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La riforma di al-Muʿtaḍid

3.2 Le riforme della collocazione calendariale del nawrūz

3.2.2 La riforma di al-Muʿtaḍid

La riforma di al-Muʿtaḍid, che coinvolse sicuramente il visir ʿUbaydallāh b. Sulaymān b. Wahb e, probabilmente, anche il letterato e astronomo Yaḥyā b. ʿAlī al-Munaǧǧim, ebbe luogo con certezza nell’anno 282/895. Rimane, tuttavia, da definire la misura della sua effettiva applicazione, sia sotto il profilo geografico sia temporale.

In primo luogo è bene considerare che, al contrario della riforma di al-Mutawakkil, quella emanata nel 282/895 fu provvedimento facente parte di un più vasto aggiornamento e di un generale riordino delle pratiche amministrative e della politica finanziaria del califfato. Durante il suo califfato, al-Muʿtaḍid riuscì a operare in un contesto politico di maggiore stabilità rispetto alle incertezze del trentennio precedente, evitando ulteriori conflitti sia con i tulunidi in Egitto sia con i saffaridi nell’altopiano iranico orientale. Con la sconfitta di questi ultimi ad opera dei samanidi,

63Come infatti osserva M. Fleischhammer, il nonno di ʿAlī b. Yaḥyā, il quale fu il primo di quella famiglia a essere ammesso alla corte califfale in qualità di astronomo, reclamava orgogliosamente la carica ricoperta dai propri avi presso la corte di Ardašīr e rimase fedele allo zoroastrismo, lasciando che fosse il figlio Yaḥyā a convertirsi nelle mani di al-Maʾmūn (Fleischhammer, 2012).

3.2 Le riforme della collocazione calendariale del nawrūz a cavallo tra viii e ix secolo, al-Muʿtaḍid ottenne la possibilità di inviare i propri esattori anche nelle province orientali dell’altipiano. Alcuni territori più facilmente accessibili, quali le regioni di Rayy, ʿAmid, Mārdīn e Mawṣil, furono riportati sotto il controllo diretto del califfo. Infine, forse per la ritrovata sicurezza delle rotte commerciali, durante il califfato di al-Muʿtaḍid i prezzi rimasero bassi, fatto che mitigava le richieste di aumenti della paga da parte dei militari.

L’azione finanziaria, economica e amministrativa di al-Muʿtaḍid è stata analizzata recentemente da A. al-Hasan64. Sul piano finanziario ed amministrativo lo studioso

identifica alcuni elementi nell’azione del califfo. Oltre al rinvio dell’iftitāḥ al-ḫarāǧ all’11 di ḥazīrān, chiamato nayrūz muʿtaḍidī, lo studioso indica la concessione di prestiti per l’acquisto di semenza e di bestiame ai piccoli proprietari terrieri danneggiati dalle guerre degli anni precedenti, il ripristino di opere di irrigazione, la riduzione delle spese di corte e dei salari dell’amministrazione provinciale. L’amministrazione centrale fu interessata da una generale revisione delle spese e, per gli esattori, fu impiegato su larga scala il sistema del ḍamān65, consistente nel meccanismo di garanzia

attraverso la quale gli esattori si impegnavano preventivamente a pagare allo stato una somma precisa, indipendentemente da eventuali problemi collegati alla levata delle imposte, che avrebbero potuto comportare un minore introito rispetto a quello previsto. Al-Hasan, che pure entra nel dettaglio dei vari provvedimenti, non si concentra sull’organicità di questa politica di riforme, limitandosi a ipotizzarne un complessivo effetto benefico sull’economia del califfato e, in conseguenza sullo stato finanziario dell’erario. In ogni caso, affinché non si verificassero abusi peggiori che nel passato ai danni dei contribuenti, il regime di ḍamān necessitava che l’iftitāḥ al-ḫarāǧ che cadesse in un momento nel quale fosse possibile produrre stime il più possibile corrette sulla produzione agricola dell’anno in corso, sia di un sistema di controllo efficiente e tendenzialmente leale nei confronti del governo centrale. Il primo requisito fu soddisfatto con lo spostamento dell’iftitāḥ al-ḫarāǧ al nayrūz muʿtaḍidī, posto in un momento nel quale la stagione permetteva stime affidabili del raccolto a venire, il

64Al-Hasan, 2007, pp. 5-13. 65Abou El Fadl, 1992, pp. 5-6.

secondo con l’istituzione del dīwān al-dār, successivamente diviso in dīwān al-mašriq e

dīwān al-maġrib. Questo dīwān fu posto sotto la diretta responsabilità di Abū al-Ḥasan

b. al-Fūrāt, supervisionato dal fratello Abū al-ʿAbbās, con compiti di controllo sullo stato dei terreni agricoli e delle procedure di tassazione.

In secondo luogo, va sottolineato come dato rilevante il fatto che una differenza riscontrabile tra la riforma operata dal califfo al-Muʿtaḍid, se posta a confronto con il provvedimento, preparato e forse emanato, ma con buona probabilità, come abbiamo visto nella sezione precedente, mai o solo molto limitatamente attuato, sotto al-Mutawakkil, risiede nel fatto che le fonti non manifestano incertezze o discrepanze circa l’anno in cui fu operato il dislocamento del nawrūz sotto al-Muʿtaḍid. Le fonti, infatti, convergono nell’indicare nell’11 ḥazīrān la data fissata dal califfo per il nuovo giorno dell’ifititāḥ al-ḫarāǧ.

La riforma di al-Muʿṭaḍid, secondo l’esaustiva descrizione di al-Bīrūnī di cui abbiamo proposto una nostra traduzione più sopra (si veda p. 177), consistette nello spostamento del nawrūz, che nel 282/895 cadeva l’11 di nīsān, all’11 ḥazīrān . Questo dato è confermato, come vedremo più avanti da numerose altre fonti concordi.

Per procedere a uno studio delle notizie relative alla riforma operata sotto al-Muʿtaḍid, riteniamo opportuno prendere in considerazione la totalità delle fonti a nostra disposizione sull’argomento. Resoconti o riferimenti alla promulgazione della riforma si ritrovano nelle seguenti opere:

– Dīwān del poeta Ibn al-Rūmī (m. 283/996), sebbene in maniera, potremmo

dire, indiretta. Infatti, come chiosa ad una lunga qāṣida in lode di al-Qāsim b. ʿUbaydallāh, in occasione del suo ritorno a Baġdād da una campagna militare, il dīwān ci informa del fatto che tale qaṣīda fu composta nell’anno in cui al-Muʿtaḍid rinviò il nawrūz66. Si tratta, quindi, di una delle ultimissime

composizione del poeta che morì l’anno successivo alla riforma in questione.

– Dīwān del principe poeta Ibn al-Muʿtazz (m. 296/908), il quale dedicò una lunga

3.2 Le riforme della collocazione calendariale del nawrūz

urǧūza67 di lode al cugino al-Muʿtaḍid ripercorrendo gli eventi del suo califfato,

tra i quali anche lo spostamento del nawrūz.

– Kitāb taʾrīḫ al-rusul wa al-mulūk di al-Ṭabarī (m. 314/923), opera nella quale è

descritta l’emanazione della riforma, tramite missiva inviata ai governatori delle varie province, con particolare attenzione alla città di Baġdād, da Mawṣil, ove al-Muʿtaḍid si trovava con il suo esercito68.

– Kitāb murūǧ al-ḏahab di al-Masʿūdī (m. 345/956), riferisce brevemente della

riforma. Il passo pone un problema interpretativo legato ad una possibile precoce applicazione del decreto ai membri della famiglia alide, punto sul quale argomenteremo estensivamente poco più avanti.

– Kitāb al-awāʾil di al-ʿAskarī (m. dopo 395/1005), in un passo contenente il

racconto del processo che portò alla definizione della riforma e all’individuazione dell’11 ḥazīrān quale sede del nawrūz riformato69.

– Kitāb naṯr al-durr di al-Ābī (m. 421/1030), uomo di lettere, visir presso la corte

buide Rayy. La parte dedicata al califfato di al-Muʿtaḍid contiene in proposito solo un breve riferimento al fatto che il califfo al-Muʿtaḍid ritardò la sede del

nawrūz al preciso scopo di collocarlo in un momento nel quale il raccolto fosse

già in fase di maturazione70.

– Kitāb al-āṯār al-bāqiya di al-Bīrūnī (m. circa 442/1050), nei passi che abbiamo più sopra studiato, interessati soprattutto ai meccanismi che condussero all’individuazione dell’11 ḥazīrān quale sede del nawrūz riformato, che, perlatro, al-Bīrūnī chiama nayrūz al-ḫalīfa nel capitolo dell’opera dedicato alle feste da ricondursi al calendario rūmī71.

In altre fonti, inoltre, è possibile rintracciare indizi che confermano il fatto che,

67Ibn al-Muʿtazz, Dīwān, pp. 481-505. 68Al-Ṭabarī, Taʾrīḫ, vol. xiii p. 2143. 69Al-ʿAskarī, Awāʾil, p. 185-187. 70Al-Ābī, Naṯr, p. 138.

perlomeno in area irachena, con particolare riferimento a Baġdād, la riforma fu recepita e che il nayrūz muʿtaḍidī non rimase lettera morta:

– Kitāb taʾrīḫ al-rusul wa al-mulūk di al-Ṭabarī, riferisce dell’iniziale proibizione

in Baġdād, poi abrogata, di accendere fuochi e praticare il ṣabb al-māʾ per il

nayrūz muʿtaḍidī del 284/89772.

– Kitāb aḫbār al-Rāḍī di al-Ṣūlī (m. circa 335/946). L’opera non contiene, a prima

vista riferimenti al nayrūz muʿtaḍidī, ma, in due casi, la conversione delle date fornite secondo il calendario dell’egira ci ha permesso di riconoscere il nayruz

muʿtaḍidī riformato in quelli che al-Ṣūlī chiama semplicemente “nayrūz”. Il

primo passo riguarda il formale giuramento di fedeltà del fratello di al-Rāḍī, al-ʿAbbās, richiesto e concesso nell’anno 323/93573. Il secondo passo riferisce

della decisione di anticipare i festeggiamenti del nayrūz muʿtaḍidī del 328/940, che altrimenti avrebbero avuto luogo il 2 ramaḍān74.

– Kitāb aḫbār al-Muttaqī di al-Ṣūlī. L’opera riferisce di due promesse di rinvio,

da parte di due diversi governatori, dell’iftitāḥ al-ḫarāǧ al nayrūz muʿtaḍidī, evidentemente ancora data di riferimento per le questioni di amministrazione del fisco in un periodo di estremo disordine erariale, riferiti agli anni 329/941 e 331/94375.

– Kitāb nišwār al-muḥāḍara di al-Tanūḫī (m. 384/994), in un passo nel quale

l’autore riferisce dell’uso, presso la popolazione di Baġdād, di celebrare il nayrūz

muʿtaḍidī costruendo una bambola chiamata dūbārakah76 da collocare sul tetto

delle abitazioni77.

– Kitāb taǧārib al-uman di Miskawayh (m. 421/1030), contiene due riferimenti. Il

72Al-Ṭabarī, Taʾrīḫ, vol. xiii p. 2163. 73Al-Ṣūlī, Rāḍī, p. 28.

74Al-Ṣūlī, Rāḍī, p. 66. 75Al-Ṣūlī, Rāḍī, pp. 129, 164.

76La parola è di origine persiana (dūbārūǧ) ed è il termine tecnico per indicare la sposa ‘doppiamente velata’, cioè coperta sia dal velo che indossa, che dal telo che le impedisce la vista dall’esterno (Dehkhodâ, 1972, p. 313)

3.2 Le riforme della collocazione calendariale del nawrūz primo è il caso di un colpo di mano, pianificato ma poi non attuato, del generale Sabkutakīn nel 357/968 volto a sfruttare come diversivo i festeggiamenti del

nayrūz muʿtaḍidī di quell’anno78. Il secondo è la notizia che il noto amīr buide

ʿAḍud al-Dawla, nel 369/979-980 avrebbe ripristinato l’iftitāḥ al-ḫarāǧ al nayrūz

muʿtaḍidī79.

– Kitāb taʾrīḫ Baġdād di al-Ḫaṭīb al-Baġdādī (m. 463/1071), riporta la notizia di

una sepoltura nel giorno del nayrūz muʿtaḍidī 349, coincidente con il 13 rabīʿ ii/11-12 giugno 96080.

Riteniamo opportuno iniziare la nostra trattazione considerando il significativo passo dal Kitāb murūǧ al-ḏahab del poligrafo al-Masʿūdī. Scegliamo questa strada per ragioni espositive. Visto che si già analizzato quanto riportato da al-ʿAskarī e al-Bīrūnī circa la genesi della riforma di al-Muʿtaḍid in relazione e successione all’abbandono della riforma di al-Mutawakkil, vogliamo ora considerare le parole di al-Masʿūdī che ci forniscono una diversa prospettiva su questo punto rispetto ai due autori menzionati. Al-Masʿūdī, che visse e operò in un contesto di prossimità agli ambienti della corte califfale sua contemporanea, nelle quali memorie, magari familiari, di eventi politici risalenti ad alcune generazioni prima, scrive nella seconda metà del iv/x secolo, narrando eventi risalenti alla reggenza di al-Muwaffaq. Questi, per un breve periodo, si risolse a imprigionare il figlio, futuro califfo al-Muʿtaḍīd, per contrasti ancora non chiari agli studiosi. Ecco le parole di al-Masʿūdī a quel periodo:

“Mentre si trovava nelle prigioni di suo padre, al-Muʿtaḍid ebbe la visione di un uomo anziano, seduto sulla riva del Diǧla. Quando quest’uomo stendeva la mano, l’acqua andava da lui, asciugando il letto del fiume, poi, quando la ritraeva, [ecco che] anche il fiume tornava nel suo letto. Al-Muʿtaḍid raccontò: «Gli chiesi chi fosse e lui mi rispose di essere ʿAlī b. Abī Ṭālib, [e allora] mi alzai e lo salutai. Lui mi disse, quindi: “Aḥmad, un giorno questo potere sarà tuo. Non essere ostile ai miei figli e non

78Miskawayh, Taǧārib, vol. ii p. 248. 79Miskawayh, Taǧārib, vol. ii p. 407.

perseguitarli!”. Io dissi: “Come desideri, O Principe dei Credenti!”». In seguito a questo incontro, al-Muʿtaḍid rese generale il rinvio del ḫarāǧ, misura che egli aveva già preso in loro [scil. degli alidi?] favore.81

Il passo si conclude con i noti versi di Yaḥyā b. ʿAlī, gli stessi riportati anche da al-Bīrūnī e da lui erroneamente attribuiti al padre del poeta, chiamato ʿAlī b. Yaḥyā al-Munaǧǧim, come abbiamo ampiamente argomentato nella sezione precedente.

Il dubbio segnalato in chiusura del passo or ora proposto in traduzione italiana fu risolto in favore della ipotesi interrogativa suindicata da De Meynard come segue:

“«Ahmed, me dit-il, pouvoir t’appartiendra un jour; garde-toi d’inquieter mes enfants et de les persécuter» «— Prince de Croyants, répondis-je, vous serez obéi.» C’est ainsi que Moutaded étendit plus tard à tous ses sujets l’ajournement de l’impôt, mesure qui’il avait prise en faveur des Alides.”. L’originale arabo recita:

“Yā Aḥmad, inna hāḏā al-amr ṣaʾir ilayka fa-lā tataʿarradu al-waladī wa lā tuʾaḏḏīhim fa-qultu al-samʿ wa al-ṭāʿā yā amīr al-muʾminīn wa ʿammā al-nās taʾḫīr al-ḫarāǧ ʿanhum wa kāna anʿām al-Muʿtaḍid ʿalayhim”

La traduzione proposta da De Meynard si basa sull’assunzione che il pronome -hum nell’espressione ʿalayhim con la quale il passo si chiude, si riferisca agli alidi. Tale assunzione si giustifica solo ritenendo che notizia della riforma di al-Muʿtaḍid e visione del califfo stesso esperita nelle prigioni del padre costituiscano un passo a sé stante. Noi siamo di diverso avviso; a nostro parere, infatti, la visione a cui nel passo in questione è connessa la notizia che nelle righe dell’opera di al-Masʿūdī precedono immediatamente l’incontro e il dialogo tra il futuro al-Muʿtaḍid e ʿAlī b. Abī Ṭālib. In quelle righe si parla di una somma di denaro inviata segretamente dal Ṭabaristān ai membri della casata alide in Baġdād. Vi si narra poi che il califfo, informato della cosa, convocò il personaggio incaricato della distribuzione di quel danaro e, irritato più dalla segretezza con la quale si era proceduti a questo invio di denaro

3.2 Le riforme della collocazione calendariale del nawrūz che non dal fatto in sé, dispose che quel denaro destinato ai discenti di ʿAlī fosse inviato ai destinatari apertamente, senza alcun timore. Ecco che il comportamento benevolo di al-Muʿtaḍid nei confronti degli alidi viene poi spiegato e, in un certo senso, legittimato dalla visione del califfo stesso, visione il cui scopo è rendere evidente l’attitudine di omaggio del califfo nei confronti del prestigioso capostipite del casato alide, nonché, com’è noto, imparentato con la famiglia del califfo stesso. È evidente che il passaggio enfatizza la propensione dell’abbaside al-Muʿtaḍid a mantenere buoni rapporti con i discendenti di ʿAlī. Il racconto sull’invio di danaro agli alidi di Baġdād compare anche in al-Ṭabarī, dove, ancora una volta, troviamo a seguire il racconto dell’eccezionale incontro tra al-Muʿtaḍid e ʿAlī. Se in quel caso le modalità con cui lo storiografo narra di ciò sono diverse, il passo termina con la notizia della medesima raccomandazione al futuro califfo di mostrare benevolenza nei confronti degli alidi82. Il

passo in al-Ṭabarī termina qui, non segue cioè il resoconto della riforma di al-Muʿtaḍid così come abbiamo, invece, in al-Masʿūdī. Ci pare dunque confortata la nostra ipotesi che la straordinaria visione sia connessa, anche in al-Masʿūdī, al precedente passo nel quale viene palesata la benevolenza nei confronti degli alidi di al-Muʿtaḍid, così come, nella narrazione, comandata da ʿAlī b. Abī Ṭālib al giovane principe abbaside anni addietro. L’interpretazione di De Meynard, inoltre, fa del passo di al-Masʿūdī un

unicum, mentre la nostra proposta di traduzione colloca il passo in una prospettiva

più ampia, coerente sia con l’altra fonte che riferisce della visione in questione, vale a dire al-Ṭabarī, sia con l’assenza di ulteriori notizie circa un trattamento di favore nei confronti degli alidi in termini di rinvio, magari all’11 di ḥazīrān, dell’iftitāḥ al-ḫarāǧ. Ai passi che abbiamo già visto di al-Bīrūnī e al-ʿAskārī, si aggiungono le parole di al-Ṭabarī:

Uno degli eventi fu l’ordine che al-Muʿtaḍid, nel muḥarram 282 fossero inviate missive a tutti i funzionari nelle varie regioni e province, affinché abbandonassero l’iftitāḥ al-ḫarāǧ a nayrūz, che era il nayrūz dei persiani, e

lo si rinviasse all’undicesimo giorno di ḥazīrān. Chiamò quel giorno nayrūz

muʿtaḍidī e decretò [tutto] questo da al-Mawṣil, ove si trovava. In una

lettera inviata a Yūsuf b. Yaʿqūb a Baġdād, al-Muʿtaḍid lo informò che, con tale disposizione, aveva inteso mostrare benevolenza alla popolazione e [così] far loro del bene. Ordinò, inoltre, che la sua missiva fosse letta in pubblico, cosa che fu fatta.83

Menzioni della riforma si trovano anche nel Kitāb naṯr al-durr, che si limita a riferire che al-Muʿtaḍid “spostò il nayrūz e impose [la levata del] ḫarāǧ con la maturazione del raccolto”84. Infine, ad al-Ṭabarī, si rifanno in epoca successiva anche Ibn al-Aṯīr e

Ibn al-Ǧawzī, che illustrano, non citando la propria fonte, la riforma sostanzialmente con le stesse espressioni85. Ciò conferma il dato secondo cui la riforma sarebbe stata

emanata mentre al-Muʿtaḍid si trovava nella città di Mawṣil, punto sul quale torneremo per esteso più avanti (si veda sez. 3.2.4).

A questo, per fornire un quadro più completo della riforma di al-Muʿtaḍid, va aggiunto il parere riportato in autorevole opera di età selgiuchide, che interpreta la riforma alla persiana. Ci riferiamo qui a “quanto sostiene l’autore dello Zīj-i sanjarī [cioè che] l’intercalazione muʿtaḍidī doveva essere effettuata nel seguente modo: una volta ogni quattro anni l’andargāh, che stava tra la fine di ābān e l’inizio di ādhar, avrebbe contato sei giorni al posto di cinque”86.

Se i termini del rinvio sono chiari, è incerto in quante e quali province e per quanto tempo il nayrūz muʿtaḍidī rimase in vigore come momento designato per l’iftitāḥ

al-ḫarāǧ. Risolvere a pieno la questione sulla base delle sole fonti letterarie disponibili

non è possibile, ma, in questa sede, è comunque possibile tratteggiare un quadro parziale prendendo in considerazione alcuni dati. Per prima cosa, sappiamo che, a Baġdād, il nayrūz muʿtaḍidī fu festeggiato almeno per qualche tempo, se è vero che come sostiene al-Ṭabarī87 nel 284/897 si proibirono in occasione del nayrūz muʿtaḍidī,

83Al-Ṭabarī, Taʾrīḫ, vol. xiii p. 2134. {Rif. 3c}. 84Al-Ābī, Naṯr, vol. iii p. 138.

85Ibn al-Aṯīr, Taʾrīḫ, vol. vii p. 89; Ibn al-Ǧawzī, Muntaẓam, vol. xii p. 243. 86Cristoforetti, 2003a, p.130.

3.2 Le riforme della collocazione calendariale del nawrūz per paura di eccessi e possibili incendi, le lustrazioni e luminarie tipiche del nawrūz88

e che le celebrazioni erano abbastanza imponenti perché si pensasse ad usarle come copertura per un assassinio politico, come riportato da Miskawayh a proposito del tentativo di Sabuktakīn al-ʿAǧamī di far degenerare le luminarie del nayrūz muʿtaḍidī del 357/968 per avere mano libera e assassinare il principe buide Baḫtiyār89 (m.

366-7/967-8). Il piano fallì, ma è evidente che, perlomeno a Baġdād, il l’undici di

ḥazīrān rimase quale vera e propria celebrazione popolare almeno per un trentennio e,

presumibilmente, anche oltre.

Per quanto riguarda il côté degli ambienti palantini è disponibile una descrizione dei festeggiamenti della madre del califfo al-Muqtadir, sul cui ruolo quale vera depositaria del potere politico le fonti successive insistettero con occhio decisamente critico90,

conservata nel Kitāb nišwār muḥāḍara del qāḍī al-Tanūḫī: