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3. Politiche ecclesiastiche e consolidamento dell’assolutismo

3.1. Il sistema educativo del regno: le scuole e le due università

3.1.3. Le riforme universitarie

La riforma del sistema scolastico andò di pari passo con la riorganizzazione dei due atenei di Cagliari e di Sassari, preparata scrupolosamente dal governo di Torino già a partire dal 1755, anno in cui si formò nella capitale sarda un’apposita giunta incaricata di studiare un progetto generale di riforma degli studi universitari75. Nel giro di quattro anni la giunta, composta dalle principali autorità civili ed ecclesiasti- che dell’isola e presieduta dal viceré, concluse che l’unico modo efficace per rivita- lizzare gli studi universitari sardi consisteva nel rifondare l’ateneo cagliaritano e nel sottoporlo a regole nuove, facendone il principale centro di formazione del regno, come era stato fatto molti anni prima per l’Università di Torino76. Nel 1759 la rifor- Sardegna», I, Cagliari, 1992, pp. 217-256, in particolare pp. 235-240. Per un’introduzione al dibattito sull’utilità dell’uso del catechismo nell’alfabetizzazione cfr. G.BIANCARDI,Per una storia del cate-

chismo cit., pp. 203-210.

74 Viancini a Bogino, 18 giugno 1769 cit. Alle perplessità del presule il ministro Bogino rispose

ribadendo l’importanza della catechesi, non potendo fare a meno di concordare con lui sul fatto che il compito dell’insegnamento spettasse primariamente alle scuole «pubbliche»: Bogino a Viancini, 27

marzo 1765 cit.

75 La giunta fu istituita dal sovrano Carlo Emanuele III con carta reale del 13 gennaio 1755: E.VER-

ZELLA,L’Università di Sassari cit., p. 33. La bibliografia sulla riforma settecentesca delle università

sarde, e sugli influssi e sui modelli che la indirizzarono, si è arricchita in questi ultimi anni di impor- tanti contributi. Su tutti si rimanda al recente saggio di A.MATTONE, P. SANNA, La “rivoluzione delle

idee” cit. (in particolare alle pp. 834-942), agile sintesi critica, ricca di spunti di riflessione e di

un’ampia mole di riferimenti bibliografici e archivistici.

76 Per la storia dell’Università di Cagliari sin dalla sua fondazione in periodo spagnolo si rimanda a G.

SORGIA, Lo Studio generale cagliaritano cit., e, per il periodo boginiano, a G.DE GIUDICI, La popola-

ma fu avviata con l’istituzione a Cagliari di una cattedra di chirurgia, per la quale fu scelto come insegnante l’illustre chirurgo Michele Antonio Plazza e che fu dotata di moderni strumenti e di una fornitura di testi scientifici piuttosto all’avanguardia per l’epoca77. Per l’Università di Sassari vi erano invece idee contrastanti, anche perché qualsiasi progetto di restaurazione avrebbe dovuto essere stilato in accordo con i padri gesuiti della città, che ne detenevano il controllo.

Il regolamento per l’ateneo cagliaritano fu approvato il 28 giugno 1764, circa dieci anni dopo l’inizio dei lavori della «giunta». Nel frattempo, presso la Santa Sede, il vescovo di Alghero Delbecchi negoziava l’assegnazione «in perpetuo» all’università della capitale delle rendite di una prebenda canonicale78. La trattativa fu ardua poiché il prelato faticò non poco a piegare le resistenze del pontefice e dei cardinali del Sacro collegio, restii a concedere i frutti di un possedimento ecclesiasti- co a beneficio di un’istituzione secolare79. L’ostacolo fu aggirato accettando che la bolla di assegnazione delle rendite, la Divinas humanasque scientias del luglio 1763, contenesse esplicitamente la dichiarazione di «nuova erezione» dell’ateneo80, e che i

settecentesca dell’ateneo cagliaritano è stata fatta da Emanuela Verzella nel suo pregevole lavoro dedicato all’università turritana: E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., pp. 27-37.

77 La cattedra fu eretta con pregone del viceré Tana di Santena del 30 agosto 1759: cfr. A.MATTONE,

P. SANNA, La “rivoluzione delle idee” cit., pp. 842-843 e E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., p.

34-36. Lo stesso viceré fu incaricato di diffondere la notizia tra i prelati isolani e di chiedere loro di selezionare giovani aspiranti medici e chirurghi da inviare a Cagliari per compiervi gli studi sotto la guida dell’insigne docente, predisponendo per questi l’assegnazione di un contributo diocesano: cfr.

Lettera a monsignor Delbecchi vescovo di Alghero, 5 settembre 1759, Lettera a monsignor Del Carretto arcivescovo di Oristano, 5 settembre 1759, Lettera a monsignor Concas vescovo eletto di Bosa, 5 ottobre 1759, Lettera a monsignor Casanova arcivescovo di Sassari, 5 ottobre 1759, Lettera a monsignor Cadello vescovo di Ampurias, 5 ottobre 1759, tutte in ASC, Regia Segreteria, Serie I,

Carteggio con gli ecclesiastici, vol. 724, ff. 68v-69v, 70r-70v, 75r-75v, 75v-76v, 77r-77v. Il primo a rispondere fu Del Carretto, che segnalò subito al viceré tre aspiranti allievi per Plazza: cfr. Lettera a

monsignor Del Carretto arcivescovo di Oristano, 15 settembre 1759, Ivi, ff. 72r-72v.

78 Altri fondi per l’Università, per un totale di 1638 lire, furono reperiti dalle casse della città mentre

altre 3000 lire furono devolute dal sovrano. Ulteriori introiti sarebbero arrivati dai contribuiti degli studenti graduandi: E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., p. 34.

79 Sulle perplessità del pontefice cfr. Delbecchi a Bogino, da Roma, 20 novembre 1762, AST, Sarde-

gna, Corrispondenza dall’isola, Vescovi di Alghero.

80 Nella bolla del 15 luglio si legge testualmente «de novo ereximus»: questa espressione piacque

molto poco ai cagliaritani, nonostante il governo si fosse affrettato a chiarire che si trattava di un mero errore di forma. Su questo punto cfr. D. FILIA, La Sardegna cristiana cit., p. 83 e R.TURTAS,Storia

redditi della prebenda scelta, quella della parrocchia di Assemini, fossero ufficial- mente destinati a sovvenzionare le sole cattedre di «studi» ecclesiastici81.

Le Costituzioni per la «nuova» Università di Cagliari furono redatte sul model- lo di quelle in vigore nell’ateneo torinese82, ma con adattamenti che tenevano conto delle peculiarità dell’insegnamento sino ad allora impartito in Sardegna. Nell’isola pressoché tutte le cattedre universitarie erano tradizionalmente affidate a docenti provenienti dagli ordini religiosi, in primo luogo a scolopi e a gesuiti. Le nuove norme ribadirono quindi il fondamentale ruolo dei regolari, e sancirono l’affidamento a questi delle cattedre più importanti, comprese quelle delle discipline tecniche e matematiche. I primi docenti dell’università riformata furono quindi scelti tra le file del clero regolare, e furono chiamati in Sardegna autorevoli insegnanti provenienti dai conventi dalla penisola, eruditi sui nuovi indirizzi culturali e scientifici e in grado di svolgere lezioni in lingua italiana. La scelta di docenti «forestieri» creò non poche resistenze negli ambienti accademico-religiosi locali e nelle municipalità, entrambi gelosi dei propri privilegi e delle proprie tradizioni. Ma il governo torinese, più che mai determinato a «rinnovare» la cultura sarda secondo gli orientamenti dominanti negli ambienti della corte, continuò diritto per la sua strada ignorando le proteste che continuarono a essere inoltrate anche negli anni successivi83. Secondo gli osservatori

della chiesa in Sardegna cit., p. 515. La prebenda di Assemini garantiva all’ateneo la rendita annua di

6000 lire piemontesi: E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., p. 34.

81 La volontà del papa di preoccuparsi del solo sostentamento delle cattedre di teologia e di sacri canoni

era apparsa chiara sin dall’inizio delle trattative: cfr. Memoria del conte Di Rivera recante i primi passi

di monsignor d’Alguer intorno alle sue commissioni, 20 novembre 1762, in Carte concernenti la trattati- va con Roma appoggiata al vescovo di Alghero unitamente al conte Di Rivera per l’applicazione di varie prebende alla sussistenza dei seminari ed università, e consecutiva convenzione per le pensioni bancarie, n. 5, AST, Sardegna, Ecclesiastico, miscellanea Parrocchie-Seminari, fasc. I.

82 Uno stralcio delle Costituzioni per l’Università torinese, corredate dai pareri dei principali consiglie-

ri di Vittorio Amedeo II, è pubblicato in D.BALANI,M.ROGGERO,La scuola in Italia cit., pp. 84-95.

Sulla riforma dell’ateneo torinese cfr. anche D. BALANI, Toghe di Stato. La facoltà giuridica

dell’Università di Torino e le professioni nel Piemonte del Settecento, Deputazione Subalpina di

Storia Patria, Torino, 1996, in particolare, per le facoltà giuridiche, pp. 1-34 e, per un bilancio, pp. 315-323.

83 Delle proteste si fece portavoce lo stesso viceré Costa della Trinità, che si attirò anche per questo

motivo aspre critiche da parte del ministro Bogino: E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., p. 37.

Sul ricambio del corpo docente nelle università sarde e sui nuovi programmi di insegnamento cfr. A. MATTONE, P. SANNA, La “rivoluzione delle idee” cit., pp. 844-860.

piemontesi, infatti, la Sardegna non era ancora in grado di fornire un proprio corpo docente che fosse al livello di quello della penisola, dove una temperie culturale «moderna» si era già sufficientemente formata e diffusa. Solo con il propagarsi dei nuovi insegnamenti l’isola avrebbe potuto educare un nuovo ceto di eruditi, di fun- zionari e di ecclesiastici84.

La presidenza del Magistrato sopra gli Studi di Cagliari fu affidata all’arcivescovo della capitale, Giuseppe Agostino Delbecchi, che aveva ottenuto la promozione alla cattedra arcivescovile al termine della sua missione diplomatica presso la Santa Sede. Gli altri prelati dell’isola, in modo particolare quelli del Capo inferiore, furono coinvolti nel reclutamento di allievi «degni» per l’ateneo. In con- comitanza con l’apertura del primo anno accademico, nell’autunno del 1764, il ve- scovo di Ales Giuseppe Maria Pilo inviò una lettera pastorale agli ecclesiastici della sua diocesi per indurli a «perfezionarsi» con gli studi universitari85. In seguito il presule riuscì a ottenere la creazione di due borse di studio per mantenere nell’università cagliaritana due sacerdoti intenzionati a conseguire le «patenti» di maestro, e che al termine degli studi avrebbero esercitato l’insegnamento nella dioce- si di Ales86. Ciò in coerenza con il disegno del governo, che volle sin dal principio

coinvolgere i prelati dell’isola nel “popolamento” della riformata università, e li sollecitò a reperire o a stanziare personalmente fondi per la creazione di borse di studio per studenti ecclesiastici di tutte le diocesi, che necessitavano di buoni sacer- doti e di altrettanto validi insegnanti.

L’Università di Sassari non era stata compresa nella riforma del 1764, che con l’istituzione del Magistrato sopra gli Studi di Cagliari affidava all’arcivescovo il potere

84 Per “accelerare” gli eventi già dal 1751 Carlo Emanuele aveva istituito presso il Collegio delle

Province di Torino quattro borse di studio per studenti sardi, due del Capo di Cagliari e due di quello di Sassari: E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., p. 33.

85 Il ministro Bogino fu informato della cosa dal viceré: Lettera del viceré balio della Trinità, 12

ottobre 1764 (I), AST, Sardegna, Corrispondenza dall’isola, Viceré, m. 16. Nel Sinodo diocesano del

1775 il vescovo Pilo ribadirà l’obbligo per i sacerdoti di studiare nel seminario e nell’università:

Synodus Diœcesana Usellensis ab Ill.mo et Rev.mo Domino D. Fr. Josepho Maria Pilo ordinis carme- litarum […] habita anno a Christi nativitate MDCCLXXV diebus XXIX; XXX et XXXI maii, Tipografia

regia, Cagliari, 1776, p. 89.

di vigilanza sull’ateneo, poiché in essa il «gran cancellierato» spettava al rettore del collegio gesuitico di san Giuseppe87. Ma in quello stesso anno, nel quale la segreteria del ministro Bogino era stata destinataria di insistenti richieste da parte dell’arcivescovo Viancini, del capitolo della cattedrale e delle autorità cittadine, che chiedevano il rinnovamento dell’ateneo, il governo torinese decise di intraprendere anche questo importante ma difficile «passo». Una riforma dell’ateneo turritano era in cantiere da qualche tempo, poiché già dal luglio del 1763 la segreteria del ministro Bogino aveva avviato un’indagine sul decaduto Studio Sassarese88. Alcuni dei pareri giunti a Torino nei mesi successivi all’inizio dell’inchiesta si erano spinti sino a consi- gliare al governo di sopprimere l’ateneo turritano e di concentrare tutte le pur scarse risorse nella rifondazione dell’Università di Cagliari. L’idea era stata però in breve tempo abbandonata dal ministro, sia per le resistenze delle autorità sassaresi sia anche perché egli tenne conto della lontananza geografica tra i due Capi dell’isola e dell’antica rivalità che li contrapponeva89. La «giunta» preliminare chiamata a gettare le basi per la creazione del Magistrato sopra gli Studi di Sassari, superati alcuni disac- cordi e sedate a fatica delle vere e proprie liti, iniziò nell’estate del 1764 a lavorare di buona lena, forse anche nel timore di essere esautorata dai propri compiti, cosa in un primo momento auspicata, del resto, anche dallo stesso arcivescovo Viancini90.

87 La cosa non andava giù all’arcivescovo Viancini, che suggerì al ministro la semplice estensione a

Sassari delle Costituzioni redatte per l’Università di Cagliari e gli propose di affidare a lui la direzione dell’ateneo e delle scuole. «Non so addattarmi a credere – scrisse il presule a Bogino – che V. E. possa, e voglia suggerire a S. M. di preferire un religioso a se ignoto ad un prelato ch’egli stesso destina alla Mitra»: Viancini a Bogino, 15 aprile 1764, AST, Sardegna, Corrispondenza dall’isola, Arcivescovi di Sassari.

88 Una dettagliata trattazione delle indagini preliminari alla rifondazione dell’Università di Sassari è

stata fatta da E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., pp. 37-58.

89 Questi punti furono sottolineati con forza anche dal vescovo di Alghero Delbecchi, uno dei più

accesi sostenitori della necessità di garantire la sopravvivenza dell’ateneo sassarese: E.VERZELLA,

L’Università di Sassari cit., pp. 58-59.

90 Lo scetticismo e il fastidio furono espressi dall’arcivescovo in una lettera a Bogino dell’agosto

1764. In essa il presule denunciava la confusione all’interno della giunta cittadina, che continuava a cambiare la sua composizione e i compiti dei suoi giurati: Viancini a Bogino, 7 agosto 1764 cit. Ma già un mese dopo il presule si dichiarava soddisfatto dell’inversione di marcia dei giurati, di sicuro ancora intimoriti dalla paventata soppressione dell’ateneo: Viancini a Bogino, 3 settembre 1764, Ivi. Sui rapporti intrattenuti da Bogino con i consiglieri cittadini di Sassari per la restaurazione dell’ateneo cfr. E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., pp. 58- 64.

Gli oppositori più accaniti alla creazione di una università «di stato» a Sassari erano i gesuiti, che non avevano nessuna intenzione di rinunciare al privilegio di concedere i gradi accademici, pur da alcuni considerato «abusivo»91. Già avvezzo a trattare con i «riottosi» regolari sardi, in un primo momento il ministro Bogino scelse di non sferrare un attacco diretto e si limitò a trattare direttamente con il generale della Compagnia per ottenere l’invio nell’isola di docenti «italiani» sia per gli inse- gnamenti strettamente accademici sia per gli «studi» inferiori92. I primi a giungere a Sassari furono il padre Gaetano Tesia, maestro di teologia, e il padre Giuseppe Ga- gliardi, professore di filosofia. Dopo qualche mese dal loro arrivo parve che lo studio di queste materie iniziasse a migliorare e a diffondersi, ottenendo – nonostante le «novità» introdotte dai due docenti – il gradimento degli studenti e dell’intera popo- lazione cittadina93.

Ma l’invio di nuovi docenti non poteva bastare: era ferma intenzione del go- verno dare all’Università di Sassari nuovi regolamenti e nuovi programmi di inse- gnamento, e per fare ciò era necessario sottoporla al controllo di un Magistrato sopra gli studi. Il ministro Bogino tentò di raggiungere un accordo con il rettore del colle- gio di san Giuseppe, il padre Francesco Tocco94, che però si rivelò poco propenso a

collaborare con il potere civile. Egli si mise a capo delle proteste dei gesuiti sassare- si, che si rifiutavano di svolgere «lezioni pubbliche», ovvero di sottostare alle regole di una università «di stato», gestita da un sovrano che aveva già dimostrato la volontà

91 Il giudizio di «abusività» è dell’arcivescovo Viancini, che sosteneva che i gesuiti del collegio di san

Giuseppe concedevano i gradi non per concessione pontificia ma sulla base di un’antica «indulgenza»: cfr. Viancini a Bogino, 15 aprile 1764 cit.

92 Per guidare la cattedra di chirurgia fu inviato dal generale della Compagnia il padre Oliviero. Egli

però non incontrò l’approvazione dell’arcivescovo, che non mancò di comunicare i suoi sentimenti al conte Bogino. Il presule invocò un intervento più energico, ovvero una riforma globale che arrogasse al governo il controllo su docenti e programmi, così come prescritto per Cagliari: Viancini a Bogino,

12 giugno 1764, AST, Sardegna, Corrispondenza dall’isola, Arcivescovi di Sassari.

93 Nel gennaio del 1765 l’arcivescovo riferì a Bogino che le «scuole» dei due gesuiti stavano iniziando

a funzionare egregiamente e ad essere frequentate da molti giovani della città, tanto che nell’aula si erano dovuti ben presto aggiungere altri banchi: cfr. Viancini a Bogino, 21 gennaio 1765, Ivi.

94 Cfr. Bogino al padre Francesco Toco Rettore del collegio de’ Gesuiti di Sassari, I agosto 1764,

di allontanare dall’insegnamento la maggior parte dei regolari sardi95. Bogino sca- valcò ancora una volta i gesuiti dell’isola, e intraprese una serrata trattativa diretta- mente con il generale dell’ordine. In essa il ministro si fece coadiuvare dal rettore della casa professa di santa Teresa di Cagliari, il padre Giorgio Lecca, che aveva già avuto modo di dimostrare il suo “allineamento” alle politiche del governo sabaudo96. Il padre Lecca, che prima di partire alla volta di Roma era stato convocato a Torino per concertare di persona con il ministro i «passi» da farsi presso il generale97, riuscì a convincere il superiore dell’ordine a esprimersi in favore del sovrano piemontese. Grazie all’intervento del generale la resistenza del rettore Tocco, pur dura e ostina- ta98, fu vinta, e nel marzo del 1765 egli accettò a nome dei gesuiti di Sassari la rinun- cia al governo del collegio accademico della città. Nel maggio seguente fu proprio il padre Giorgio Lecca a firmare a nome della Compagnia l’atto ufficiale di rinuncia alla direzione dell’ateneo, che fu adeguato alle norme vigenti per quello cagliaritano con il diploma reale del 4 luglio 176599. Nel frattempo l’arcivescovo Viancini, su

95 Secondo quanto riferì Viancini al ministro Bogino, il padre Tocco «chiama[va] traditori della patria,

quegli che crede[va] avere in qualche modo contribuito a spianare le cose per ritrovare i fondi per la ristaurazione de’ Studi»: Viancini a Bogino, 14 ottobre 1764, AST, Sardegna, Corrispondenza dall’isola, Arcivescovi di Sassari.

96 Come il ministro Bogino ebbe modo di riferire all’arcivescovo Viancini, Lecca si era già da tempo

impegnato a promuovere il miglioramento degli insegnamenti di teologia dogmatica, di fisica speri- mentale e di matematica, e si era dichiarato d’accordo con il ministro sulla necessità di introdurre importanti novità soprattutto nell’insegnamento della filosofia, dove era necessario abbandonare l’ottuso aristotelismo imperante e le «questioni di mera speculativa»: Bogino a Viancini, 13 marzo

1765, AST, Sardegna, Atti dalla capitale, Particolari, vol. 7, ff. 76v-77r.

97 Bogino a Viancini, 6 ottobre 1764, AST, Sardegna, Atti dalla capitale, Particolari, vol. 6, ff. 117r-

119r. Sui «concerti» presi da Bogino con il padre Lecca e la sua “missione” presso il generale dei gesuiti cfr. E.VERZELLA,L’Università di Sassari cit., pp. 64-73.

98 Ancora l’anno successivo il ministro si lamentava con l’arcivescovo di Sassari della riottosità del

gesuita e dei suoi confratelli: Bogino a Viancini, 27 marzo 1765 cit.

99 Contemporaneamente il padre Lecca fu incaricato di negoziare l’aggregazione della provincia

gesuitica sarda a quella dell’Italia con il conseguente distaccamento dalla provincia di Spagna, passo indispensabile per portare a termine l’italianizzazione dei membri sardi dell’ordine. La sua azione fu sottoposta alla vigilanza del plenipotenziario a Roma, il conte Di Rivera: cfr. Promemoria rimesso

alla Segreteria di Stato per gli affari esterni, 18 giugno 1765, AST, Sardegna, Atti dalla capitale,

Particolari, vol. 8, ff. 2r-2v. La Corte di Spagna non fu coinvolta nella trattativa, poiché secondo Bogino la decisione era di esclusiva competenza del Generalato dell’ordine: Promemoria rimesso alla

Segreteria di Stato per gli affari esterni, 9 luglio 1765, AST, Sardegna, Atti dalla capitale, Particolari,

incarico del governo, aveva predisposto un piano per la riorganizzazione finanziaria dell’ateneo e per il restauro della sede100. Il presule fu consultato anche per la scelta dei nuovi docenti, e si espresse in favore della modernizzazione dei programmi di insegnamento proponendo la creazione di cattedre di discipline scientifiche101, in particolare della geometria102.

Dopo la rifondazione dell’ateneo turritano, così come era avvenuto l’anno pri- ma per l’Università di Cagliari, il governo torinese richiese ai vescovi delle diocesi settentrionali di selezionare alcuni giovani chierici e laici da inviare a compiere i propri studi accademici a Sassari. Così come aveva fatto il vescovo Pilo per i sacer- doti di Ales, il vescovo di Alghero Incisa Beccaria si impegnò a incoraggiare gli aspiranti chierici della sua diocesi a frequentare l’università sassarese, soprattutto per

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