% 3,6% 3,3% Australia 4,1% 1,1% 1,2% 1,8% 2,7% 0,8% 0,5% 0,5% 7,2% 2,5% Macedonia 0,4% 14,0% 0,1% 0,0% 7,4% 6,2% 0,1% 2,5% Argentina 2,1% 4,5% 0,7% 0,7% 1,5% 1,6% 1,0% 1,4% 1,8% 2,4% Austria 1,0% 1,1% 0,7% 0,3% 1,9% 36,9% 1,9% 2,2% 2,3% Marocco 0,4% 2,5% 0,7% 0,9% 0,5% 1,1% 0,8% 2,6% 7,9% 1,8% Serbia e Montenegro 1,4% 0,9% 0,4% 0,1% 1,5% 1,5% 1,0% 1,7% Paesi Bassi 1,6% 0,2% 3,6% 0,8% 2,7% 0,5% 5,1% 0,7% 1,6% Libia 0,4% 1,0% 1,2% 0,7% 1,9% 1,3% 0,8% 2,4% 2,1% 1,5% Polonia 0,4% 1,9% 1,9% 1,6% 0,8% 1,4% 1,0% 1,4% 1,7% 1,5% Totale 241 800 844 445 2.065 1.933 390 583 25 959 14.211 Elabor azione F

ondazione Leone Mor

es

sa su dati Inf

oc

amer

(25)

Considerando come si distribuiscono all’interno delle regioni, con riferi-mento solo alle popolazioni provenienti da paesi a forte pressione migratoria, ve-diamo che in Friuli Venezia Giulia prevalgono gli imprenditori serbi e montenegrini (12,6%), probabilmente per prossimità geografica, nel Lazio invece tra gli impren-ditori agricoli spiccano i rumeni (13,8%), anche se questi ultimi, in quanto popo-lazione numericamente più rappresentata sul territorio nazionale, si assestano intorno al 10% in tutte le regioni. In Piemonte risultano particolarmente numerosi gli imprenditori macedoni (14,0%) e in Toscana quelli albanesi (11,6%).

Tab. 5 – Distribuzione percentuale degli imprenditori agricoli stranieri per regio-ne e per classe di età, 3° trimestre 2012.

Regione < 18 anni 18-29 30-49 50-69 > = 70 Totale

Abruzzo 3,5% 65,7% 28,7% 2,1% 100,0%

Basilicata 5,8% 76,9% 15,4% 1,9% 100,0%

Calabria 10,3% 70,6% 15,7% 3,4% 100,0%

Campania 3,2% 75,2% 19,3% 2,3% 100,0%

Emilia Romagna 5,7% 48,7% 36,7% 8,9% 100,0%

Friuli Venezia Giulia 3,0% 36,8% 47,5% 12,6% 100,0%

Lazio 6,3% 47,5% 33,8% 12,3% 100,0% Liguria 0,3% 6,5% 51,1% 35,9% 6,2% 99,7% Lombardia 7,2% 51,5% 34,6% 6,8% 100,0% Marche 3,8% 51,4% 35,8% 9,1% 100,0% Molise 3,8% 72,8% 21,8% 1,5% 100,0% Piemonte 6,2% 46,7% 40,8% 6,3% 100,0% Puglia 4,6% 68,7% 21,8% 4,9% 100,0% Sardegna 4,9% 58,8% 31,1% 5,3% 100,0% Sicilia 10,6% 70,0% 14,9% 4,4% 100,0% Toscana 6,0% 45,9% 38,1% 10,0% 100,0%

Trentino Alto Adige 2,3% 35,9% 42,1% 19,7% 100,0%

Umbria 0,3% 4,4% 44,6% 40,3% 10,4% 99,7%

Valle d’Aosta 36,7% 33,3% 30,0% 100,0%

Veneto 5,6% 45,7% 39,8% 9,0% 100,0%

Italia 0,0% 6,0% 55,4% 31,2% 7,4% 100,0%

(26)

Gli imprenditori stranieri sono piuttosto giovani: più della metà (55,4%), in-fatti, rientra nelle classe d’età che va dai 30 ai 49 anni, a fronte di un 47% di italiani della medesima età. Un terzo, invece, risulta avere tra i 50 e i 69 anni, mentre i giovani tra i 18 e i 19 anni raggiungono numerosità abbastanza significative solo in Calabria (10,3%) e Sicilia (10,6%) (tab.5).

Tab. 6- Distribuzione percentuale degli imprenditori agricoli stranieri per carica, 3° trimestre 2012

Regioni Altre cariche Amministratore Socio Titolare Totale

Abruzzo 1,1% 11,9% 3,9% 83,1% 100,0%

Basilicata 0,4% 13,1% 1,2% 85,4% 100,0%

Calabria 3,8% 16,6% 4,3% 75,3% 100,0%

Campania 1,3% 7,2% 3,3% 88,2% 100,0%

Emilia Romagna 3,2% 28,0% 12,4% 56,4% 100,0%

Friuli Venezia Giulia 0,6% 25,6% 6,7% 67,2% 100,0%

Lazio 3,1% 20,2% 8,0% 68,7% 100,0% Liguria 0,8% 10,3% 6,2% 82,7% 100,0% Lombardia 3,4% 29,5% 8,3% 58,9% 100,0% Marche 1,0% 14,9% 15,1% 69,0% 100,0% Molise 0,8% 5,7% 2,7% 90,8% 100,0% Piemonte 0,6% 21,4% 7,1% 70,9% 100,0% Puglia 3,0% 10,7% 3,6% 82,7% 100,0% Sardegna 0,9% 16,4% 5,3% 77,4% 100,0% Sicilia 2,6% 13,2% 3,6% 80,6% 100,0% Toscana 1,2% 24,0% 10,2% 64,6% 100,0%

Trentino Alto Adige 4,1% 10,5% 11,0% 74,4% 100,0%

Umbria 1,4% 14,2% 25,7% 58,8% 100,0%

Valle d’Aosta 0,0% 26,7% 73,3% 100,0%

Veneto 1,2% 19,1% 17,4% 62,3% 100,0%

Italia 1,9% 17,7% 8,4% 72,0% 100,0%

Elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

La maggioranza degli stranieri è titolare dell’attività (72,0%), mentre il 17,7% ricopre una carica da amministratore e solo l’8,4% è socio. Questa situazione è una tendenza diffusa piuttosto omogeneamente in tutte le regioni, più moderata

(27)

in Lombardia, dove il 29,5% è amministratore, in Emilia Romagna, dove gli ammi-nistratori rappresentano il 28,0% e in Umbria, dove invece si registrano il 25,7% di soci e il 14,2% di amministratori. Nel leggere questo dato, bisogna ricordare però il rischio di una sovra rappresentazione, poiché la stessa persona può ricoprire una o più cariche. La netta prevalenza di titolari può essere ricondotta al fatto che la maggioranza delle aziende agricole straniere è costituita da imprese individuali, come confermano anche i dati emersi dall’indagine.

Tab. 7 – Distribuzione percentuale degli imprenditori agricoli stranieri per settore di attività, 3° trimestre 2012

Regione Coltivazioni agricole e produzioni animali Silvicoltura e utilizzo di aree forestali acquacolturaPesca e Totale

Abruzzo 93,2% 4,3% 2,5% 100,0%

Basilicata 97,7% 2,3% 100,0%

Calabria 93,7% 4,7% 1,6% 100,0%

Campania 97,7% 1,3% 0,9% 100,0%

Emilia Romagna 92,2% 4,5% 3,3% 100,0%

Friuli Venezia Giulia 90,0% 5,5% 4,5% 100,0%

Lazio 91,6% 6,5% 1,9% 100,0% Liguria 93,0% 4,6% 2,4% 100,0% Lombardia 93,0% 6,8% 0,2% 100,0% Marche 93,2% 3,4% 3,4% 100,0% Molise 96,6% 2,3% 1,1% 100,0% Piemonte 95,8% 3,7% 0,5% 100,0% Puglia 96,8% 0,9% 2,3% 100,0% Sardegna 95,1% 2,3% 2,6% 100,0% Sicilia 97,6% 0,5% 1,9% 100,0% Toscana 84,2% 15,3% 0,5% 100,0%

Trentino Alto Adige 94,1% 5,7% 0,2% 100,0%

Umbria 85,1% 14,6% 0,3% 100,0%

Valle d’Aosta 100,0% 100,0%

Veneto 93,8% 2,3% 3,9% 100,0%

Totale 92,8% 5,4% 1,8% 100,0%

(28)

Il 92,8% degli imprenditori agricoli stranieri lavora nel comparto delle col-tivazioni agricole e produzioni animali, mentre la percentuale scende al 5,4% nel settore della silvicoltura e nell’utilizzo delle aree forestali e all’1,8% nella pesca e nell’acquacoltura. In Toscana e in Umbria sono leggermente più numerosi gli imprenditori stranieri che si dedicano alla silvicoltura e all’utilizzo delle aree fore-stali, rispettivamente il 15,3% e il 14,6% (tab.7).

Tab. 8 – Distribuzione percentuale degli imprenditori agricoli stranieri per nazio-nalità e settore di attività

Coltivazioni agricole e produzioni animali Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali Pesca e acquacoltura Totale Svizzera 72,1% 26,4% 1,5% 541 Germania 96,1% 2,1% 1,8% 335 Francia 94,9% 1,7% 3,4% 354 Romania 90,3% 7,2% 2,5% 320 Stati Uniti 94,7% 2,6% 2,6% 570 Gran Bretagna 97,0% 1,7% 1,3% 464 Belgio 94,9% 3,1% 2,0% 1.332 Albania 96,8% 1,9% 1,3% 2.629 Tunisia 97,3% 1,5% 1,2% 741 Venezuela 96,4% 0,9% 2,7% 220 Canada 38,1% 61,9% 352 Australia 93,1% 6,9% 0,0% 259 Macedonia 98,7% 1,3% 230 Argentina 94,0% 4,1% 1,8% 218 Austria 82,1% 16,2% 1,7% 916 Marocco 82,1% 15,0% 2,9% 240 Serbia e Montenegro 93,9% 3,7% 2,4% 755 Paesi Bassi 96,2% 2,2% 1,6% 2.768 Libia 93,6% 3,1% 3,3% 486 Polonia 96,0% 1,5% 2,5% 481 Totale 92,3% 6,0% 1,8% 14.211

(29)

In numeri assoluti, su 17 mila imprenditori agricoli non italiani, 16 mila sono impegnati in coltivazioni agricole e nelle produzioni animali, 900 in silvicoltura e nell’utilizzo delle aree forestali e 300 nella pesca e nell’acquacoltura (tab.9). Ec-cezione a questa distribuzione sulle attività sono i canadesi e gli svizzeri, che si occupano rispettivamente per il 61,9% e il 26,4%, di silvicoltura e di aree forestali, seguiti da austriaci (16,2%) e marocchini (15,0%) (tab.8)

Tab. 9 - Imprenditori agricoli stranieri per settore di attività (valori assoluti), 3° trimestre 2012

Settore Imprenditori stranieri

Coltivazioni agricole e produzioni animali 16.042

Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali 937

Pesca e acquacoltura 307

Totale 17.286

Elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

Spostando l’attenzione sulla distribuzione territoriale, è immediato notare come il centro risulti il territorio più prolifico per lo sviluppo dell’imprenditoria straniera (tab.10). La provincia con il maggior numero di imprenditori stranieri impegnati nel settore agricolo è Perugia (3,3%). La maggiore incidenza però sul numero totale di imprenditori si trova a Siena (5,8 %) e a Firenze (5,7 %). La distri-buzione della popolazione femminile per provincia è abbastanza eterogenea: si registrano infatti presenze importanti ad Avellino (38,9%), Latina (35,1%) e Firenze (29,1%), mentre province come Treviso e Ragusa presentano scarsi livelli di im-prenditorialità femminile (rispettivamente 3,6% e 5,6%).

Il settore che vede una presenza piuttosto bilanciata rispetto al genere è quello delle coltivazioni agricole e produzioni animali, in cui il 50,3% degli im-prenditori è di sesso femminile. Nella silvicoltura e nella pesca si registra, invece, una maggiore presenza di imprenditori uomini, rispettivamente l’84,2% e il 72,3% (tab.11).

(30)

Tab. 10 – Imprenditori agricoli stranieri in agricoltura per provincia (prime 20), 3° trimestre 2012

Prime 20 province Imprenditori stranieri Distribuzione % Incidenza % Di cui donne

Perugia 569 3,3% 3,2% 16,2% Grosseto 511 3,0% 4,3% 16,0% Firenze 461 2,7% 5,7% 29,1% Siena 456 2,6% 5,8% 19,7% Ragusa 429 2,5% 3,7% 5,6% Roma 422 2,4% 2,6% 9,2% Treviso 384 2,2% 2,0% 3,6% Cuneo 379 2,2% 1,5% 31,9% Agrigento 374 2,2% 2,7% 22,5% Avellino 355 2,1% 3,0% 38,9% Udine 353 2,0% 3,0% 9,1% Latina 342 2,0% 2,9% 35,1% Catania 339 2,0% 1,9% 13,0% Chieti 317 1,8% 2,1% 10,4% Benevento 287 1,7% 2,2% 12,5% Salerno 285 1,6% 1,4% 25,6% Bolzano 269 1,6% 1,5% 21,6% Cosenza 265 1,5% 2,0% 6,8% Verona 264 1,5% 1,2% 8,0% Foggia 263 1,5% 0,9% 21,3% Prime 20 7.324 42,3% 2,3% 17,9% Totale 17.286 1,8% 48,1%

Elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

Tab. 11 – Imprenditori stranieri per sesso e per settore, 3° trimestre 2012

Settore Maschi Femmine Totale

Coltivazioni agricole e produzioni animali 49,7% 50,3% 100,0%

Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali 84,2% 15,8% 100,0%

Pesca e acquacoltura 72,3% 27,7% 100,0%

Totale 51,9% 48,1% 100,0%

(31)
(32)

C

apitolo

3

Le IMPreSe StrAnIere

3.1 Definire l’ azienda straniera

Con il termine “imprese straniere” o “imprese immigrate” solitamente si indicano le imprese gestite da stranieri. Questa espressione però è piuttosto impropria perché non si fa riferimento alla nazionalità dell’impresa, ma alla cittadinanza o, più precisamente, al luogo di nascita delle persone fisiche che detengono una carica in quell’impresa (socio, titolare o amministratore). In questa analisi, consideriamo imprese straniere quelle il cui controllo e la cui gestione sono prevalentemente affidati a cittadini nati all’estero. Ai fini della loro individuazione, è stato preso in considerazione il grado di partecipazione degli stranieri, che è calcolato, a seconda della diversa natura giuridica delle imprese, sulla base della percentuale di stranieri presenti tra gli amministra-tori, i titolari e i soci dell’impresa e dell’eventuale quota di capitale detenuta da soci stranieri. In generale, si considerano straniere le imprese in cui più del 50% delle quote di proprietà e delle cariche amministrative è detenuto da cittadini nati all’estero. Le imprese straniere sono state poi ulteriormente classificate in base al grado di imprenditorialità straniera. Questo indice vie-ne misurato valutando la presenza di stranieri vie-negli organi di controllo e la distribuzione delle quote di proprietà dell’impresa. Le imprese, quindi, pos-sono venire suddivise in tre categorie a seconda del maggiore o minore grado di imprenditorialità: a partecipazione maggioritaria, a partecipazione forte e a partecipazione esclusiva. Per giungere a una definizione precisa delle tre categorie si è preso spunto dalla legge 215/92 (Azioni positive per l’impren-ditoria femminile, art.2) e dalla successiva circolare n. 1151489 del Ministero delle Attività Produttive (22/11/2002 art. 1.2), mutuandole per i soggetti nati all’estero.

A seconda della natura giuridica delle imprese, sono stati definiti crite-ri differenti per stabilire il grado di imprenditocrite-rialità degli straniecrite-ri:

(33)

- maggioritaria: le società di capitali sono a partecipazione straniera mag-gioritaria se la somma delle cariche e delle quote di capitale detenute da soggetti nati all’estero è maggiore del 100%; per le società di persone, le cooperative e le altre forme giuridiche, è necessario che più del 50% dei soci o degli amministratori sia nato all’estero;

- per quanto riguarda le società di capitale, i soggetti nati all’estero devono detenere più dei quattro terzi del complesso delle cariche societarie e delle quote di capitale (ossia la percentuale delle cariche detenute da stranieri sommata a quella delle quote del capitale deve superare il 133%). Per le società di persone, le cooperative e le altre forme giuridiche si richiede che il 60% dei soci o degli amministratori sia straniero;

- esclusiva: le società di capitale possono essere considerate a partecipazio-ne straniera esclusiva se tutte le cariche e tutte le quote sono detenute da cittadini nati all’estero, per quanto riguarda le società di persone, le coope-rative e le altre forme giuridiche si richiede invece che la totalità dei soci o degli amministratori sia nata all’estero, mentre per le aziende individuali è il titolare a dover essere straniero.

La seguente tabella offre un quadro riassuntivo di tutte le definizioni e i pa-rametri adottati. Per essere considerata straniera, l’impresa deve soddisfare al-meno uno dei criteri illustrati.

Tab.12 - Le imprese straniere e il grado di imprenditorialità straniera

Società di capitale Società di persone e cooperative Imprese individuali Altre forme giuridiche Maggioritaria la % di cariche straniere + la % di quote straniere > 100% > 50% dei soci straniero > 50% amministra-tori straniero Forte la % straniera di cariche straniere + la % di quote straniere >4/3 > 60% dei soci straniero > 60% degli ammi-nistratori straniero

Esclusiva la % di cariche 100% e la % di quote 100% 100% dei soci straniero Titolare straniero 100% amministra-tori straniero

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

Ricostruire il numero delle imprese straniere presenti in Italia è un procedi-mento piuttosto complesso, sia perché l’universo di attività cui si riferisce questa etichetta è molto vario e composito, sia perché potrebbe esistere un significativo

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divario tra le imprese effettivamente operanti e le imprese registrate nelle camere di commercio13. A differenza dei dati relativi agli imprenditori, i dati sulle imprese a gestione straniera si riferiscono all’anno 2011.

3.2 Le caratteristiche delle imprese straniere

Nel 2011 si contano 6.110.074 imprese operanti in Italia, di cui 454.029 stra-niere, cioè il 7,4% del totale. Le imprese agricole registrate sono 13.353 e rap-presentano solo l’1,6% del totale delle imprese di questo settore. L’incidenza più elevata delle imprese agricole gestite da stranieri sul totale delle imprese nel-lo stesso comparto si registra in Toscana (4,0%), seguita da Friuli Venezia Giulia (2,8%), Umbria (2,7%) e Liguria (2,4%) (tab.13).

Tab.13 - Numerosità e incidenza percentuale delle aziende straniere per regione, 2011.

Regione Imprese straniere registrate

Imprese registrate totali

Incidenza % imprese straniere su totale imprese Abruzzo 686 30.730 2,2% Basilicata 229 19.259 1,2% Calabria 468 32.016 1,5% Campania 1.095 70.589 1,6% Emilia Romagna 625 67.870 0,9%

Friuli Venezia Giulia 493 17.609 2,8%

Lazio 923 47.481 1,9% Liguria 305 12.504 2,4% Lombardia 529 51.545 1,0% Marche 444 32.185 1,4% Molise 236 11.018 2,1% Piemonte 819 61.319 1,3% Puglia 810 86.064 0,9% Sardegna 423 35.459 1,2% Sicilia 1.870 91.563 2,0% Toscana 1.723 42.797 4,0%

Trentino Alto Adige 348 29.752 1,2%

Umbria 497 18.259 2,7%

Valle d’Aosta 21 1.788 1,2%

Veneto 809 77.817 1,0%

Totale 13.353 837.624 1,6%

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

(35)

Il 97,3% delle imprese agricole condotte da stranieri in Italia è a partecipa-zione straniera esclusiva. Questo dato, che conferma una tendenza diffusa in tutti i settori dell’imprenditoria straniera (escluso in parte quello dei servizi alla per-sona), indica la propensione degli imprenditori stranieri a non avviare attività con gli autoctoni o a cimentarsi in attività individuali, situazione assai diffusa nel com-parto agricolo, come verrà approfondito in seguito. A livello regionale non sussiste nessuna significativa differenza per quanto riguarda il grado di imprenditorialità straniera (tab.14).

Tab.14 – Numerosità delle aziende agricole straniere secondo il grado di impren-ditorialità straniera e distribuzione percentuale delle imprese agricole straniere a grado esclusivo, 2011.

Regione Esclusivo Forte Maggioritario Distribuzione % imprese a grado esclusivo Abruzzo 671 12 3 97,8% Basilicata 226 2 1 98,7% Calabria 457 9 2 97,6% Campania 1.081 12 2 98,7% Emilia Romagna 605 18 2 96,8%

Friuli Venezia Giulia 480 12 1 97,4%

Lazio 879 31 13 95,2% Liguria 301 4 - 98,7% Lombardia 503 21 5 95,1% Marche 435 6 3 98,0% Molise 232 2 2 98,3% Piemonte 803 12 4 98,0% Puglia 798 11 1 98,5% Sardegna 416 7 - 98,3% Sicilia 1.834 33 3 98,1% Toscana 1.652 60 11 95,9%

Trentino Alto Adige 342 4 2 98,3%

Umbria 472 24 1 95,0%

Valle d’Aosta 21 - - 100,0%

Veneto 789 17 3 97,5%

Totale 12.997 297 59 97,3%

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Tab.15 – Nati mortalità e tasso di sviluppo delle imprese agricole straniere e ita-liane per regione, anno 2011.

saldo iscritte cessate tasso di sviluppo straniere italiane straniere italiane

Abruzzo 14 -719 2,0% -2,4%

Basilicata -10 -873 -4,4% -4,6%

Calabria 13 -1.040 2,8% -3,3%

Campania 31 -2.219 2,8% -3,2%

Emilia Romagna 14 -1.843 2,2% -2,7%

Friuli Venezia Giulia -14 -550 -2,8% -3,2%

Lazio 18 -1.490 2,0% -3,2% Liguria -3 -483 -1,0% -4,0% Lombardia 11 -1.098 2,1% -2,2% Marche 7 -1.000 1,6% -3,2% Molise 7 -415 3,0% -3,8% Piemonte -2 -1.766 -0,2% -2,9% Puglia 15 -3.776 1,9% -4,4% Sardegna 9 -974 2,1% -2,8% Sicilia -2 -3.700 -0,1% -4,1% Toscana 36 -915 2,1% -2,2%

Trentino Alto Adige 5 -404 1,4% -1,4%

Umbria 3 -419 0,6% -2,4%

Valle d’Aosta -3 -79 -14,3% -4,5%

Veneto 17 -2.020 2,1% -2,6%

Totale 166 -25.783 1,2% -3,1%

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere

Il 2011 è stato un anno sicuramente difficile per il sistema imprenditoriale nazionale. Come accennato nell’introduzione, le imprese italiane hanno sofferto di un saldo negativo tra la attività avviate e quelle cessate di 29 mila unità. La crisi sembra però non aver colpito in modo così grave le imprese straniere nel loro complesso, che chiudono infatti l’anno con un saldo totale positivo di 25.567 unità e un tasso di sviluppo14 pari al 5,9%, contro un tasso negativo delle imprese 14 In questo caso il tasso di sviluppo è calcolato come differenza tra iscrizioni e cessazioni rilevate nel

(37)

italiane pari a -0,5%. Anche il settore agricolo ricalca questa tendenza. Le imprese straniere chiudono, infatti, con un saldo positivo di 318 unità, mentre quelle ita-liane registrano un saldo negativo pari a –25 mila unità. Il tasso di sviluppo delle imprese straniere si attesta sull’1,2%, mentre quello delle imprese italiane è del -3,1% (tab.15).

(38)

C

apitolo

4

rISuLtAtI deLL’IndAGIne

4.1 Dati anagrafici e informazioni personali: il profilo degli

inter-vistati

L’analisi tramite il questionario ha avuto l’obiettivo di rilevare informazioni su quelle dimensioni che le banche dati lasciano inesplorate e di approfondire le questio-ni che vengono accennate solo in maquestio-niera superficiale. Lo strumento del questionario, infatti, permette di rilevare anche le informazioni rispetto al ruolo degli imprenditori e all’andamento della propria azienda, oppure rispetto alle previsioni future o alle mo-dalità con cui affrontano difficoltà tradizionalmente legate al ruolo di imprenditori o ad aspetti congiunturali, quali la crisi economica. Il questionario fornisce quindi una fo-tografia più complessa ed articolata del fenomeno analizzato. Tale complessità a volte porta anche alla rilevazione di informazioni contradditorie tra loro, che vanno di volta in volta analizzate alla luce delle conoscenze pregresse acquisite tramite le banche dati o la letteratura di settore e al saldo dei limiti e delle potenzialità dello strumento metodologico utilizzato.

La prima parte del questionario è stata dedicata alla costruzione di un identikit della popolazione intervistata attraverso la raccolta dei dati anagrafici. Partendo dalle provenienze, tra gli imprenditori stranieri intervistati è sicuramente maggioritaria la quota di coloro che provengono da un paese europeo (81,7%). Dall’ America del Sud e dall’ Africa provengono invece solo, rispettivamente, il 6,4% e il 6,2% degli imprenditori stranieri in agricoltura (fig.1).

Disaggregando per nazionalità le provenienze degli imprenditori agricoli nati all’estero, si può notare come, tra gli europei, siano presenti anche cittadini prove-nienti da paesi non tradizionalmente a pressione migratoria, come gli svizzeri, che rappresentano la popolazione straniera più numerosa impegnata nell’ imprenditoria agricola (17,3), i tedeschi (15,1%) e i francesi (13,4%). Tra i paesi a pressione migrato-ria troviamo invece la Romania come prima nazione di provenienza degli imprenditori agricoli stranieri (10,9%), seguita dall’Albania (3,8%) e dalla Tunisia (2,.6%) (tab.16).

(39)

Fig. 1 – Distribuzione degli imprenditori stranieri per macro area, anno 2012

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa sul questionario

Prendendo in considerazione la nazionalità degli imprenditori, è possibile vedere come essi si distribuiscono sul territorio nazionale (tab.17). Nella lettura di questi dati è opportuno fare sempre riferimento ai numeri assoluti rinvenibili nella colonna “totale” per non cadere in errate sovra rappresentazioni dei fenomeni. Per questo motivo si limita il commento alle nazionalità numericamente più rap-presentate. Oltre il 70% degli imprenditori svizzeri si concentra al Nord e di questi oltre la metà (53,2%) nel Nord Ovest. Tale concentrazione è data sicuramente dalla prossimità fisica. Anche gli imprenditori francesi (51,1%) e tedeschi (56,6%) hanno stabilito le loro attività soprattutto nel Nord Italia, così come gli albanesi con il 72,8% degli imprenditori distribuiti equamente tra Nord Est e Nord Ovest. I rumeni sembrano invece rappresentare un’eccezione, in quanto sono presenti soprattutto nel centro Italia (45,9%) e nel sud e nelle isole (32,4%). La diversa distribuzio-ne territoriale in base alla nazionalità può dipendere da una maggiore prossimità geografica a certe zone di alcuni paesi di origine, ma soprattutto sembra essere legata alla presenza di reti etniche, che tipicamente sono motivo di attrazione per i nuovi arrivati, in quanto forniscono aiuto e supporto in diverse dimensioni della vita socio-lavorativa. Infatti, la distribuzione degli imprenditori ricalca abbastanza fedelmente la distribuzione della popolazione straniera complessivamente pre-sente in Italia.

6,4%

81,7%

Europa America del Sud Africa

America del Nord Asia

Oceania 6,2% 3,0% 1,5% 1,1%

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Tab. 16 - Distribuzione degli imprenditori stranieri in Italia per paese di prove-nienza, anno 2012

Paese di provenienza Distribuzione %

Svizzera 17,3% Germania 15,1% Francia 13,4% Romania 10,9% Gran Bretagna 7,0% Albania 3,8% Stati Uniti 3,0% Olanda 2,6% Tunisia 2,6% Africa 2,3% Austria 2,1% Macedonia 1,5% Slovacchia 1,5% Belgio 1,3% Brasile 1,3% Colombia 1,3% Marocco 1,3% Argentina 1,1% Australia 1,1% Bulgaria 1,1% Slovenia 1,1% Polonia 0,9% Ungheria 0,9% Croazia 0,8% Cuba 0,8% Venezuela 0,8% Bangladesh 0,6% Bolivia 0,6% Filippine 0,4% Giappone 0,4% Messico 0,4% Paraguay 0,2% Portogallo 0,2% Spagna 0,2% Sri Lanka 0,2% Totale 100,0%

(41)

Tab. 17 – Distribuzione percentuale degli imprenditori agricoli stranieri per na-zionalità e macro area, 3° trimestre 2012.

Paesi di provenienza Centro Nord Est Nord Ovest Sud Isole Totale

Africa 20,0% 20,0% 60,0% 5 Albania 18,2% 36,4% 36,4% 9,1% 11 Argentina 100,0% 3 Australia 40,0% 20,0% 40,0% 5 Austria 87,5% 12,5% 8 Bangladesh 100,0% 1 Belgio 50,0% 25,0% 25,0% 4 Bolivia 50,0% 50,0% 2 Brasile 33,3% 66,7% 3 Bulgaria 40,0% 60,0% 5 Colombia 25,0% 25,0% 25,0% 25,0% 4 Cuba 100,0% 1 Filippine 50,0% 50,0% 2 Francia 35,6% 24,4% 26,7% 13,3% 45 Germania 28,3% 37,0% 19,6% 15,2% 46 Giappone 50,0% 50,0% 2 Gran Bretagna 9,5% 42,9% 23,8% 23,8% 21 Macedonia 50,0% 25,0% 25,0% 4 Marocco 50,0% 50,0% 2 Messico 100,0% 2 Olanda 33,3% 44,4% 22,2% 9 Polonia 100,0% 1 Portogallo 100,0% 1 Romania 45,9% 2,7% 18,9% 32,4% 37 Slovacchia 71,4% 14,3% 14,3% 7 Slovenia 66,7% 33,3% 3 Stati Uniti 33,3% 50,0% 16,7% 6 Svizzera 14,9% 25,5% 53,2% 6,4% 47 Tunisia 85,7% 14,3% 7 Ungheria 25,0% 50,0% 25,0% 4 Venezuela 50,0% 50,0% 2 Totale 29,3% 25,7% 28,0% 17,0% 300

(42)

Più della metà degli imprenditori intervistati è di sesso femminile (56,5%) (fig.2). Per quanto riguarda, invece, il livello di istruzione, il 29% degli intervistati possiede la licenza media, il 26,7% la licenza elementare, il 21,2% il diploma supe-riore in materie diverse da agraria, che invece è un titolo posseduto solamente dal 10,6%. Solo lo 0,8% ha conseguito una laurea in agraria, mentre l’11,7% è laureato in altre materie. Tra le donne, rispetto ai titoli di studio, si registra una polarizza-zione: sono, infatti, più numerose coloro che hanno la licenza elementare (31,3% a fronte del 20.8% degli uomini) e le laureate (13,7% rispetto a 11,7% degli uomini). Tra gli uomini, invece, sono più rappresentati i possessori di un diploma superiore in agraria (14,7%) (tab.18).

Fig. 2 – Distribuzione degli imprenditori agricoli stranieri in Italia per genere, anno 2012

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su questionario

Per quanto riguarda le provenienze, non emergono differenze particolar-mente interessanti con riferimento al titolo di studio, tranne che per la presenza più alta di diplomati tra i brasiliani (71,45) e i colombiani (42,9%). Confrontando i dati con l’ultimo censimento ISTAT (2010), si nota un livello di istruzione più ele-vato tra gli imprenditori stranieri rispetto a quelli italiani. Il titolo di studio più frequente fra i capoazienda italiani, infatti, è quello elementare (34%) seguito da quello di scuola media inferiore (32%); i diploma di scuola media superiore ha una frequenza inferiore (2,4%) mentre i laureati di tipo agrario sono, per gli

imprendi-43,5%

56,5%

Femmina Maschio

(43)

tori stranieri, pari allo 0,8% del totale. I capoazienda con diploma di scuola media superiore e di laurea non agrari (15,4% e 5,4%) sono invece di numero inferiore rispetto agli imprenditori stranieri.

Tab. 18 – Titolo di studio degli imprenditori agricoli stranieri, anno 2012

Titolo di studio Distribuzione % Maschi Femmine

Licenza elementare 26,7% 20,8% 31,3%

Licenza media 29,0% 27,3% 30,3%

Diploma superiore di agraria 10,6% 14,7% 7,4%

Altro diploma superiore 21,2% 26,8% 16,8%

Laurea in agraria 0,8% 0,9% 0,7%

Altre lauree 11,7% 9,5% 13,5%

Totale 100,0% 100,0% 100,0%

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su questionario

Tab. 19 – Distribuzione degli imprenditori stranieri per provenienza e titolo di studio

Licenza elementare Licenza media Diploma superiore in agraria Altro diploma superiore Laurea/ post laurea agraria Altra laurea Africa 8,3% 33,3% 8,3% 33,3% 0,0% 16,7% Albania 15,0% 30,0% 10,0% 30,0% 0,0% 10,0% Argentina 50,0% 16,7% 0,0% 33,3% 0,0% 0,0% Australia 0,0% 66,7% 0,0% 33,3% 0,0% 0,0% Austria 9,1% 27,3% 18,2% 18,2% 0,0% 18,2% Bangladesh 0,0% 33,3% 0,0% 33,3% 0,0% 33,3% Belgio 14,3% 28,6% 28,6% 28,6% 0,0% 0,0% Bolivia 66,7% 33,3% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% Brasile 0,0% 14,3% 0,0% 71,4% 0,0% 14,3% Bulgaria 33,3% 0,0% 0,0% 16,7% 0,0% 50,0% Colombia 0,0% 28,6% 28,6% 42,9% 0,0% 0,0% Croazia 0,0% 50,0% 0,0% 50,0% 0,0% 0,0% Cuba 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% Filippine 0,0% 50,0% 0,0% 0,0% 0,0% 50,0% Francia 39,4% 26,8% 16,9% 9,9% 0,0% 7,0% Germania 40,0% 26,3% 3,8% 25,0% 0,0% 5,0% Giappone 50,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 50,0% segue

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Licenza elementare Licenza media Diploma superiore in agraria Altro diploma superiore Laurea/ post laurea agraria Altra laurea Gran Bretagna 13,5% 27,0% 13,5% 16,2% 2,7% 27,0% Macedonia 37,5% 12,5% 25,0% 25,0% 0,0% 0,0% Marocco 42,9% 42,9% 0,0% 0,0% 0,0% 14,3% Messico 50,0% 50,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% Olanda 7,1% 35,7% 14,3% 7,1% 14,3% 21,4% Paraguay 0,0% 0,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% Polonia 60,0% 0,0% 0,0% 20,0% 0,0% 20,0% Portogallo 0,0% 0,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% Romania 29,3% 22,4% 12,1% 20,7% 0,0% 15,5% Slovacchia 12,5% 25,0% 0,0% 0,0% 0,0% 50,0% Slovenia 33,3% 16,7% 16,7% 16,7% 0,0% 16,7% Spagna 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% Sri Lanka 0,0% 0,0% 0,0% 100,0% 0,0% 0,0% Stati Uniti 25,0% 18,8% 12,5% 31,3% 0,0% 12,5% Svizzera 21,7% 39,1% 9,8% 19,6% 1,1% 8,7% Tunisia 35,7% 14,3% 14,3% 28,6% 0,0% 7,1% Ungheria 40,0% 40,0% 0,0% 20,0% 0,0% 0,0% Venezuela 0,0% 25,0% 50,0% 25,0% 0,0% 0,0% Totale 26,6% 28,8% 10,5% 21,1% 0,8% 11,7%

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su questionario

Tab. 20 – Età degli imprenditori agricoli stranieri intervistati, 2012

Età Distribuzione % Fino a 24 anni 1,1% 25-34 3,4% 35-44 11,4% 45-54 25,6% Oltre 55 58,5% Totale 100,0%

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su questionario

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pre-sentata nel capitolo precedente sulla base dei dati Infocamere; il 58,5% ha , infatti, superato i 55 anni e un quarto ha tra i 45 e i 54 anni (tab.20). In questo caso si riscontrano significative somiglianze con le aziende gestite da italiani, dove i capo-azienda con età inferiore ai 40 anni sono il 10% e quelli con età inferiore ai 30 il 2%.

4.2 L’ avvio dell’attività

Focalizzarsi sulla fase di avvio dell’attività significa approfondire le condi-zioni che in qualche modo favoriscono la scelta di lavorare in proprio. Quasi un quarto delle aziende incluse nell’indagine è nato tra il 1995 e il 2000. Nel 2011 ne è stato fondato il 3,5%, mentre per tutti gli altri periodi considerati la percentuale di attività avviate si attesta intorno al 17% (tab.21).

Tab. 21 – Distribuzione percentuale degli imprenditori intervistati per anno di av-vio dell’attività, anno 2012

Anno di avvio dell’attività %

Prima del 1990 17,0% 1990-1995 17,9% 1995-2000 24,7% 2000-2005 19,3% 2005-2010 17,7% Nel 2011 3,5% Totale 100,0%

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su questionario

Oltre la metà degli intervistati ha avviato la propria attività dopo una permanenza in Italia inferiore ai 10 anni, tra questi un terzo ha dato inizio all’azienda agricola entro 5 anni dal suo arrivo (tab.22). Questo dato può indicare due aspetti diversi, ma comple-mentari: un periodo che va dai 5 ai 10 anni è il tempo necessario per acquisire le compe-tenze e le risorse per avviare un’attività in proprio da parte di un soggetto straniero, ma si tratta anche del tempo necessario per rendersi conto dell’inadeguatezza del lavoro subordinato e per maturare la decisione di cimentarsi in un’attività imprenditoriale, as-sumendosi tutti i rischi che questa comporta. Il 59,7% dichiara di non aver trovato diffi-coltà nell’avvio dell’attività stessa. Il 37,5% degli imprenditori che lamenta, invece, degli ostacoli all’inizio della loro esperienza imprenditoriale, si riferisce soprattutto a problemi di accesso al credito (37,5%) e alla difficoltà di espletare pratiche burocratiche (24,1%).

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La percezione delle difficoltà incontrate sembra cambiare anche in base all’anno in cui è stata avviata l’attività. Per coloro che si sono affacciati all’esperienza imprenditoriale prima del 1990, i problemi più rilevanti erano legati alla scarsa padronanza della lin-gua (27,1%) e alla difficoltà di orientarsi rispetto alle persone o agli enti cui chiedere aiuto e/o informazioni (24,7%). Oltre la metà di coloro che si sono dedicati all’imprendi-toria agricola tra il 1990 e il 1995 identifica invece l’accesso al credito come la criticità maggiormente percepita, mentre dal 1995 in poi, con punte molto alte (75%) nel 2011, la difficoltà maggiormente lamentata è districarsi tra le pratiche burocratiche, seguita poi dall’accesso al credito. Le difficoltà incontrate derivano anche dal fatto che quasi la metà (42%) dei soggetti stranieri che si avvicinano a questa attività non ha mai avuto precedentemente alcuna esperienza nel settore. Questo a ulteriore conferma di come non si tratti di un esito pianificato da tempo, ma piuttosto di una scelta di vita e di lavoro inaspettata. Inoltre più della metà di chi ha avuto esperienze imprenditoriali nel settore agricolo lo ha fatto nel proprio paese di origine e il 71,3% come collaboratore familiare, non come titolare (tab.23, 24 e 25).

Tab. 22 – Anni di permanenza in Italia dell’imprenditore straniero prima di avviare l’attività imprenditoriale, anno 2012

Anni % più di 20 anni 7,9% Da 20 a 15 anni 7,0% Da 15 anni a 10 anni 20,2% Da 10 anni a 5 anni 33,1% Meno di 5 anni 31,8% Totale 100,0%

Fonte: Elaborazione Fondazione Leone Moressa su questionario

Tab. 23 – Distribuzione degli imprenditori agricoli stranieri per tipo di difficoltà incontrata nell’avvio dell’attività

Tipo di difficoltà %

accesso al credito 35,7%

burocrazia 24,1%

non sapere a chi rivolgersi 15,6%

difficoltà linguistiche 15,6%

mancanza di competenze specifiche 9,0%

Totale 100,0%

Figura

Tab. 1 – Imprenditori agricoli stranieri per regione, 3° trimestre 2012. Distribu- Distribu-zioni, incidenze e variazioni percentuali 2006-2010, 2010-2011.
Tab. 2 - Distribuzione percentuale degli imprenditori agricoli stranieri per paese  di provenienza, 3° trimestre 2012
Tab. 5 – Distribuzione percentuale degli  imprenditori agricoli stranieri per regio- regio-ne e per classe di età, 3° trimestre 2012.
Tab. 6- Distribuzione percentuale degli imprenditori agricoli stranieri per carica,  3° trimestre 2012
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