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Periodo esecuzione n.d

Descrizione blindatura

La protezione dei piedritti all’arco venne eseguita una incastellatura lignea la cui base fu protetta da una muratura con intercapedini e con alla sommità una copertura spiovente in legno.

1.2.2) I rapporti con il Kunstschutz tedesco e l’attività della Soprintendenza ai Monumenti di Ravenna dopo l’armistizio.

Nel 1940, mentre il conflitto imperversava sul suolo dell’Europa occidentale, il Comando supremo dell’Esercito tedesco (Oberkommando des Heeres - OKH), valutò necessario ricostituire, sulla scia dell’esperienza condotta durante la Prima guerra mondiale, un’organizzazione che, collaborando con le amministrazioni dei paesi occupati, potesse assisterli nella tutela delle opere d’arte e dei monumenti esposti ai pericoli della guerra . Il 125 reparto di protezione artistica, noto con il nome di Kunstschutz fu posto sotto la 126 direzione dell’ufficiale e storico dell’arte Franz von Wolff-Metternich e del suo vice, il 127 barone Bernardo von Tieschowitz, consigliere d’intendenza delle forze armate germaniche, ai quali venne riservata, come area operativa, la regione francese. L’organismo, avendo carattere prettamente militare, divenne infatti operativo nei paesi in cui era era stato instaurato un Governo Militare Tedesco come ad esempio Francia del Nord, Belgio, Serbia e Grecia, escludendo i paesi dell’est europeo e l’Olanda proprio perché amministrati da un organo tedesco civile. L’Italia, alleata del governo germanico al momento dell’istituzione, non venne dunque inclusa nelle fasi iniziali del progetto, ma la firma dell’Armistizio di Cassibile, reso noto l’8 settembre 1943, mutò improvvisamente le alleanze in campo . 128 Il successo dell’Operazione Husky e il conseguente sbarco delle truppe anglo-americane in Sicilia avvenuto il 10 luglio 1943 avevano già dato avvio ad una guerra combattuta palmo a palmo, con terribili conseguenze non solo per le risorse economiche, ma anche per il pericolo diretto cui fu sottoposto il patrimonio culturale italiano. La complessa situazione politica successiva all’armistizio sembrò inoltre legittimare una serie di vere e proprie azioni di forza che andarono ben al di là del consentito sfruttamento a fini bellici del suolo nemico occupato, facendo registrare azioni incontrollate dal carattere di rappresaglia come

Report on the German Kunstschutz in Italy between 1943 and 1945, 30 June 1945, p.2., in NARA, Records relating

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to the Monuments, Fine Arts, and Archives section of the war departments Civil Affairs Division, 1943-1946, MFA&A Field Reports 1943-1946, M1944, Roll 63

Il nome completo era “Abteilung Kunstschutz bei bevollmächtigten General der deutschen Wehrmacht”,

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letteralmente Reparto protezione dell’arte presso il plenipotenziario delle forze armate germaniche.

Questa scelta potrebbe esser stata fatta in segno di continuità con quanto avvenuto durante la Prima guerra

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mondiale. Franz Graf von Wolff-Metternich (Feldhausen 1983 - Colonia 1978) laureatosi in storia dell’arte a Bonn, era infatti allievo dello storico dell’arte Paul Clemen (Sommerfeld 1866 - Endorf 1947) il quale, oltre ad aver diretto egli stesso il Kunstschutz in Belgio durante il precedente conflitto, aveva pubblicato nel 1919 l’importane volume Kunstschutz im Kriege. Inoltre Metternich, come Clemen prima di lui, dal 1928 ricopriva il ruolo di Landeskonservatoren della Renania (ruolo che avrebbe mantenuto fino al 1950) e dopo la seconda

l’incendio e la distruzione degli archivi napoletani da parte delle truppe tedesche in ritirata, o veri e propri furti, come quelli perpetrati dal commando posto sotto la guida del comandante di divisione Alfred Rosenberg (EER) o dalla divisione Herman Göring . 129 130 La divisione aveva infatti recuperato nei pressi di Teano il materiale proveniente da Montecassino, 600 casse provenienti dalla Biblioteca di Stato di Napoli e i tesori della Galleria e del Museo Nazionale e li trasferì a Villa Colle Ferreto nei pressi di Spoleto al fine di predisporne la partenza verso la Germania, per farne dono al Comandante della Luftwaffe e Maresciallo del Reich di cui la divisione portava nome, in occasione del compleanno . 131

Tale situazione portò il Comandante in Capo delle truppe tedesche di stanza nell’Italia meridionale Albert Kesselring , a mettere a fuoco la necessità di avere un’organizzata 132

La EER (Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg für die Besetzen Gebiete) era un’unità speciale posta sotto il

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controllo del Dipartimento Centrale III - Incarichi Speciali, dell’Ufficio per gli Affari Esteri tedesco. Posta sotto la guida del reichsleiter Alfred Rosenberg, delegato per l’educazione e la formazione intellettuale e filosofica del Partito Nazista, fu istituita ufficialmente con lo scopo di collezionare materiale archivistico, libri e materiale vario per studiare la cultura ebraica. L’unità iniziò ad operare nel luglio 1940, in seguito all’occupazione della Francia, requisendo principalmente quanto appartenuto ad ebrei, massoni o altri nemici del Reich fuggiti dalle proprie abitazioni, ma dall’ottobre del 1940, su insistenza di Göring, interessato ad accrescere la propria collezione personale, la EER iniziò a requisire qualunque tipo di manufatto artistico, al punto che negli anni di attività (fino agli inizi del 1944) arrivò a sequestrare oltre 200 collezioni private in Francia e Belgio che furono raccolte prima al Jeu de Paume di Parigi e poi smistate in vari depositi sul territorio europeo. AMERICAN COMMISSION FOR THE PROTECTION AND SALVAGE OF ARTISTIC

MONUMENTS, Report of the American Commission for the Protection and Salvage of Artistic and Historic Monuments in

War Areas, Washington 1946, p.137; EER PROJECT, The Einstzstab Reichsleiter Rosenberg (EER), disponibile

online su https://www.errproject.org/jeudepaume/about/err.php [consultato il 10 luglio 2017].

La Fallschirm-Panzer-Division “Hermann Göring” era una un’unità di élite della Luftwaffe tedesca attiva

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dal maggio 1943; spesso fu chiamata a ricoprire ruoli di prima linea come proprio ad esempio durante lo sbarco in Sicilia, ma la sua deprecabile condotta non si fermò soltanto ad illegali requisizioni di opere d’arte, ad essa furono imputati terribili crimini di guerra e i suoi membri furono giudicati colpevoli per innumerevoli eccidi.

La restituzione di questo tesoro sarebbe divenuto una dei compiti principali del Kunstschutz italiano che

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nei mesi successivi alla propria istituzione riuscì ad organizzare la restituzione di quasi tutto il materiale organizzando numerosi convogli verso Roma, ma nell’operazione si persero le tracce di ben 15 casse provenienti da Montecassino.

I gruppi di truppe tedesche presenti sul suolo italiano dopo l’8 settembre erano due: il Gruppo di Armate

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B di stanza nel nord Italia fino agli Appennini, guidato dal generale Erwin Rommel e il Gruppo di Armate C comandato dal generale Albert Kesselring nell’Italia Meridionale. Il 21 novembre 1943 Rommel e le sue armate furono dislocate dal territorio Italiano e di conseguenza Kesselring venne nominato Comandante

struttura di protezione del patrimonio artistico, anche sul territorio italiano . Il 20 ottobre 133 1943 il barone von Tieschowitz ricevette dunque l’ordine dall’OKH di recarsi in Italia per disporne la creazione. Egli giunse a Roma il 28 dello stesso mese e dopo essersi consultato con le autorità tedesche ed italiane e in particolar modo con i funzionari della Direzione Generale delle Arti, Giulio Carlo Argan e Pietro Romanelli, al fine di condividere le strategie di protezione del patrimonio, individuò nella figura del maggiore Hans-Gerhard Evers, professore di storia dell’arte all’Università di Monaco, la figura ideale per assumere il comando del Kunstschutz italiano . Evers, trovandosi ad Anversa al momento della 134 nomina, prese servizio ufficialmente il 21 novembre 1943 e il giorno successivo venne immediatamente presentato da von Tieschowitz ai funzionari della Direzione Generale. La collaborazione con il principale organo di tutela del patrimonio storico artistico italiano aveva pertanto avuto inizio. Fino ad allora, infatti, le misure di protezione erano gravate interamente sulle spalle delle Soprintendenze, le quali soltanto in casi sporadici, dovuti all’iniziativa personale di qualche ufficiale, avevano ricevuto aiuti concreti da parte dell’alleato tedesco . Lo stesso135 Giulio Carlo Argan, dopo esser divenuto Direttore Generale delle Arti, ricordava in una memoria,come ha puntualmente sottolineato Carlotta Coccoli, come fosse possibile suddividere tale collaborazione in tre distinte fasi e soltanto in ultima istanza, a partire cioè dal 1 novembre 1943, in seguito all’arrivo a Roma di Von

Il Comandante dei Gruppi Armati Tedeschi (Kesselring) realizzò come qualcosa di più organizzato 133

dovesse essere predisposto affinché un gran numero di edifici storici e opere d’arte mobili non fossero irreparabilmente danneggiati, persi o distrutti [TdA]. «The German Army Group Commander (Kesselring) realized that something more organized had to be set up if large numbers of historic buildings and movable works of art were not to be irreparably damaged, lost or destroyed.». Cfr. Report on the German Kunstschutz in Italy between 1943 and 1945, 30 June 1945, p.2., in NARA, Records relating to the Monuments, Fine Arts, and Archives section of the war departments Civil Affairs Division, 1943-1946, MFA&A Field Reports 1943-1946, M1944, Roll 63.

Hans Gerard Evers (Lubecca 1900 - Hofgeismar 1993), laureatosi in letteratura all’università di Göttingen

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con una tesi su Winckelmann e Lessing divenne professore di Storia dell’Arte all’Università di Monaco nel 1942. Ufficialmente Evers avrebbe preso servizio il 21 novembre 1943 con il grado di maggiore dell’esercito e la qualifica di MVR (Militär Verwaltung Rat - Consigliere dell’Amministrazione Militare) e sarebbe stato presentato alla Direzione Generale delle Arti il giorno successivo, presenti Giulio Carlo Argan, Costa e de

Tieschowitz, si poté registrare una concreta collaborazione finalizzata a restituire al governo italiano la responsabilità e il possesso del proprio patrimonio . 136

Evers, che sarebbe stato sostituito nel febbraio del 1944 dall’archeologo e colonnello delle SS Alexander Langsdorff, stabilì il suo quartiere generale a Roma e si attorniò di uno staff misto, composto non solo da militari ma anche da civili, affidando ad esempio la gestione delle biblioteche e degli archivi al professore Gottfried Lang dell’Istituto Storico Germanico di Roma . Prima del ritorno di von Tieschowitz a Parigi (8 dicembre 1943) 137 venne inoltre decisa la costituzione di un secondo ufficio a Firenze alle dipendenze del professor Heinrich Heydenreich con il quale Evers aveva già avuto contatti prima di 138 giungere a Roma . Per la protezione dei monumenti da eventuali danni e per far fronte 139 alla possibilità di conseguenti interventi di riparazione, fu inoltre creato uno specifico Comitato Tecnico, della cui direzione fu incaricato Herbert Siebenhüner, membro come Heydenreich dell’Istituto di Storia dell’Arte di Firenze, ma con alle spalle una formazione di base come architetto . Il lavoro di tale Comitato, che si sarebbe avvalso della 140 collaborazione dell’organizzazione TODT per la fornitura di materiale da costruzione,

La prima fase (8 settembre 1943 - 15 ottobre 1943), immediatamente successiva all’armistizio, registrò

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un’attività delle autorità tedesche svolta in completa autonomia rispetto agli uffici italiani preposti alla tutela e talvolta di forza come accadde per esempio durante lo sgombero incontrollato del deposito di Montecassino. Tali attività spinsero il Ministero degli Affari Esteri del governo repubblichino a stabilire rapporti con l’ambasciatore tedesco a Roma Möllhausen dando avvio alla seconda fase (15-31 ottobre 1943) durante la quale l’ambasciatore si attivò per impedire l’utilizzo di edifici monumentali da parte delle truppe e per allontanare le opere conservate nei rifugi di campagna divenuti troppo vulnerabili. Proprio in questa fase presero avvio anche i rapporti tra le autorità italiane e von Tieschowitz per l’attivazione della sezione italiana Mentre nella terza fase (1 novembre - 31 dicembre 1943) la collaborazione con l’ufficio tedesco contribuì ad attenuare le ingerenze dei comandi militari e quelle politiche dell’Ambasciata. Attività che fu portata avanti fino alla cessazione dell’attività della Direzione Generale, smantellata per non aver voluto seguire il governo repubblichino al nord. Per una più approfondita disamina si veda: C. COCCOLI, Il ruolo dell’Abteilung Kunstschutz

tedesco nell’Italia in guerra (1943-1945) attraverso le fonti italiane ed alleate, in C. COCCOLI, Danni bellici e riparazione dei monumenti italiani nella seconda guerra mondiale: il ruolo degli Alleati (1943-1945), Tesi di dottorato in Conservazione dei Beni Architettonici, Politecnico di Milano, XX ciclo, Relatore: Prof. Arch. Gian Paolo Treccani, Correlatrice: Prof. Arch. Daniela Lamberini, pp.34-42.

Report on the German Kunstschutz in Italy between 1943 and 1945, 30 June 1945, p.2., in NARA, Records relating

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to the Monuments, Fine Arts, and Archives section of the war departments Civil Affairs Division, 1943-1946, MFA&A Field Reports 1943-1946, M1944, Roll 63.

Ludwig Heinrich Heydenreich (Lipsia 1903 - Monaco di Baviera 1978), storico dell’arte e allievo di

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Goldschmidt e Panofsky era il direttore del Kunsthistorisches Institut (Istituto di Storia dell’Arte) di Firenze. Dopo la guerra sarebbe divenuto professore all’Università di Berlino e di Monaco, qui fonderà il Zentralinstitut für Kunstgeschichte (Istituto Centrale per la Storia dell’Arte). http://www.treccani.it/ enciclopedia/ludwig-heinrich-heydenreich/, [consultato il 20/10/2016].

CARLESI A., La protezione…cit., cap.I.

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Herbert Siebenhüner (Lipsia 1908 - Würzburg 1996) intrapresa inizialmente la formazione come architetto,

sarebbe andato ad affiancarsi a quello svolto dalle Soprintendenze e in particolare, come si vedrà in seguito, anche a quello della Soprintendenza ai Monumenti di Ravenna.

Dal report stilato dagli ufficiali Alleati Douglas Cooper e Ernst De Wald nel 1945, emerge infatti come l’attività del Kunstschutz in Italia si articolò in tre distinte fasi. Il primo periodo (novembre 1943 - giugno 1944), caratterizzato dalla presenza dei due uffici, quello romano e quello fiorentino, si concretizzò nell’apposizione di segni distintivi sui monumenti protetti, individuati sulla base di elenchi richiesti alle Soprintendenze; nell’esecuzione di misure di protezione per edifici, opere d’arte e archivi; nell’assistenza alle autorità italiane sia nella riparazione dei danni ad edifici storici, sia nel riportare le opere d’arte, dislocate presso depositi di campagna non più considerati sicuri, verso Roma e Firenze. Al contrario di quanto avvenne per la protezione dei monumenti, il cui lavoro fu giudicato encomiabile anche da parte delle autorità alleate e pur riconoscendo l’impegno 141 nel restituire i materiali sottratti dalla divisione Herman Göring, le attività relative alla gestione dei depositi e delle opere d’arte mobili lasciano trapelare una non totale trasparenza delle operazioni, quanto meno nei confronti delle autorità italiane con le quali tali operazioni sarebbero dovute avvenire di concerto. Una situazione che si sarebbe protratta anche durante la seconda fase (giugno - settembre 1944), cioè dal momento in cui l’ufficio fiorentino, come quello romano in precedenza, venne trasferito a nord della Linea Gotica a causa dell’avanzare del fronte. Il Kunstschutz assunse da quel momento una struttura basata su circoscrizioni territoriali dislocate su tutto il territorio occupato. Facevano eccezione le province di Trento e Bolzano e quelle di Belluno, Udine e l’intero Venezia Giulia poste sotto la giurisdizione di due Gauleiter austriaci e dei rispettivi amministratori in materia d’arte. Durante questo periodo numerose opere d’arte provenienti dai depositi nei pressi della via Emilia vennero trasferiti all’Isola Bella, sul lago Maggiore; vennero intraprese le prime misure protettive nei confronti di alcuni dei più importanti monumenti da parte del Comitato Tecnico; venne creato un archivio fotografico allo scopo di documentare lo stato precedente e successivo ai danneggiamenti e,

per volere di Langsdorff e Heydenreich, venne intrapreso lo studio della propaganda nemica in merito alla distruzione e ai furti d’arte. Di nuovo, a far muovere le più aspre critiche nei confronti del reparto tedesco fu la gestione dei depositi fiorentini, i quali, per stessa disposizione di Adolph Hitler, non avrebbero dovuto essere rimossi, mentre con l’avanzare del fronte, vennero presero in custodia dai tedeschi e spostati verso Verona per ordine dello stesso Langsdorff (secondo Langsdorff fu una decisione di Wolff) senza informare tempestivamente il Soprintendente fiorentino Poggi, che con alacrità contrastò il trasferimento . 142

Durante l’ultimo periodo invece (settembre 1944 - maggio 1945) Langsdorff poté dedicare sempre meno tempo al Kunstschutz essendo stato chiamato a ricoprire contemporaneamente un altro ruolo dirigenziale nel Governo Militare e assieme a Zoebl si spostò a Fasano del Garda per poter collaborare con l’Ambasciata Tedesca. Oltre ad un generale riassetto degli uffici posti nel nord Italia, venne inoltre assunto un fotografo ufficiale, H.W. Schmidt del Museo di Braunschweig, al quale venne affidata la realizzazione di alcune campagne fotografiche. Oltre a questa operazione vennero condotte tentativi di smilitarizzazione di città come Ravenna, Verona e Bologna, ma solo a Venezia l’operazione andò a buon fine e qui venne costituito un grande deposito in cui far confluire i materiali conservati nei depositi del nord est. Proseguirono inoltre le operazioni di protezione di alcuni importanti monumenti mentre ancora una volta fu la requisizione dei depositi di Montagnana, Campo Tures, S.Leonardo in Passiria a richiedere, più volte, prese di posizione da parte delle autorità italiane per poterne verificare il contenuto, controlli dai quale alcune opere risultarono gravemente danneggiate o addirittura disperse.

I primi contatti ufficiali del Soprintendente ai Monumenti di Ravenna con le autorità tedesche non coinvolsero però da subito il Kunstshutz, ma presero avvio il 20 gennaio 1944 quando, facendo seguito ad un incontro diretto, Capezzuoli chiese al Comando Militare Germanico di Ravenna se l’interesse dimostrato per il patrimonio musivo ravennate potesse tramutarsi in una «viva collaborazione» . La proposta trovò accoglienza 143 nove giorni dopo, quando un invito del Comandante rivolse a Capezzuoli la richiesta di

La gestione dei depositi è una vicenda molto complessa a cui si è voluto accennare brevemente per poter

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dare un quadro complessivo dell’attività del Kunstschutz, ma non è stato approfondito dalla tesi. Per una documentazione più estesa si veda: Report on the German Kunstschutz in Italy between 1943 and 1945, 30 June 1945, p.2., in NARA, Records relating to the Monuments, Fine Arts, and Archives section of the war departments Civil Affairs Division, 1943-1946, MFA&A Field Reports 1943-1946, M1944, Roll 63; CARLESI A., La

protezione…cit., cap.I

Lettera del Soprintendente ai Monumenti di Ravenna Corrado Capezzuoli al Comando Militare

recarsi a fargli visita al fine di discuterne la possibilità . Dopo questo incontro ufficiale, 144 del quale Capezzuoli si sarebbe rallegrato, annunciando la propria disponibilità ad accompagnare il Comando in una visita di Ravenna, il Soprintendente poté richiedere e ottenere l’autorizzazione ad acquistare sabbia, mattoni, calce, tela, colla da falegname, carbone di legna e piccoli chiodi per poter proseguire, con meno difficoltà, la campagna di revisione e modifica delle opere di protezione, intrapresa in seguito alle indicazioni operative maturate in seno al Convegno dei Soprintendenti dell’ottobre del 1942 . 145

Come prima cosa le impalcature lignee edificate all’interno dei principali monumenti ravennati, essendo altamente infiammabili, furono subito rimosse. Accadde a S.Vitale, S.Apollinare Nuovo, S.Apollinare in Classe, nel Mausoleo di Galla Placidia e all’interno del Battistero Neoniano e del Battistero degli Ariani . All’interno della Basilica di San Vitale 146 fu inoltre necessaria una revisione del tetto e per garantire maggiore stabilità all’abside, venne costruito un muro esterno, impiegando mattoni di recupero, calce idraulica e cemento, a sostegno di un terrapieno di riporto. Le impalcature vennero poi spostate all’interno della basilica e montate temporaneamente nel presbiterio al fine di poter applicare della tela di protezione , imbevuta di colla forte da falegname, su tutte le 147 superfici musive . Questo bendaggio venne proposto anche per i mosaici della Basilica di 148 S. Apollinare Nuovo, al cui interno le impalcature lignee erano state sostituite con grandi pilastrate in muratura a sostegno delle arcate della navata centrale. Anche in questo caso

Appunto del Comandante Militare Germanico diretto al Soprintendente ai Monumenti di Ravenna

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Corrado Capezzuoli con oggetto “Protezione dei monumenti di Ravenna - per lo scritto dal 20-1-1944”, Ravenna, 29 gennaio 1944, Prot.n.97, SABAP_Ra, ASD, Fald. Y7-2560, Fasc. Protezione antiaerea degli edifici monumentali (1942-1946).

I materiali da costruzione erano infatti posti sotto il blocco delle Autorità Militari. Lettera del

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Soprintendente ai Monumenti Corrado Capezzuoli al Comando Militare Germanico di Ravenna con oggetto: “Protezione del patrimonio artistico ravennate”, Ravenna, 3 febbraio 1944, Prot.n.111/prot. patr. art., in SABAP_Ra, ASD, Fald. Y7-2560, Fasc. Protezione antiaerea degli edifici monumentali (1942-1946); Buono emesso dal Platzkommandant Rittmeister a favore del Soprintendente ai Monumenti Corrado Capezzuoli, Ravenna, 16 febbraio 1944, Prot.n.491/p.a.a., in SABAP_Ra, ASD, Fald. Y7-2560, Fasc. Protezione antiaerea degli edifici monumentali (1942-1946).

Fattura n. 54, “Protezione antiaerea. Rimozione delle impalcature di protezione delle Basiliche di S.Apollinare Nuovo, di

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furono utilizzati calce idraulica e mattoni di reimpiego da tempo depositati all’interno della Basilica . 149

Mentre proseguivano questi primi lavori di sistemazione, i cui materiali erano disponibili soltanto su concessione delle autorità militari tedesche, intercorsero anche i primi contatti con il Kunstschutz. Il 16 marzo 1944, Capezzuoli inviò infatti al Direttore del Kunstschutz in Italia Evers, come richiesto dal Ministro dell’Educazione Nazionale Carlo Anti con circolare n.3 del23 febbraio 1944, un elenco dei monumenti di proprietà pubblica e privata esteso alle province di Ravenna, Ferrara e Forlì, per i quali si richiedeva collaborazione alla

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