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Dal riformismo al moderatismo: Romolo Sabbatini massone e “notabile” della Roma nathaniana

Marchiato a fuoco da un odg del Gsrr (( In un’assemblea del Gsrr del maggio 1907 venne infatti approvato un duro odg di Cesare Rossi, concernente proprio il “tradimento” di Romolo Sabbatini:

vedi Gruppo Sindacalista Romano, in Cronaca di Roma, “L’Azione sindacalista”, 13 mag. 1907. Da rimarcare la profonda avversione nei confronti del “traditore” Sabbatini, nel corso dell’età nathaniana, da parte degli anarchici e dei sindacalisti rivoluzionari capitolini fuoriusciti dalla Cdl e coalizzatisi nella Lgdl: cfr. ad esempio Sindacato Tipografi, in Lega Generale del Lavoro. Cronaca dei sindacati,

“La Gioventù libertaria”, 7 dic. 1907. )), Romolo Sabbatini dunque già alla metà del 1907 è un ex sindacalista rivoluzionario e un consigliere comunale dell’Unione Liberale Popolare, ma soprattutto un dirigente dell’Usr e della Cdl che ha deciso di voltare pagina, abbandonando l’azione diretta e quello che ai suoi occhi stava diventando un inconsistente estremismo (( Circa le persistenti difficoltà del Gsrr dopo il “caso Scarano”, cfr. la Circolare del Gruppo Sindacalista Romano, s.l. s.d. [ma dopo il 1907], in Fus-Fsp, Serie IV Attività politica e istituzionale (1901 giu.-1943 nov.), b. 10, f. 80 Corrispondenza per conferenze di propaganda socialista e sindacalista. )) per abbracciare una linea politica “riformista”: gradualista, pragmatica, “democratica” più che “socialista”, tendenzialmente anticonflittuale, propensa al dialogo col liberalismo giolittiano e, nello specifico capitolino, investita dell’onere dell’amministrazione locale in una città da troppo tempo sgovernata dalle giunte comunali clerico-conservatrici.

L’età nathaniana, d’altronde, soprattutto nella sua fase iniziale rappresentò senz’altro una stagione positiva della municipalità capitolina – pensiamo soltanto all’approvazione del piano regolatore o all’incremento dato alla scolarizzazione (Barbalace 1994; Macioti 1995; Isastia 1998); ciononostante,

anche in relazione alla biografia di Sabbatini, emergono in egual misura e sul lungo periodo altri tratti caratteristici che necessitano a nostro avviso d’un giudizio più critico ed articolato. Proprio in Romolo Sabbatini, infatti, esponente di punta della Cdl “riformista” e del “blocco popolare”, a partire dal 1907 ha inizio una metamorfosi politico-culturale profonda e, a ben vedere, indicativa.

Già abbiamo accennato alla sua affiliazione massonica, quindi a una nuova “militanza” rispetto a quella sindacalrivoluzionaria (su questo tema, per considerazioni di carattere generale, Cordova 1985 e 1990; Conti 2006; Guida 2011) e che si preciserà ulteriormente, rafforzandosi nel corso degli anni ((

Cfr. all’uopo Federazione Internazionale del Libero Pensiero. Associazione Giordano Bruno. Tessera n. 73 rilasciata a Romolo Sabbatini dalla Sezione di Roma, Roma 1° gennaio 1910, in Ascrl-Fpb/Crs, f.

1910. )). Ebbene, l’essere massone nella Roma amministrata da Ernesto Nathan per Sabbatini è tutt’uno col divenire il “notabile” – e in certo modo il “burocrate”, il “professionista della politica” ((

Circa il carattere – seppur infimamente, per certi versi – “notabilare” dell’esperienza politica di Sabbatini come consigliere comunale “popolarista”, cfr. Azienda delle Tranvie. Tessera di libera circolazione del Sig. Sabbatini Romolo, Consigliere Comunale, valevole fino al 31 dicembre 1911, in Ascrl-Fpb/Crs, f. 1911: con questa tessera Romolo Sabbatini in pratica non pagava il biglietto, appunto perché “consigliere comunale”. )) – d’una alleanza social-democratica e liberal-progressista che faceva dell’interclassismo e d’un approccio anticonflittuale sul piano politico-sindacale i perni del proprio progetto, quindi della propria affermazione e del rapporto complessivo che si voleva instaurare col proletariato organizzato. Sono in tal senso di grande ausilio ancora una volta le Carte Romolo Sabbatini, che documentano appunto questo progressivo passaggio dal campo d’un sindacalismo “di classe” a una militanza imperniata sul concetto di cooperazione – e non più conflitto – fra i diversi ceti sociali (( Da rimarcare, in tal senso, anche la nomina di Sabbatini a membro del Consiglio Nazionale della Cgdl dominata dalle posizioni di Rinaldo Rigola e in relazione alla quale vedi la lettera di Rinaldo Rigola a Romolo Sabbatini, Torino 15 settembre 1908, in Ascrl-Fpb/Crs, f.

1908. )): la società torna ad essere un “organismo” sì che le sue parti hanno il dovere di collaborare al bene comune, non di guerreggiare fra loro, là dove le organizzazioni sindacali devono restare confinate in una esclusiva sfera “economica”, cioè distinta, separata da quella partitica o parlamentare e per molti aspetti subordinata ad esse (( Cfr. su tutti questi aspetti in Ascrl-Fpb/Crs, i ff. 1907, 1909, 1910. )).

È insomma l’esatto rovesciamento dell’ipotesi leoniana e qualsiasi tendenza non solo “rivoluzionaria”, ma d’energica critica allo status quo, viene vista con crescente sospetto, mentre la propensione al

“dialogo” si trasforma in strutturale moderatismo, finanche in acquiescenza, a lungo andare in debolezza nei confronti del “giolittismo” dominante. Questo percorso, invero comune a molti dirigenti socialisti e sindacali romani in età nathaniana, appare particolarmente evidente in Romolo Sabbatini: egli infatti accentua l’approccio democratico, che privilegia alfine la piccola borghesia urbana come ceto di riferimento (Barbalace 1994), confondendo così il proletariato in un indistinto

“popolo minuto” (( Vedi all’uopo in Gnam-Fuo, Serie 2 Corrispondenti: letterati e politici, il f. Monticelli Carlo. Cfr. inoltre le missive di G. Grilli a Domenico Orano, s.l. 15 aprile 1912 e di Augusto Lacché a

Domenico Orano, Roma 17 marzo 1912, entrambe in Bncr-Feo, Arc.43, Carteggi, f. Orano Domenico:

ringrazio a tal proposito il dott. Leonardo Lattarulo, curatore del Fondo Eredi Orano ancora in fase d’inventariazione, per avermi consentito d’esaminare questi documenti. )), ben rappresentato dalle parole del Segretario della Lega Magistrale aderente alla Cdl capitolina, in occasione d’un banchetto elettorale a favore di Sabbatini:

Nel giorno in cui i tuoi amici ed estimatori fraternamente ti mostrano che quindici anni di lavoro indefesso tra gli operai per organizzarli e farne una falange imponente per numero, per disciplina e per coscienza, non furono spesi invano, t’invio il mio saluto affettuoso, dolente di non poter intervenire personalmente. La simpatica festa che oggi si fa intorno a te ci dice che l’operosità intelligente e disinteressata brilla di una luce propria tanto che si fa discernere anche senza i bagliori dell’illustre nascita; e chi vive di propaganda democratica nella società e nella scuola ti deve essere grato di avergli offerto una così confortante prova della bontà della causa che va raccomandando. Bevo anch’io alla tua generosità, e mi auguro che le organizzazioni operaie abbiano sempre a trovare a loro duci uomini retti e onesti come te (( P.

Sparano a Romolo Sabbatini, Roma 18 dicembre 1910, in Ascrl-Fpb/Crs, f. 1910. )).

Tale percorso, d’altronde, appare un tratto comune a un’intera generazione di politici comunali e di amministratori pubblici appartenenti ai partiti “popolari” in età nathaniana, senza contare che negli anni del cosiddetto “lungo ministero” Giolitti la linea strategica dell’Estrema Sinistra – gradita alla Cgdl – a livello nazionale sarà appunto questa: “anticlericalismo” in luogo di “lotta classe”, cooperazione e non conflittualità sociale, disponibilità al dialogo col liberalismo giolittiano nel tentativo costante d’ancorarlo – “a Sinistra” – a una politica maggiormente progressista (( Vedi al riguardo in Ascd-Cdp/Cav, b. 3 Partito Radicale e Gruppo parlamentare, il f. 3 Lettere della Direzione Centrale del Partito a Vicini come segretario del Gruppo parlamentare (giugno 1905-febbraio 1908);

nonché b. 5 Collegio elettorale, f. 1 Bologna, il sf. 1. )).

Sarà infatti spesso la Massoneria a costituire da un lato il collante fra partiti “popolari”, organizzazioni proletarie riformiste, mondo della cooperazione, quindi a rappresentare il principale canale di dialogo e comunicazione col ceto liberalgiolittiano (( In relazione alla crescente influenza della Massoneria sui partiti “popolari” e ai suoi rapporti col liberalismo giolittiano, cfr. in Gnam-Fuo, Serie 1 Corrispondenti: artisti, il f. Ferrari Ettore, scultore. Vedi poi in Ascd-Cdp/Cal, b. 4 Massoneria, i ff. 3, 7, 11, 18, 23, 24. Ne la lettera de Il Segretario della Loggia di Rito Simbolico “La Ragione” di Roma ad Alberto Lapegna, Roma 8 ottobre 1913 – sempre in Ascd-Cdp/Cal, b. 4, f. 2 – questa strategia complessiva veniva nondimeno criticata e ritenuta debole nei confronti dell’“invadenza” dei

“clericali”. )); dall’altro a inglobare – come nel caso di Sabbatini – formare e disciplinare una classe politica locale che in questi anni diventava però sempre più notabilato, burocrazia, in un nesso inscindibile – e talvolta opaco – col mondo degli “affari” (( Su tutti questi temi, ovvero circa la forza

della Massoneria a Roma e nel Lazio – in particolare nell’ambito della borghesia piccola e media, delle professioni, del giornalismo – quindi in relazione al crescente livello d’affarismo, clientelismo ed opacità all’interno del sistema nathaniano, vedi in Ascd-Cdp/Cal, b. 4 “Massoneria”, i ff. 6, 13, 14, 20 e 27, indi il f. 17 “Richiesta di interessamento per l’iniziazione del prof. Giovanni Previtera nella Loggia ‘La Ragione’ di Roma (30 dicembre 1913)”; nella b. 7 “Attività professionale”, il f. 76, nonché i ff.

29 “Lettera di E. Ferrari sul procedimento in corso contro la Società ‘Urbs’ di Roma (1913)” e 54

“Parere su un pagamento alla Ditta Mazzolini & Rossi Filangieri, richiesto dalla ‘Società Roma per costruzioni meccaniche, automobili e fonderia’ (1914)”. Si veda infine in Gnam-Fuo, Serie 2 Corrispondenti: letterati e politici, il f. Nathan Ernesto (Gran Maestro della Massoneria italiana, sindaco di Roma). )).

A Roma ad esempio questa strategia massonico-popolarista, prevalente in età nathaniana, produrrà sia la trasformazione della Cdl – fino agli anni Dieci guidata da Romolo Sabbatini ma fiaccata dalla scissione della Lgdl, nell’ambito d’una contrapposizione sempre più dura, insanabile, a un’azione diretta che, radicalizzandosi, a sua volta si rendeva organicamente minoritaria (( Cfr. la missiva di Paolo Orano a Romolo Sabbatini, Porto S. Elpidio 11 agosto 1909, in Ascrl-Fpb/Crs, f. 1909; quindi la lettera di Ivanoe Bonomi a Oddino Morgari, Roma 3 aprile 1908, in Acs, Carte Oddino Morgari, b. 4, f.

3, sf. 1 Corrispondenza. )) – in una docile sponda del “blocco popolare”, quindi in un serbatoio di voti a beneficio d’una “fabbrica” di consiglieri comunali; sia, sul lungo periodo, l’evoluzione del riformismo in uno strutturale, acritico moderatismo, cui si accompagnava un sostanziale economicismo sul piano sindacale (( Si veda al riguardo in Gnam-Fuo, Serie 2 Corrispondenti: letterati e politici, il f. Bidolli Angelo (avvocato). Tale esito presupponeva inoltre la richiesta crescente di “finanziamenti pubblici”, quindi un più stretto rapporto col governo nazionale da parte della Cdl romana, come si evince dalla Memoria della Camera del Lavoro di Roma e Provincia per migliorare il progetto di legge per Roma, presentata agli onorevoli Deputati componenti la Commissione parlamentare che esamina il disegno di legge recante provvedimenti per la città di Roma [a firma, per il Comitato delle associazioni cittadine, Romolo Sabbatini, Luigi Cesana, E. Cipriani, E. Carrera e Attilio Susi], Roma maggio 1907, in Ascd-Ic/Gpp, Leg. XXII, vol. 847, sf. Giunta per le petizioni (18 marzo-20 maggio 1907), cc. 460-465. )).

Tale approccio, nondimeno, avrebbe mostrato col passare del tempo tutta la sua fragilità e contraddittorietà, ad esempio offuscando in maniera crescente l’immagine “virtuosa” dei politici provenienti dal movimento operaio (( Vedi all’uopo la lettera di Ulderico Mazzolani a Domenico Orano, Roma 20 febbraio 1912, in Bncr-Feo, Arc. 43, Carteggi, f. Orano Domenico. )) – giacché sino ad allora non “collusi” col “giolittismo” – peraltro non impedendo in determinati passaggi critici né l’esplosione – sempre più violenta, come nel caso del cosiddetto “eccidio di Piazza del Gesù” nel 1908 – del conflitto sociale, né lo sfilacciarsi progressivo di quelle forze politico-notabilari che la stessa Massoneria riusciva a tenere unite con crescente difficoltà all’ombra del “sistema” nathaniano.

Prova ne è la lettera del consigliere comunale Domenico Orano al “fratello” Alberto Lapegna, interessante anche perché in grado di mostrarci l’alto livello d’influenza massonica nella Capitale in piena età nathaniana (( Appartenevano a logge del Grande Oriente d’Italia consiglieri comunali

socialisti, repubblicani e radicali, nonché figure importanti del “popolarismo” a Roma come ad esempio Amerigo Rosetti, Lamberto Sausé, Augusto Lacché, Carlo Bazzi: cfr. in merito le lettere di Amerigo Rosetti ad Alberto Lapegna, Roma 27 febbraio 1915 e Roma 7 maggio 1915; nonché di Augusto Lacché ad Alberto Lapegna, Roma 10 dicembre 1913 e di Carlo Bazzi ad Alberto Lapegna, Roma 22 dicembre 1913, presenti in Ascd-Cdp/Cal, b. 4 Massoneria, f. 27; nonché b. 6 Richieste di interessamento (1913-1915). Sempre su questo tema vedi infine la missiva di Adele Albani Tondi a Ettore Ferrari, Roma 22 maggio 1911, in Gnam-Fuo, Serie 1 Corrispondenti: artisti, f. Ferrari Ettore, scultore. )) (sul tema vedi anche Rocca 2004):

Nel quartiere del Testaccio per iniziativa di alcuni nuovi inquilini dell’Istituto delle Case Popolari si va delineando un movimento che, appoggiato dal locale movimento socialista, tende a scindere la democrazia del quartiere e ad indebolire l’opera massonica da me esplicata da oltre dodici anni e che come voi sapete si condensa negli Istituti di Assistenza sociale, nel Patronato scolastico, venendo in aiuto ad oltre 1.200 famiglie operaie. Quel movimento nel quale lavorano livori di parte e astii personali, che al Testaccio, dato l’ambiente popolare, sono fortissimi, porterebbe a creare un comitato pro miglioramento economico e morale degli inquilini delle nuove case popolari, ma in realtà a controbilanciare l’azione massonica ch’io esplico. Il Comitato di miglioramento esiste dal 1905, fu da me fondato e ad esso si devono tutti i vantaggi che dal Comune e dallo Stato il Testaccio ha ottenuto e, se quegli inquilini desiderano lavorare, il mio Comitato non solo apre loro le braccia, ma sarebbe lieto di averli a collaboratori, purché, s’intende, di politica non si faccia parola. In un quartiere popolare con anarchici, repubblicani mazziniani e ufficiali [cioè aderenti al Partito Repubblicano Italiano], socialisti rivoluzionari e riformisti che si contendono la supremazia, sarebbe pericolosa qualsiasi azione partigiana: questo è stato sempre il mio programma, ch’io ho condensato nella formula: col popolo e pel popolo al di sopra del partito politico e della fede religiosa. Fautore di questo nuovo movimento è il f\ Amerigo Rosetti, uomo equanime, che forse ignora l’opera mia e non sa che quanto il nuovo organismo vuol fare è stato già compiuto e si sta compiendo al Testaccio e che lo Statuto del mio Comitato dà diritto ai nuovi inquilini di farvi parte. Vi sarei grato se a lui scriveste o parlaste, suggerendogli la fusione dei due comitati e dimostrandogli la necessità di una intesa comune pei supremi interessi della democrazia e della libera Muratoria. Vi pregherei inoltre di scrivere ai seguenti fratelli, che abitano al Testaccio, perché sostengano l’opera mia e non mi lascino solo in un campo sempre più aspro e difficile:

f.: Alfredo Pitta, San Saba f.: Augusto Lacché, San Saba

f.: Augusto Luciani, Piazza Margana 24 f.: prof. Giulio Bertolini, Mattatoio

f.: prof. Leonardo Valentini, Mattatoio f.: prof. dott. A. Stazi, Mattatoio

f.: Lamberto Sausé, Via Mastro Giorgio 8 f.: Lembo, San Saba

f.: Nicola Stella, San Saba.

Nella speranza che il Vostro autorevole appoggio non mi verrà negato e che Vi rivolgerete ove occorra al Pot\ G\ Maestro, perché direttamente raccomandi ai suddetti fratelli l’opera mia col tr\ f\ (( Domenico Orano [Presidente del Comitato per il miglioramento economico e morale del Testaccio] ad Alberto Lapegna [Pot( Presidente della Serenissima G( L( di Rito Simbolico], Roma 28 dicembre 1913, in Ascd-Cdp/Cal, b. 4 Massoneria, f. 15. )).

In questo quadro – che vede l’affievolirsi sul piano nazionale del “giolittismo” e su quello capitolino della giunta Nathan, là dove in occasione della guerra di Libia vi è la prima affermazione di forze nazionaliste, antidemocratiche (( Vedi, per quanto concerne lo specifico capitolino e gli attacchi dei nazionalisti al “popolarismo” nathaniano, la lettera di Angelo Bidolli a Ugo Ojetti, Roma 30 luglio 1911, in Gnam-Fuo, Serie 2 Corrispondenti: letterati e politici, f. Bidolli Angelo (avvocato). Circa la crisi del

“sistema” nathaniano e il crepuscolo del “giolittismo”, cfr. invece la missiva di Ettore Ferrari a Ugo Ojetti, Roma 7 luglio 1913, in Gnam-Fuo, Serie 1 Corrispondenti: artisti, f. Ferrari Ettore, scultore. )) (Roccucci 2001) – il massone e notabile Romolo Sabbatini accresce il proprio moderatismo, ad esempio opponendosi con forza alla riunificazione fra Cdl e Lgdl (Novelli, Salvatori 1993), mentre nel corso degli anni Dieci egli si accosta non a caso alla Congregazione di Carità di Roma, centro di potere “trasversale” in cui erano presenti sia laici sia cattolici e punto di congiunzione fra interessi politici, affaristici, clientelari, diventandone man mano un esponente di primo piano (( Vedi Ascrl-Fpb/Crs, f. 1911. In merito alla Congregazione di Carità di Roma, cfr. in Ascd-Cdp/Cal, b. 7 Attività professionale, il f. 40 Documentazione relativa alla Congregazione di Carità di Roma (1913-1914), dal quale emerge la consistenza estremamente clientelare di quest’istituto, utilizzato dalle forze politiche di maggioranza della municipalità romana, con l’ausilio della Massoneria, al fine di mantenere e conquistare consensi elettorali. Sempre in merito alla Congregazione di Carità, al coacervo d’interessi e di “affari” che vi si incontravano, nonché alla gestione non sempre trasparente dell’istituto, cfr. inoltre, ancora in Ascd-Cdp/Cal, b. 8 Carte private, il f. 2 Convenevoli (1913-1914).

Vedi infine Ascd-Ic/Gpp, Leg. XXII, vol. 847, sf. Giunta per le petizioni (18 marzo-20 maggio 1907), cc.

405, 406-410, 557, 558-560. )).

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