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Riflessioni di Pasolini sulle nuove generazioni

In relazione ai temi della società e della politica, Pier Paolo Pasolini fin dagli anni Quaranta si sofferma sul tema dei giovani, i quali diventano uno dei principali soggetti delle sue riflessioni a partire dalla fine degli anni Sessanta, in concomitanza con l’avvento delle

101 Pasolini 19591, 85-91.

102 Pasolini 19736, 284-289.

103 Pasolini 19744, 307-312.

104 Duflot 1969-19751, 1526-1531.

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contestazioni studentesche.106 Da sempre i giovani sono considerati da Pasolini come soggetti puri, ricchi di speranza e di buona volontà, in contrapposizione agli adulti, i quali sono ritenuti dall’autore come esseri ipocriti e alienati a causa del loro rapporto con le istituzioni sociali e politiche. La nuova generazione, secondo l’autore, ha il dovere di razionalizzare, attraverso l’esercizio dell’intelligenza e dello spirito critico, le ipocrisie che governano il mondo degli adulti, senza precipitare nella spirale degli interessi economici dettati dal “nuovo Potere”. Nonostante ciò, Pasolini non ritiene che i giovani siano gli individui di spicco del loro tempo, bensì degli antagonisti, in quanto la protagonista è ancora la generazione precedente e coloro che la supportano. I giovani, infatti, nonostante disprezzino la morale dei loro padri, continuano una tradizione in cui la vera protagonista della storia è la borghesia: in sostanza essi mettono in crisi il mondo borghese per renderlo più concreto.107

A partire dagli anni Cinquanta, Pasolini osserva che la gioventù italiana appare essere insofferente e incattivita: tali stati d’animo, secondo l’autore, sono causati dalla presunzione pedagogica, dalla cecità reazionaria, dallo sciocco paternalismo e dalla superficialità nella visione dei valori, propri della generazione precedente. Secondo l’autore, simili ideali sostenuti dalla generazione dei padri non possono far altro che far provare ai giovani un profondo «disprezzo per la morale allora vigente: disprezzo non critico, naturalmente, e quindi anarchico, improduttivo, patologico».108 Le nevrosi che colpiscono la giovane generazione sono dunque di origine ambientale e per comprenderle deve essere effettuata un’analisi sociale. I loro atti di crudeltà esibizionistica e di ribellione devono essere rintracciati nel conformismo imperante che domina la società nella quale vivono. In tale analisi, Pasolini afferma che non deve essere fatta una generalizzazione: infatti nel trentennio post-bellico sono presenti anche ragazzi ineccepibili e desiderosi di apprendere; anzi, egli afferma che il loro numero è notevolmente aumentato rispetto agli anni della guerra. Pasolini distingue tali tipi di ragazzi dalla gioventù dei “Teddy boys”, ovvero dai ragazzi traviati, risultato tipico della società neocapitalistica irrigidita moralisticamente nelle sue sovrastrutture. Particolarmente interessati da tali fenomeni sono le nuove generazioni

106 I giovani erano stati anche i protagonisti dei romanzi “Ragazzi di vita” (1955) e “Una vita violenta” (1959) di Pasolini. In questi, infatti, l’autore aveva descritto la vita dei ragazzi delle borgate romane, i quali vivevano di espedienti e di furti per sopravvivere. Nonostante la miseria e le dure condizioni di vita li avessero costretti a crescere prima del tempo, essi non avevano perso il loro vitalismo.

107 Pasolini 19682, 156-158.

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che sono stanziate nell’Italia settentrionale: il ragazzo proveniente dal nord d’Italia si ritrova a lottare contro una società apparentemente buona e in grado di offrirgli garanzie, ma in sostanza ingiusta e ipocrita. Il ragazzo avverte tale situazione e l’oppressione di questo tipo di società causa in lui le nevrosi che lo portano a una falsa rivendicazione della propria personalità, assumendo comportamenti narcisistici, esibizionisti e di protesta anarchica. Tale contesto, per Pasolini, non si rintraccia invece al sud d’Italia: i ragazzi meridionali, infatti, non appartengono alla classe borghese e alla sua ideologia ma fanno parte principalmente del sottoproletariato. Può verificarsi che in alcune sezioni della borghesia meridionale qualche ragazzo abbia alcuni punti di contatto con la figura del “Teddy boy”, tuttavia si tratta solo di un fenomeno di emulazione. I reati che i giovani del meridione commettono non sono di tipo morale ma sono ben giustificati dalla necessità economica e dalla diseducazione ambientale. Dunque, la differenza della mentalità e del fenomeno criminaloide tra la gioventù settentrionale e quella meridionale offre un profondo avvertimento del dislivello sempre più allarmante fra le due zone del Paese.109 Inoltre, si assiste al fatto che i giovani meridionali iniziano emigrare e ad andare in massa a lavorare al nord: tale fenomeno fa sì che questa gioventù subisca un processo immediato di corruzione borghese che li rende irriconoscibili. Essi, infatti, iniziano a vivere nel clima della sottocultura consumistica che sostituisce la loro grazia con la volgarità.110 Per porre fine e rimedio a tali situazioni, Pasolini rivendica la necessità di un profondo cambiamento dell’assetto sociale italiano.

Ciò che si manifesta un decennio dopo il benessere provocato dal “boom” economico e dalla nascente società dei consumi scaturisce movimenti di protesta in Italia da parte dei giovani. La nuova generazione crede di ribellarsi a una società malata che scandisce i ritmi della sua esistenza con la logica del consumismo e la possessione di beni materiali. Per Pasolini, i giovani studenti non devono lottare per pretendere l’attuazione di diritti, o almeno non solo per questo: devono pretendere da sé stessi di essere la parte più importante e reale dell’opinione pubblica. I giovani che manifestano dentro e fuori le scuole mascherano in realtà l’ansia borghese per il futuro, la fobia per la miseria e l’insuccesso. La nuova generazione, inoltre, non si rende conto che il movimento da loro perpetrato nel 1968 è strumentalizzato nel suo insieme dal neocapitalismo. I giovani rivoluzionari del ’68 e degli anni successivi adottano per comunicare un linguaggio diverso

109 Pasolini 19592, 92-98.

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da quello verbale, il quale non è formato da parole ma da simboli che servono a mostrare la loro opposizione ai principi dominanti della società borghese e della società consumistica. Essi vogliono creare nuovi valori diversi dall’entropia caratteristica del “nuovo Potere” e lo fanno senza violenza rivoluzionaria, nonostante la loro critica verso la società sia totale e intransigente. Tali rivoluzionari iniziano a moltiplicarsi in numero dopo il ’68 e i simboli adottati dalla gioventù cominciano ad assumere più che una funzione verbale una funzione distintiva, fino a diventare un simbolo conformistico. Tale fatto è per Pasolini la testimonianza che la società borghese assorbe la sottocultura dell’opposizione e la fa propria, fino a renderla, con diabolica abilità, una moda. La condanna radicale e indiscriminata che i giovani pronunciano contro la generazione dei loro padri, alzando contro di essi una barriera insormontabile, finisce con l’isolarli, impedendo loro di avere con essi un rapporto dialettico. Solo attraverso tale confronto essi potrebbero avere reale coscienza storica di sé stessi e superare la generazione precedente: tuttavia, l’isolamento in cui i giovani si sono chiusi li ha tenuti fermi alla loro realtà storica e ciò causa un regresso. Essi, per Pasolini, risuscitano nella loro anima terrori e conformismi e nel loro aspetto fisico convenzionalità che devono essere superate per sempre. Secondo l’autore è giunto il momento che la nuova generazione si liberi dalla sua ansia colpevole di attenersi all’ordine degradante dell’orda.111 Comunque, le rivoluzioni giovanili degli anni Sessanta hanno apportato, per Pasolini, anche un valore positivo: i giovani manifestano una forte spinta e una dinamicità rivoluzionaria che i partiti ufficiali hanno lentamente perso negli anni Cinquanta. Il sorgere di situazioni nuove, l’industrializzazione dell’Italia, l’affacciarsi verso un nuovo periodo capitalistico, fa sì che ci sia questo ultimo sussulto rivoluzionario, che come dinamicità ha un’importanza straordinaria. La forma e gli ideali del movimento sono positivi, ma gli studenti non si sono resi conto che c’è un’ulteriore mutazione interna al capitalismo causata dall’applicazione della scienza.112