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Rifugiati e beneficiari di protezione internazionale in Italia

4. capitolo - La ricerca empirica

4.3. Analisi del contesto

4.3.2. Rifugiati e beneficiari di protezione internazionale in Italia

In Italia, come si può capire ad esempio dal ricorrente uso della terminologia sbagliata o inappropriata dai media nei confronti degli stranieri, spesso non è ben chiara la differenza tra diversi gruppi degli immigrati: tra immigrati economici, ovvero quelli che migrano per i motivi di studio o lavoro, e i rifugiati o i richiedenti asilo. Quest'ultimi, essendo le persone che per vari motivi chiedono la protezione internazionale di un'altro stato, rappresentano un gruppo specifico degli immigrati. Nella terminologia di rifugiato non rientrano i rifugiati per motivi economici, o rifugiati per motivi ambientali, ovvero le persone soggette a migrazione forzata, in particolare dovuta a cause ambientali, come ad esempio il degrado del territorio e i disastri naturali.163

La domanda di protezione internazionale è individuale e in Italia si presenta o alla Polizia di Frontiera (al momento dell'arrivo nel paese) o alla Questura- Ufficio Immigrazione di Polizia (nel caso la persona già si trovasse in Italia). I richiedenti sono autorizzati a rimanere sul territorio dello stato fino alla decisione della Commissione territoriale.164 Dopo la presentazione della domanda il richiedente viene convocato all'audizione davanti alla Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale che è composta da quattro membri: 2 del Ministero dell'Interno, 1 rappresentante del Comune (o della Provincia o della Regione), 1 rappresentante dell'UNHCR. L'audizione si svolge entro 30 giorni dalla presentazione della domanda e la Commissione decide nei tre giorni successivi.

Dopo l'esame della domanda di asilo da parte della Commissione ai richiedenti possono essere riconosciuti tre tipi di protezione internazionale:

Lo status di rifugiato - si ottiene il permesso di soggiorno per 5 anni, le persone hanno accesso al lavoro, hanno il diritto all'assistenza sociale, all'assistenza sanitaria, diritto di avere un documento di viaggio, diritto all'istruzione pubblica, diritto di circolare liberamente all'interno del territorio dell'Unione Europea (esclusi Danimarca

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Commissione europea, Glossario sull’asilo e la migrazione. Uno strumento utile per un approccio comparato, Rete Europea sulle Migrazioni - EMN, Luxemburg, 2012, p.195

164 Ministero dell´Interno, Vademecum per richiedenti protezione internazionale, <http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/16/0728_vademecum_richiedenti_asilo. pdf >

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e Gran Bretagna) senza alcun visto per un periodo non superiore a 3 mesi; diritto a chiedere la cittadinanza italiana dopo 5 anni di residenza in Italia, diritto al matrimonio, diritto a partecipare all'assegnazione degli alloggi pubblici, diritto al rilascio della patente di guida;

La protezione sussidiaria – si ottiene il permesso di soggiorno con una durata di 3 anni e può essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Persone con questo tipo di protezione internazionale hanno accesso al lavoro, hanno il diritto all'assistenza sanitaria, al ricongiungimento familiare, diritto all'assistenza sociale, rilascio di un titolo di viaggio per stranieri, diritto a partecipare all'assegnazione degli alloggi pubblici;

Permesso di soggiorno per i motivi umanitari – si ottiene il permesso di soggiorno di durata di 1 anno. Persone con questo tipo di permesso di soggiorno hanno il diritto di lavorare sul territorio italiano, possono accedere all'assistenza sanitaria; possono chiedere il rilascio di un titolo di viaggio per stranieri, nel caso non avessero il passaporto. 165

Secondo i dati del Ministero dell'Interno166, nel 2013 l'Italia ha registrato 26.620 domande di asilo, tra cui il numero più grande proveniva dalle persone di Nigeria (13 % di tutte le domande di asilo), Pakistan (12 %) e Somalia (10 %).167 Dai dati più recenti168 si nota un crescente numero di richieste di asilo: nel 2014, fino al mese di settembre, le richieste di asilo hanno toccato quasi il numero di 45 mila, che già adesso mostra un'aumento del 69 % rispetto all'anno precedente, non essendo ancora arrivati alla fine dell'anno.

Per quanto riguarda gli esiti positivi sulle domande di asilo, quelli nel 2013 erano 14.392 (prevalentemente si trattava di persone provenienti da Afganistan, Somalia e Mali), a

165 Ibidem

166 Statistiche disponibili su

<http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/28_2014/2014_06_27_Quaderno_statist ico_per_gli_anni_1990_-_2013.pdf >

167Calcoli dell´autrice basati sulle statistiche del Ministero

168<http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/28_2014/2014_10_02_richiedenti_asi lo.pdf >

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cui nei 21 % dei casi è stato riconosciuto lo statuto di rifugiato, al 39% la protezione sussidiaria e infine nel 40% dei casi è stata concessa la protezione umanitaria.169

Se, di nuovo, guardiamo i dati più recenti, ovvero quelli del 2014, vediamo che fino al mese settembre il numero di esiti positivi sulle domande di asilo era 19.518. Il numero delle persone ai quali è stata riconosciuta la protezione internazionale, quindi, nei mesi di gennaio – settembre 2014 ha già adesso superato il numero totale dell' anno 2013. Dalle statistiche quindi emerge non solo il crescente numero di persone che in Italia richiedono la protezione internazionale, ma vediamo che aumentano anche gli esiti positivi sulle domande di asilo. Da questa evidenza nasce la necessità del governo e degli enti coinvolti nell'ambito migratorio di gestire l'accoglienza di queste persone e di aiutare nell'avvio del processo d'integrazione di quelli a cui la protezione internazionale sia stata concessa.

4.3.2.1. Integrazione dei rifugiati e beneficiari di protezione internazionale a Roma

Parlando dell'integrazione dei rifugiati e beneficiari di protezione internazionale dobbiamo tenere presente che il processo integrativo comprende tutte le sfere della vita di un individuo: dagli elementi di base come il posto dove uno alloggia, fino all'accesso alla formazione, educazione, vita civica, culturale e sociale. La conoscenza dei vari step dei quali il processo d'integrazione è composto ha aiutato a collocare il ruolo delle ICT all'interno delle dinamiche migratorie e integrative.

Il processo d'integrazione si avvia con l'accoglienza. In Italia il sistema di accoglienza per i rifugiati e richiedenti asilo comprende differenti tipologie e strutture, tra cui CPSA (Centri di primo soccorso e Accoglienza), CDA (Centri di accoglienza), CARA (Centri di accoglienza per Richiedenti Asilo) e SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). 170 Lo SPRAR rappresenta una realtà particolare: si tratta della Rete di enti locali che con il contributo dei operatori del terzo settore offre degli interventi di cosiddetta accoglienza integrata; prevedono, infatti, i servizi di informazione, assistenza e orientamento per i beneficiari di protezione internazionale.171

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Ibidem (Calcoli dell´autrice a base delle statistiche del Ministero dell´Interno)

170 M. De Luca Comandini, „L’integrazione dei rifugiati in Italia: strumenti e nodi.“ in AA.VV, Le Strade dell´Integrazione. Ricerca sperimentale quali-quantitativa sul livello di integrazione dei titolari di protezione internazionale presenti in Italia da almeno tre anni, Arti Grafiche srl per conto di Inprinting srl, 2012, pp. 23-30

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La regione Lazio nei vari centri di accoglienza ospita 8.499 immigrati (il 13 % del totale nazionale), questo la colloca al secondo posto dopo la Sicilia che ne ospita quasi il doppio (14.878 immigrati e 23 % del totale nazionale).172

Per quanto riguarda il comune di Roma esistono due circuiti di accoglienza per i richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione internazionale: il primo coperto dalla struttura governativa (il centro C.A.R.A di Ponte Galeria con la capacità di 650 posti) e le strutture gestite dal Comune di Roma. Esso gestisce 21 centri di accoglienza, tra cui generalmente medi o grandi centri collettivi (dai 25 ai 100 posti). Al circuito comunale appartengono poi anche i progetti S.P.R.A.R.

Se guardiamo la situazione romana attuale, il numero dei profughi nella Capitale arriva a più di 7 mila 173 e l'accoglienza istituzionale non basta a coprire le esigenze di questi numeri di persone. Mentre il Comune di Roma garantisce nel complesso circa 2.200 posti d'accoglienza per i richiedenti asilo, rifugiati e i titolari di protezione internazionale, tanti altri profugi presenti nella Capitale sono costretti a sopravvivere nelle grandi occupazioni abitative che spesso rappresentano degli ambienti di degrado e devianza, in baracche provvisorie o altri posti invisibili. Secondo le stime della Fondazione IntegrA/Azione soltanto nelle occupazioni abitative più grandi di Roma (come ad esempio quelle di Romanina, Collatina, Ponte Mammolo, o la Nuova Buca di Ostiense) vivono più di 1.700 persone, tra cui famiglie e i bambini che aspettano il posto in un centro d'accoglienza. 174 Nelle abitazioni informali vivono spesso poi anche le persone che sono già i titolari della protezione internazionale; in questi casi diventa particolarmente difficile raggiungerli per garantire l'avvio del processo d'integrazione che porterebbe alla loro autonomia lavorativa, sociale e abitativa.

I titolari di protezione internazionale, dopo il riconoscimento del loro status, cominciano (o dovrebbero cominciare) a intraprendere un percorso d'integrazione, durante il quale hanno, come dei soggetti deboli in una condizione specifica, bisogno di supporto e sostegno che riguarda vari ambiti della loro vita. Gli interventi e servizi offerti dai vari enti coinvolti nell'assistenza ai rifugiati e ai titolari di protezione internazionale puntano

172 Statistiche del Ministero dell´Interno disponibili su <http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione/dati_statistiche.html>

173 Alla fine del mese di settembre il sindaco di Roma Ignazio Marino, dopo aver stimato i numeri dei profughi presenti nella capitale, parlava della neccessitá di ridisegnare il piano della loro accoglienza che nasce dalla

emergenza in alcuni quartieri.

(<http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/09/25/news/immigrazione_marino_a_roma_7400_rifugianti_e_richiede nti_asilo_centri_di_accoglienza_anche_a_parioli-96633497/ >)

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all'integrazione che supera la semplice nozione d'accoglienza abitativa e che sviluppa altre aree dell'inclusione, tra le quali l'assistenza sociale e sanitaria, l'accesso alla formazione e al lavoro, l'accesso all'alloggio o la conoscenza della lingua italiana.

Al livello delle best practice europee, le nuove tecnologie possono risultare importanti, come abbiamo visto nella parte teorica di questa tesi, soprattutto per quanto riguarda l'apprendimento della lingua del paese ospitante, nella formazione, nell'accesso al lavoro e nell'ampliamento del capitale sociale.

Per questo motivo la mia ricerca, oltre alle modalità del consumo quotidiano delle ICT da parte dei rifugiati e titolari di protezione internazionale, voleva andare a scoprire anche il possibile ruolo che le tecnologie svolgono all'interno di vari processi inclusivi. Prima di poterlo fare era neccessario analizzare non solo i dati esistenti sul rapporto ICT/immigrati e ICT/rifugiati, ma vedere anche, almeno brevemente, la situazione italiana nell'ottica del consumo tecnologico, perché è il quadro generale nazionale nel quale poi va ad inserirsi anche il microcontesto del consumo tecnologico degli immigrati e dei rifugiati.