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CAPITOLO 3. LA RICERCA

3.7. Come e perché innovare

3.7.1. Dei ruoli attivi o passivi nel processo di insegnamento e apprendimento

3.7.1.2. I rischi di molta libertà

Se da un lato è fondamentale responsabilizzare maggiormente i ragazzi e renderli attivi e protagonisti del loro processo e percorso di apprendimento, facendo sì che assumano decisioni e siano consapevoli e agenti, - e non passivi e pazienti -, dall’altro, proprio per la mancanza di abitudine a un attivismo troppo spesso in passato non richiesto, tale processo andrebbe supportato e accompagnato con un lavoro graduale di acquisizione di consapevolezza, maestria e destrezza; tale percorso verso l’assunzione di responsabilità andrebbe guidato e agevolato, in modo graduale. I ragazzi oggi sono abituati a sforzarsi il meno possibile; molto significative, al riguardo, sono le parole della prof.ssa F., Marianna, una delle docenti di Lettere della sezione A. Si sta parlando di libri di testo e Marianna fa notare come la passività dei ragazzi venga incentivata perfino dalla strutturazione dei libri che, quando si presenta nel testo una parola dal significato non ovvio, rimandano a un apposito box sulla pagina, invece di dare per scontato che, quando non si conosce al significato di una parola, si può facilmente ricorrere al vocabolario:

È la loro antologia che è brutta; ma cosa significa avere sotto il box con il significato della parola? Ti prendi il vocabolario. È quasi una umiliazione... meno diamo da mangiare e meno mangiano, ecco! Invece bisognerebbe offrire qualcosa di più alto: se adesso tiro fuori il caviale lo mangiano tutti felici, mica McDonald, eh! (F. in FG docenti A, tradizionali).

Ritengo illuminante questo esempio proprio della condizione di passività a cui i ragazzi tendono ad essere abituati, che va di pari passo con la mancanza di responsabilità:83 nemmeno occorre prendersi la briga di cercare una parola sul vocabolario, il significato della stessa si può trovare in un box apposito del libro! Alla luce di un tale contesto, è molto difficile che i ragazzi possano passare, tout court, a un modo di lavoro completamente diverso. Infatti, anche dai FG con i ragazzi sono emerse due questioni interessanti a tal proposito.

Da un lato, gli studenti abituati a lavorare utilizzando il computer e la tecnologia, per esempio perché ragazzi certificati DSA,84 apprezzano questa modalità che per loro non rappresenta una grande novità, come ha avuto modo di spiegare un ragazzo della 3°B, sottolineando anche il fatto che l’uso della tecnologia non comporta rinunciare all’utilizzo dei libri in quanto i due strumenti possono integrarsi e completarsi l’un l’altro:

Stud4: Intanto il fatto che io ho sempre usato il computer, perché essendo DSA anche alle medie mi facevano sempre usare il computer; il mio metodo di studio è rimasto praticamente quello, avevo i libri e su quelli mi basavo, però adesso ho il computer, se voglio vado a cercare i libri di mia sorella, di mio cugino, comunque ci sono i modi per avere i libri (FG studenti 3B, sperimentale).

In realtà lo strumento non è nuovo, ma la modalità di lavoro dovrebbe esserlo, tuttavia sembra che anche il mezzo rivesta un’importanza fondamentale per cui passando la modalità per lo strumento, questa non viene percepita in tutta la sua novità.

83 I docenti delle sezioni B e C hanno parlato del fatto che molti ragazzi vengono accompagnati a scuola dai genitori che tendono a deresponsabilizzarli e a proteggerli eccessivamente (cfr. FG docenti sez. B/C).

84 DSA sta per Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Per loro, sono previsti Piani Didattici Personalizzati (PDP) che comportano l’adozione di misure dispensative e l’utilizzo di strumenti compensativi, tra i quali spesso i supporti digitali. L’uso da parte di tutta la classe, e non solo degli alunni DSA, di strumenti digitali favorisce l’integrazione e la percezione di essere uguale agli altri; spesso infatti ho potuto riscontrare, nella mia esperienza di docente, che limitare l’uso di tali dispositivi solo ai ragazzi dotati di PDP, crea in loro un senso di isolamento e vergogna, facendoli sentire diversi e creandogli non pochi disagi a livello emotivo e relazionale.

163 Dall’altro lato, appare che non tutti coloro che si trovano nella sezione dove si pratica la metodologia diversa dalla tradizionale apprezzano tale modalità di lavoro. A tal riguardo, l’elemento che maggiormente è emerso, sia dalle osservazioni85 che parlando con i ragazzi, è che la grande libertà che dovrebbe permettere ai ragazzi di responsabilizzarsi, alla luce di quanto detto finora, di fatto non sempre conduce ai risultati auspicati. Questo tema è ben espresso dai ragazzi del 5°B quando, parlando della libertà e della flessibilità che la metodologia di lavoro comporta, sottolineano che, tuttavia, quando queste sono eccessive, inevitabilmente gli adolescenti ne approfittano per impegnarsi il meno possibile, accorgendosi poi in ritardo che questo è un errore:

Stud2: A me piace, alla fine ti lascia libera… Nel senso, ti fa aprire un po’ più la mente, il professore ci fa pure dei discorsi sopra, ci devi ragionare sulle cose, a me questo piace, forse i nostri professori l’hanno impostata male però alla fine l’idea del metodo a me piace. […] A me quello che piace è che appunto il professore sta lì e non è che spiega il pezzo del libro ma ti fa fare anche un ragionamento, te lo fa anche applicare alla vita normale, ci fa degli esempi su come puoi usare quello durante appunto la giornata… e quindi mi piace che ci ragioni, non è che devi imparare a memoria. Forse potevano impostare meglio sul fatto di starti un po’ più dietro e di non lasciarci troppo così. Stud1: Ma loro volevano quello, essere indipendenti.

Stud4: Ma questo non è sbagliato, ovvero lasciarci più liberi, ma non così tanto. Stud1: Poi gli studenti, poi si sa no? Gli dai la mano poi si prendono tutto il braccio. Stud3: Ma uno lo fa anche inconsapevolmente, magari tu all’inizio non ti rendi conto, ma te ne rendi conto quando arrivi alla fine che è sbagliato (FG studenti 5B, sperimentale).

Da un lato, quindi, il tentativo di condurre al ragionamento e alla riflessione, il ruolo del docente come stimolatore e un’idea della conoscenza e del sapere non legata alla sterile ripetizione dei contenuti di un libro ma aperta, flessibile, duttile, collegata all’esperienza quotidiana e, pertanto, anche immediatamente significativa; un tipo di approccio che dovrebbe, nelle intenzioni, aiutare alla formazione della persona e alla presa di coscienza del suo posto nel mondo. Dall’altro lato, però, emerge chiara la consapevolezza, da parte dei ragazzi, che molta libertà può essere spiazzante e, addirittura, penalizzante.86 Un po’ come avviene con i bambini piccoli e con il ruolo che i genitori devono assumere nei loro confronti, le regole, i limiti, danno sicurezza, offrono un rifugio sicuro e costituiscono un luogo all’interno del quale sapere o imparare come agire, uno spazio in cui potersi muovere liberamente ma oltre il quale non si può e non si deve andare. I limiti, dunque, sono necessari perché senza di questi è facile perdersi nell’infinità dello spazio che ci circonda. In didattica, i limiti e i confini entro cui muoversi sono costituiti dalla strutturazione dettagliata e progressiva delle attività, dalla definizione degli strumenti, dei mezzi, dei tempi e degli obiettivi, dei ruoli e dei compiti all’interno dei lavori di gruppo; il percorso che i ragazzi devono intraprendere in autonomia deve essere supportato e guidato, altrimenti gli studenti si sentono persi e hanno difficoltà a trovare la strada. Il ruolo del docente, come si vede, non ne viene sminuito ma, anzi, la sua importanza cresce e diventa fondamentale, proprio perché viene a costituire quella guida che accompagna, quel regista che predispone e disegna ed esplicita ai propri studenti il percorso che poi gli studenti attori devono intraprendere da soli, in modo autonomo e rendendosi responsabili del loro agire all’interno del processo e del percorso per loro strutturato. A conferma di ciò e di come il senso di responsabilità si acquisisca pian piano e vada alimentato e supportato nel giusto modo e gradatamente, affinché possa effettivamente dare i suoi frutti in campo

85 Cfr. anche diario di campo del 19 dicembre.

86 Anche un’altra ragazza del 5°A tradizionale ha affermato che nel 5°B sperimentale lasciano troppa libertà e, questo, a suo parere, ”rovina le persone” (cfr. FG studenti 5A, tradizionale)

164 didattico, e non solo, un’altra ragazza, della 5°ͣ, sezione tradizionale, ha detto: “Lasciare troppa libertà a persone che non sono effettivamente mature non ha senso” (FG studenti 5A, tradizionale).

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