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Riflessioni conclusive

Lo scopo principale di questo elaborato era quello di andare ad analizzare il fe-nomeno lobbistico partendo dalla sua essenza e i suoi elementi fondamentali, passando per le fasi e gli strumenti utilizzati per portare avanti l’attività di lobby-ing e per la sua regolamentazione in diversi contesti internazionali, arrivando in-fine ad esaminare le sue degenerazioni e la sua percezione.

Come si è evidenziato nel corso dell’intera tesi, le lobby sono qualcosa di molto diverso da ciò che viene percepito dall’opinione pubblica nel nostro Paese. Se, infatti, il cittadino italiano medio vede i gruppi di pressione come delle “presenze oscure” che si infiltrano in modo subdolo all’interno del processo decisionale, cercando di corrompere il politico di turno, nella realtà questi soggetti si rivelano essere di fondamentale importanza per una corretta gestione della democrazia. Le lobby, infatti, rappresentano una grande opportunità per la società civile per poter presentare davanti ai decisori pubblici i propri interessi e tutelarli, cercando di influenzare le scelte che vengono prese durante il processo di elaborazione delle normative. Ciò permette di giungere a decisioni migliori per quanto riguar-da i provvedimenti. È importante ricorriguar-dare, infatti, che i decisori pubblici sono persone come tutti, esseri umani lontani dell'essere infallibili: è normale che pos-sano sbagliare, in quanto non onniscienti. Proprio per questo il ruolo delle lobby è fondamentale: facendosi portavoce di diversi punti di vista possono aiutare co-loro che compiono le scelte ad avere una visione d'insieme della problematica e ad avere delle informazioni da chi è più coinvolto e conosce meglio le tematiche in questione.

È innegabile che, anche in Italia, una regolamentazione del fenomeno lobbistico porterebbe ad una più efficace ed efficiente gestione del processo decisionale e, potenzialmente, a delle normative migliori, che tengano conto dei bisogni e degli interessi della collettività. L'interesse generale, come si è visto ripetutamente nel corso dell'elaborato, è l'elemento imprescindibile attorno al quale devono ruotare tutte le decisioni che vengono prese dalle autorità.

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Una regolamentazione organica, inoltre, potrebbe anche al tanto sospirato ricono-scimento della figura del lobbista e della sua attività professionale. Tuttora, que-sto tipo di professionista viene spesso confuso con la figura del faccendiere, che niente ha a che vedere con la vera attività di lobbying. Quest'ultimo, infatti, sfrut-ta le proprie conoscenze e il proprio ascendente personale, oltre a strumenti poco trasparenti, per influenzare i decisori pubblici. Il lobbista, invece, è un professio-nista che segue tutte le fasi dell'attività di pressione e che vuole tutelare gli inte-ressi che rappresenta in modo limpido ed estraneo a qualsiasi forma di illegalità. Nei Paesi nei cui ordinamenti è presente una regolamentazione organica del fe-nomeno lobbistico, infatti, l'attività dei gruppi di pressione è vista come qualcosa di connaturato alla stessa esistenza dello Stato democratico.

A questo proposito, è utile pensare ai casi degli Stati Uniti d'America e del Regno Unito, nei quali l'attività lobbistica gode di riconoscimento da secoli. Gli USA, poi, rappresentano il caso esemplare per quanto riguarda la partecipazione delle lobby al processo decisionale. Nel contesto statunitense, tendenzialmente, i lob-bisti vengono percepiti negativamente solo nel caso rappresentino gli interessi di aziende attive in settori controversi, come quello delle armi o del tabacco (si pen-si alla disapprovazione di cui è vittima il personaggio di Nick Naylor nel film “Thank You for Smoking”161).

In Italia permane, dunque, il grande problema della mancata regolamentazione dell’attività di lobbying, dovuta anche alla scarsa volontà da parte dei decisori pubblici di creare delle normative organiche in tal senso. L’influenza dei gruppi di pressione rappresenta per questi attori, in alcuni casi, un alibi con il quale po-ter giustificare le proprie decisioni. Ciò risulta possibile data la carenza di prov-vedimenti che prevedano la trasparenza del processo decisionale e della fase di elaborazione delle normative.

161 “Thank You for Smoking” è un film del 2005, che racconta la storia di Nick Naylor, lobbista «[…] che difende i diritti dei fumatori e dei produttori di sigarette, cercando allo stesso tempo di essere un modello per il figlio dodicenne» (Fonte: Mymovies.it, https://www.mymovies.it/film/2005/thankyouforsmoking/).

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La scarsità di trasparenza, quindi, porta a possibili scenari di corruzione e a epi-sodi di illegalità, oltre all’impossibilità da parte dei gruppi di pressione di rappre-sentare con le medesime modalità interessi diversi.

Un alto grado di opacità porta, inoltre, ad una negativa percezione delle lobby e dell’attività lobbistica e, di conseguenza, ad una cattiva reputazione per chi lavo-ra in quest’ambito.

Lo stereotipo che vede i gruppi di pressione come soggetti operanti nell’illegalità attraverso la corruzione è ampiamente diffuso, in particolare nel nostro Paese. Come dimostrato dall’indagine esposta nella parte conclusiva dell’elaborato, questo preconcetto non è caratteristico solamente di generazioni più “anziane”, ma investe anche i giovani, ovvero gli appartenenti alle categorie dei cosiddetti Millennials e della Generazione Z.

Una delle cause di questo fenomeno può essere rintracciata nell’uso che viene fatto dai mezzi di informazione del termine «lobby», quasi sempre utilizzato con un’accezione negativa. Poche sono le fonti che cercano di darne una definizione corretta. Senza dubbio, un’informazione più precisa per quanto riguarda la loro vera natura, le loro attività e il ruolo che ricoprono all’interno del processo deci-sionale potrebbe aiutare a sradicare questo stereotipo errato.

Infine, come evidenziato grazie al contributo di Fabio Bistoncini, negli ultimi an-ni sono stati compiuti alcuan-ni primi passi verso il riconoscimento dell’attività lob-bistica da parte delle istituzioni e della società, ma la strada per raggiungere la piena accettazione del lobbying risulta ancora lunga.

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Appendice 1

Questionario sulla percezione delle lobby da parte dei giovani tra i 18